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Diamanti e carezze: Harmony Collezione
Diamanti e carezze: Harmony Collezione
Diamanti e carezze: Harmony Collezione
E-book174 pagine2 ore

Diamanti e carezze: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Pura come la neve...

Ana Duval sa perfettamente che Bastien Heidecker la incolpa indirettamente per la rovina della sua famiglia. Così, quando lui interviene per aiutarla a minimizzare le conseguenze di un terribile scandalo non sa cosa sia peggio: il gelido biasimo di Bastien nei suoi confronti, o il bruciante desiderio di strappargli un bacio che inaspettatamente prende il sopravvento su di lei? Il piano di Bastien è chiaro: sedurre la bellissima Ana per poi scaricarla, ma la vicinanza forzata cui i due sono costretti dalle circostanze mischia le carte in tavola.

LinguaItaliano
Data di uscita20 ott 2015
ISBN9788858940358
Diamanti e carezze: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Diamanti e carezze - Maya Blake

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Innocent in His Diamonds

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2015 Maya Blake

    Traduzione di Laura Premarini

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-035-8

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Bastien Heidecker spalancò la porta della sala riunioni ed entrò. Per diversi secondi nessuno dei membri del consiglio notò la sua presenza, assorbiti com’erano dalla catastrofe messa in scena in alta definizione sul grande TV al plasma. Henry Lang, il direttore finanziario, fu il primo ad accorgersi di lui. «Signor Heidecker! Ci stavamo aggiornando sugli ultimi sviluppi...» l’uomo afferrò il telecomando, premette un tasto e si precipitò al suo posto. Bastien osservò il resto dello staff scattare a sedersi e la sua rabbia, già cocente, crebbe a dismisura, mentre osservava lo schermo. L’immagine bloccata lo fissava di rimando. Nonostante riuscisse a mascherare con apparente calma la tempesta che imperversava dentro di lui, Bastien non poteva biasimare i propri collaboratori ammaliati dalla donna al centro dello scandalo che stava travolgendo la sua società. Ana Duval era di una perfezione stupenda. La bellissima supermodella, metà colombiana e meta inglese, combinava innocenza e sensualità con un pizzico di affinata vulnerabilità che la rendeva irresistibile. Dall’età di ventun anni, aveva incantato ogni maschio dell’emisfero occidentale, assicurandosi un posto permanente sotto le luci della ribalta. Diavolo, aveva quasi intrappolato anche lui...

    A soli quindici anni, Bastien si era reso conto che la magra bambina di otto, dagli occhi di cerbiatta, con cui aveva avuto la sventura di passare quell’indimenticabile inverno, sarebbe stata solo fonte di guai. Ciò che non aveva previsto era che sedici anni più tardi Ana Duval avrebbe scatenato l’inferno proprio a casa sua. Posò lo sguardo sulla cascata di seta dei suoi lisci capelli neri e scese sull’esile, delicata figura, fino giù alle gambe da sogno. Suo malgrado, si sentì ardere al ricordo di quel corpo accanto al proprio. Erano trascorsi due mesi e gli parve di risentire ancora le dolci parole sussurrate al suo orecchio... scacciò il ricordo, prese posto e si rivolse al proprio braccio destro. «Quali sono le ultime notizie sul prezzo delle azioni?»

    «Meno della metà di ieri e stanno scendendo.»

    «Cosa dicono gli avvocati? Possono intervenire?»

    «Questo pomeriggio alle due ci sarà un’udienza. Sperano che il giudice si mostrerà indulgente, visto che questa è la prima trasgressione della signorina Duval...» rispose Henry.

    «Presunta trasgressione.» Bastien sillabò le parole.

    Henry trasalì. «Mi scusi signore?»

    «Fino a che non ci sarà una prova certa che dimostri il contrario, questo è solo un presunto reato, no?»

    «Ma la signorina Duval è stata immortalata nell’area vip del nightclub con la droga...»

