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Un dolcissimo errore: Harmony Collezione
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Un dolcissimo errore: Harmony Collezione
E-book152 pagine3 ore

Un dolcissimo errore: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Spose a Natale 2/2
L'ultima volta che Lisa Martinez ha visto Maximiliano, il marito da cui si è separata, stava per chiudere le loro relazione per sempre. Adesso che ha ceduto nuovamente alle lusinghe e alla studiata seduzione di Max, si ritrova con il cuore a pezzi e la dignità calpestata. Ancora una volta. L'unica opzione che le rimane è il divorzio, ma quella notte tra le braccia del suo ex ha avuto delle conseguenze.

Max non ha mai desiderato una famiglia, così Lisa rimane sconvolta quando lui le comunica che non intende rinunciare a suo figlio e che, anzi, pretende che tornino a vivere sotto lo stesso tetto come marito e moglie. Lei accetta, per il bene del bambino, ma il desiderio che prova per suo marito potrebbe diventare difficile da controllare.
LinguaItaliano
Data di uscita20 dic 2019
ISBN9788830508378
Un dolcissimo errore: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Un dolcissimo errore - Rachael Thomas

    successivo.

    Prologo

    Due mesi prima...

    Maximiliano Martinez aprì gli occhi, sconcertato dall'insolita presenza di qualcuno accanto a lui nel letto. Ricordi della notte passata a parlare e a bere con Lisa gli riempirono la mente.

    In quel preciso momento lei si stiracchiò, accoccolandosi nuda contro il suo corpo.

    Max serrò le labbra, cercando di ignorare la fitta di desiderio che provò. Preferiva la rabbia per aver ceduto alla debolezza. Era stata la stessa debolezza che aveva fatto sì che il matrimonio con Lisa fosse l'unica opzione.

    Svegliarsi con lei vicino ogni mattina era ciò che sarebbe successo se fosse stato in grado di onorare i voti nuziali, lasciarsi il passato alle spalle e amare sua moglie. Però non era stato così.

    Aveva creduto che ciò che li univa avrebbe potuto fargli dimenticare tutto, e invece si era sbagliato perché era stato l'esatto contrario.

    Non era capace di amare.

    Era per quel motivo che aveva lasciato libera Lisa pochi mesi dopo essersi sposati.

    Negli ultimi sei mesi avevano mantenuto un distacco professionale, sebbene lavorassero insieme.

    Lui era consapevole che lei faceva di tutto per evitarlo e non poteva biasimarla per quello. L'aveva ferita.

    E allora cosa diavolo ci faceva nel suo letto?

    Lisa posò un braccio sul suo torace ancora assonnata e Max si trovò a lottare con il suo corpo che la voleva ancora. La sua mente però sapeva che, qualunque cosa fosse successa quella notte, era già stata un errore più che sufficiente.

    Poteva non essere capace di amare sua moglie, tuttavia non voleva ferirla. Era per questo che aveva messo fine al loro matrimonio, per risparmiarle la sofferenza che un uomo come lui le avrebbe inevitabilmente inflitto.

    Le scostò con gentilezza il braccio e la sentì sospirare. La guardò, sempre più convinto di stare facendo la cosa giusta, poi si alzò vincendo la sua lotta contro il desiderio.

    «Che stai facendo?» gli chiese Lisa con un tono di voce roco e dannatamente sexy.

    Lui rimase paralizzato per qualche secondo, incapace di muoversi o di parlare. Quella non era stata una notte occasionale con una donna di cui non avrebbe ricordato il nome. L'aveva passata con sua moglie.

    Prima di incontrare Lisa era sempre stato forte e in grado di resistere all'attrazione fisica, ma lei lo aveva colpito come non era mai riuscita a fare nessun'altra. Com'era successo che erano passati da un incontro professionale al letto? Avrebbe dovuto essere una riunione sui giocatori dell'ultimo football club che aveva comprato e voleva che lei continuasse a lavorare per lui come fisioterapista.

    Perché è la donna che volevi amare.

    Max la guardò di nuovo e di nuovo fu colto da una fitta di desiderio, ma anche dai fantasmi del passato.

