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Un amore imperfetto
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E-book149 pagine2 ore

Un amore imperfetto

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Info su questo ebook

Leo, top manager di una multinazionale, e Mapi, scrittrice di successo, dopo una vita passata a inseguirsi, dovranno affrontare innumerevoli prove per coronare il loro amore. La storia si svolge tra Bologna e Milano, con continui flashback che portano il lettore in epoche diverse della vita dei protagonisti. Sullo sfondo, l’intensa storia italiana degli ultimi cinquant’anni. L’infanzia complicata, le diverse esperienze, i numerosi incontri, le delusioni, gli errori, i lutti che hanno costellato l’esistenza dei personaggi, come in una sorta di disegno divino, sono un segnale di speranza per tutti i “cercatori di felicità” in questa vita
LinguaItaliano
Data di uscita10 mag 2022
ISBN9788833171517
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    Anteprima del libro

    Un amore imperfetto - Luca Gennasi

    Un amore imperfetto

    Luca Gennasi

    Storie di vita

    I Edizione maggio 2022

    ©2022 Astro edizioni Srls, Roma

    www.astroedizioni.it

    info@astroedizioni.it

    ISBN: 978-88-3317-151-7

    Direzione editoriale:

    Francesca Costantino

    Progetto grafico:

    Idra Editing Srl

    Editing e redazione:

    Francesca Costantino

    Tutti i diritti sono

    riservati, incluso

    il diritto di riproduzione,

    integrale e/o parziale

    in qualsiasi forma.

    Tutti i personaggi descritti in questo romanzo sono frutto della mera fantasia dell’autore, ogni riferimento a persone realmente esistite è, pertanto, puramente casuale.

    I luoghi descritti sono invece reali, così come sono reali e presenti nell’esatto periodo storico in cui si svolge il racconto: gli oggetti che si usavano, le canzoni che si ascoltavano e gli avvenimenti di interesse generale.

    Quasi tutti i testi in dialetto bolognese, romanesco, milanese o in lingua tedesca e francese riportano a fianco la traduzione in lingua italiana. Alcune parole e brevi tratti di testo in dialetto non sono stati tradotti, o perché ritenuto superfluo o per ovvi motivi di educazione e decoro. Le sgrammaticature presenti nell’esposizione verbale di qualche personaggio sono volute, poiché considerate verosimili e funzionali al romanzo.

    Se dovrai attraversare le acque, sarò con te,

    i fiumi non ti sommergeranno;

    se dovrai passare in mezzo al fuoco, non ti

    scotterai, la fiamma non ti potrà bruciare.

    Isaia 43, 2

    C’è una sola felicità nella vita:

    amare ed essere amati.

    George Sand

    Prefazione

    Ho conosciuto Luca in un periodo difficile della sua vita, quando il destino gli ha riservato la prova più terribile che potesse aspettarsi. Mi sono trovata di fronte un uomo coraggioso e combattivo che, nonostante la paura e i momenti di sconforto, ha saputo e voluto andare avanti a testa alta, abbattendo ogni muro che gli si presentava davanti.

    Si è creata tra noi un’affinità d’animo che è sfociata naturalmente in un’amicizia di penna, trovando elementi e situazioni, passate e presenti, che ci accomunavano, a cominciare dalla malattia. Si è rivelato un uomo di gran cuore, umile e con straordinarie capacità che lo hanno portato a farsi strada nella vita e ad affrontare ogni avversità. Lo ha raccontato nel suo precedente libro, Quando la vita ricomincia (Astro edizioni, 2021), una lettura straordinaria, dove Luca ha messo a nudo la sua anima, raccontando il dolore e lo smarrimento senza alcun filtro. Ma ha fatto più di questo, ha voluto donarci la sua esperienza per infondere speranza e aiutare chiunque si fosse trovato, o si trovi, ad affrontare lo stesso difficile cammino, trovando la forza lui stesso di andare avanti. E questo suo spirito combattivo gli ha permesso di continuare a credere nei suoi sogni, nelle sue passioni e il risultato è questo libro, un piccolo gioiello.