    Le labbra di Bastien si serrarono. Tornando da Heathrow, aveva visto il filmato già pubblicato su internet; ovviamente non era stato il solo ad avere una tale fortuna e, come lui, lo avevano visionato anche i membri del consiglio di Ginevra della Heidecker Bank, la banca privata più grande ed esclusiva al mondo. Bastien doveva stroncare il problema sul nascere. Godeva della fiducia della maggior parte del consiglio. Nonostante infatti gli fosse sempre stato ripetuto «Tale padre, tale figlio» lui non gli assomigliava per niente e da quella triste estate la sua missione era sempre stata dimostrare a se stesso che avere lo stesso DNA, non significava per forza ereditare anche i tratti deplorevoli. Ci era riuscito per dodici anni, fino a due mesi prima, quando un piccolo passo falso aveva dissotterrato un dubbio che da allora non era più stato in grado di cancellare. Bastien aveva ceduto a parole seducenti e a un corpo allettante, perdendo quasi di vista il proprio obiettivo. Alzò lo sguardo, fissò la colpevole e lottò per mantenere il sangue freddo. Le probabilità dell’innocenza di Ana erano esigue, ma lo tenne per sé. «Nonostante l’evidenza, Ana Duval è la testimonial del marchio DBH. Mogli di capi di stato e celebrità di tutto il mondo portano i nostri diamanti. Finché non sarà dimostrata la sua colpevolezza, i suoi reati rimarranno puramente presunti e noi faremo di tutto per sostenere la sua innocenza, è chiaro?» Bastien attese finché non ricevette cenni di consenso e poi si alzò. Il senso di deja vu era sopraffacente, insieme all’incrollabile concetto della storia che si ripete, ma per il bene della società e della propria reputazione, lui non doveva soffermarsi sul passato. Ana Duval poteva anche apparire come una versione più giovane della donna che un tempo aveva fatto a pezzi la sua famiglia, ma Bastien non era un debole come suo padre e doveva stare dalla parte della dipendente. Prendere le distanze avrebbe solo avvalorato le accuse e decretato la fine della Diamonds by Heidecker e della campagna pubblicitaria che la rappresentava.

    «Come gestite i media?» chiese all’addetto stampa.

    «Abbiamo adottato la tattica no comment

    «Per ora mantenetela e stilate un comunicato dove si negano le accuse. Mandatemene una copia.» Si rivolse a Henry. «Sonda il terreno con i nostri concorrenti. Dobbiamo essere pronti a vendere l’azienda se le cose continuano a precipitare.»

    Lui era innanzi tutto un uomo d’affari. Prima di quell’increscioso incidente, il brand di diamanti firmato DBH aveva retto a ogni crisi e si era perfino distinto in un mercato ormai saturo. Ma Bastien sapeva in prima persona come gli scandali avessero il potere di far vacillare le fondamenta più solide e di distruggere la famiglia più forte.

    «Non è un po’ precipitoso?» chiese esitante Henry.

    «Qualche volta è necessario estirpare la minaccia del male, prima che abbia la possibilità di prendere il sopravvento ed espandersi.»

    Ana Duval si strofinò i polsi al ricordo delle manette che si chiudevano sulla sua carne. Ancora più terrificante era stata la decisione del giudice. L’udienza preliminare si era svolta rapidamente e la giudice donna non aveva dimostrato alcuna comprensione. Ana scattò in piedi. «Duecentomila sterline? Mi dispiace vostro onore, ma questo è...»

    «Signorina Duval! Ce ne occupiamo noi» si affrettò a intervenire il suo avvocato.

