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Charmer: Edizione italiana
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E-book338 pagine4 ore

Charmer: Edizione italiana

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Info su questo ebook

Nico
Lei mi serve il caffè a notte tarda, quando vengo qui per scrivere i testi delle mie canzoni, ma non è verso la caffeina che ho sviluppato una dipendenza.
C’è chimica, tra noi due, ma a quanto pare è l’unica donna in città a essere immune al mio incanto.
Quando arriva il momento di partire per un tour che attraversa tutto il Paese, non riesco a immaginare di non vederla per mesi interi. E così le offro un lavoro affinché viaggi insieme a me.

Kat
Lo sanno tutti qui a Los Angeles che Nico Todd ci sa fare sia con le canzoni che con le donne.
Quello che non sa lui, invece, è che amerei permettergli di provarci con me.
Ma la mia vita può orbitare attorno a un solo dolcissimo ragazzo:
il bambino di sei anni con cui vivo.
Immaginatevi la mia sorpresa quando Nico viene a sapere di mio figlio e mi propone di portarlo, insieme anche a mia madre, in tour per tutto il Paese.
E immaginatevi la sorpresa di Nico quando si rende conto che è mio figlio il più grande incantatore di tutti.
LinguaItaliano
Data di uscita20 feb 2023
ISBN9791220705127
Charmer: Edizione italiana

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    Anteprima del libro

    Charmer - Kayley Loring

    Charmer

    CHARMER

    NAME IN LIGHTS

    LIBRO 2

    KAYLEY LORING

    Traduzione di

    CHIARA CASABURI

    TRISKELL EDIZIONI

    INDICE

    Taccuino delle canzoni di Nico Todd – Aprile

    1. Nico

    2. Kat

    3. Kat

    Videodiario di Kat – Aprile

    4. Nico

    Taccuino delle canzoni di Nico Todd – Maggio

    5. Nico

    6. Kat

    Videodiario di Kat – Maggio

    7. Kat

    8. Nico

    9. Kat

    Videodiario di Kat – Maggio

    Taccuino delle canzoni di Nico Todd – Maggio

    10. Nico

    11. Kat

    12. Nico

    Videodiario di Kat - Giugno

    13. Nico

    Ripresa inedita del tour di Charmer – Phoenix

    14. Kat

    Taccuino delle canzoni di Nico Todd

    Ripresa inedita del tour di Charmer – Vicino Dallas

    15. Kat

    16. Nico

    17. Kat

    18. Nico

    19. Kat

    20. Nico

    21. Kat

    22. Nico

    Filmato integrale del tour di Charmer – New York

    23. Kat

    24. Nico

    Filmato integrale del tour di Charmer – Detroit

    25. Kat

    26. Kat

    Taccuino delle canzoni di Nico Todd – Luglio

    27. Nico

    28. Kat

    29. Nico

    Videodiario di Kat – Agosto

    30. Nico

    31. Kat

    Primo epilogo

    Secondo epilogo

    Biografia

    Note

    Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono il frutto dell’immaginazione dell’autore. Ogni somiglianza a persone reali, vive o morte, imprese commerciali, eventi o località è puramente casuale.

    Tutti i diritti riservati.

    Charmer – Edizione italiana - Copyright © 2023 Triskell Edizioni

    Copyright © 2020 Charmer di Kayley Loring

    Immagini di copertina: Cameron Mcdonald/peopleimages.com Stock Adobe

    Progetto grafico: Laura Di Berardino

    Prodotto in Italia

    Prima edizione – marzo 2023

    Edizione Ebook 979-12-207-0512-7

    Edizione cartacea: 979-12-207-0514-1

    Per le lettrici e i lettori che mi hanno chiesto il libro di Nico: è tutto per voi!

