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Innocenti scandali
Innocenti scandali
Innocenti scandali
E-book153 pagine2 ore

Innocenti scandali

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Info su questo ebook

Abby è alle stelle perché alla fine è riuscita a raggiungere il suo obiettivo: condurre uno show. E per cominciare alla grande, invita il famoso giornalista Max Harding per far luce sul suo privato. Lui sembra ben disposto, ma solo a telecamere spente e standole molto, molto vicina.
LinguaItaliano
Data di uscita10 giu 2020
ISBN9788830515680
Innocenti scandali
Autore

Carole Mortimer

Carole Mortimer was born in England, the youngest of three children. She began writing in 1978, and has now written over one hundred and seventy books for Harlequin Mills and Boon®. Carole has six sons, Matthew, Joshua, Timothy, Michael, David and Peter. She says, ‘I’m happily married to Peter senior; we’re best friends as well as lovers, which is probably the best recipe for a successful relationship. We live in a lovely part of England.’

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    Anteprima del libro

    Innocenti scandali - Carole Mortimer

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Innocent Virgin

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2006 Carole Mortimer

    Traduzione di Gloria Fraternale Garavalli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-568-0

    1

    Abby entrò nella vasca piena d’acqua calda e bagnoschiuma, con la speranza di riuscire a sciogliere la tensione nelle spalle. In una mano aveva un bicchiere di champagne e nell’altra il cellulare.

    Bevve un sorso della frizzante bevanda, lasciando nel frattempo cadere il telefono nell’acqua e sorridendo al rumore sordo che emise andando a fondo.

    Aveva staccato il telefono fisso e disattivato il citofono. Niente e nessuno avrebbe disturbato quella sua ora di totale relax.

    Sorseggiò nuovamente lo champagne e si guardò intorno. Dodici candele profumate erano l’unica fonte di luce nella stanza e Abby sorrise sognante alla ricchezza che la circondava. Le pareti e i pavimenti erano di marmo rosa, i rubinetti dorati e gli asciugamani, ripiegati con cura sul piano, richiamavano il colore dei rivestimenti. Monty era sul cesto della biancheria, tutte le boccette di profumo erano ben allineate sulla mensola di vetro sotto lo specchio, il secchiello dello champagne era accanto a lei e...

    Monty era acciambellato sul cesto della biancheria!

    Abby riportò lo sguardo su di lui. No, non era l’eccesso di champagne che aveva già ingurgitato. Monty era davvero acciambellato sul cesto della biancheria e la fissava con quei suoi felini occhi verdi.

    Be’, per forza erano felini... Monty era un gatto.

    Un grosso persiano dal morbido pelo bianco, per l’esattezza.

    Non che lui ne fosse in qualche modo consapevole. In qualche momento della sua giovinezza qualcuno doveva essersi dimenticato di menzionargli quel piccolo particolare e ora lui aveva deciso di ignorare ogni minimo riferimento alla sua specie.

    Abby non ne aveva colpa. Monty aveva un anno quando l’aveva scelto nel gattile. Almeno aveva creduto di essere stata lei a sceglierlo. Pochi giorni dopo averlo portato a casa, era diventato più che ovvio che fosse stato lui a operare la scelta. Qualcuno docile e malleabile, doveva aver pensato il gatto. Qualcuno ancora abbastanza giovane da poter essere modellato nell’umano indulgente e compiacente che gli serviva perché la sua vita fosse davvero confortevole... Abby.

    «Be’, tutto questo cambierà ora, Monty. Niente più pollo arrosto e salmone per te, temo. D’ora in poi ti andrà bene se riuscirò a comprarti quel cibo in scatola che tu tanto disprezzi!»

    Abby era certa che i gatti non fossero in grado di guardare qualcuno con scetticismo e sdegno, eppure in quel momento sembrava proprio che Monty lo stesse facendo.

    «Non è colpa mia» lo rassicurò Abby, riempiendosi il bicchiere di champagne. «È colpa di quell’uomo. Chi avrebbe mai pensato che avrebbe fatto una cosa del genere?»

    Non avrebbe pianto. Non sarebbe scoppiata a piangere!

    Ma ovviamente lo fece e le lacrime furono accompagnate da singhiozzi disperati.

