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Anteprima del libro
...e adesso? - Francesco Cassanelli Stami
FRANCESCO CASSANELLI STAMI
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I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore.
Ogni riferimento a fatti realmente accaduti o a persone realmente esistite è puramente casuale.
EDIZIONE 2013
A Lorenzo
e al suo primo anno di vita
Per non smettere mai di cercare
bisogna continuamente perdere ciò che si trova,
solo chi non ha nulla può sperare di trovare ancora tutto.
Indice
Capitolo primo
Capitolo secondo
Capitolo terzo
Capitolo quarto
Capitolo quinto
Capitolo sesto
Capitolo settimo
Capitolo primo
Se ne stava seduto su una delle tante panchine di cemento della caserma San Giusto
di Trieste. Senza far niente. Ripensava solamente a quell’estate appena trascorsa e a quei pochi giorni che gli avevano rivoluzionato la vita. E ora, lontano da casa e lontano da tutto, non poteva fare a meno di pensare che il dolore che stava sentendo in quel momento fosse il più grande che avesse mai provato.
Quando Francesco si laureò in giurisprudenza, all’inizio di marzo, fece insieme ad alcuni amici una bella festa. Niente di spettacolare, ma tutto si era svolto come aveva sperato, tanto che alla fine fu contento di come erano andate le cose.
La sera della festa i suoi amici di sempre gli regalarono un’autoradio di marca che ora non possedeva più. Una notte di maggio, al ritorno dalla discoteca, aveva lasciato il frontalino estraibile attaccato alla plancia della vettura e quella dimenticanza gli era stata fatale. Per aprire la portiera gli avevano scassinato la serratura in maniera tale da non potersi più chiudere. Avevano talmente forzato la lamiera che nella parte superiore, tra il tettuccio e la portiera, si poteva tranquillamente infilare una mano. Per di più quella notte era piovuto.
Francesco tuttavia digerì l’episodio apparentemente bene quando, la mattina, sua madre lo svegliò per informarlo dell’accaduto. La macchina danneggiata era infatti quella che la donna utilizzava tutti i giorni per recarsi al lavoro.
Per la verità il furto dell’autoradio si inseriva egregiamente in un periodo abbastanza infelice. La fine degli studi universitari aveva lasciato un profondo vuoto nelle sua vita, al punto che ora non aspettava altro che partire alla fine di agosto per il servizio di leva. Del resto il ragazzo era assolutamente consapevole che nessuno, per il momento, avrebbe preso in seria considerazione una sua eventuale domanda di assunzione.
Per questa ragione, in attesa della sua futura partenza, fu molto felice di trovare, ai primi di luglio, una momentanea occupazione nel CONAD sotto casa. Per recarsi al lavoro non occorreva nemmeno una vettura, visto che il negozio in questione si trovava praticamente a poche centinaia di metri da casa sua.
Anche la sua ragazza non poteva che essere soddisfatta di quella sua momentanea occupazione, visto e considerato che, dopo la laurea, per più di un mese e mezzo Francesco non aveva fatto altro che vegetare davanti alla televisione, racchiuso tra le proprie mura domestiche.
Non fu difficile farsi assumere. Al CONAD serviva un commesso per circa due mesi e Francesco proprio quelli aveva da offrire, oltre che ad una discreta conoscenza del proprietario del negozio. Per l’assunzione non servì nemmeno un formale colloquio di lavoro. Una mattina di fine giugno Francesco era andato semplicemente a fare la spesa, così come aveva fatto tante altre volte. Alcuni giorni prima Fabio, uno dei commessi del negozio, gli aveva detto che da lì a pochi giorni il figlio del proprietario sarebbe partito per un lunga vacanza negli Stati Uniti, vicenda di scarso interesse, a parte il fatto che sarebbe stato necessario sostituirlo momentaneamente al lavoro.