    Quella notte avevano bevuto troppo vino e adesso la sua testa pulsava in segno di protesta. Doveva essere stato un folle a pensare di poter parlare con Lisa a cena e non cedere al bisogno di toccarla, di baciarla e farla sua. Se non l'avesse allontanata subito dal suo appartamento avrebbe ceduto un'altra volta. Qualunque fosse la scintilla che li aveva portati fin lì era ancora viva.

    «Ho un'importante riunione tra un'ora» le annunciò mentre si vestiva. In realtà l'unico incontro che aveva era con diverse tazze di caffè e degli antidolorifici.

    Quando si voltò verso sua moglie, con una cascata di capelli rossi che le circondava le spalle, capì che la stava ferendo. Di nuovo.

    Ciononostante non riuscì a impedirsi di aggiungere duro: «Devi andartene».

    «Ma...» mormorò lei, quasi implorandolo di non essere così pungente.

    «Niente ma, Lisa. Vattene e basta.»

    «Ma questa notte...» insistette lei sedendosi sul letto e coprendosi con il lenzuolo.

    «Questa notte non doveva succedere. Maledizione, Lisa, eravamo d'accordo! Il nostro matrimonio è stato un errore» sbottò lui passandosi una mano nei capelli e dandole la schiena per non vedere il dolore sul suo bellissimo volto. Imprecò in spagnolo, la sua lingua madre, malgrado vivesse a Londra da quando aveva lasciato la Spagna da ragazzino.

    Lei si alzò dal letto con un movimento fluido e aggraziato, senza però nascondere quanto fosse arrabbiata e ferita.

    Max la fissò, desiderando che le cose tra loro fossero diverse e che il suo passato non rendesse impossibile qualsiasi coinvolgimento emotivo.

    «Avevamo deciso di continuare a lavorare insieme come facevamo prima di sposarci» le disse riprendendo il controllo quando Lisa si rivestì.

    «Siamo ancora sposati» sibilò lei mentre si allacciava i bottoni della camicetta. «Hai ammesso che è stato un errore, però non hai fatto niente per rimediare.»

    Lisa aveva ragione? Era troppo debole per ammetterlo? Oppure la verità era che non aveva mai smesso di volerla?

    Ma tu non puoi darle ciò che vuole.

    «Quindi cos'è stata questa notte?» lo pungolò lei. «Sesso casuale? Un grosso sbaglio?»

    «Sì, uno sbaglio che si sarebbe dovuto evitare» dichiarò lui deciso. Non era l'uomo per Lisa. Lei voleva amare ed essere riamata, cosa di cui non aveva mai fatto mistero. Ed era proprio quello il suo problema: non poteva accettare il suo amore dato che sapeva che non avrebbe mai potuto ricambiare i suoi sentimenti. Non che non ci avesse provato. L'aveva persino sposata nel tentativo di liberarsi dalle catene che imprigionavano le sue emozioni.

    Lisa spalancò gli occhi addolorata. Non poteva fare altro, si disse Max. Doveva farle capire che non andavano bene insieme. Risparmiarle una sofferenza più grande. Malgrado la passione che li aveva divorati la sera prima, come se quei mesi in cui erano stati separati non fossero mai esistiti, non erano fatti l'uno per l'altra.

    «Ti odio!» gli gridò lei.

    Max sapeva bene che una volta lo aveva amato, tuttavia preferiva che lo detestasse e che trovasse qualcuno che potesse darle ciò di cui aveva bisogno e che si meritava.

    «Allora stiamo facendo la cosa giusta» ribatté, anche se una parte di lui si frantumò al pensiero che lo odiasse.

    «Ci puoi giurare. Hai ragione. Questa notte è stata un errore enorme!» Lisa afferrò la borsa e la giacca dalla poltrona, dove ricordava di averle lanciate la sera prima, e marciò decisa verso la porta. «Voglio il divorzio.»

    La porta sbatté alle sue spalle e Max rimase immobile a fissarla, consapevole di avere chiuso fuori Lisa dalla sua vita per sempre.

    Era meglio così, lo sapeva, eppure in quel momento non gli pareva affatto giusto.

    1

    Lisa Martinez fece un profondo respiro, cercando di controllare la nausea che era diventata una normale routine delle sue mattine. Non poteva rimandare oltre. Doveva dirglielo. Era incinta. Aspettava il figlio di un uomo che non voleva né lei, né qualsiasi altro tipo di coinvolgimento nella sua vita.

