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L ultima occasione del greco: Harmony Collezione
L ultima occasione del greco: Harmony Collezione
L ultima occasione del greco: Harmony Collezione
E-book160 pagine3 ore

L ultima occasione del greco: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Mentre, seduta al tavolo del ristorante dell'elegante albergo, aspetta che suo marito la raggiunga per chiederle il divorzio, Holly Tsoukatos capisce di non aver mai avuto tanta paura. Nemmeno quando aveva confessato a Theo una colpa che in realtà non le apparteneva, consapevole che così facendo avrebbe distrutto il loro matrimonio.

La prospettiva di rivedere Holly ha riacceso in Theo un vero e proprio tumulto di sentimenti. Theo ha scelto come luogo del loro incontro Barcellona, città dove hanno trascorso la loro luna di miele, ma non appena se la trova di fronte capisce di non essere disposto a rinunciare a lei una seconda volta.

Benvenuti al Chatsfield, Barcellona



Miniserie "Chatsfield Hotel" - Vol. 5/8
LinguaItaliano
Data di uscita19 ago 2016
ISBN9788858953723
L ultima occasione del greco: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    L ultima occasione del greco - Caitlin Crews

    successivo.

    1

    Theo Tsoukatos scosse la testa contrariato quando la porta del suo ufficio si aprì nonostante avesse impartito l'ordine preciso di non essere disturbato.

    E i suoi ordini in genere erano rispettati, perché nessuno dei suoi dipendenti ambiva a sopportarne le conseguenze in caso contrario.

    Assomigliava sempre più a suo padre ogni giorno che passava, pensò cupo, una cosa tollerabile solo fin quando fosse rimasta confinata nell'ambito lavorativo, perché mai avrebbe voluto comportarsi come lui nella sfera personale, rifletté.

    Mai, si disse, ripetendo il giuramento che aveva fatto a se stesso tanti anni prima. Non avrebbe permesso che accadesse.

    «Immagino che sia scoppiato un incendio nell'edificio?» ipotizzò guardando la segretaria che aveva appena fatto il suo ingresso nella stanza, in quanto solo una crisi di proporzioni catastrofiche avrebbe potuto portarla lì contro le sue espresse istruzioni.

    «Non che io sappia» replicò la signora Papadopoulos, che con il viso dai lineamenti aguzzi e i capelli grigi gli ricordava sua zia Despina, apparentemente per nulla intimorita da quel brusco approccio. «Però tutto può succedere. È ancora mattina presto.»

    Theo lasciò andare un sospiro di impazienza. Non aveva tempo da perdere, doveva rileggere e correggere al più presto gli appunti che aveva preso in previsione del meeting che si sarebbe svolto di lì a poco, a cui avrebbe presenziato al posto di suo padre, visto che quest'ultimo, Demetrious Tsoukatos, ormai era più interessato ai suoi problemi di salute che all'azienda di famiglia.

    Lanciò uno sguardo alla finestra che offriva una spettacolare vista di Atene, una città che non ometteva mai di rammentargli una lezione di vita fondamentale.

    Cioè, che tutto doveva cadere prima di risorgere più forte di prima.

    Era il credo della sua famiglia, ed era la storia della sua vita. Era la nozione che aveva portato alla costruzione di quella che veniva chiamata la Torre Tsoukatos, dove lui si trovava in quel momento: un imponente edificio che era anche la testimonianza del successo raggiunto da suo padre nel campo della marina mercantile, nonostante tutti gli ostacoli che avevano intralciato il suo cammino, dai rivali al crollo economico della nazione.

    Di recente la torre era diventata anche il simbolo della sua stessa, costantemente in crescita, reputazione nel mondo degli affari, pensò Theo con una punta di orgoglio, la reputazione di un uomo che non esitava prima di correre rischi, differenziandosi così dagli altri imprenditori che preferivano giocare sul sicuro, andando così spesso in bancarotta.

    Qualcosa che non sarebbe mai successo alla sua flotta, decise. Vero, si era comportato come un erede viziato e scapestrato in passato, ma negli ultimi quattro anni aveva usato tutto il suo tempo e ogni energia per dare prova di essere scaltro e capace esattamente come lo era suo padre.

    Ed era bravo, quasi il potere fosse una questione di DNA, cosa del resto che suo padre era solito affermare.

    Così aveva emulato Demetrious nella corsa al successo, usando quella cinica spregiudicatezza che era la carta vincente nel mondo del lavoro. La sua vita personale invece era un completo subbuglio, ma non per i motivi che avevano reso tale anche quella di suo padre. Forse non era felice, ma non era un bugiardo né un traditore.

