Zio Cane
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Vincenzo, detto Zio Cane, è un vecchietto burbero con l'insulto facile. Quando un giorno qualcuno gli ruba la sua adorata Panda rossa, Vincenzo scende in guerra con il prezioso aiuto del suo amico Gianni: vuole ritrovare la sua auto ad ogni costo. Tra mafiosi che si credono popstar, ragazzi in cerca di affetto e carabinieri indolenti, Zio Cane le tenterà tutte per ritrovare la sua amata Panda. Ci riuscirà? E che cosa succederà al ladro?
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Anteprima del libro
Zio Cane - Giuseppe Cristiano
In una classe di scuola, ‘s'arza un coatto pe raccontà una storia':
"Er cavaliere bianco e er cavaliere nero fanno a duello, er cavaliere nero ammazza er cavaliere bianco.
Mo er cavaliere bianco c’aveva tre fiji, tutti e tre sfidano er cavaliere nero, ma er cavaliere nero l’ammazza tutti e tre.
Mo sti tre fii c’avevano tre fii per uno; tutti e nove sfidano er cavaliere nero, ma er cavaliere nero l’ammazza tutti e nove.
Mo sti nove fii c’avevano tre fii per uno; tutti e ventisette sfidano er cavaliere nero, ma er cavaliere nero l’ammazza tutti e ventisette! Mo sti ventisette fii c’avevano tre fii per uno..."
Va bene basta – dice il professore – Abbiamo capito, dicce la morale della storia...
ok ok....la morale è che....al cavaliere nero non gli devi cagà er cazzo!
––––––––
Gigi Proietti
Capitolo 1: Zio Cane
A Roccastello c’era una cosa su cui tutti concordavano: non succedeva praticamente nulla e in generale le persone si facevano decisamente i fatti loro. Era un paese che si trovava in collina, con una serie di case ammassate una sopra l’altra, un vecchio castello come attrazione turistica, qualche attività indispensabile (il negozio di alimentari, il meccanico, le scuole elementari con l’asilo, il barbiere, le poste, un negozio di vestiti, un ristorantino) e una vicinanza al capoluogo vicino (dove si trovavano le industrie, i supermercati e tutti i servizi che non c’erano nel paesino) che lo rendeva appetibile per chi era alla ricerca di una casa discreta a prezzi modici in una località vicina al lavoro o alla città.
Tutto era tranquillo, talmente tranquillo che i Carabinieri nella stazione locale avevano un solo grosso problema: cosa fare per arrivare a sera e giustificare la loro presenza nel paese al comando centrale. L’ultima volta che i Carabinieri avevano dovuto lavorare era stato quando dei ragazzini si erano messi a imbrattare con la vernice qualche muro. Trattarono l'evento quasi come fosse stata l’operazione finale contro il narcotraffico.
Insomma, non era proprio il posto dove aspettarsi sconvolgimenti nella vita quotidiana e infatti tutti gli abitanti del paesino rimasero sorpresi e spiazzati quando una mattina si svegliarono al suono di una sequela di bestemmie in grado di fare impallidire chiunque.
Maledetta cagna ladra tubercolosa!
Cinghiala velenosa della merda del cane ladro!
Maledetto chi c’era e chi non c’era maledetto cagamerda bastardo!
Vigliacchi diavoli delle belve!
Mannaggia a San Crispino e a chi non lo dice, Zio Cane!!!!
Ma chi era la persona che stava bestemmiando in quel modo? E cosa era successo per farla bestemmiare così?
Per prima cosa è necessario rispondere alla prima domanda.
Lui era Vincenzo, ma in paese lo conoscevano tutti come Zio Cane
.
Non si sapeva bene quanti anni avesse, qualcuno diceva che era centenario, altri che non arrivava agli 80, altri che era un arzillo novantenne. Viveva in paese da un sacco di tempo e aveva fatto mille mestieri diversi. Era uno che si era sempre arrangiato nella vita e che non chiedeva quasi mai dei favori a nessuno. Solitamente se ne stava per i fatti suoi. Nel corso degli anni aveva raccontato diverse cose sul suo passato: da bambino aveva perso la famiglia in guerra (ma non era mai riuscito a scoprire cosa fosse successo ai suoi genitori) e i soldati americani lo avevano salvato dal morire di fame o di stenti e si erano presi cura di lui per diverso tempo. Avevano sparso la voce in giro e una donna che non era mai riuscita ad avere figli si era offerta di adottarlo.
