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Il futuro in una notte (eLit): eLit
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Il futuro in una notte (eLit): eLit
E-book158 pagine2 ore

Il futuro in una notte (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Miranda:
La carriera e una figlia hanno assorbito tutte le mie energie e non mi è rimasto tempo per molto altro, figuriamoci per l’amore! Ma l’arrivo di Patrick ha scombinato i miei piani. Normalmente non cedo con facilità alle avance degli altri uomini, ma qualcosa di lui mi ha convinto a fidarmi e, nel momento stesso in cui ho preso la sua mano, ho capito che quella sarebbe stata una notte che non avrei più dimenticato.

Patrick:
Non pensavo che avrei mai più rivisto Miranda e ritrovarmela in sala operatoria come anestesista è stato un vero shock. Le nostre vite sono decisamente complicate e una sola notte non basta a costruire una vita insieme. Ma, ogni volta che la guardo, vedo nei suoi occhi, e in quelli di mio figlio, il nostro futuro.
LinguaItaliano
Data di uscita31 lug 2018
ISBN9788858988749
Il futuro in una notte (eLit): eLit
Autore

Amy Andrews

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Il futuro in una notte (eLit) - Amy Andrews

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    One Night She Would Never Forget

    Harlequin Mills & Boon Medical Romance

    © 2013 Amy Andrews

    Traduzione di Daniela De Renzi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-874-9

    1

    Settembre

    Miranda Dean non fece caso all’uomo che entrava in ascensore mentre era intenta a rovistare nella borsa in cerca della chiave della stanza. Perché non l’aveva inserita dietro la targhetta con il nome, che aveva appesa al collo, come avevano fatto tutti gli altri?

    Sentì qualcuno che le toccava il gomito e una voce profonda che chiedeva: «È suo?».

    Alzò lo sguardo e vide un piccolo orsetto rosa sul palmo di una grande mano abbronzata. Pinky! «Oh, sì, grazie...» mormorò, afferrando il pupazzo, che appariva particolarmente femminile in contrasto con quella mano decisamente maschile. Accennò un sorriso di ringraziamento e rimase senza fiato, nel vedere quell’uomo così sexy.

    Lui aveva l’aria stanca. Rughe intorno agli occhi, cravatta di traverso, barba leggermente lunga, capelli scuri e arruffati, come se ci avesse passato in mezzo le dita. Ma il suo sguardo sembrava divertito. E la fossetta in mezzo al mento? Un invito a peccare. Per non parlare del profumo speziato inebriante... «Se lo porta sempre dietro?» scherzò, consegnandole l’orsetto e ritraendo subito la mano.

    Miranda arrossì leggermente. Il timbro di quella voce stava minacciando il suo equilibrio. Lo sconosciuto stava flirtando con lei o cercava solo di essere gentile? Non aveva dimestichezza con quel genere di cose. «Non è mio... è di Lola» ci tenne a precisare.

    L’uomo alzò un sopracciglio in modo interrogativo.

    «Lola è... mia figlia» spiegò Miranda, mentre con le dita accarezzava le zampine di Pinky. «Ha quattro anni... quasi cinque... Non è qui con me adesso» concluse, desiderando che le porte dell’ascensore si aprissero il più presto possibile. «Sono arrivata» affermò poi, incapace di smettere di chiacchierare, appena l’ascensore arrivò al piano.

    Lui le sorrise. «Anch’io» mormorò, facendole cenno con la mano di precederlo.

    In qualche modo Miranda riuscì a far andare le gambe e uscì dall’ascensore, notando che lui le camminava al fianco. Percepì la sua altezza, l’ampiezza delle spalle e il modo in cui aveva rallentato, per rimanere al passo con lei. Di nuovo sentì il suo profumo.

    «Allora... è qui per il congresso?» domandò lui per essere gentile.

    Miranda fece un cenno di assenso, cercando di non pensare al profumo. Quando l’ospedale le aveva proposto di andare a quel congresso, ne era rimasta lusingata. «Anche lei?» domandò incuriosita.

    Lui annuì. «Presenterò un lavoro domani.»

    Miranda fu sul punto d’inciampare. «Oh...» affermò, mentre ripassava mentalmente il programma, cercando di capire chi potesse essere il suo interlocutore.

    Lui rise nel vederla confusa. «Le prometto che non sarà noioso.»

    Miranda si girò, toccandogli istintivamente il braccio. «Mi dispiace...» esclamò, scuotendo la testa. «Non intendevo...»