    TACCUINO DELLE CANZONI DI NICO TODD – APRILE

    «The Wait» – L’attesa

    È l’odore di te e del caffè

    Che mi porta a fermarmi e a guardare

    I tuoi occhi azzurri da gatta che non fanno che domandare

    Prima di offrirmi un’altra tazza

    So che non siamo soli qui

    So che hai un lavoro a cui pensare

    So che sei qui per servirmi

    Ma sto aspettando e non me ne voglio più andare

    Non ero solito aspettare

    Non ero solito restare

    Ma qualcosa mi dice che tu, piccola

    Che tu varrai l’attesa

    Resto in attesa di quelle grandi labbra rosse

    Che mi diranno cose che già conosco

    Resto in attesa di quelle dita indaffarate

    Che mi mostreranno dov’è il mio posto

    Non ero solito aspettare

    Non ero solito restare

    Ma qualcosa mi dice che tu, piccola

    Che tu varrai l’attesa

    Prenderò un’altra tazza di caffè

    Inalerò quel profumo così sexy, su di te

    Guarderò in quei grandi occhi azzurri

    Che si spostano nella stanza

    Tesoro, sono ancora qui

    Ecco la tua risposta

    Tesoro, sono pronto a saziarti

    Tesoro, sono ancora qui

    Ecco la tua risposta

    E quindi versami un’altra tazza di caffè

    Non ero solito aspettare

    Non ero solito restare

    Ma qualcosa mi dice che tu, piccola

    Che tu varrai l’attesa

    Sì, qualcosa mi dice, tesoro

    Che tu varrai l’attesa

    Sì, varrai l’attesa

    *Vabbè. A quanto pare troppa caffeina e poco sesso mi stimolano una vena un po’ country.

    Forse questa la proporrò.

    Fanculo.

    Chi voglio prendere in giro?

    Non voglio che nessun altro tocchi questa donna e non voglio neanche che qualcun altro canti di lei.

    Ci lavorerò, su questa canzone.

    Con una semplice progressione di accordi e una melodia orecchiabile, forse varrà davvero l’attesa.

    Accidenti a te, astinenza.

    1

    NICO

    Un mese.

    È da un mese che aspetto.

    Sollevo la testa dal taccuino e vedo Kat chiacchierare con la coppia seduta al tavolo a cui ha portato il conto. Mi rivolge un’occhiata, nel mezzo di una frase, beccandomi proprio nel momento in cui sposto lo sguardo dal suo sedere perfetto ai suoi bellissimi occhi azzurri. Giuro, brillano anche sotto la luce giallastra del locale. O perlomeno, brillano quando sono fissi nei miei. Okay, forse bruciano di esasperazione e sconcerto qualche volta, ma è comunque uno sguardo sexy. Le rivolgo un’alzata di spalle con aria innocente e un sorriso che le fa perdere il filo del discorso. Scuote la testa, obbligandosi ad arricciare le labbra rosse mentre mi liquida con un gesto della mano, come a dire non posso occuparmi di te adesso, poi torna dagli altri clienti.

    Puoi occuparti di me, Kat. Lo farai. Non capisco perché non sia ancora accaduto, ma puoi e succederà.

    A marzo ho lasciato il loft nel centro di Los Angeles e mi sono trasferito in una casa a Beachwood Canyon per stare più vicino a Shane e mia sorella. Adesso che sono sposati escono ancora meno di prima, perciò spetta a me guidare fino a quelle maledette falesie, le Palisades. Ma va bene così. Amo quei nerd pigroni e pantofolai. Non mi sto lamentando. Ne vale la pena. Mi sarei trasferito prima, ma sono stato impegnato in un tour per i festival e ho registrato in studio, quindi in ogni caso non avrei avuto modo di trascorrere molto tempo in casa. E Beachwood mi piace. Non quanto mi piacesse vivere in centro, ma mi ci sto abituando.

    Ho subito cominciato a venire al 101 perché, a quanto pare, al 101 ci vengono tutti.

    Caffetteria in stile Mid-century, menu con opzioni salutiste, buona illuminazione, aperti fino alle tre del mattino, selezione jukebox niente male... Dove altro potrei andare?

    Ed è stata proprio la prima volta in cui sono venuto qui che ho visto Kat, a tarda notte, dopo il concerto all’Hotel Café. Esattamente un mese fa. Il momento in cui ho scoperto che ricopre solo i turni serali. Il momento in cui sono diventato il ragazzo che ha una cotta per la cameriera.

    Un mese.

    È da un mese che bevo caffè all’una del mattino, ed è passato un mese dall’ultima volta in cui sono stato con una donna.

    Per gli standard di Nico, equivale a un anno.

    Dormo fino all’ora di pranzo come un adolescente.

    Sono una belva lunatica tutto il giorno, tranne quando vengo qui.

    Non avevo mai trascorso tanto tempo senza fare sesso da quando, due anni fa, mia sorella si era trasferita nel mio loft. E anche in quel caso l’astinenza era durata solo due settimane. Il mio uccello trentenne e affamato ha un sacco di domande per me, ma io non ho risposte da dargli.

