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Il deserto della follia
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E-book119 pagine1 ora

Il deserto della follia

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Info su questo ebook

"Prima di entrare nella sua cabina, sostò un momento alla porta di Gladis. Non osò disturbare il sonno della ragazza e, data l'ora tarda, decise di andare a dormire. Vi riuscì solo quando la rossa luce dell'aurora sfiorava i bordi dell'oblò. Il pensiero di Ingvor lo tormentava...".Fletcher Weston non potrebbe essere una persona più diversa dall'amico Phil Joyner: se, da un lato, lui è un commediografo che ha rinunciato a ogni ambizione per rifugiarsi in campagna con l'amata moglie Mildred, Phil, al contrario, continua a perseguire il sogno di diventare capitano di una nave. Così, quando l'amico di una vita gli propone di accompagnarlo in un avventuroso viaggio alla volta di Hong Kong, Fletcher è un po' titubante. Abbandonare Mildred, le sicurezze dell'Australia, per imbarcarsi su una misteriosa nave che batte bandiera svedese, comandata da un villoso vichingo e perdipiù gelosissimo dell'attraente moglie Ingvor? Beh, chissà, è probabile che ci sia da divertirsi!-
LinguaItaliano
Data di uscita20 giu 2023
ISBN9788728523025
Il deserto della follia

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    Anteprima del libro

    Il deserto della follia - Franco Enna

    Il deserto della follia

    Immagine di copertina: Shutterstock

    Copyright ©1963, 2023 Franco Enna and SAGA Egmont

    All rights reserved

    ISBN: 9788728523025

    1st ebook edition

    Format: EPUB 3.0

    No part of this publication may be reproduced, stored in a retrieval system, or transmitted, in any form or by any means without the prior written permission of the publisher, nor, be otherwise circulated in any form of binding or cover other than in which it is published and without a similar condition being imposed on the subsequent purchaser.

    www.sagaegmont.com

    Saga is a subsidiary of Egmont. Egmont is Denmark’s largest media company and fully owned by the Egmont Foundation, which donates almost 13,4 million euros annually to children in difficult circumstances.

    Capitolo Primo

    Una nave è sempre una nave, con qualunque carico e bandiera, su qualsiasi rotta, si chiami Queen Mary, Fremantle o New Mexico, ma per Flecter Weston una nave voleva dire soprattutto il mare, nonché una breve fuga dall’affettuoso assedio della moglie, dalla monotona esistenza di Eromanga, dove l’odore della gomma lacca e degli eucalipti regnava eterno.

    «Ciao, tesoro!… Tornerò in autunno.»

    E Fletcher, baldanzoso come un ragazzo, i celesti occhi pieni di gioia, aveva seguito Phil Joyner sulla strada battuta dagli alisei. Andava a Hong Kong. L’amico Phil, comandante in seconda del Moena, il quale inaspettatamente era venuto a trovarlo da Melbourne, non aveva dovuto pregarlo a lungo per convincerlo ad accettare l’invito.

    «Avevo nostalgia di te, vecchio mio!… Così, ho lasciato il Moena a Melbourne per vedere il tuo brutto muso. La nave farà una breve sosta a Sydney. Noi c’imbarcheremo a Melbourne… Da quanto tempo non ti concedevi una vacanza, Fletcher?».

    «Da quando ho lasciato la redazione del Sydney Press, mi pare. L’ultima volta che mi sono imbarcato, ero ancora fidanzato con Mildred. Vero, Mildred?».

    «Quasi quattro anni fa. Siamo sposati da tre… Fletcher non ha voluto più saperne di giornalismo, e ha preferito venire a isolarsi a Eromanga…».

    Fletcher ricordava quei tempi. Per alcuni mesi si era dibattuto in un grave dilemma: Sydney e il giornalismo o la verde pace del Queensland? Milred, natura romantica, era nata e cresciuta a Eromanga, alle falde del Grey Range, e la immensa fattoria del padre per lunghi anni era stata il suo mondo; solo a prezzo di un grosso sacrificio avrebbe accettato di seguirlo a Sydney, di adattarsi alla fredda esistenza cittadina. Dal suo canto, Flecter era diventato giornalista per necessità, dopo essersi sforzato più volte di affermarsi come commediografo, sicché la prospettiva di una vita più sana, al fianco di Mildred, aveva avuto il sopravvento sulle sue decisioni. Non se n’era mai dovuto pentire, Mildred, gentile e riservata, sempre pronta a prevenire ogni suo desiderio, si era rivelata una dolce sposa.

    Quel viaggio a Hong Kong, ora, era il loro primo distacco, e Fletcher, mentre la Dodge noleggiata a Melbourne da Phil usciva dalla strada privata, sentì il bisogno di voltarsi per dare un’ultima occhiata ai tetti rossi della fattoria; ai contrafforti del Grey Range che scomparivano dietro il fogliame agitato dal vento caldo e un senso di inquietudine gli strinse il cuore. Quasi si pentì di aver lasciato Mildred e la dolce atmosfera di Eromanga, dove ogni cosa contribuiva a rafforzargli lo spirito — le sterminate foreste, le mandrie di cavalli al pascolo lungo il Cooper Creek, il canto malinconico dei piantatori, il cielo ora azzurro ora plumbeo, dove spesso ruggivano turbinando il Southerly Burster e il Hot Wind, il ritorno a casa dopo una lunga galoppata, a casa dove Mildred lo aspettava cantando. Mai come in quel momento aveva capito quanto importante fosse quel mondo per lui, anche se in un primo tempo solo la presenza e la dedizione di Mildred glielo avevano fatto preferire.

