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Inter. Capitani e bandiere
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E-book280 pagine2 ore

Inter. Capitani e bandiere

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Il racconto dei grandi campioni che hanno fatto la storia nerazzurra

Questo libro racconta la grande storia dell’Inter attraverso le gesta dei suoi giocatori più rappresentativi. I profili di tutti e ventisei i capitani (da Marktl a
Handanovič, da Meazza a Zanetti, passando per Picchi, Mazzola, Facchetti, Corso, Bergomi e Ronaldo) e delle bandiere più amate, giocatori o allenatori (Lorenzi, Suàrez, Matthäus, Zenga, Milito, Herrera, Mourinho e molti altri): di ognuno si raccontano aneddoti, curiosità e statistiche, spiegando come questi campioni straordinari sono riusciti a entrare indelebilmente nel cuore dei tifosi nerazzurri. Un ultimo capitolo è dedicato invece alle “altre bandiere”: giocatori che, per vari motivi, non arrivano forse allo stesso livello dei mostri sacri raccontati nelle pagine precedenti ma che, grazie al loro impegno e alla loro fedeltà alla causa interista, sono riusciti comunque a ricavarsi un posto nel grande pantheon nerazzurro.

Campioni, idoli, eroi nerazzurri: un excursus sulla grande storia dell’Inter, tratteggiata attraverso i ritratti dei più grandi giocatori e allenatori

TRA I CAPITANI:
• Hernst Marktl • Giuseppe Meazza • Armando Picchi • Mario Corso • Sandro Mazzola • Giacinto Facchetti • Graziano Bini • Alessandro Altobelli • Giuseppe Baresi • Giuseppe Bergomi • Ronaldo Luís Nazário de Lima detto Ronaldo • Javier Zanetti • Andrea Ranocchia • Mauro Icardi

TRA LE BANDIERE:
• Helenio Herrera • Tarcisio Burgnich • Gabriele Oriali • Evaristo Beccalossi • Aldo Serena • Walter Zenga • Giovanni Trapattoni • Nicola Berti • Andreas Brehme • Lothar Matthäus • Ivan Ramiro Córdoba • Marco Materazzi • Esteban Cambiasso • Roberto Mancini • José Mourinho
Vito Galasso
è giornalista pubblicista e scrittore. Con la Newton Compton ha pubblicato 1001 storie e curiosità sulla grande Inter che dovresti conoscere; I campioni che hanno fatto grande l’Inter; L’Inter dalla A alla Z; Il romanzo della grande Inter; Forse non tutti sanno che la grande Inter…; Le 101 partite che hanno fatto grande l’Inter, La storia della grande Inter in 501 domande e risposte e Inter. Capitani e bandiere.
LinguaItaliano
Data di uscita28 set 2020
ISBN9788822742759
Inter. Capitani e bandiere

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    Anteprima del libro

    Inter. Capitani e bandiere - Vito Galasso

    Introduzione

    I capitani e le bandiere nel calcio sono visti come figure mitologiche immacolate e libere da lati oscuri. In sostanza, sono considerati quali uomini che esistono solo nell’immaginazione umana. La loro condizione è evocata attraverso il riferimento a particolari requisiti universalmente concordati, che vengono ritenuti encomiabili e possono essere immediatamente richiamati nella mente dei tifosi. E se la fascia da capitano è un riconoscimento dato dall’allenatore o dalla società al giocatore più rappresentativo o più in vista della squadra, le bandiere sono calciatori simbolo che hanno costruito la propria fama per mezzo della fedeltà e della devozione a un unico colore sportivo.

    Inter. Capitani e bandiere è un libro che guarda queste personalità con un occhio indagatore, senza sovvertire la loro autorità, difesa con una raffinatezza coltivata nel tempo. Dall’anno di fondazione, il 1908, sino ai nostri giorni i capitani conclamati dei nerazzurri sono stati ben ventisei, di cui il primo è stato lo svizzero Hernst Xavier Marktl e l’ultimo, ancora in attività, è lo sloveno Samir Handanovič. A questi due stranieri si aggiungono gli argentini Attilio Demaria, Antonio Valentín Angelillo – entrambi in seguito naturalizzati italiani –, Javier Zanetti e Mauro Icardi e il brasiliano Ronaldo. Particolare, invece, è il caso di Ermanno Aebi, considerato il primo oriundo della nazionale italiana, ma che effettivamente è nato in Italia e cresciuto in Svizzera.