    So solo che da quando ho incontrato Kat, nessun’altra donna mi va più bene.

    Quella prima notte è stato un colpo di fulmine. Sapevo che sarei tornato quindi non avevo azzardato alcuna mossa.

    La seconda notte, mi è piaciuta ancora di più. Ho notato il modo in cui sorride e sfiora le spalle dei suoi clienti quando parla con loro. Con tutti loro. Tocca tutti i suoi clienti tranne me.

    So che cosa significa.

    Di punto in bianco, le ho chiesto se fosse sposata o avesse un fidanzato. No, mi ha detto. Una fidanzata? Neanche. Le ho menzionato il concerto che avrei tenuto al Troubadour, le ho detto che l’avrei messa in lista se aveva voglia di passare con un’amica. Lei mi ha guardato spaesata. Come se non sapesse che sono un musicista.

    Non voglio fare la parte del classico stronzo che, in un modo o nell’altro, lascia intendere di essere famoso. Di solito non è necessario. Ma a quanto pare, negli anni duemila Kat non era una fan della serie di Disney Channel Magicissimi né sembra aver visto il mio arco di cinque episodi in Supernatural, prima che cambiassi carriera. Non c’è un modo disinvolto per menzionare la hit che ho scritto con Ed Sheeran in una conversazione normale, mentre ordino uno spuntino a tarda notte. Perché diciamocelo chiaramente: non sai mai se a Los Angeles qualcuno scoppierà a riderti in faccia se menzioni Ed Sheeran.

    Nota a margine: Ed Sheeran ha talento e io ho fatto un sacco di soldi, perciò andate a fanculo, hater.

    Tornando a Kat. Mi ha detto che le sere in cui non lavora preferisce stare a casa.

    Mi sembra giusto.

    La terza sera, ho capito che forse ero spacciato perché non degnavo di uno sguardo le altre donne. Le ho detto che potevamo uscire di giorno, durante la settimana. Lei mi ha risposto che non esce mai con i clienti. «Be’, potrei essere il primo,» ho ribattuto io. Le ho dato il mio numero e le ho annunciato che non sarei più tornato.

    E poi sono tornato tre sere dopo.

    Perché sapevo che le due serate precedenti aveva il giorno libero, ed ecco cosa sono diventato: il ragazzo che ha una cotta per la cameriera.

    È da parecchio che vado avanti così. Le cose stavano cambiando già dal matrimonio di Shane e Willa, a cui sono andato senza neanche un’accompagnatrice, perché non volevo nessuna donna accanto, emozionato com’ero perché la mia sorellina si stava sposando con il mio miglior amico. Okay, non è vero: la mia accompagnatrice era la damigella d’onore. Nonna. La signora anziana e chiassosa che continuava a impartirmi ordini e a chiedermi come fosse possibile che un cantante ventinovenne di successo non riuscisse a trovare una donna più adatta di sua nonna per accompagnarlo a un matrimonio. Nulla che non mi stessi già chiedendo da solo.

    E poi ho avuto la conferma che le cose stavano cambiando quando, iniziando il trasloco per lasciare il loft, ho trovato un sacco di cose abbandonate da altre donne. Cianfrusaglie che avevo buttato in un cassetto e dimenticato. Orecchini. Occhiali da sole. Boccette di acetone. Flaconcini di pillole per la soppressione dell’appetito. Uno strano oggetto di metallo che mia sorella mi ha detto chiamarsi piegaciglia. Circa una decina di perizomi così sottili che, se li avessi cuciti insieme, non ci avrei ricavato un costume da spogliarellista neanche per un chihuahua. Un sacco di numeri di cellulare e cuoricini disegnati sui Post-it. Insomma, un triste sito archeologico di antiche botte-e-via.

    Già. Sono pronto a innamorarmi di una donna. Una donna che non sia una modella, un’attrice di seconda categoria o un’istruttrice di pilates. Una donna che mi stimoli mentalmente, abbastanza da zittire il mio stupido uccello trentenne.

