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Prato città di Alchimie
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E-book271 pagine2 ore

Prato città di Alchimie

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Info su questo ebook

Quindici anni fa, mi capitò di osservare che determinati disegni ritenuti esoterici coincidevano invece con ben altro, e riguardavano una parte della storia in Europa. Il lavoro mi impegnava e rimandai la ricerca. Quest’anno ho preso la decisione di approfondire. Ho trovato le corrispondenze e, cosa ancora più particolare, si collegavano alla mia città: Prato. E' stato spontaneo e anche doveroso parlare di Prato, della sua quotidianità, e dei suoi passati. I suoi trascorsi coincidevano. Anche attraverso allegorie e simbologie si comprende l’essenza delle cose, e anche di questa città, che aveva inciso molto nel pensiero dei toscani, degli italiani.
LinguaItaliano
Data di uscita30 dic 2014
ISBN9788891170002
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    Anteprima del libro

    Prato città di Alchimie - Fedora Rigotti

    Singapore.

    Prato e la Cina.

    Negli ultimi anni si è pensato questo assioma.

    Per l’industria tessile di Prato si è pensato al business attraverso le frontiere

    Dell’Asia, introducendo in questa piccola città la grande, in quantità, di manodopera cinese.

    Gli Imprenditori del Tessile si sono trincerati dietro esperti Professionisti Fiscali e Legali, al fine di poter fronteggiare al meglio questo nuovo mercato.

    Il prodotto tessile a Prato non è morto. La produzione, la filiera produttiva è molta in mano agli asiatici, gli imprenditori pratesi, prosperano utilizzando manodopera a basso costo, gli asiatici sono soddisfatti poiché hanno tratto conforto dal fatto che sono agevolati dalle nostre infrastrutture, l'Agenzia delle Entrate continua a ripetere che esiste una grande evasione fiscale, ma dai resoconti risulta che il denaro che si diparte da Prato per percorrere la Via della Seta, non si ferma all'Arte della Seta di Firenze, ma serve a pagare i manufatti importati direttamente dalla Cina.

    Questa moltitudine asiatica dovrebbe essere costretta avanza tempo, anche a fare questua.

    Il risultato ottenuto nell’indirizzare al meglio le infrastrutture del tessile a Prato, è che nel 1985 esistevano, tra artigiani e imprenditori circa 25000 imprese iscritte in Camera di Commercio. Da tener conto che erano di più perché in quell’epoca non esisteva l’obbligo di iscrizione in C.C.I.A. e c’erano piccole imprese che erano regolarmente iscritte all’agenzia delle entrate, senza comunque avere iscrizione in Camera di Commercio. Di massima erano quei piccoli artigiani che denunciavano redditi in qualità di impresa familiare.

    Non c'è un numero preciso della quantità di disoccupati per la quantità di imprese fallite.

    Gli artigiani non erano soltanto del Tessile, ma anche di molte e diverse altre attività, che in questi anni, sono andate irrimediabilmente tutte fallite. Non solo la tessitura, l'orditura, la filatura, ma il meccanico, l'elettricista, l'impresa Edile, il ristorante. Perché il mercato, non è fatto solo di stoffa.

    Riconvertire il mercato, nuovamente e diversificarlo, o cercare la parola che tolga ambiguità a questo termine. Un mutamento di posizioni?

    I Pratesi saranno qui.

    E' dal VI secolo a.C. sorta per mano degli Etruschi, che Prato è.

    Questa sintesi sarà di seguito più dettagliata.

    A Prato si sarebbero potute applicare delle regole con le Camere di Commercio attuando alcune discipline in più di quante non ci fossero, ma limitare le importazioni avrebbe voluto dire limitare il business.

    Non escludendo il capitolo non chiuso, delle mafie, delle lotte intestine nel contesto, degli opinionisti ed infine dei Massoni.

    Noi e la Mafia.

    Noi con la Mafia, il termine: Leonardo Sciascia scriveva: La più completa ed essenziale definizione che si può dare alla Mafia crediamo sia questa: la mafia è una associazione per delinquere, coi fini di illecito arricchimento per i propri associati, che si impone come intermediazione parassitaria, e imposta con mezzi di violenza tra la proprietà e il lavoro, tra la produzione e il consumo, tra il cittadino e il consumo, tra il cittadino e lo Stato.

    Le analisi moderne del fenomeno della Mafia, la considerano. Prima che una organizzazione criminale una organizzazione di potere fondata sul consenso sociale che la Legittima, in qualche modo, e la sua principale garanzia non sta tanto nei proventi da attività illegali, quanto nel consenso e nella simpatia della popolazione e nelle sue intese e collaborazioni con funzionari dello Stato, con politici e nel supporto che di conseguenza viene ad esistere.

    Se ne traggono esempi diversi, come le possibili quanto impossibili, concessioni edilizie, le borse di studio – studenti-docenti – nomine di Dirigenti di alto livello, anche e ove eventualmente capaci, ma politicamente vicini alla maggioranza di cui il Governo in quel dato momento storico, è espressione.