    Cosa diavolo avrebbe fatto?, si chiese rabbrividendo. L'unica sua certezza era che doveva dirlo a Maximiliano, di cui si era innamorata follemente nel momento stesso in cui i loro sguardi si erano incrociati. L'uomo che aveva sposato con la convinzione che il suo amore avrebbe potuto regalare a entrambi la felicità. L'uomo che l'aveva abbandonata pochi mesi dopo che si erano scambiati i voti nuziali. L'uomo a cui lei aveva detto di volere il divorzio quando la luce del giorno aveva messo fine alla loro notte di passione.

    Sapeva dove lo avrebbe trovato: rintanato nel suo ufficio, a caccia del prossimo grande affare. Un'altra squadra di football da portare al successo. Era il suo modo di dimostrare che poteva essere ancora qualcuno nel mondo del football, malgrado l'incidente d'auto che aveva stroncato la sua carriera.

    E adesso doveva confessargli che la notte trascorsa insieme due mesi prima aveva avuto delle conseguenze permanenti.

    Poteva anche essere il suo datore di lavoro ma restava comunque suo marito, sebbene avesse ricevuto i documenti per il divorzio.

    Inspirò a fondo nella speranza di recuperare una certa compostezza. La porta dell'ufficio di Max all'improvviso le sembrò una montagna invalicabile. Bussò ed entrò. La stanza era vuota. Rimase ferma sulla soglia con la mano sulla maniglia, contrariata. Voleva dirgli ciò che doveva per poi lasciarsi quella parte della sua vita alle spalle.

    «Max non c'è» la informò la sua assistente personale mentre la superava per andare a posare alcuni documenti sulla sua scrivania. «Probabilmente è andato a prendere il suo solito caffè. Non era di buonumore.»

    «Ah sì?» La sicurezza di Lisa vacillò.

    «Davvero. L'ho visto molto distratto.»

    «Grazie» rispose lei, poi, volendo chiudere quella conversazione, si affrettò a lasciare il palazzo moderno in cui aveva sede il quartier generale delle varie attività imprenditoriali di Max.

    L'aria fredda di dicembre le tolse il respiro mentre si dirigeva verso il bar in cui loro due avevano bevuto troppo vino due mesi prima. Quella sera avrebbero dovuto discutere di lavoro e basta. Invece alla fine avevano parlato del loro matrimonio e dei motivi che avevano spinto Max a lasciarla. A un certo punto la passione aveva preso il sopravvento, con le conseguenze che adesso li avrebbe tenuti legati più di quanto avrebbe potuto fare qualsiasi certificato di matrimonio.

    Smise di camminare. No, non poteva farlo. Come poteva dire a un uomo, che si era pentito di averla sposata, che sarebbe diventato padre? Forse avrebbe dovuto aspettare dopo Natale. Ma subito dopo pensò ai pettegolezzi che avrebbero cominciato a circolare, così riprese ad avanzare lungo il marciapiede.

    In fondo qual era la cosa peggiore che poteva capitare? Che Max le dicesse che non voleva avere nulla a che fare con il bambino? In effetti era quella la risposta che si aspettava e di sicuro non sarebbe stata più dolorosa di quando aveva dichiarato che non l'amava.

    Due mesi prima, dopo avere fatto del suo meglio per stargli alla larga al lavoro, aveva permesso al cuore di prevalere sulla ragione, cedendo al fascino letale di Max. Era stata la cosa più stupida che avesse mai fatto e adesso, con il loro bambino che cresceva nel suo ventre, non poteva permettersi di illudersi che a lui importasse qualcosa di lei.

    Aprì la porta del bar favorito di Max. Il locale era decorato per il Natale, ma a quell'ora della mattina era praticamente deserto. Si guardò attorno e lo scorse seduto che le dava la schiena. Con la mente sembrava lontanissimo. La sua assistente personale aveva ragione: non era di buonumore.

    Il cuore prese a batterle forte. Impossibile tenere a bada le emozioni. Erano esplose come un torrente in piena e passavano da un estremo all'altro. Non sapeva decidersi se fosse arrabbiata o nervosa, e nemmeno se stesse facendo la cosa giusta.

    La tensione nelle spalle di Max era evidente. Si avvicinò lentamente, ma lui non la vide e non la sentì arrivare. Era perso nei suoi pensieri.

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