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Ebrei e neri negli Stati Uniti negli anni Cinquanta e Sessanta: Lotte comuni e divergenze
Ebrei e neri negli Stati Uniti negli anni Cinquanta e Sessanta: Lotte comuni e divergenze
Ebrei e neri negli Stati Uniti negli anni Cinquanta e Sessanta: Lotte comuni e divergenze
E-book179 pagine1 ora

Ebrei e neri negli Stati Uniti negli anni Cinquanta e Sessanta: Lotte comuni e divergenze

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Info su questo ebook

Quale fu tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta negli Stati Uniti il rapporto tra la popolazione ebraica e quella afroamericana?
Un saggio che affronta l’analisi della questione del passato di schiavitù subito dai neri americani e la demonizzazione della cultura africana portata fino all’oblio, e lo studio della terribile esperienza dell’olocausto vissuta dagli ebrei come residuo dell’esperienza europea.
Ne emerge il contatto tra due comunità, minoritarie, che hanno lottato per farsi spazio tra la folla intransigente e violenta dei WASP White Anglo-Saxon Protestant (“bianco di origine anglosassone e di religione protestante”).
Due minoranze che in alcuni momenti hanno saputo avvicinarsi e aiutarsi, riconoscendosi “diversi” negli Stati Uniti, un paese che mette ancora oggi in evidenza la mancanza di diritti basilari per tutti negando poi ogni spiegazione. Un passato che oggi ritorna.
LinguaItaliano
Data di uscita28 mag 2024
ISBN9788832281910
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    Anteprima del libro

    Ebrei e neri negli Stati Uniti negli anni Cinquanta e Sessanta - Lisa Ridolfi

    Introduzione

    Questo elaborato si propone di trattare come argomento il rapporto sviluppato negli anni Cinquanta e Sessanta del XX secolo tra gli ebrei e la popolazione nera all’interno del territorio statunitense. Muove dall’interesse per la condizione delle popolazioni minoritarie, dalle difficoltà subite nei percorsi della vita e dalla ghigliottina oppressiva all’interno dei territori delle grandi potenze, le quali non hanno mai lasciato spazio alla libera espressione di chi, agli occhi, si presentava come diverso. Esempi eclatanti, la comunità ebraica e la popolazione nera, hanno conferito un’immagine concreta di come questi diversi abbiano sempre avuto una vita difficile. Gli anni Cinquanta e Sessanta del XX secolo sono gli anni in cui queste due minoranze hanno avuto il tempo di consolidare un’alleanza, di creare un rapporto, di aiutarsi, ma al tempo stesso, in appena un ventennio, hanno avuto anche modo di allontanarsi drasticamente gli uni dagli altri, prendendo strade molto diverse.

    Si partirà da una panoramica sulla situazione vissuta, a grandi linee, dal popolo ebraico, per passare a ciò che dovette affrontare la popolazione di colore da sempre discriminata.

    Quest’ultima ha tentato ardentemente di rivendicare i propri diritti come comunità, rendendo protagonisti della lotta per l’integrazione i singoli cittadini americani, che condividevano questo problema: essere di una razza diversa, avere la pelle di un altro colore, essere quindi neri.

    Gli ebrei toccarono l’apice della distruzione morale con la Shoah (o Olocausto, termine preferito in Italia, di derivazione greca e utilizzato nella traduzione latina del Levitico per distinguere il sacrificio in cui la vittima viene completamente arsa¹), ma non meno ingiurie vennero subite dalla popolazione di colore, che fin dall’antichità era considerata razza inferiore, perché diversa. E, come ribadì Hitler durante gli anni della sua campagna politica, attraverso il suo programma elettorale raccolto nel libro Mein Kampf, attingendo anche alle argomentazioni spenceriane, la popolazione nera venne disprezzata poiché considerata una categoria intenta a rubare il lavoro ai bianchi e identificata come stadio ultimo tra gli uomini e le scimmie.

    La situazione e le condizioni di vita delle popolazioni in questione non ebbero mai vita facile. Da sempre sono state costrette a vivere nell’anonimato e chiamate in causa a loro discapito, il più delle volte senza reali motivi.

    Sono entrambe popolazioni che hanno dovuto farsi spazio all’interno delle società e che, in misura largamente maggiore, hanno trovato qualche barlume di libertà, o, per meglio dire, di miglioramento delle condizioni, proprio negli Stati Uniti d’America, anche se hanno dovuto combattere contro gli stereotipi, trovandosi a dover rifuggire dalla vita sociale maggioritaria e rinchiudendosi, così, in una vita sempre più segregata e limitata al contatto di persone della stessa razza, colore e cultura.