    Benché fino a pochi momenti prima Phil fosse stato sorridente, ora che l’automobile correva verso il meridione i suoi lineamenti erano diventati duri, la sua espressione si era fatta grave. Fletcher osservò l’amico, mentre fingeva di essere occupato ad accendere la pipa, e improvvisamente si accorse, come se lo avesse visto solo in quel momento dopo la lunga separazione, che non era più lo stesso di una volta. Bruno di occhi e capelli, la carnagione bruciata dal sole, la faccia un po’ angolosa e asciutta, Phil Joyner conservava ben poco della prepotente vitalità di quando, a Sydney e altrove lui e Fletcher s’illudevano di essere venuti al mondo per compiere una missione. Nessuno dei due avrebbe saputo dire con precisione quale fosse quella missione, ma non per questo ne erano meno convinti. Avvicinare Phil Joyner, allora, significava rinfrescarsi a una sorgente. Nulla e nessuno erano in grado di intaccarne l’ottimismo, e lui spesso diceva a Fletcher, che già allora considerava il suo migliore amico: «Vedrai, farò sbalordire il mondo!… E guai a chi penserà di fermarmi!».

    Oggi, invece, Phil pareva schiacciato da un peso che le sue spalle erano visibilmente incapaci di reggere. Ma la cosa più strana, per Fletcher, era che solo in automobile, dopo aver lasciato Mildred e la fattoria, lui se ne fosse accorto, come se nei giorni ch’era rimasto con loro Phil si fosse applicato al viso una maschera.

    «Che hai, Phil? Mi sembri preoccupato… Invecchiato, direi».

    L’amico sussultò alla sua voce e lo guardò co un sorriso forzato.

    «Be’, non pretenderai certo che il tempo si scordi di me!…».

    «Non volevo dire questo. Quando ti ho visto spuntare alla fattoria, mi sei parso lo stesso di una volta. Non ho notato nessuna differenza, ecco!… Non solo fisicamente, ma anche nel carattere».

    «E adesso?».

    Phil lo fissava un po’ inquieto, come dimentico di trovarsi al volante.

    «Mi sei apparso improvvisamente diverso… Attento alla strada!».

    Phil rise.

    «Ho avuto parecchi colpi in questi anni, sai? Il Phil che tu conoscevi è morto da tempo. L’ultima volta che ci siamo visti la trasformazione era già in atto… Quando è stato?».

    «Cinque anni fa. Mi trovavo ancora al Sydney Press, dove tu venisti a cercarmi…».

    «Già. Allora ero imbarcato sul Marshall» mormorò Phil con falsa allegria. «Bei tempi!…».

    «Non sei soddisfatto del Moena?».

    «Come no!… Un dannato non potrebbe esserlo di più dell’inferno. Mi piace, il Moena. Davvero, Fletcher. Sono sincero. Una bella nave, forte, elegante, sicura… Da molti mesi dovrei esserne il comandante, e invece…». Trasse di tasca la pipa e tabacco. Continuando a guidare con i gomiti, riempì la pipa, la eccese, soffiò alcune boccate di fumo che il vento strappò via attraverso i finestrini aperti. «Batte bandiera svedese. Non ha mai avuto incidenti di navigazione…».

    «Chi è il comandante?».

    «Uno svedese, un certo Ommerberg, Oskar Ommerberg… Scrivi ancora commedie?».

    «Se debbo esser sincero» rispose Fletcher ridendo, «qualcuna l’ho scritta in questi anni, ma giace nella mia scrivania… Perché me l’hai chiesto?».

    «Ommerberg ti interesserà certamente, allora. È un tipo davvero singolare. Forse unico nel suo genere. Sembra il personaggio di un romanzo… Un vero vichingo: alto più di due metri, muscoloso e robusto, simpatico. Quello che si dice un lupo di mare, inoltre. E generoso. Oh, sì!…».

    Nelle parole dell’amico, Fletcher avvertì una amarezza nascosta, che forse derivava dal confronto che Phil doveva aver fatto tra il suo comandante e se stesso. Phil era piuttosto basso, tarchiato, e aveva le braccia talmente lunghe in rapporto alla statura che a scuola i compagni lo avevano soprannominato «Orango». Tuttavia sapeva rendersi attraente e aveva avuto più di un’avventura galante.

    «Peccato che sia geloso».

    «Di chi?» chiese Fletcher stupito.

    «Della moglie. Ah, non te l’ho detto! Si trascina dietro la moglie da un porto all’altro… Un uomo così». Rise. «Lei è una donna splendida… Non avevo mai visto una donna così bella, così…» esitò un istante, con le mascelle contratte «così infernale!…».

    «Perché?».

    Phil si voltò a guardare l’amico e rise. Una risata per nulla spontanea, quasi dolorosa.

    «Come perché!… Sa di essere bella, e sbandiera la sua bellezza sotto il naso di tutti gli uomini che incontra. Non è un supplizio infernale, questo? Ma lei se ne infischia…».

    «Non credevo che un capitano potesse imbarcarsi con la moglie».

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