Quella stessa mattina, dopo aver accuratamente riempito il carrello, Francesco si presentò davanti a Daniele, il proprietario, quasi a volergli dire: Guarda! Io faccio la spesa nel tuo negozio, mia madre fa la spesa nel tuo nego zio, mia zia e mia nonna fanno la spesa nel tuo negozio, se non proprio la vita qualcosa mi dovrai pure?
Quindi, in maniera estremamente diretta, gli chiese semplicemente di essere assunto per il breve periodo di assenza del figlio.
Daniele gli rispose semplicemente che, se avesse voluto, avrebbe potuto iniziare anche il mattino seguente. Il negozio gli avrebbe fornito anche un grembiule bianco, quale emblema della sua nuova condizione esistenziale: il commesso!
Francesco, felicemente impressionato dalla facilità con la quale aveva ottenuto il lavoro e vista la sua attuale condizione, accettò di buon grado e senza ulteriori domande. Chiese tuttavia di poter iniziare a lavorare solo dopo una serie di conferenze e di colloqui con imprese modenesi, organizzate per i neolaureati dalla facoltà di Giurisprudenza. In realtà il tutto non gli interessava un granché, visto e considerato che l’obbligo del servizio militare incombeva sulla sua persona come un’implacabile spada di Damocle.
La sera precedente al suo primo giorno di lavoro Francesco si era ripetutamente chiesto se le ragazze lo considerassero una persona interessante. Non ricordava per quale ragione fosse arrivato a porsi quella domanda, gli era semplicemente caduta addosso.
In sostanza, sprofondato nella morbidezza del suo letto, aveva cercato il più possibile di individuare le qualità che potevano catturare l’attenzione di una ragazza. Si era soffermato prima su un buon impiego o un grosso conto in banca, ma poi era scivolato sopra qualità più ricercate, come l’appartenenza ad un qualche circolo esclusivo o il frequentare persone a loro volta considerate interessanti. Il mattino seguente, mentre si preparava per quello che sarebbe stato il suo primo giorno di lavoro al CONAD, ripensò a queste stesse cose. Ma ancora una volta una risposta sensata non riuscì a vedere la luce.
Non si vestì in maniera pesante, cominciava a far caldo in quel periodo: un paio dei suoi inseparabili Levi’s e una maglietta bianca con sopra una camicia sportiva a quadretti. Come sempre la sua colazione si limitò ad un bicchiere di latte e caffè.
Mentre scendeva le scale della palazzina a tre piani, dove abitava assieme alla madre e al fratello, pensò a quante altre volte avesse già fatto quella stessa strada per andare a fare la spesa e come, tutto d’un tratto, quello stesso negozio gli appariva ora in una veste del tutto nuova. Non era preoccupato, la sua risultò una semplice constatazione, anche se gli venne da sorridere pensando a come una stessa situazione potesse così radicalmente cambiare. Ma doveva proprio apparire come un sorriso forzato, infatti, viste le sue consuete abitudini, era difficile che in quel periodo si alzasse prima di mezzogiorno.
Entrato in negozio, immediatamente gli si presentò davanti Daniele che salutandolo distrattamente si affrettò a chiamare Fabio.
Lo stesso Fabio, che non dava certo l’impressione di una persona del tutto sveglia, con gli occhi rossi che si ritrovava, dopo aver scambiato poche parole con Daniele, salutò Francesco con un semplice cenno del capo. Subito dopo lo portò nel piccolo magazzino posto nel retro e, dopo avergli indicato una serie di cartoni per imballaggio pieni di scatole di piselli verdi, gli diede istruzione di riporre le stesse sugli appositi scaffali. Dopodiché ritornò dietro il bancone degli affettati e dei formaggi per servire, insieme a Stefania, una delle altre due commesse, i primi clienti che a quell’ora del mattino si affrettavano a fare la spesa prima di andare al lavoro.