    Scoccò un'occhiata feroce alla signora Papadopoulos, che non batté ciglio. Anzi, gli restituì uno sguardo carico di condanna, qualcosa che non lo contrariò. La donna era la sua personale versione del cilicio, e a lui non dispiaceva rammentare i suoi peccati, di tanto in tanto.

    «Si tratta di sua moglie.»

    Sua moglie. Holly. Adesso sì che era contrariato, capì Theo, anzi furibondo. Era così abituato a quel sentimento negativo che aveva residenza stabile nel suo cuore da conviverci senza quasi rendersene conto. Erano passati quattro anni da quando aveva visto l'ultima volta sua moglie. Quattro anni da quando erano stati nella stessa stanza, o meglio, nella stessa nazione. Quattro anni da quando l'aveva toccata, e si era perso in lei, cosa che non sarebbe mai più accaduta, perché erano passati quattro anni anche da quando aveva scoperto la verità sul suo conto. E sulla farsa che era stato il loro matrimonio.

    Tu non hai scoperto la verità sul suo conto, ricordò a se stesso. Te l'ha presentata lei, su un vassoio di argento.

    Però non poteva permettersi di farsi inghiottire di nuovo da quella spirale oscura. Non oggi e non lì, nel suo posto di lavoro, dov'era conosciuto per la gelida calma con cui resisteva a ogni forma di pressione.

    Non oggi, non lì, e mai più.

    Già da tempo avrebbe dovuto superare tutto quello, si disse come faceva spesso; tuttavia fu costretto a ordinare ai suoi polmoni di respirare, e alle sue mani di non stringersi a pugno, a tutto il suo corpo di rilassarsi al fine di fingere di non essere turbato, esattamente come sarebbe stato giusto che fosse.

    «Se si tratta di mia moglie, non solo sono occupato, ma assolutamente non interessato» affermò. «Lei sa molto bene, signora Papadopoulos, che non deve disturbarmi per faccende simili. Gli unici contatti che ho con mia moglie sono via mail e...»

    «La signora insiste» lo interruppe la segretaria. «Pare sia un'urgenza.»

    L'ultima cosa a cui voleva pensare era Holly, decise Theo. Holly, cioè il suo peggior fallimento nella forma di una donna ingannatrice e anche troppo bella.

    Perché la triste verità era che si costringeva ogni giorno a non pensare a lei. Nelle ore che trascorreva nella sua palestra privata, accanendosi contro il sacco da allenamento fino a farsi sanguinare le mani, o durante gli estenuanti chilometri di corsa che si imponeva quotidianamente. Cercava di non pensare al fatto che lo avesse tradito con un turista al quale, Holly l'aveva confessato apertamente, non si era preoccupata nemmeno di chiedere il nome. E sforzandosi di non immaginare le scene perverse che erano impresse nel suo cervello quasi vi avesse assistito di persona. Tentando di non chiedersi perché aveva creduto a tutte le bugie che gli aveva propinato, proprio lui, che si reputava tanto intelligente da captare sempre la realtà.

    Per quattro anni si era dedicato anima e corpo all'azienda di famiglia nell'intento di deviare la sua attenzione dall'ingannatrice creatura che aveva sposato così sventatamente e che per molti versi lo aveva rovinato. Si era preso gioco di lui, ma non solo, gli aveva spezzato quel cuore che non aveva saputo di possedere prima di conoscerla. In più, lo aveva costretto a riproporre lo stesso infelice matrimonio dei suoi genitori, cosa che non le avrebbe mai perdonato.

    Per quattro anni aveva incanalato quei sentimenti a cui rifiutava di dare un nome in qualcosa di tangibile, nell'annientamento di tutti i rivali in affari e nella scalata a quel successo così improbabile, tenendo conto dell'economia in declino della Grecia.

    Da quattro anni nessuno più osava definirlo come un playboy indolente e moralmente corrotto; da quattro anni era un professionista rispettato e temuto, ma Holly continuava a essere la prova vivente del suo fallimento, il ricordo costante della persona che era stato da giovane, una delusione per suo padre e una vergogna per l'intera famiglia.

    Non voleva pensare a come velocemente avesse perso la testa per la bionda americana che aveva finto per lui amore a prima vista; all'insistenza con cui l'aveva corteggiata dopo la prima settimana trascorsa insieme sull'isola; al tradimento che aveva subito solo sei mesi dopo il matrimonio, un matrimonio che era stato così cieco da giudicare romantico nonostante la velocità con cui si era celebrato.

    In particolare, non voleva soffermarsi sulla cruda verità, cioè che non poteva biasimare per l'accaduto altri se non se stesso.