    Lui continuò a ridere e lei capì che l’aveva presa in giro. «Sta scherzando...» mormorò sollevata.

    L’uomo le sorrise e lei sentì le gambe diventare molli. Era il genere di sorriso che poteva farle dimenticare di essere madre di una bambina di quattro anni. E che l’indusse a chiedersi come sarebbe stato avere quelle labbra stupende sulle sue.

    Fu contenta quando arrivarono alla sua stanza e poté sottrarsi all’attrazione che lo sconosciuto esercitava su di lei. «Sono arrivata» annunciò, fermandosi improvvisamente davanti alla porta.

    «Siamo vicini, allora» affermò l’uomo soddisfatto. «Spero che lei non russi...»

    Miranda sentì lo stomaco in subbuglio. «Nessuno si è mai lamentato...»

    La luce divertita che guizzò negli occhi del collega si trasformò in una specie di bagliore, non appena lei si rese conto di come si era espressa. Forse stava pensando che lei fosse una donna leggera... Cosa che era molto lontana dalla verità. L’unico piacere che Miranda si concedeva nel letto da anni era dormire un po’ di più la domenica mattina. «Non era quello che volevo dire...» cercò immediatamente di correggersi.

    Per quale motivo sentiva il bisogno di spiegarsi?

    Lui la fissò a lungo. «Non si preoccupi...» mormorò, continuando a guardarla. Poi riprese lentamente a camminare. «Buonanotte, Miranda» esclamò poi, voltandosi un momento.

    Lei lo fissò meravigliata. Come faceva a conoscere il suo nome? Rimase ferma vicino alla porta, mentre lui raggiungeva la sua camera e infilava in tasca la mano, per prendere la chiave.

    «Come fa a... sapere come mi chiamo?»

    Lui le sorrise di nuovo. Poi indicò il cartellino che lei portava al collo. «È scritto lì sopra.»

    Miranda abbassò lo sguardo confusa. Il cartellino con il nome le oscillava tra i seni. «Oh...»

    «Sogni d’oro, allora.»

    E quando lei alzò di nuovo lo sguardo, lui stava già richiudendo la porta della stanza.

    Patrick Costello si lasciò andare sul letto completamente vestito e con il sorriso sulle labbra. Quattro notti di sonno interrotto, tre con un bimbo malato e la precedente in sala operatoria, l’avevano completamente distrutto.

    Ma il modo in cui Miranda era arrossita lo aveva gratificato. Rimase sdraiato al buio, guardando il soffitto. Nella stanza insonorizzata si sentiva soltanto il ronzio del condizionatore. A casa era circondato dal continuo chiacchiericcio del figlio e dal rumore della televisione, quando la suocera si metteva a guardare i programmi della sera.

    Avrebbe dovuto essere felice di quel silenzio, e invece sentiva intensamente la mancanza di Rudy.

    Si sedette e accese il televisore, alla ricerca di un notiziario. Si chiese se anche Miranda sentisse la mancanza della sua bambina.

    Nell’ascensore c’era solo lei, ma l’avrebbe notata anche in mezzo alla gente, con quella cortina di capelli nerissimi che le ricadeva in avanti, mentre frugava con ostinazione nella borsa. Una gonna blu le avvolgeva i fianchi, mentre la camicetta le metteva in risalto il seno, sul quale ondeggiava il cartellino col suo nome. Miranda Dean.

    Interessante che avesse anche lei una bambina di quattro anni... Patrick si sorprese a sorridere ed emise un lamento, lasciandosi andare di nuovo sul letto.

    Riprenditi. Hai la presentazione da sistemare e devi recuperare un po’ di sonno. Fatti una doccia e mettiti a lavorare! Obbedì alla sua voce interiore, sapendo che aveva ragione. Sotto la doccia, cercò di lavare via la stanchezza. Ma non sarebbe riuscito a cancellare tutte le preoccupazioni degli ultimi quattro anni.

    Gli erano penetrate nelle ossa.

    Uscì dalla doccia, si asciugò, si strofinò i capelli, infilò un paio di jeans, tirò fuori dal frigo una birra e si avviò verso la scrivania alla debole luce del televisore. Si sedette e aprì il computer. Poi bevette una sorsata di birra e cominciò a lavorare.

    Due ore più tardi aveva controllato le e-mail, sistemato la presentazione e cercato materiale per uno studio, al quale collaborava con altri anestesisti.