Mentre Francesco aveva il suo bel d’affare, come da istruzioni ricevute, entrò di corsa nel negozio, in evidente ritardo, la seconda delle due commesse: una bella ragazza mora di non più di vent’anni di nome Elisa. Questa rivolse a Daniele una sguardo colpevole ma poi lo salutò con un sorriso di circostanza. Infine si diresse verso Francesco per andare dietro il bancone degli ortaggi. Per alcuni istanti guardò il ragazzo con aria interrogativa poi, come se avesse di colpo capito, salutò anche lui con un semplice sorriso. Evidentemente sapeva che Daniele avrebbe assunto una persona per sostituire il figlio ma non sapeva ancora che, a ricoprire quel posto, sarebbe stato quel ragazzo che conosceva appena.
La squadra si presentava ora nella sua formazione completa: Fabio e Stefania a servire i clienti dal bancone degli affettati e dei formaggi, Elisa da quello degli ortaggi, Daniele era posizionato dietro l’unica cassa ed infine Francesco che al momento aveva a che fare con dei piselli verdi.
Per tutta la mattinata il lavoro risultò abbastanza sostenuto, o perlomeno questa fu la sensazione di Francesco che di certo non era abituato a lavorare a quei ritmi. O meglio, non era abituato a lavorare a nessun ritmo. Per quasi tutto il tempo aveva continuato a sistemare sui diversi scaffali scatolame di vario genere. Sospese questa sua attività solamente per aiutare Fabio a scaricare del- le confezioni di acqua dal camioncino di uno dei tanti fornitori.
Ogni volta che doveva andare in magazzino a prendere delle altre scatole era costretto a passare di fianco ad Elisa, visto che la porta di passaggio si trovava proprio dietro al suo bancone. Lei gli sorrideva tutte le volte che passava e Francesco, a sua volta, cercava di ricambiare. Tuttavia ben presto si accorse che il suo sorriso si era trasformato in una smorfia assai patetica, ma non cercò di migliorarlo. Non per scortesia, ma semplicemente perché ciò gli sarebbe risultato impossibile. Ad un certo punto anche Elisa smise di sorridergli e fu per entrambi un piccolo successo.
Alle dodici e trenta, quando chiuse il negozio, Francesco corse velocemente a casa. Una volta entrato nell’appartamento vide la madre preparare qualcosa sui fornelli.
La salutò e andò come era suo solito a sdraiarsi sul divano. Accesa la televisione, sul televideo della RAI, osservò le quotazioni di alcuni titoli azionari. Non era un buon periodo quello per la borsa di Milano, come del resto non lo era per la maggior parte delle borse europee. La crisi asiatica si stava ripercuotendo pesantemente anche sulla vecchia Europa.
Spenta la televisione si rammaricò, ancora una volta, come del resto faceva da alcune settimane, di non aver venduto prima le poche azioni in suo possesso, anche se era consapevole del fatto che sarebbe stato estremamente difficile prevedere una così rabbiosa inversione dei mercati.
Mentre si accingeva ad andare in bagno a lavarsi le mani, squillò il telefono di casa. Francesco immaginò subito che dall’altro capo del filo ci fosse Silvia, la sua fidanzata, che lo chiamava per sapere da lui tutte le novità di quella sua prima mattinata al lavoro. Presa in mano la cornetta e sentita la sua voce gli venne da sorridere, sapendo di aver vinto quella sua piccola scommessa personale. Inevitabilmente la loro conversazione si accentrò velocemente sul CONAD. Comprensibilmente Francesco non aveva tante cose interessanti da dirle, quindi la telefonata si concluse velocemente tra un suo: Ci sentiamo questa sera
e una risposta di lei del tipo: Non hai mai niente di interessante da dirmi!
Poco male, non avrebbe atteso oltre per sedersi a tavola e mangiare.
Posata la cornetta si rivolse quindi alla madre e si lamentò del fatto che non ci fosse ancora nulla di pronto, ma poi si sdraiò nuovamente sul divano senza nemmeno ascoltare quello che quella santa donna gli urlò dietro.