    In fin dei conti, tutti lo avevano avvertito. Tutti avevano tentato di fargli vedere l'affascinante, giovane Holly Holt, che viaggiava in Europa da sola e zaino in spalla dopo la morte del padre, per quello che era.

    Cioè una cacciatrice di dote texana decisa ad accaparrarsi la migliore preda.

    A Santorini la migliore preda era stata lui.

    «Tu sei l'erede dell'impero Tsoukatos» gli aveva ripetuto suo padre decine di volte, «quella tizia invece non è nessuno. Fra voi potrà esserci solo un'avventura estiva. Devi convincertene, Theo.»

    Suo padre e suo fratello avevano preso una chiara posizione, ma lui era stato poco incline ad accettare consigli dall'uomo che aveva distrutto la moglie con la sua infedeltà, o da un fratello minore che al tempo era stato poco più di un ragazzino. Infine, quando era stato ovvio che non era possibile distoglierlo dalla sua follia, lo avevano supplicato almeno di compiere i passi legali necessari per proteggere il suo patrimonio, il suo futuro e l'azienda, ma lui aveva ignorato quei moniti, perché non gli interessava altro se non se stesso e il suo immediato appagamento.

    Se stesso, e la biondina con un paio di occhi più blu del Mar Egeo e dal sorriso più brillante che lui avesse mai visto. Un sorriso in cui si era perso, e che aveva scoperto solo in un secondo momento nascondere un cuore traditore.

    Questa, supponeva, era la pena che scontava per la sua impetuosità. L'umiliazione di un matrimonio che era ancora effettivo solo perché aveva rifiutato di concederle anche la soddisfazione di un divorzio.

    Erano trascorsi quasi quattro anni e mezzo da quando si erano sposati in una calda giornata estiva a Santorini, e ne erano trascorsi quattro da quando si erano ritrovati per l'ultima volta sotto lo stesso tetto. La sua ira però non si era sedata, nemmeno un po'. La sua ira era così forte che non si sarebbe spenta per altri dieci anni. Forse non voleva più vederla, e di sicuro si sarebbe buttato giù dalla cima di una montagna piuttosto che cadere di nuovo preda del suo fascino, ma altrettanto sicuramente non le avrebbe restituito la sua libertà, a meno che lei non lo avesse supplicato di farlo.

    In ginocchio, e a debita distanza. Era un uomo semplice. Si atteneva alla regola dell'occhio per occhio, dell'umiliazione in cambio di un'umiliazione.

    «Mia moglie ha la tendenza al melodramma» borbottò, scaricando la sua ira sulla segretaria. Non che gli importasse. Le corrispondeva mensilmente una cifra considerevole proprio per sopportare i suoi malumori. «La sua idea di un'emergenza in genere include il limite della sua carta di credito.»

    «Penso che questa volta sia diverso» obiettò la signora Papadopoulos.

    Era pericolosamente vicino a perdere la calma, si rese conto Theo; inoltre essere paziente non rientrava fra le sue virtù. La poca pazienza di cui era dotato era già dedicata al lavoro, un lavoro che, a giudicare dalle tante mail che il computer gli segnalava in arrivo, esigeva la sua immediata attenzione. Un'attenzione che non poteva essere deviata su Holly, o sul suo ultimo piccolo complotto.

    «Perché?» domandò. «Perché lo ha detto lei? Lo fa sempre.»

    «Perché è in videochiamata» precisò la signora Papadopoulos, posando un tablet sulla scrivania. «Ecco, guardi pure» aggiunse arretrando di un passo.

    Theo socchiuse gli occhi, poi lanciò uno sguardo circospetto al piccolo display, quasi l'immagine di Holly potesse prendere vita e balzar fuori dal dispositivo per infliggergli un'altra coltellata, probabilmente letale questa volta. Impiegò qualche secondo per ricordare che la segretaria era ancora lì, sul viso un'espressione di disapprovazione. La congedò con un impetuoso gesto della mano che purtroppo tradì la sua agitazione.

    Perché in effetti una videochiamata era un fatto diverso. E quando si trattava di Holly, l'aggettivo diverso non aveva mai un'accezione positiva. Diverso comportava sempre un caro prezzo, che lui finiva inevitabilmente per pagare.

    In realtà, Holly era il suo errore più costoso. Di tutte le follie che si era concesso in gioventù, Holly Holt, originaria di un posto per lui improbabile come il Texas, dalla risata coinvolgente che lo aveva conquistato per poi distruggerlo, era quella di cui si pentiva di più.

    Se ne pentiva ogni giorno, che si permettesse di pensare a lei o meno.

    «Controllati» ammonì se stesso ad alta voce, la mano già tesa verso il pulsante del comando per rifiutare la chiamata, ma un secondo

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