    Erano le dieci e mezza e stava sbadigliando. Mosse la testa da una parte all’altra, allungando il collo e sapendo che non sarebbe servito andare a letto così presto. Sarebbe rimasto a pensare, troppo agitato per riuscire a dormire.

    Decise di alzarsi. Magari al bar avrebbe trovato qualche collega. Un po’ di conversazione... un paio di whisky... La ricetta giusta per addormentarsi.

    Miranda fece girare il vino rosso nel bicchiere, mentre osservava l’uomo che le andava incontro. Appena lo aveva visto, il cuore aveva cominciato a batterle forte. E quando lui si era diretto con decisione verso di lei la cosa le era sembrata strana, eppure naturale.

    Come qualcosa di predestinato.

    Non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Strano per una come lei, che non era abituata ad agire d’impulso. Non da quando aveva diciassette anni.

    Lui si sedette sullo sgabello di fianco al suo. «Non riusciva a dormire nemmeno lei, Miranda Dean?»

    Quel tono scherzoso le tolse il respiro. «Qualcuno russava nella stanza accanto, Patrick Costello» mormorò divertita.

    «Ah... ha cercato il mio nome. Dovrei ritenermi lusingato?»

    Miranda scosse la testa. «Non per quella specie di foto segnaletica che c’è sul programma. Sembra un criminale...»

    Lui scoppiò in una risata e Miranda sentì il desiderio di avvicinarsi un po’. «Se non sbaglio, è stata scattata dopo un atroce intervento durato nove ore» replicò Patrick, facendo cenno al barman di versargli un whisky. «E poi non sono molto fotogenico.»

    Lei stentò a credergli. Lui possedeva quel sex appeal che veniva benissimo in fotografia.

    «Allora, Miranda, lei è di queste parti?»

    «Sono di Brisbane, sì, ma deve sapere che sono una madre single e una persona responsabile. Di solito non permetto agli uomini di corteggiarmi nei bar. A dire il vero non vado mai nei bar...»

    Patrick sorrise. Quindi era single... «Mi crederebbe, se le dicessi che non ci vado mai nemmeno io?»

    Miranda scosse la testa. «No.» Aveva l’aria di uno che frequentava i bar. E che non tornava mai a casa da solo.

    Lui fece un sospiro sofferto. «Invece è vero.»

    In qualche modo gli credette. «E come mai stasera è sceso al bar?»

    «Non riuscivo a dormire.» Sollevò il suo bicchiere di whisky. «All’insonnia!»

    Miranda avvicinò il suo. «Brindiamo» dichiarò, mandando giù un goccio di Shiraz e continuando a guardare Patrick al di sopra del bordo del bicchiere.

    Lui appoggiò il whisky e la fissò attentamente. Da vicino gli occhi verdi e il viso a forma di cuore di Miranda erano ancora più seducenti. Si sentiva attratto da lei. Ma più che altro desiderava parlare con lei. «Allora, dov’è sua figlia adesso? Lola, giusto?» Rimase a guardarla giocherellare con lo stelo del bicchiere.

    «È la prima volta che dorme fuori casa. È per questo che ho Pinky con me. Lola ha deciso che non lo avrebbe tenuto con sé, perché è diventata una bambina grande, ma non voleva nemmeno che rimanesse a casa tutto solo.» Sorrise, bevendo un altro sorso di vino. «La logica di una bambina di quattro anni non è facile da spiegare.»

    Patrick lo sapeva bene. Tirò su leggermente una manica, per mostrare il braccialetto di pasta colorata fatto da Rudy un mese prima. «Anch’io ho esperienza di bambini piccoli...»

    Miranda sbatté le palpebre nel vedere i colori ormai sbiaditi e allungò la mano per toccare quella creazione infantile. «È... fantastico» mormorò ammirata.

    Patrick si schiarì la gola. Quel tocco aveva avuto un effetto preoccupante sull’arteria che passava lì vicino. «La collana ha fatto una brutta fine nella doccia, ma per fortuna Rudy se ne è fatto una ragione.»

    Miranda rise e alzò lo sguardo. Gli occhi di Patrick erano di un castano dorato, come le foglie d’autunno, e risaltavano sulla carnagione olivastra. La stavano fissando. Lei sentì che le guance le erano diventate calde e ritrasse la mano. «Scusa...» mormorò piano, passando al tu come fosse una cosa normale.

    Lui scosse la testa. Gli piaceva il modo in cui lei era arrossita. Senza artificio. «Non devi scusarti.»

    Miranda faceva fatica a respirare. «È carino

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