Il CONAD riapriva alle ore 15, tuttavia Francesco si presentò scandalosamente alle 15 e 20, con uno sguardo allucinato, molto più preoccupante di quello che aveva sfoderato al mattino. Tutta colpa del pisolino pomeridiano che gli aveva inevitabilmente offuscato la mente.
Per tutto il pomeriggio non fece altro che saltare da una parte all’altra del negozio, per aiutare chiunque avesse avuto in qualche modo bisogno di lui. Ad un certo punto, stanco e sudato, si rifugiò perfino in bagno per evitare di essere continuamente chiamato. Poi, d’improvviso, la sua prima giornata lavorativa al CONAD si concluse e si ritrovò al di fuori del negozio a salutare gli altri componenti della squadra.
Nonostante la stanchezza Francesco, una volta congedatosi dai colleghi, decise che non era ancora il momento di tornarsene a casa. Erano ormai le 19: 40 e Robbi, un suo carissimo amico, probabilmente era già tornato dal lavoro. Decise quindi di andarlo a trovare. Con Robbi, che da più di un anno era andato a convivere con la sua ragazza in un appartamento proprio nelle vicinanze del negozio, Francesco aveva frequentato le elementari e quindi si conoscevano da sempre.
Una volta suonato il campanello il ragazzo aspettò alcuni istanti senza ottenere una risposta. Riprovò quindi una seconda ed una terza volta, e finalmente gli rispose una voce particolarmente scocciata.
In un attimo Francesco salì le scale e, quando si ritrovò davanti alla porta dell’appartamento dell’amico, per un momento si fermò a pensare alla ragione per la quale, in ogni situazione, si ritrovasse sempre a fare le scale di corsa.
Come sempre salutò l’amico d’infanzia con un sorriso idiota. Robbi a sua volta lo guardò per alcuni istanti con il suo solito sguardo interrogativo, poi si diresse verso il bagno con un asciugamani sulla testa e decine di goccioline che gli scendevano lungo la fronte e il collo.
Francesco, una vola raggiunto l’amico nella stanza da bagno, cominciò a lamentarsi con lui del suo comportamento e di come fosse certamente poco educato impiegare troppo tempo a rispondere al citofono, ma le sue parole caddero nel silenzio più cupo. Quindi, come era suo solito, andò a sdraiarsi sul grande divano blu che occupava il soggiorno.
Finalmente, dopo circa una decina di minuti, Robbi uscì dal bagno e, sostenendo che non ci fosse niente di più entusiasmante al Mondo che avere gli occhi pieni di shampoo non per bambini,
ringraziò l’amico per averlo interrotto durante quella sua delicata operazione. Quindi gli domandò, verosimilmente interessato, come fosse trascorsa la sua prima giornata lavorativa, ma la risposta di Francesco non riuscì ad andare oltre ad un laconico penso bene.
Mentre parlavano assieme, Francesco, guardandosi attorno, non poté fare a meno di pensare di avere la stessa età dell’amico ma che, rispetto a lui, vivesse una condizione estremamente diversa. In effetti Francesco abitava ancora a casa con la madre e il fratello, si era appena laureato e il suo conto in banca presentava un saldo plausibilmente ridicolo, saccheggiato più volte e con drammatica frequenza. Ma soprattutto lo attendevano 10 mesi di servizio militare, assolutamente inutili per chiunque. Robbi al contrario si trovava ad avere un appartamento tutto suo, molto grande e arredato con cura. Probabilmente aveva già pensato almeno una volta seriamente al matrimonio e chissà, tra un anno o due, la sua ragazza avrebbe messo al Mondo un bel bambino.
Queste stesse considerazioni lo accompagnarono ancora mentre scendeva le scale al termine della fulminea visita all’amico.
Di nuovo a casa si accorse di non aver niente da fare, decise quindi di abbandonarsi davanti alla televisione in attesa della cena.
L’indomani Francesco si ritrovò improvvisamente di fronte al