    Il conio del termine: dopo varie disquisizioni e dissertazioni, tra cui la derivazione dall'arabo Mahyas – vanto aggressivo -, ed avendo appurato l'impossibilità di questa traduzione, in cui non potevano corrispondere tempi e dominazioni, finalmente si giunge alla derivazione dal termine propriamente di vernacolo Toscano. Maffia, che stava ad indicare il pavoneggiare tale a coprire il colloquio quotidiano.

    Nel 1838

    Il Procuratore Generale di Trapani, Pietro Ulloa, parla di Unioni e fratellanze, specie di Sette dando un quadro delle complicità e compiacenze che consentono di crescere anche a malavitosi.

    Non Vi è impiegato in Sicilia che non sia prostrato al cenno di un Potente che non abbia pensato a tirar profitto dal suo Ufficio e ancora. Sono le fratellanze che generano la mafia e dettano le prime norme non scritte di una associazione formata non da – uomini d'onore – perché di questo ancora non si discute, ma di – uomini di parola – con una sottile distinzione, perché semmai prevale qui l'assonanza tra – onore – e – parola –

    e di nuovo dirà. Ci sono in molti paesi delle fratellanze, specie di Sette che diconsi Partiti, senza Riunione, senz'altro legame che quello della dipendenza da un Capo, che qui è il Possidente, là un Arciprete.

    Una cassa comune sovviene ai bisogni, di fare o di esonerare un funzionario, ora di conquistarlo, ora di proteggerlo, ora di incolpare un'innocente.

    Molti Alti Magistrati coprono queste Fratellanze di una Protezione Impenetrabile.

    E ancora,

    In Sicilia la situazione di legalità è frammentaria. I grandi possidenti in concorrenza con i deboli poteri centrali, un groviglio di giurisdizioni e competenze, i deboli esposti allo strapotere dei signori e degli sbirri.

    I deboli ceti produttivi e mercantili soggetti alle soperchierie di funzionari.

    La violenza allora si privatizza, le Corporazioni hanno le loro compagnie d'armi, i Mercanti pagano le Scorte per il trasferimento di merci e denari.

    Il Dominio del Possidente.

    Altro Paese. Toscana.

    Tra il 1248 e il 1377 i Setaioli Fiorentini costituiscono una Corporazione.

    L'Arte della Seta. Veramente la seta a Firenze viene tessuta già molto prima del 1248, ma è poi in questo periodo che si consolida questa attività che diventerà ancora più fiorente quando si aggiungeranno i setaioli di Lucca, fuggiti da un grande assedio e rifugiatisi in Firenze.

    Regole di questa attività: vietata la vendita ambulante, vietato il lavoro notturno che può generare incendi, che in diverse occasioni hanno distrutto interi quartieri di Firenze, vietato andare ad esercitare il mestiere al di fuori del comparto fiorentino.

    Ugualmente fecero i Tintori fiorentini, che difesero i segreti del loro mestiere per decenni.

    Anzi, la Corporazione si dotò anche di una Compagnia Armata, che era capeggiata da un Gonfaloniere e da un Capitano.

    E capitò che un setaiolo fiorentino si sposasse in Francia e vi si stabilisse.

    I Medici, al fine di proteggere il mestiere, attivarono il Gonfaloniere che se ne partì in quel di Francia e portò a soluzione il problema sorto, in maniera Equa.

    Ad occhio e croce.

    La Bottega della Seta.

    A proposito di questo termine. A occhio e croce, appunto.

    Alcune fasi delle lavorazioni erano esclusivamente affidate alle donne che filavano e tessevano e ricamavano, e questo modo di dire è legato al linguaggio di queste lavoranti dell'Arte della Seta. Nel caso della rottura di un filo della trama durante la tessitura, si doveva fermare il telaio e rappezzarlo a occhio ripassando più volte con l'ago e il filo a croce sull'ordito.

    Cosa cambia allora dal 1200 ad oggi? Le corporazioni? Le associazioni?

    A Prato c'è l'infiltrazione di organizzazioni mafiose? La descrizione che ne fa il Procuratore Generale in Sicilia, nel 1838, non sembra poi diversa o non molto diversa, da quella in Toscana.

    Né sembra poi così diversa dalle corporazioni o associazioni al giorno d'oggi.

    Quando si parla di malavita organizzata, non sempre si parla di mafia, come non lo era anni fa la Banda della Magliana, o la Malavita organizzata a Milano, o fuori dall'Italia come a Marsiglia.

    La mafia esisteva?

    Sì, esistevano le corporazioni chiamate

    Cosa Nostra, Ndrangheta, Camorra, altre organizzazioni in Puglia.

    Succede perché intere regioni si ostinano in una condizione di vita a parte.

    Come se vivessero in un mondo da cui tutti gli altri, tutti, sono irrimediabilmente esclusi.

    Poiché non si può cambiare il modo di pensare di intere regioni nel meridione d'Italia, queste corporazioni potrebbero continuare ad esistere come succede oggi.

    E non solo in ricordo di antichissimi costumi del Regno di Spagna, dei Borbone, che sovvenzionarono le rivolte popolari, contro l'avvento del Regno d'Italia, perché era nata in seguito a ben altre incresciose

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