    Esco ancora tutte le sere come facevo prima. C’è sempre un posto in cui andare o qualcosa da fare quando non sono in sala di registrazione né mi sto esibendo. Vedo i miei amici, ascolto musica, vado al cinema, alle feste, quello che capita. Ma verso le undici di sera comincio a non interessarmi più di quello che mi accade intorno. E inizio a chiedermi che cosa stia accadendo intorno a lei. Quel ragazzo inquietante che un tempo era al Saturday Night Live se ne starà seduto al tavolo nell’angolo, cercando di abbordarla? Quei manager stronzi ci staranno provando con lei? Perché se c’è uno stronzo inquietante che se la porterà a casa, be’, quello sono io.

    Non è che vengo qui tutte le sere. Sarebbe patetico. Anche se penso che vorrei farlo. Penso a Kat.

    Non è da me.

    Non va bene.

    Non è bello.

    Ma ehi, ho riempito tre taccuini con testi che oscillano tra la decenza e la merda totale e ho registrato una dozzina di demo che parlano sostanzialmente di un’erezione costante, quindi direi che va così.

    Le concederò un’ultima notte, poi basta. Poi tornerò nei bar specializzati in succhi di frutta, frequentati da ragazze con i leggings da yoga. Tornerò a non curarmi del fatto che l’unica cosa che condivido con una donna è l’apprezzamento del suo fisico. Scriverò nuovi testi a casa. Lascerò morire di fame la mia mente per far sì che il sangue affluisca tutto lì sotto. Perché sì, al diavolo questa attesa.

    «Ciao. Io sto per staccare, vuoi qualcos’altro?»

    Coda di cavallo lunga e scura, labbra rosso ciliegia, gambe infinite, Dr. Martens nere.

    Cazzo sì, voglio tutto questo. Dammelo.

    «Credo che ormai dovresti sapere che cosa voglio, Kat,» rispondo con fare giocoso.

    Guance che arrossiscono, occhi che non si staccano dai miei e un sorrisetto di sbieco, con annessa fossetta, che mi farebbe cadere ai suoi piedi. Tutto questo. Sì, voglio tutto questo. Kat è una vera bomba, e ignora l’effetto che mi fa.

    Dopo un attimo di esitazione, alza gli occhi al cielo ma la fossetta è ancora lì. Un bersaglio dal quale non riesco a distogliere lo sguardo. «Credo che ormai dovresti sapere che non è sul menu.» C’è sempre un momento tra la mia insinuazione e il suo alzare gli occhi al cielo in cui percepisco che sta per arrendersi. In principio era un millisecondo, adesso dura due secondi. Un passo avanti.

    «Sono fiducioso del fatto che sia solo una questione di tempo. Capirò come ordinare quello che voglio.»

    «Fiducia e tempo ti hanno portato lontano nella vita, eh?» ribatte con una risatina, mentre prende il mio piatto vuoto.

    «Sapere dove si vuole andare aiuta.»

    Il suo sorriso vacilla per una frazione di secondo. Un’impercettibile ruga le si forma tra le sopracciglia mentre pensa chissà cosa. Vorrei spiegarglielo. Se non sa esattamente dove andare, avrei delle valide proposte da discutere con lei.

    «Aiuta, vero? Posso portarti il conto. Ma non hai mangiato molto stasera, sicuro di star bene?»

    Oooh. Si preoccupa per me.

    «Sicuro che non vuoi che ti legga il menu? A volte ho l’impressione che tu non veda oltre le tue lunghe ciglia scure.»

    Fingo una risata. «Un’altra frecciatina alle mie ciglia super virili, ottima mossa. Ho cenato abbondantemente. E la torta, qui, mi ha riempito.»

    «Bene.» Mani sui fianchi. Un po’ di tentennamento mentre riflette, cercando di capire se domandarmi o meno dove io abbia cenato. E con chi. Stai morendo dalla voglia di saperlo, tesoro. Dai, chiedimelo.

    Piccolo cenno del capo. «Okay, bene. Non vorrei che passassi altro tempo in palestra per colpa nostra.» Si morde il labbro, fa per allontanarsi, ma ancora non riesce ad andarsene. «Mi sembra che stasera la musa ti stia ispirando?»

    Mi passo le dita tra i capelli, scompigliandoli. Quando li fletto, Kat posa lo sguardo sui muscoli del bicipite e dell’avambraccio. «Mi fa piacere che si noti.»

    Lo vedo, quel respiro profondo, Kat. Ti vedo trattenere il fiato. Se me lo permettessi, ti farei sospirare tantissimo, cazzo.