    Fino alla metà degli anni Sessanta, erano ancora in vigore, in molti stati d’America, leggi che negavano anche i più elementari diritti ai neri. Venivano perseguitati da sette come il Ku Klux Klan e discriminati dalle istituzioni locali. Non era concessa loro la compravendita di beni di prima necessità nello stesso negozio in cui comperavano i bianchi, non potevano sedere negli stessi posti dei bianchi sugli autobus, non potevano mangiare negli stessi ristoranti dei bianchi, insieme a tante altre restrizioni che li portavano a vivere completamente separati. Nei casi in cui avessero avuto possibilità di contatto, i neri si sarebbero sempre dovuti comportare in maniera servizievole nei confronti della controparte.

    L’America si prestava ad avere all’interno del medesimo territorio una condizione disagevole: due mondi opposti che dovevano condividere lo stesso spazio. Ma il problema più grave era proprio la condivisione. I bianchi non cedettero così facilmente alla collaborazione e alla convivenza con la popolazione di colore. Questo non fece altro che inasprire i rapporti laddove le mentalità erano ancora molto ortodosse, sviluppando tentativi di lotta non violenta per l’ottenimento dei diritti civili da parte dei neri. Padre di questo movimento fu Martin Luther King Jr, che sosteneva:

    "Chi è oppresso non può rimanerlo per sempre. La brama di libertà si manifesta infine, ed è ciò che è accaduto al negro d’America. Qualcosa dentro di lui gli ha ricordato il suo diritto naturale alla libertà, e qualcosa dal di fuori gli ha ricordato che poteva ottenerla. Consapevole o inconsapevole, è stato colto dallo Zeitgeist², e il negro degli Stati Uniti, assieme ai suoi fratelli neri dell’Africa e a quelli bruni e gialli dell’Asia, del Sudamerica e dei Caraibi, si sta muovendo con un grande senso di urgenza verso la terra promessa della giustizia razziale" ³.

    Così il leader pacifista, Premio Nobel per la pace nel 1964, argomentava a proposito del diritto alla libertà che ognuno possiede fin dalla nascita. Da non sottovalutare il grande sostegno che venne loro dato da parte del popolo ebraico. Sotto varie forme, gli ebrei, si prestarono a sostenere la politica integrazionista dei neri. I movimenti per la libertà e la parità nella questione dei diritti civili, però, non furono sempre promulgati con la teoria pacifista della non violenza.

    Malcolm X fu un’altra spiccata figura che negli anni Cinquanta si occupò della questione. Si radicalizzò, certo che sarebbe stato impossibile ottenere una trasformazione sociale entro il quadro istituzionale americano. Per diversi anni militò all’interno della setta Nation of Islam, il cui credo si atteneva all’idea che la maggior parte degli schiavi africani fossero stati musulmani prima della cattura e che si dovesse riscoprire il ritorno all’Islam. Questo comportava la nascita di una nazione nera separata all'interno degli Stati Uniti e implicava un profondo odio verso la razza bianca. Con il pellegrinaggio alla Mecca, però, Malcolm ripudiò il pensiero sostenuto in precedenza, aborrendo il razzismo in tutte le sue forme e cambiando di opinione. Forse avvicinandosi al pacifismo di King più di quanto non venne dimostrato.

    Il suo impegno principale fu la lotta per i diritti umani. Nel 1948 l’Onu proclamò la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, nella quale si rivendicavano i diritti civili, politici, economici, sociali e culturali di tutta l’umanità. Denunciò la negazione agli afroamericani dei propri diritti civili, il genocidio, la discriminazione, lo sfruttamento economico e la congiura politica nei loro confronti. Lo stesso accadde con Martin Luther King, che involontariamente fu costretto a stroncare la politica attiva con il suo assassinio, lasciando in eredità una dura lotta per l’emancipazione di questo popolo, che ancora oggi porta con sé strascichi di difficoltà.

    Probabilmente proprio negli anni Cinquanta e Sessanta sono sorti quei principi che hanno conferito alle minoranze giustizia, diritti ai quali appellarsi e una speranza per il futuro.

    È difficile pensare che le problematiche siano completamente superate, vista la severità mentale con la quale ancora molta gente, nei diversi paesi del mondo, ragiona, ma, nonostante tutto, questo elaborato si presta al tentativo di ricostruire le tappe principali dell’integrazione delle minoranze, nella speranza di apprendere al meglio, analizzando gli eventi passati, cosa evitare affinché in futuro, in questo mondo, non continui a dilagare l’odio ingiustificato fra le persone.

    Breve

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