    Ana si fece piccola piccola. Tutta quella faccenda era assurda. Si lasciò cadere sulla sedia, certa che da un minuto all’altro sarebbe stata rispedita in quella cella triste e umida. Accanto a lei, gli avvocati della Heidecker Corporation si consultarono. Velocemente lei calcolò quanto denaro aveva in banca, non sarebbe mai arrivata ad avere una cifra simile. Dio, sarebbe finita in prigione! E per avere usato il suo inalatore, che qualcuno le aveva sostituito nella borsa con un altro pieno di eroina. L’assurdità della situazione le sarebbe apparsa quasi comica, se non fosse stata tanto seria. Osservare sua madre passare da una pillola all’altra davanti alla minima avversità, aveva istillato in Ana un odio profondo per l’abuso di sostanze. Solo un grave attacco d’asma un anno prima, l’aveva infine convinta ad avere sempre con sé l’inalatore. Assurdo che proprio quell’oggetto che avrebbe dovuto salvarle la vita, ora stesse per rovinargliela. Infine gli avvocati tacquero. Lei aprì la bocca per chiedere di sapere quello che stava succedendo e si bloccò. Non provava da molto tempo il brivido familiare che ora la stava scuotendo. Il cuore iniziò a martellarle nel petto, mentre ricordava l’ultima volta che si era sentita così. Era stato il secondo giorno delle riprese per gli spot della Diamonds by Heidecker. Sdraiata al sole sul ponte di un super-yacht a Cannes, piuttosto annoiata, si stava chiedendo quando avrebbe potuto andare a chiamare suo padre per chiedergli della sua ultima scoperta archeologica. Il formicolio era iniziato proprio come quello, facendosi strada dai piedi, salendo fino a indebolirle le ginocchia e infine accendendole quel luogo segreto tra le gambe. Anche allora, avrebbe voluto correre a nascondersi e coprirsi, un’idea ridicola, considerando che la sua professione spesso la portava a ostentare il corpo. Infine, proprio quando si era sentita sollevata da quella sensazione, il fotografo aveva terminato la ripresa. Spostandosi dalla propria posizione, voltandosi, aveva incontrato lo sguardo d’argento di Bastien Heidecker. Ciò che era accaduto in seguito aveva ancora il potere di bloccarle il respiro e farle aumentare il ritmo del cuore. Voltò la testa e incontrò lo stesso sguardo intenso. Il respiro le uscì di colpo dai polmoni e quello snervante brivido le inondò tutto il corpo, accendendolo in pochi secondi. Ogni sua terminazione nervosa gridò per la consapevolezza dell’uomo il cui sguardo magnetico la bloccava alla sedia, mentre la studiava e condannava in una sola mossa. Ana lo osservò in silenzio mentre si avvicinava agli avvocati e parlava loro con toni bassi e profondi. Il capo legale annuì e si schiarì la gola e Bastien si voltò verso di lei. Prese posto direttamente alle sue spalle e con una mossa autocratica del mento le ordinò di guardare avanti. Il calore le salì al collo e le punse le guance, insieme a un moto di rabbia verso se stessa che lo aveva guardato così sfacciatamente. Il martelletto del giudice batté, facendola sussultare. Ana serrò le labbra e si raddrizzò sulla sedia. Per la centesima volta, rimpianse di non avere insistito per cambiarsi d’abito prima di arrivare in aula, ma non vedeva l’ora di finirla con quell’udienza. Abbassò lo sguardo sul vestitino in seta che le arrivava a malapena alle cosce, indossato la sera prima per fare contenta Simone, la sua coinquilina. Era già audace di sera, ma di giorno rasentava addirittura l’indecenza, specialmente in un’aula di tribunale. Ana rabbrividì. Stava cercando di tirarselo il più giù possibile, quando il livello del rumore si alzò. Gli avvocati stavano sorridendo e stringendosi le mani con Bastien. Afferrando la borsa, lei si alzò. Si guardò attorno e notò che non c’erano guardie pronte a rimetterle le manette per trascinarla via in prigione. «Che cosa sta succedendo?» le parole le uscirono a fatica. Con mano tremante, si scostò dal viso la cascata di capelli.

    Bastien le si avvicinò. I suoi occhi grigi erano gelidi. «Hai trovato difficile rimanere concentrata, vero?»

    «Scusa?»

    La forza della sua personalità minacciò di sopraffarla e provò una sensazione di vertigine. Mani forti la afferrarono e Bastien imprecò tra sé. Ana lo spinse via, ma lui la strinse. «Quando avrò finito con te lo sarai eccome» sibilò furioso.

    Lei rabbrividì. Quella voce profonda si era intrufolata nei suoi sogni troppe volte, deridendo la sua debolezza quando si trattava di Bastien Heidecker. A otto anni, Ana lo aveva seguito in giro come un cucciolo, nonostante lui le avesse fatto chiaramente capire che non la voleva tra i piedi. A ventiquattro anni, aveva quasi ceduto a una pericolosa tentazione che continuava a perseguitarla. Non doveva permettere che accadesse ancora. «Lasciami andare Bastien.» Si divincolò, solo per ritrovarsi catturata di nuovo un attimo dopo, quando le sue mani le si chiusero sulle spalle.

    «Non so se può arrivare qualcosa in quel tuo cervello annebbiato dalla droga, ma ti suggerisco di cercare di capire bene. Ora usciremo di qui e la mia auto ci sta aspettando, ma c’è anche la stampa. Tu non dirai una sola parola. Chiaro?»

    «Toglimi le mani di dosso! Ti sbagli. Io non sono...» le sue dita le si conficcarono nelle spalle e soffocarono la protesta. Un brivido la scosse, mentre Bastien la trascinava a sé. Ora gli era così vicina che Ana fu avvolta dal suo profumo.

    «Se vuoi uscire da qui intera, la sola parola che ora voglio sentirti rispondere è sì.»

    Un fuoco ribelle le accese il ventre. Perché da quando lei era in grado di ricordare, aveva sempre contato solo su se stessa, senza mai avere scelta. Ma tutto questo... avvocati, corte, la minaccia di reclusione, era totalmente sconosciuto per lei. Inoltre, dentro di sé, sapeva che presto o tardi avrebbe dovuto rispondere a Bastien delle proprie azioni. In sostanza lui era il suo capo. Ana desiderava solo che fosse il più tardi possibile tuttavia annuì. «D’accordo, ma solo finché non usciamo da qui.»

    Lui

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