    «Scrivi tutti i giorni, vero?»

    «Senza eccezioni.»

    «Be’, anch’io registro video tutti i giorni. Anche solo per catturare con il cellulare il modo in cui la luce avvolge l’albero fuori dalla mia finestra, al mattino. Tengo un videodiario privato da quando facevo le superiori. Bisogna fare quello che si ama tutti i giorni, ma anche solo esercitarsi è importante.» Picchietta l’indice sul tavolo. «Anche quando non si è ispirati. Questa è una delle lezioni più importanti che ho imparato durante la scuola di cinema: non c’è modo migliore per diventare registi che registrando. Quindi sono stati tutti soldi ben spesi.» Ride di una risatina triste.

    E questo è il modo in cui mi guarda, come un tormentone che non riesci a toglierti dalla testa.

    Mi ha detto di aver frequentato la scuola di cinema USC, grazie a una borsa di studio, per specializzarsi in cinematografia documentaria. Ed è anche una fotografa. Abbiamo parlato dei nostri documentari preferiti sulla musica e dei fotografi di musicisti rock; in questo campo abbiamo gli stessi gusti e gli stessi interessi. Mi ha detto che vuole raccontare le storie di altre persone per riuscire a raccontare anche la sua, di storia. È appassionata e complessa. E io desidero conoscere la sua storia. Voglio esserne parte.

    Non so ancora se voglio essere una scena o un montaggio, oppure il ragazzo che le stravolge tutto. Voglio solo esserci. Ma lei si limita ad aprire giusto uno spiraglio, tutte le volte. È un antico scrigno del tesoro, fragile, che devo scoperchiare con delicatezza, un po’ ogni giorno, altrimenti non riuscirò mai a vedere che cosa cela all’interno senza che si disintegri.

    Cazzo, dovrei usare quest’immagine in un video musicale.

    «Con la musica e la scrittura vale lo stesso. Come ho detto, mi piacerebbe molto vedere il tuo lavoro.»

    Kat ruota il polso per guardare l’orologio, grande e spesso. Adoro da impazzire il fatto che indossi un orologio da uomo. Mi sembra già di sentire il suono che farà sfregando contro il muro della mia camera da letto.

    «Sì. Devo… Torno con il conto.»

    Non le chiederò come mai sta staccando prima. Solo un patetico imbranato che soffre d’amore le domanderebbe una cosa simile. «Stacchi prima. Appuntamento galante?»

    I suoi occhi azzurro ghiaccio perdono il solito baluginio. «Più o meno,» biascica. E se ne va dietro il bancone per stamparmi lo scontrino: una fetta di torta, fin troppe tazze di caffè e l’ostinata, agonizzante e lenta morte della mia dignità.

    Ho sempre pensato che la gente si innamori degli spazi tra le note di una canzone. Quel respiro di silenzio tra i versi in cui si nasconde l’anima del cantante e tu non puoi fare a meno di riempire il vuoto con pensieri magici e aspettativa. Quando, nel bridge di una canzone, senti il martellare della batteria seguito da una breve pausa, ti prepari a quello che sta per accadere: sai che ti farà esplodere la mente o che ti spezzerà il cuore, o forse entrambe le cose.

    Mi concedo un’altra settimana.

    Forse due.

    Qualcosa mi dice che Kat non è una donna di cui ti dimentichi dopo aver gettato il suo perizoma in un cassetto.

    Anzi, scommetto che sotto l’uniforme da cameriera indossa culotte veramente sexy.

    Accidenti a te, astinenza.

    2

    KAT

    Credo di aver studiato per stare dal lato sbagliato della telecamera, perché sono ai livelli di Meryl Streep quando fingo di non volermi chiudere in un ripostiglio con Nico Todd e leccarlo ovunque.

    Percepisco i suoi bellissimi occhi castani su di me quando mi allontano, ma non mi volterò a guardarlo. Se lo facessi, penserebbe che sto flirtando. E non sto flirtando. Sono solo una bellissima cameriera ossessionata dal benessere e dalla voce e dalle ciglia e dal sedere e dalle mani e dalle labbra carnose di tutti i suoi clienti. Controllo gli altri tavoli per vedere se questa gente-che-non-è-Nico voglia qualcos’altro e, di sfuggita, lo guardo con la coda dell’occhio.