    Lo stile è impeccabile, pulito, asciutto, descrizioni precise, senza fronzoli, senza divagazioni inutili. I personaggi sono descritti per quello che sono, persone comuni, ognuno con i suoi problemi, gioie e dolori, niente supereroi e vicende mirabolanti poco attinenti alla realtà, ma solo persone e situazioni dove il lettore può riconoscersi. La trama, tra passato e presente, è ben calibrata, tiene l’attenzione senza svelare più del dovuto, lasciando al lettore lo spazio per immaginare a suo modo l’evolversi della storia e l’epilogo, che potrebbe apparire scontato, ma non lo è per niente. Un libro che fa riflettere sul senso della vita, sulla ricerca di se stessi e della felicità, sul perseguire strade tortuose per arrivare dove il destino aveva comunque già deciso la sua meta finale. Un inno all’Amore, motore di tutto l’Universo, in ogni sua forma.

    Sono infinitamente grata a Luca per avermi concesso l’onore e il piacere di introdurre il suo libro e per la sua amicizia, esortandolo nel continuare a coltivare questa sua grande passione.

    Si alzi il sipario sul palcoscenico della vita di Leo e Mapi... buona lettura!

    Valeria Matta

    Libraia

    Leo

    Leonardo Guldi, per gli amici Leo, stava godendosi il tramonto dalla sua camera di hotel.

    Il sole calante di metà ottobre si rifletteva sui finestroni del centro commerciale Lingotto, colorandoli di mille sfumature diverse, dal rosa tenue fino all’arancio acceso.

    Appoggiò l’iPhone al tavolino in vetro, interrompendo la solita attività frenetica quotidiana a base di telefonate, mail, messaggi su WhatsApp ai suoi collaboratori. Come altri top manager, non aveva il profilo Facebook e, in generale, detestava il web e tutti i social media.

    Fermo in piedi davanti alla finestra, contemplò assorto quello spettacolo maestoso, poi si sedette pigramente sulla mitica poltrona Harry Bertoia, orientandola in direzione del sole calante.

    Distolse un attimo lo sguardo dal cielo per ammirare l’ampia camera dove stava soggiornando. Il sole, entrandovi di taglio, l’accarezzava con colori soavi, donandole, se possibile, ancor più fascino.

    Oggetti di design, usciti dalle geniali menti dei vari archistar, giacevano qua e là, con finta casualità. Come la lampada Tolomeo sul desk della televisione, disegnata da Michele De Lucchi nel 1986, o il tavolino sul quale si trovava ora il suo smart phone, che il visionario Eero Sarinen aveva chiamato con un antesignano codice PIN: 769/3/4.

    Leo si compiacque con se stesso per aver scelto quell’hotel. Si trovava in quel particolare momento della vita in cui, in modo simile alla stagione autunnale che gli si stava manifestando davanti agli occhi, erano molti di più i Natali già trascorsi di quelli che, probabilmente, gli restavano ancora da vivere.

    Altezza di poco superiore alla media, magro, brizzolato, occhi azzurri, in gioventù aveva praticato vari sport che ne avevano temprato il fisico e reso i muscoli tonici e affusolati; a questo doveva quella sua postura eretta ed elegante.

    Possedeva inoltre un’incredibile capacità di prevedere scenari futuri, un’innata scaltrezza e un certo fiuto per le opportunità da cogliere al volo. Sfruttando ad arte queste qualità e la sua impressionante capacità di gestire una grande mole di lavoro, era diventato il top manager che gli altri conoscevano e temevano.

    In realtà, col passare degli anni, qualche acciacco era arrivato. Come quel dolore insopportabile all’articolazione della spalla destra: sarebbe stata necessaria un’urgente infiltrazione di lidocaina ma il suo fisiatra, subito interpellato, gli aveva comunicato di non avere posto, almeno non fino alla settimana seguente.

    Questo coglione è sempre pieno di pazienti, poi ha il coraggio di lamentarsi, aveva pensato Leo, attaccando bruscamente al fisiatra. Va bene, nessun problema, prendo una compressa di paracetamolo e via, sperando che faccia effetto: l’importante è che gli altri non si accorgano di niente.