    Nonostante la sua caratteristica internazionalista, la storia nerazzurra conta perlopiù leader italiani che sono stati un punto di riferimento indiscutibile della squadra meneghina e non solo. Basti pensare a Giuseppe Meazza, l’uomo che incarna l’immagine della star dei tempi attuali, che fa del proprio prestigio uno status, un valore aggiunto e un motivo di vanto. Proprio con lui prende piede quella sorta di idolatria nei confronti dei giocatori che con l’incedere degli anni assumerà dimensioni esorbitanti. Dopo stagioni caratterizzate da figure di passaggio, è solo negli anni Sessanta che il ruolo di comando riesce a combaciare con personaggi di grande rispettabilità, valorosi e capaci di assecondare le richieste prestabilite: Armando Picchi è l’allenatore in campo, Mario Corso è genio e sregolatezza, Sandro Mazzola incarna il pragmatismo dei più forti e Giacinto Facchetti è l’emblema della lealtà e della correttezza.

    Facce spavalde e non da novellini come Graziano Bini, Alessandro Altobelli e Giuseppe Baresi indossano la fascia per tutti gli anni Ottanta, ma è l’arrivo di Giuseppe Bergomi a ridare solidità all’incarico di capitano. Partito dal vivaio, con l’Inter cresce, si forma e si afferma, diventando uno degli uomini più rappresentativi della storia della compagine milanese. La sua posizione resta intatta fino al giorno del suo ritiro obbligato, dopodiché cede il passo non a uno qualunque, ma all’attaccante più forte di tutti: Ronaldo. Gli infortuni piegano il brasiliano e i cattivi rapporti con il tecnico Héctor Cúper scombinano le carte e le gerarchie, dando a Javier Zanetti le chiavi di guida del gruppo. La scelta è azzeccata, perché Pupi ha doti che tutti i capitani dovrebbero avere: professionalità, pazienza, spirito di sacrificio, umiltà, carisma e lavoro. È difficile trovare un collega o anche solo una persona che possa parlare male di lui. Con la maglia nerazzurra detiene svariati record: è il giocatore straniero con più presenze in serie

    A

    e il più anziano, sempre tra gli stranieri, ad aver giocato una partita in campionato; il calciatore con più presenze nell’Inter, sia assolute sia consecutive; il giocatore con più apparizioni nel derby e il capitano nerazzurro più vincente della storia. Non è una santificazione, la sua, ma poco ci manca. Dopo, quasi il vuoto. Andrea Ranocchia dura un anno, soppiantato da Mauro Icardi, l’immeritevole per molti tifosi a causa del suo comportamento intemperante e delle cattive compagnie, e infine il più diligente Samir Handanovič, il primo e unico portiere a ricoprire il ruolo di capitano.

    Le bandiere invece non sono personalità oggettivamente condivise, ma sono ancorate alle scelte dei sostenitori, che vedono in loro soggetti da sublimare. Ed è qui che Inter. Capitani e bandiere è costretto a fare una selezione ponderata, coscienziosa e il più possibile priva di fanatismo per un elemento piuttosto che per un altro. In primis, vengono scelti quei calciatori e allenatori che si sono distinti per la loro obbedienza ai colori della Beneamata, non tradendola mai, per alcun motivo al mondo. In secondo luogo, si tengono conto di alcune peculiarità come il numero di presenze, gol e trofei vinti in un periodo che non è quasi mai inferiore ai quattro anni. Proprio qui scatta la gara tra i personaggi che hanno sostato più a lungo sulla sponda nerazzurra di Milano. In questa speciale graduatoria è in testa Gabriele Oriali con tredici anni di permanenza, seguito da Tarcisio Burgnich, Walter Zenga e Iván Ramiro Córdoba, fermi a dodici; in doppia cifra ci sono anche Benito Lorenzi con undici stagioni e a dieci il quartetto composto da Luigi Cevenini, Nicola Berti, Esteban Cambiasso e Marco Materazzi. Sul fondo della classifica c’è José Mourinho, che con soli due anni rappresenta quell’eccezione che è riuscita a portare l’Inter laddove gli altri non sono arrivati. E non solo a livello di squadra, ma anche per ciò che concerne i club italiani, conquistando l’unico Triplete – campionato, Coppa Italia e Champions League – della storia del nostro Paese. Non sono immeritevoli nemmeno i tedeschi Lothar Matthäus e Andreas Brehme, stoppati dopo quattro anni, o l’uomo dei gol pesanti, Diego Milito, che ha giocato nei Bauscia per un lustro.

    In un calcio violato, dedito ai soldi e alle passioni più smodate, questi esempi di fidatezza sono un vero e proprio elogio alla trasgressione e alla ribellione, perché oggi è difficile, se non impossibile, trovare un calciatore o un tecnico in grado di legarsi in maniera indissolubile a una società.