    Come poteva averle fatto una cosa simile? Dal vivo, poi, sulla televisione pubblica, davanti a milioni di telespettatori!

    Oh, Dio...!

    Bastava solo che ci pensasse per sentire ancora l’umiliazione.

    «Settimane e settimane... be’, parecchie settimane» si corresse tra le lacrime. «Oh, d’accordo, sette. Ho passato tutto questo tempo cercando di convincere quell’uomo a partecipare al mio spettacolo. Sì, so che ti piaceva, Monty. Piaceva anche a me» ammise mestamente. «Ma se solo sapessi... se avessi sentito... Non avevo idea, Monty. Nemmeno la più pallida!» Altrimenti non si sarebbe neanche alzata dal letto quella mattina!

    Anzi, era anche peggio. Se avesse anche solo immaginato quanto sarebbe stata profonda la sua umiliazione quella sera, avrebbe preso un volo di sola andata per la Bolivia, risparmiandosi tutto quel dolore.

    Le era sempre piaciuto il suono di quel nome. Bolivia. Sembrava così romantico, così misterioso, così diverso. Conoscendo la sua fortuna però, non era sicuramente nulla di simile. Le era sempre piaciuto anche il suono del cosiddetto Triangolo delle Bermuda, ma non c’erano dubbi che quello fosse solo un’altra leggenda...

    Forse aveva bevuto troppo champagne.

    «D’accordo, sto viaggiando col pensiero» ammise, mentre Monty sembrava guardarla con derisione. «Ma se tu solo sapessi, Monty.» Abby ricominciò a piangere. «Se avessi solo sentito cosa mi ha detto quell’uomo! Saresti rimasto scioccato, Monty. Scioccato!»

    Abby aveva superato la fase dello stupore per quanto riguardava quella serata. Ora era passata alla fase del surreale e stava rivivendo quell’esperienza umiliante come in una scena al rallentatore...

    «Oh, Dio, Monty... Non potrò più uscire da questo appartamento! Dovrò sbarrare la porta e mettere le inferriate alle finestre. Non avrò più il coraggio di farmi vedere in pubblico! Quando avremo finito le provviste, ci lasceremo semplicemente morire di fame» concluse singhiozzando e bevendo un altro sorso di champagne.

    Quattro mesi prima sembrava tutto così promettente. Era la ragazza del meteo in un programma mattutino e quando la conduttrice era rimasta incinta le era stato chiesto di sostituirla fino al suo ritorno.

    Un famoso produttore era rimasto così colpito dalle sue capacità che le aveva offerto uno show serale di interviste dal vivo, in programma per la primavera successiva.

    I tre mesi successivi erano stati come un sogno divenuto realtà per Abby... scegliere gli ospiti per ogni settimana, fare ricerche, contattare i suddetti ospiti per organizzare l’intervista. Tutto era andato bene finché non era aveva scelto l’ospite per la sua ultima serata.

    Max Harding.

    La sua intenzione era stata di chiudere alla grande. Max Harding era un inviato speciale che un tempo aveva condotto un talk-show. Non metteva piede in uno studio televisivo da due anni, da quando un famoso politico aveva tentato il suicidio in diretta durante il suo programma. Max Harding non aveva mai più parlato di quella serata con nessuno e per quel motivo Abby lo aveva ritenuto l’ospite ideale per la puntata conclusiva del suo programma.

    Ma se lo sarebbe dovuto aspettare, riconobbe in quel momento. Avrebbe dovuto immaginare quali fossero le sue intenzioni quando alla fine aveva accettato di essere suo ospite.

    «Il suo scopo era di umiliarmi e ferirmi, Monty. Ti è piaciuto così tanto da subito che io... che noi... Come ha potuto farmi questo, Monty? Come ha potuto? Ma gliel’ho fatta vedere, Monty. Anzi, l’ho fatta vedere a tutti coloro che stavano seguendo il programma» rammentò. «Milioni e milioni di persone, sedute in casa sui loro divani davanti alla televisione, hanno visto che l’ho colpito. Sì, hai sentito bene. Ho tirato un pugno a Max Harding... in diretta televisiva!»