    Sta scrivendo sul suo taccuino. Non mi guarda. Perché dovrebbe farlo?

    Ma, siano lodati gli dèi Disney, è cresciuto bene. Non ero una grande fan di quella serie sui maghetti – sono sempre stata più che altro un’appassionata di film – ma quando mi trovavo a casa e la davano in TV, mi è capitato di guardare la prima stagione. Avevo tredici anni, le mie amiche avevano decorato gli armadietti con poster di Shane Miller e Nico Todd. Io avrò anche avuto ritratti di Annie Leibovitz e i fotogrammi dei documentari di Ken Burns attaccati allo specchio, ma di certo non mi mancavano occhi e ormoni. Né mi mancano adesso!

    Non l’ho riconosciuto subito, la prima volta in cui l’ho visto entrare in caffetteria, ma ho sentito lo stomaco aggrovigliarsi come non mi succedeva da anni. Qui arrivano celebrità quasi tutte le sere; nel quartiere di Beachwood succede spesso. Il nostro è un ristorante hipster e informale, la maggior parte della gente ci viene indossando jeans e maglietta, a meno che non si tratti di stupidi talent scout. Ma ci sono persone a cui jeans e maglietta donano più che ad altre. Persone che splendono per natura, anche in una caffetteria retrò poco illuminata. E tutte le altre cameriere che erano in servizio stavano parlando di Nico sul retro. A quanto pare, ogni dipendente conosceva qualcuna oppure avevano sentito di qualcuna che era uscita con lui, una o due volte. Io sono fuori dal giro da circa sei anni, perciò ho appreso in quel momento che era diventato un musicista. E avevo capito, quindi, che per me sarebbe stato off-limits.

    Ma insomma, è il mio lavoro prendermi cura di lui quando viene in caffetteria. E chiedermi di tanto in tanto che cavolo stia combinando quando non è qui. E pensare a lui ogni volta che faccio la doccia.

    Perché dopo averlo ascoltato una volta su Spotify, sono diventata sua fan.

    Mi sono innamorata delle canzoni e ho provato a scinderle dal cantante.

    È impossibile però, perché è bravissimo. Ha una voce sexy, sicura, canta con tutto il cuore e l’anima, anche quando non lo fa a squarciagola. E ha delle dita magiche, perché quando suona la chitarra, lo giuro, sembra che stia strimpellando sul mio clitoride. Le sue canzoni sono raffinate e calde allo stesso tempo, come un cappuccino. Parlano tutte di donne, ovviamente, ed è facilissimo chiudere gli occhi e pensare che stia cantando proprio a te. Anche le canzoni che raccontano di una ragazza con cui le cose vanno male sono intense e struggenti.

    Dopo aver ascoltato per la decima volta tutte le tracce di tutti i suoi album, ho capito una cosa: anche se scrive e canta canzoni d’amore, non ha mai pronunciato le parole ti amo.

    Ed è per questo che porterebbe solo guai.

    Ma ciò non mi impedisce di apprezzare il suo talento da sola, nella privacy della mia stanza.

    Né di avere una cotta per lui.

    A tutti serve una piccola cotta per tirare avanti.

    Non so dire perché un ragazzo come lui sia sempre qui da solo. Adoro il fatto che venga per scrivere. Immagino che sia una di quelle persone a cui piace che ci siano dei rumori in sottofondo quando si dedicano agli sforzi creativi. E immagino che sia più creativo dopo le dieci di sera. Si siede sempre nella stessa zona – quella che servo io –, mai al bancone. Se si mettesse lì, sarebbe in bella mostra. Preferisce stare in un angolo, quasi in fondo al locale. Non nell’angolo delle celebrità, ma neanche allo scoperto. Così può vedermi quando sono dietro il bancone, e io posso vedere lui. Oh, Dio mio, lo vedo eccome.

    Due ragazze gli si avvicinano con tovaglioli e penne. Lui annuisce educatamente e sorride, stringe loro le mani, firma i tovaglioli e scambia due chiacchiere. E continua a occhieggiarmi. Non vuole assicurarsi che io sappia che gli hanno chiesto l’autografo: vuole assicurarsi che io sappia che non si è dimenticato di me. Non so come faccio a dire una cosa simile. Lo capisco e basta. Non so come stia riuscendo a resistergli. Devo resistergli e basta.

    Mi rendo conto di aver sospirato troppo forte quando arrivo in

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