    Per non scontentare nessuno, Inter. Capitani e bandiere dedica un’appendice alle altre bandiere, quelle rimaste intrappolate in un limbo misterioso e che non sono riuscite a sovrastare le altre, e un angolo dei top, riservato alle classifiche relative ai giocatori, agli allenatori, alla squadra e alla dirigenza. Non i soliti numeri, bensì statistiche particolari in grado di solleticare la curiosità dei tanti sostenitori dell’unica formazione italiana che non è mai retrocessa nel campionato cadetto, senza mai perderci la faccia.

    Parte prima


    Capitani

    Il capitano è la personalità che tiene sotto controllo la squadra rivolgendosi ai compagni come se fosse un pari grado e attivandosi come un mentore che motiva, sfida, protegge e risolve i problemi. È il capogruppo che rappresenta, all’interno del campo, tutti i suoi colleghi davanti agli arbitri di ogni singola partita ed è responsabile dell’organizzazione e della direzione del team secondo gli ordini imposti dall’allenatore, oltre che in base alle situazioni e alle visioni di gioco.

    Personalità, voce di comando, capacità di comunicazione, abilità strategica, assennatezza ed equilibrio emotivo sono qualità indispensabili per essere capitano di una squadra di calcio. La scelta della figura del leader è condizionata da una serie di principi e criteri che può tenere conto dell’età e dell’esperienza del giocatore, del suo ruolo e della possibilità di stabilire contatti con dirigenti e tecnici. La sua sembianza è motivata da premura, integrità e un genuino interesse per i bisogni degli altri.

    Nell’Inter l’uomo che ha incarnato più di tutti in modo impeccabile e inflessibile il ruolo del capitano è stato l’argentino Javier Zanetti, incaricato per ben tredici anni, dal 2001 al 2014. Nove anni di autorità per il Duce Leopoldo Conti, dal 1922 al 1931, e per il Balilla Giuseppe Meazza, dal 1931 al 1940. Emblematici sono personaggi come Armando Picchi, capitano della Grande Inter e punto di riferimento sul green, tant’è che viene definito allenatore in campo ed entra in un acceso e perpetuo conflitto con Helenio Herrera.

    Virgilio Fossati è riconosciuto unanimemente come primo idolo nerazzurro, nonché come primo uomo a svolgere la duplice funzione di trainer e giocatore; Mario Corso, Sandro Mazzola e Giacinto Facchetti, invece, sono tre elementi fondamentali della Beneamata che fa tremare il mondo negli anni Sessanta, tuttavia si susseguono nel ruolo di capitani nel periodo successivo ai trionfi morattiani; non va dimenticata la solennità di Giuseppe Bergomi, che può vantare ventidue stagioni da interista, venti in prima squadra e sette con la fascia al braccio, con settecento gare ufficiali disputate di cui più di cinquecento in campionato; menzione d’onore per il Fenomeno brasiliano Ronaldo, caposquadra dal 1999 al 2001, che coincide, però, con il biennio più sfortunato della sua carriera.

    Quelli citati non sono solo capitani, bensì sono accreditati anche come bandiere, icone che caratterizzano con coraggio e orgoglio gli impareggiabili colori nerazzurri dell’Inter. Non solo pezzi da novanta hanno rispecchiato i Bauscia, ma anche calciatori che non sono diventati veri e propri simboli e rimasti di passaggio per un lasso di tempo più o meno ridotto, come Bruno Bolchi e Andrea Ranocchia, i quali si sono espressi per poco, risultando una transizione nella lunga lista di capitani interisti che si sono avvicendati dal 1908 a oggi.

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    Hernst Xavier Marktl

    Capitano dal 1908 al 1909

    Ruolo: difensore

    Nazionalità: Svizzera

    Nato a Estrangen il 23-6-1887

    Palmarès: -

    Nella sua fase embrionale il calcio è un’attività collaterale a quella di studente, insegnante, operaio o commerciante. Nella seconda metà dell’Ottocento l’arte del pallone si sviluppa in Gran Bretagna e trova nella Svizzera un centro attraverso il quale appoggiarsi per introdursi nello scenario europeo, ritenuto estraneo, difficile o scarsamente accessibile. È così che gli elvetici si incuneano anche nel territorio italiano per far espandere questo nuovo sport. L’Inter ha da sempre avuto un rapporto stretto con la Svizzera, tant’è vero che a capeggiare la lista dei dissidenti del Milan, in quel remoto 9 marzo 1908, vi è Giorgio Muggiani, pittore e cartellonista futurista che si è formato a San Gallo. Tra soci fondatori e calciatori sono numerosi gli uomini che portano avanti la colonia biancocrociata, tra cui spicca Hernst Xavier Marktl, il quale nel corso dell’assemblea dei soci del 19 novembre al ristorante Orologio di Milano è nominato il primo capitano della storia dell’Inter.