    Abby chiuse gli occhi, tormentata dal ricordo. Lei non era una persona violenta, non aveva mai colpito nessuno in vita sua, né aveva mai pensato di farlo. Ma quella sera aveva davvero dato un pugno a Max Harding.

    «In realtà è andata ancora peggio di così, Monty.» Abby singhiozzò, per nulla preoccupata dalla consapevolezza che molte persone avrebbero ritenuto alquanto strano il fatto che lei stesse avendo quella conversazione col suo gatto. Ma quella sera avrebbe potuto addurre una temporanea infermità mentale come causa del suo comportamento stravagante. «Non è stato un semplice buffetto sulla guancia. No, lui mi ha ferito a tal punto che ho ritratto il braccio per colpirlo con tutte le mie forze. È stato perfetto, Monty. L’ho preso in pieno sulla guancia.» Abby sorrise fra le lacrime ripensando alla soddisfazione che aveva provato. «Avresti dovuto vedere il suo sguardo stupito. Poi la sua sedia è caduta all’indietro e Max ha perso momentaneamente i sensi sbattendo la testa per terra!»

    A quel punto la rabbia era svanita dal suo volto, per lasciar spazio allo stupore per ciò che aveva appena fatto...

    Nello studio era calato un silenzio tale che si sarebbe potuto sentir cadere uno spillo. Sembrava che il pubblico avesse addirittura trattenuto il respiro. I cameraman non l’avevano più guardata attraverso la telecamera, ma direttamente in viso, con palese incredulità.

    Il regista era stato il primo a riprendersi.

    «Abby... cosa diavolo stai facendo?» le aveva urlato nell’auricolare. «Di’ qualcosa!» l’aveva incitata vedendola lì impalata a guardare il corpo immobile di Max Harding. «Abby, fa’ qualcosa! Siamo in diretta, ricordi?»

    A quel punto si era ricordata e aveva girato il viso in direzione delle telecamere, che stavano ancora riprendendo.

    Presa dal panico, non era riuscita a far altro che scavalcare Max Harding e abbandonare lo studio come una furia.

    Nessuno aveva cercato di parlarle mentre fuggiva. Nessuno aveva nemmeno provato a fermarla.

    E perché avrebbero dovuto? Aveva fallito... aveva infranto la regola cardine di non perdere mai il controllo in televisione, di restare fredda e controllata indipendentemente dalle provocazioni. Indipendentemente dalle provocazioni!

    Si era giocata la carriera. Non sarebbe mai più apparsa in televisione.

    Ecco perché in quel momento era chiusa nel suo appartamento, col telefono staccato, il citofono spento e il cellulare immerso nell’acqua nella vasca da bagno.

    «D’accordo, quest’ultimo gesto è stato forse un po’ drastico» ammise Abby, notando lo sguardo di disappunto del suo gatto. «Considerando soprattutto che ora sono disoccupata e non troverò più un lavoro e quindi non me ne potrò comprare un altro. Ma sai qual è la cosa peggiore, Monty?» La voce le si ruppe per l’emozione, mentre le lacrime ricominciarono a scenderle copiose. «So che a te piaceva, ma io credevo davvero di essere innamorata di lui! Ero innamorata di Max Harding! Ora vorrei tanto non aver mai posato gli occhi su di lui!»

    Fino a un mese e mezzo prima, non lo conosceva.

    Un mese e mezzo prima stava cavalcando l’onda del successo, piena di entusiasmo per il suo programma e orgogliosa di aver apparentemente sfondato alla modesta età di ventisette anni.

    Un mese e mezzo prima Max Harding era solo un nome per lei... una reputazione e qualche fotografia. Allora non lo aveva conosciuto di persona.

    Non si era innamorata di lui...

    2

    «Sì?»

    Abby non riusciva a togliere gli occhi di dosso all’uomo che le aveva aperto la porta. Non vedeva un uomo così... nudo da quando era stata a Maiorca l’estate precedente.

    E che uomo! Il fatto che avesse un asciugamano intorno alla vita e i capelli umidi spiegava perché aveva dovuto bussare per quattro volte prima che le aprisse. Chiaramente stava facendo una doccia quando lei era arrivata.

    Da solo o con una donna? In qualunque caso quell’uomo le toglieva il respiro... e

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