La baia di afrodite
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Anteprima del libro
La baia di afrodite - Elisabetta Mattioli
ELISABETTA MATTIOLI
La baia di Afrodite
Elisabetta Mattioli
La baia di Afrodite
Editrice GDS
Via pozzo 34
20069 Vaprio D’adda – MI
www.gdsedizioni.it
Collana Legami
TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI
Ogni riferimento descritto in questo romanzo, a cose luoghi o persone o altro sono da ritenersi del tutto casuale.
A Stefy e Giò le maghe del mio stile.
Tiziana
Tiziana era seduta in fondo al talamo, con lo sguardo perso nel vuoto, a incamerare in sé un’immagine vicina del suo vissuto, di tanto in tanto apriva i suoi occhi verdi, puntandoli verso la finestra lasciata aperta. Era luglio, faceva caldo e il sole amava insinuarsi furtivamente dentro la stanza da letto. A Tiziana non piaceva essere svegliata contro la sua volontà, anche se lo faceva il Dio Horus in persona e ogni sera prima di coricarsi, chiudeva la finestra e tirava le sue amate tende azzurre. Si comportava ogni giorno in quel modo e non aveva mai pensato di cambiare. Lo stesso valeva pure per la sua vita, dalla morte della madre, l’unico pensiero di Tiziana, era sempre stato quello di lavorare, mandando avanti lo studio di architettura, appartenente alla sua famiglia, il tutto a discapito del piacere. La mattina era solita alzarsi alla stessa ora, si recava in cucina, dopo aver bevuto il caffè amaro, indossava uno dei suoi splendidi completi e correva in ufficio, prendendo la metropolitana. Tiziana viveva a Milano, preferiva usare i mezzi pubblici, piuttosto che guidare la sua Ferrari nera. Al contrario prendeva l’auto solo nelle giornate piovose, temendo di incontrare una grossa calca in metropolitana, unito al maggiore rischio di subire un furto. Oltre al treno sotterraneo
, il suo unico mezzo di spostamento era il tram, oppure telefonava a un’auto privata quando si recava all’opera alla Scala. Tiziana apparteneva a una famiglia importante, per la borghesia e la invitavano a eventi mondani, normalmente cercava di evitare le feste, apprezzando una vita tranquilla, rispetto al caos e agli ambienti che tanto amavano i suoi genitori. In certe occasioni era costretta a mostrarsi in pubblico, come ad esempio quando il primo week end di luglio, l’associazione della quale era divenuta presidentessa, dopo la morte della madre, organizzava un party estivo. In quel frangente non poteva rifiutarsi e doveva rimanere alla festa, evitando di scappare dall’uscita secondaria, come faceva abitualmente nelle occasioni in cui non doveva essere la protagonista. La vita di Tiziana scorreva in questo modo e non voleva cambiarla e nemmeno né sentiva la necessità, essendo riuscita a ottenere l’equilibrio che apparentemente amava.
Nel mese di luglio del 2009, il fato tesse la tela e giocò a Tiziana la sua imprevedibile partita, facendole un bello scacco matto.
Tiziana entrava in paranoia, quando giungeva l’odiato giugno, mancando trenta giorni al party, doveva abituare l’encefalo, che in quell’occasione non poteva permettersi di fuggire via, al contrario era obbligo rimanere fino al termine della festa. Il suo ruolo di presidentessa era basilare, quindi nulla doveva essere lasciato all’incuria e ogni volta si sentiva obbligata ad acquistare un abito nuovo. Tiziana era una donna istintiva, se le piaceva un vestito lo comprava subito, senza rifletterci un istante in più del necessario. Anche in quella famosa estate del 2009, la situazione fu uguale alle precedenti. Recatesi nella sua boutique preferita, notò un capo di abbigliamento in seta blu, impreziosito con una rosa nera, posta sopra al fianco sinistro, il vestito era lungo e si allacciava all’altezza del collo, mantenendo le spalle nude e ovviamente la schiena scoperta. A prima vista poteva sembrare casto
, però bastava avvicinarsi, per rendersi conto del contrario. Tiziana pensò che la schiena adamitica conferiva un’immagine intrigante e sexy. Finito il breve ragionamento, portò a termine la missione
, abbinando al vestito un bel sandalo con gli strass e tacco a spillo, oltre ad acquistare una pochette in raso blu, impreziosita con uno Swarovski al posto del bottone. Terminato lo shopping se né tornò in ufficio a lavorare, iniziando a fare il conto alla rovescia per quella serata disgraziata.