    Il giudizio degli altri gli era sempre molto interessato e lo viveva come una specie di ossessione: teneva alla sua immagine di vincente e odiava mostrarsi debole.

    Ma poi si domandava come lo vedessero davvero i suoi dipendenti e collaboratori: come una sorta di leader buono, o come uno stronzo che, pur di arrivare in cima, era passato sopra a tutto e a tutti? Lo stimavano per i suoi successi, oppure provavano invidia?

    Meglio suscitare invidia, che compassione, era sempre stato il suo motto dichiarato. Ma poi un qualsiasi giudizio negativo su di lui, carpito magari al volo nei corridoi, gli girava in testa per giorni e giorni e non lo faceva dormire bene, la notte.

    Anche il tono di voce di Leo era di quelli importanti: profondo, calmo, ben modulato, raramente alterato e con un frequente e insopportabile uso della parola caro. La stessa che non aveva mai sopportato, quando veniva usata da un altro nei suoi confronti.

    Il suo abbigliamento era in tema col resto del personaggio: nelle sue due abitazioni di Milano e di Bologna, aveva adibito intere stanze a cabina armadio. Locali in cui gli abiti, le camicie, le cravatte e i maglioni erano tutti maniacalmente ordinati per gradazione cromatica. Una serie di calzature in cuoio realizzate dai migliori artigiani italiani, con materie prime di alta qualità, erano allineate nelle ampie scarpiere, con lo stesso criterio.

    Potendo contare sull’affitto pagato dall’azienda, aveva cercato e trovato due attici gemelli nelle città a cui sentiva di appartenere, uno in centro storico a Bologna, con vista sulle due torri, e uno in centro a Milano, su piazza San Babila, da cui si intravedevano le guglie del Duomo.

    La malinconia di quel tramonto, però, gli stava ora facendo male al cuore. In modo inesorabile, affiorarono nella sua mente ricordi che pensava di aver rimosso del tutto. La sua infanzia felice solo a tratti e la sua adolescenza ribelle. La gioventù vissuta all’ombra di suo padre, poi quella loro frattura definitiva. Il suo mancato matrimonio.

    All’improvviso, Leo avvertì un senso di solitudine.

    Come se, in quel preciso istante, quei colori meravigliosi del cielo gli stessero ricordando di essere  un uomo. Non un ricco top manager, ma solo un uomo. E, in quanto tale, fallibile, frangibile, destinato a invecchiare e poi morire, come tutti gli altri.

    Leo odiava sentirsi così, non sopportava l’inaspettata fragilità che emergeva in quei momenti, la detestava così tanto da tenere questa parte del suo carattere ben nascosta, come se non lo riguardasse.

    La sua sensibilità e le sue paure. La debolezza nascosta dietro la maschera da vincente.

    Dio ti prego, fa che non emergano proprio adesso, si disse.

    Si rifiutava di fare suo il concetto che quella che chiamiamo vita, in pratica, si riducesse a un segmento dall’alfa all’omega, di cui nessuno sapesse dare l’esatta lunghezza.

    Non è forse questo il grande inganno? Pensare tutti di vivere per sempre, pur sapendo benissimo che non sarà così? Uno schiocco di dita e non ci sei più e la tua faccia sorridente finisce su una lapide al cimitero, in una tomba curata, con incise la data di nascita e quella di morte. All’inizio, la gente viene a trovarti, ti porta i fiori freschi e qualcuno piange e si dispera. Poi, nessuno viene più e diventi solo cibo per i vermi.

    Ignorare la lunghezza di questo segmento chiamato vita stava inducendo Leo a vivere sempre al massimo, senza soffermarsi troppo a pensare al suo domani, né tantomeno a quello di chi incontrasse sul suo cammino. Lo stolto che osava frapporsi tra lui e il successo veniva semplicemente spazzato via.

    Nei suoi cinquantasei anni aveva visto morire tanta gente, taluni molto più giovani di lui. Questo conferiva agli eventi un senso di urgenza, come se non ci fosse abbastanza tempo.

    Già, il tempo..., pensò. "Che preziosa risorsa che è. Ma noi lo sciupiamo, lo impieghiamo male,

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