Quella donna aveva fatto del suo meglio ma non era sua madre e il rapporto che Vincenzo aveva con lei era sempre stato problematico e distante. Entrambi avevano un caratterino niente male e non se le mandavano mai a dire, ma Vincenzo con il tempo era riuscito ad apprezzare quello che la sua madre adottiva aveva provato a fare per lui e provava qualcosa di vicino alla gratitudine per lei. Non si era mai sposato anche se gli altri anziani del paese raccontavano che da giovane fosse carino e avesse qualche spasimante. Vincenzo nei rari momenti in cui raccontava i fatti suoi agli sconosciuti diceva che non era tagliato per le relazioni e preferiva non avere figli piuttosto che essere un padre assente, anche perché lui non aveva mai veramente avuto un padre a sua memoria.
Aveva pochissimi amici e questo poteva essere spiegato dal suo carattere. Era molto burbero, pronto a litigare per qualsiasi motivo e non stava mai zitto. Se una cosa non gli piaceva, perdeva la pazienza per un nonnulla. Era testardo come un mulo e quando si metteva in testa una cosa, andava fino in fondo.
Dato il suo carattere, era facilissimo sentirlo bestemmiare di continuo per qualsiasi cosa con delle ingiurie sempre più creative, così che con il tempo qualcuno gli diede quel soprannome: Zio Cane. Vincenzo all’inizio era infastidito da quel soprannome ma poi fece buon viso a cattivo gioco e si arrivò al punto che quasi nessuno lo chiamasse più con il suo nome. Ormai per tutti era Zio Cane e diverse persone tenevano traccia delle bestemmie che diceva per creare una specie di libro d’oro delle ingiurie da pubblicare un domani. A volte i ragazzini lo provocavano apposta per farlo sclerare ma solitamente non era necessario perché bastava qualsiasi imprevisto per dare il via a tantissime bestemmie diverse.
Alla fine però era sì un vecchietto burbero con un caratteraccio, ma non faceva male a nessuno, si limitava a bestemmiare e basta. Sicuramente la sua vita non era stata per nulla facile, ne aveva passate tantissime e le esperienze negative lo avevano davvero indurito. Credeva poco nella fortuna e faticava a fidarsi davvero delle altre persone. Non era però uno di quelli che si limitano a incattivirsi e a fare la parte della vittima tutto il tempo. Lui aveva sempre reagito alle avversità anche se con alterni risultati e alla sua età era ancora pieno di vita e di interessi. Se una cosa gli interessava non aveva problemi a gettarcisi a capofitto e gli piaceva ancora tenersi occupato nelle sue giornate. Non era proprio una persona che si limitava ad aspettare la morte seduto sul divano o sulla panchina di un parco pubblico, era tutto l’opposto. Vincenzo scherzava con i pochi amici intimi che aveva dicendo che la morte l’avrebbe colto mentre bestemmiava o mentre stava aggiustando qualcosa.
Ma come mai Zio Cane stava bestemmiando in quel modo? Cosa era successo?
Una delle passioni di Vincenzo erano le automobili e da giovane aveva lavorato come meccanico in qualche officina della zona. Aveva anche provato a mettersi in proprio, ma le cose non gli erano andate per niente bene e aveva dovuto chiudere l’officina dopo poco tempo (uno dei tanti fallimenti della sua vita). Tuttavia la passione per i motori e per il mettere le mani in mezzo a candele e carburatori non l'aveva smarrita, tant'è che si era comprato una Panda rossa usata qualche anno prima e se l’era rimessa a nuovo da solo. Quell’auto era trattata come un gioiello: lavata ogni settimana, controllata costantemente, gomme sempre nuove, olio di prima qualità e addirittura la benzina fatta solo in distributori selezionati per la loro qualità. Vincenzo si sentiva bene nel guidare quell’auto e nel prendersene cura perché per tanto tempo non aveva avuto i soldi per comprarsene una ed essere riuscito a prendere quell’automobile era per lui un vero trionfo.
Magari c’erano anche delle ragioni affettive ma quelle Vincenzo non le aveva dette a nessuno, fatto sta che per lui quell’auto era importantissima e guai a chi la toccava.
Quella mattina Vincenzo uscendo di casa non aveva trovato l’auto dove l’aveva parcheggiata il giorno prima.
Inizialmente la sua mente si rifiutò di elaborare quello che era successo. Magari si era distratto e l’aveva parcheggiata più indietro o magari si stava iniziando a rincretinire e semplicemente non si ricordava più dove l'avesse lasciata. Ma era impossibile, Vincenzo era lucidissimo e si ricordava tutto quello che aveva fatto il giorno prima e avere quest’amnesia selettiva era molto improbabile. Tanto per scrupolo aveva fatto il giro del palazzo e dei dintorni per controllare di non aver parcheggiato davvero l’auto più lontano ma non trovò nulla, inoltre tutti sapevano che quella era l’auto di Zio Cane e nessuno si azzardava mai a toccarla.
Per cui era inutile girarci attorno, la macchina