Il primo sabato di luglio, giunse velocemente e Tiziana indossò lo splendido vestito e si recò a malavoglia al party. Arrivò in perfetto orario, una volta messo piede nel salone principale del palazzo, sito in centro a Milano, iniziò a salutare le amiche di sua madre, che odiava nel profondo, tentando di sorridere fino a ottenere la paralisi della mandibola e pregando che le ore trascorressero, unite alla cena e al finale della serata. Mentre, elargiva sorrisi ai presenti, fingendo di guardare in faccia all’interlocutore, a un certo punto Tiziana sentì una presa forte e in base alla pressione, non poteva essere di una donna. Si accorse che davanti a lei, c’era un bellissimo uomo, vestito con un elegante completo grigio. La guardò con i suoi profondi occhi blu e in tono suadente, dichiarò di chiamarsi Riccardo ed essere venuto alla festa, al posto della madre, bloccata in casa per una spiacevole influenza. Tiziana era rimasta ipnotizzata dallo sguardo dell’uomo e si svegliò nel momento in cui le chiese se potevano appartarsi un attimo, dovendo riferire una comunicazione riservata da parte dei suoi genitori. Lei accettò e si recarono assieme al terzo piano del palazzo, ed entrarono all’interno di un grazioso salotto, per stare riuscire a parlare tranquillamente.
Tiziana sentiva una strana sensazione percorrerle la schiena, da molto tempo non percepiva nulla del genere e di fronte a Riccardo faceva fatica a reagire come di suo solito. Lei che era una donna abituata a comandare, nel momento in cui sentiva gli occhi blu di quell’uomo, scorrere lungo il suo corpo, si sentiva indifesa e nuda. In un’altra occasione avrebbe reagito con veemenza, ma trovandosi al cospetto di Riccardo, le faceva piacere provare tale insolita emozione. Mentre si trovava immersa in un simile stato di stordimento, l’uomo senza proferire parola, la strinse fra le braccia gettandola sul tappeto. Riccardo guardò Tiziana per un attimo, solo dopo iniziò a baciarla intensamente. La donna sentiva il movimento vorticoso e lento della lingua dell’uomo, che abilmente si muoveva dentro di lei, facendole sentire una piacevole emozione. A un certo punto l’amante si fermò e con la mano iniziò a toccare lentamente il vestito di seta blu, quando giunse alla fine, Riccardo sfilò i sandali gioiello, gettandoli con un gesto repentino, contro il caminetto spento della sala. In un secondo momento, sollevò l’abito percorrendo con le dita le gambe di Tiziana fino a giungere allo slip e in un istante glielo tolse.
Riccardo rimase immobile e fissò nuovamente la compagna, che aspettava la sua prossima mossa, nella speranza non fosse terminato quel gioco singolare. L’amante soddisfò la bramosia di Tiziana e le spostò leggermente il corpo, solo per trovare l’allacciatura del vestito, posta dietro al collo. Riccardo notò il bottone e in un secondo tolse il vestito alla donna, che rimase nuda davanti a lui. L’uomo alzò la donna in piedi e le disse di iniziare a spogliarlo molto lentamente, lei non capiva quell’ordine insolito, però obbedì a Riccardo e timidamente gli tolse la cravatta. L’istante seguente, proseguì slacciando i bottoni della sua camicia bianca, che lentamente cadde a terra. Tiziana notò una cicatrice mediamente grande nel petto di Riccardo. Al contrario di quanto si