    Difensore con baffi da sparviero e capelli impomatati con la riga al centro, è in buona compagnia con Niedermann, Hopf, Kummer, Rietmann e Voelkel. In Italia lo porta il Milan, che lo vede all’opera nell’amichevole di Lodi del 26 maggio 1907 contro lo Zurigo. Quest’ultimo strapazza il team rossonero, vincendo con un pirotecnico 8-1 e ricevendo gli elogi della «Gazzetta dello Sport»: «Splendido invece per l’assieme il Zurigo

    FBC

    , ammiratissimi il cap. Steltzer, Mameli, Marin e Marktl. […] I giuocatori svizzeri si mostrarono insuperabili, essi formano veramente quel che si dice una buona squadra: disciplina, mancanza assoluta di individualismo, passaggi misurati, assieme».

    Pochi mesi dopo questa gara, è assoldato dai milanisti, giocando appena tre partite amichevoli. Prima di passare all’Inter fa una capatina nello Stade Helvétique de Marseille, formazione francese che ha una storia simile a quella meneghina. Il club, infatti, fu fondato da un gruppo di svizzeri nel Sud della Francia con il nome di La Suisse Marseille. Nel 1908, Marktl è tra gli istitutori della società milanese, disputando molte partite e tornei a carattere non ufficiale. Effettivamente disputa solo due incontri nelle eliminatorie regionali del campionato federale di prima categoria del 1909. Esordisce il 10 gennaio a Porta Monforte nel derby perso contro il Milan per 3-2. Il capitano è sfortunato perché è costretto a uscire nel corso della prima frazione dopo essere stato caricato violentemente da Scarioni. Due settimane più tardi, il 24 gennaio, termina la sua avventura nerazzurra contro l’Unione Sportiva Milanese con un’altra sconfitta, questa volta per 2-0. La compagine ambrogiana termina la propria stagione in netto anticipo rispetto alla tabella di marcia con due insuccessi nel segnapunti e del suo capitano, Hernst Xavier Marktl, si perdono le tracce calcistiche. Archiviata l’esperienza agonistica, inizia la professione di dentista.

    Carriera nell’Inter stagione 1909

    1001_calcio_Inter_IC04

    Virgilio Fossati

    Capitano dal 1909 al 1915

    Ruolo: centrocampista

    Nazionalità: Italia

    Nato a Milano il 12-9-1889

    Morto a Monfalcone (GO) il 25-12-1916

    Palmarès: 1 Campionato nel 1909-10

    Dal cuore dei tifosi interisti non può essere escluso Virgilio Fossati, riconosciuto come prima bandiera e secondo capitano della storia dal 1909 al 1915. È anche primo allenatore in campo della formazione nerazzurra, perché a quel tempo non è ancora prevista la figura della guida in panchina. Pertanto le decisioni su come comportarsi sulla pelouse sono di competenza del leader del gruppo. È vero, però, che esistono delle commissioni tecniche che scelgono le formazioni e abbozzano dei grossolani schemi senza tener conto di tecnica e tattica. Virgilio è milanese di Porta Ticinese, comincia a giocare a pallone per strada e in piccoli campi, per poi fondare con alcuni amici la squadra del Minerva. Si muove come terzino perché ha nella velocità un punto di forza. Appassionato di podismo, con il suo team vince lo Scudo Magno di Milano. Il presidente Giovanni Paramithiotti lo scopre in questi campetti di fortuna e ha un’evoluzione che lo porta a trasformarsi da giocatore di fascia laterale a centrosostegno, antico modo per definire il mediano votato a svolgere il ruolo del cervello della squadra. Semplice e silenzioso nella vita di tutti i giorni, quando scende sul terreno diventa un lottatore indomito, capace di sfruttare i suoi 180 centimetri circa di altezza per il gioco aereo e le sue lunghe gambe per anticipare gli avversari. La prima gara con la maglia dell’Inter avviene il 10 gennaio 1909 nella prima stracittadina contro il Milan, persa per 3-2, e in sei anni riesce a catturare il campionato 1909-10 e segna 4 gol in 97 partite. Sin da subito entra nella rappresentativa italiana, esordendo con una rete nella goleada inflitta alla Francia il 15 maggio 1910. È sempre presente sino alla sciagurata sconfitta di La Chaux-de-Fonds per 3-0 contro

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