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La volontà del principe: Harmony Destiny
La volontà del principe: Harmony Destiny
La volontà del principe: Harmony Destiny
E-book150 pagine2 ore

La volontà del principe: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

REALI & AMANTI - Il regno invoca il loro matrimonio. Saranno disposti a dire sì?

Il principe Vincenzo d'Agostino non ha mai rifiutato nulla al suo re. Questa volta, però, la richiesta rischia di sopraffarlo. Deve sposarsi, e deve farlo al più presto. La prescelta è Glory Monaghan, la donna che, sei anni prima, lo aveva tradito. Vincenzo non intende sottrarsi al decreto reale, ma trascorrere il resto della vita con quella donna è inaccettabile. L'unica soluzione è un matrimonio temporaneo, basato sul ricatto. Lei ha bisogno di aiuto e lui è disposto a donarglielo a patto che, dopo un anno, sparisca per sempre. Ma durante la prima notte di nozze l'antica passione ritorna...
LinguaItaliano
Data di uscita10 feb 2020
ISBN9788830510197
La volontà del principe: Harmony Destiny
Autore

Olivia Gates

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    La volontà del principe - Olivia Gates

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Temporarily His Princess

    Harlequin Desire

    © 2013 Olivia Gates

    Traduzione di Lucilla Negro

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-019-7

    Prologo

    Sei anni prima

    Vincenzo rimase paralizzato quando sentì armeggiare convulsamente dietro la porta. L’uscio si aprì.

    Era lei.

    Avvertì la violenta contrazione di ogni suo muscolo, i nervi prendere fuoco come un cavo elettrico ad alto voltaggio. Poi il rumore della porta che si richiudeva con un colpo secco, seguito da passi frettolosi che sembravano alterare, a ogni nanosecondo, il suo equilibrio mentale con l’inesorabile dirompenza di un terremoto.

    Il suo radar personale non aveva intercettato il pericolo. Nessuno scampanellio aveva annunciato l’arrivo di Glory. Lei era l’unica a disporre delle chiavi del suo attico e ad averne libero accesso.

    Non solo. Oltre che del suo spazio privato, lui le aveva concesso anche il dominio assoluto sulle sue priorità e sulle sue passioni. Glory era la sola donna di cui si fosse mai completamente fidato, a cui avesse creduto ciecamente. Di cui si fosse innamorato.

    Ed era stato tutto un bluff.

    Sentì come una lama affondargli nelle viscere. Era rabbioso, fuori di sé.

    Che idiota era stato... Anche dopo aver raccolto le prove del suo bieco doppiogioco, si era aggrappato all’idea che potesse esserci una spiegazione in tutto ciò, a dimostrazione di quanto lei lo tenesse in pugno.

    Gli sarebbe dovuto bastare quello per allertarlo che qualcosa non andava. Non era nella sua natura fidarsi alla cieca del suo prossimo. Non aveva mai permesso a nessuno di avvicinarsi così tanto a lui o di diventare una parte così essenziale della sua vita.

    In qualità di principe di Castaldini, era sempre stato sospettoso delle intenzioni altrui. E dopo essere diventato il ricercatore numero uno nel settore dell’energia alternativa, non aveva mai sperato di poter avere dei rapporti autentici con nessuno.

    Finché non era arrivata Glory.

    Dal primo momento che l’aveva vista, non aveva potuto fare altro che arrendersi all’intensità dell’attrazione che era subito scattata tra di loro. Dal primo scambio di battute, era rimasto colpito dalla quantità di affinità che li legava, così come non aveva mai riscontrato con nessun’altra donna. C’era un che di magico in quel loro istantaneo riconoscersi, in quel loro improvviso desiderarsi. In una manciata di minuti, lei gli aveva rapito la mente, i sensi, l’anima.

    Per poi scoprire di non essere stato nient’altro per lei che un mezzo per raggiungere il suo scopo.

    Dopo la disperazione iniziale, la ragione aveva avuto il sopravvento. Cercare vendetta avrebbe solo peggiorato la situazione. Aveva quindi deciso di lasciarsi consumare dal dolore in silenzio, piuttosto che darle la soddisfazione di assistere allo spettacolo della sua angoscia. Così, si era ritirato in buon ordine, senza dire una parola.

    Lei, però, aveva iniziato a tempestarlo di messaggi dai toni dapprima preoccupati, poi sempre più disperati, quasi isterici. E per quanto si sentisse assurdamente scoppiare il cuore dalla voglia di starle accanto, tranquillizzarla, aveva tenuto duro. Finché non era arrivato quell’ultimo messaggio. La recita di una donna fuori di sé, in preda all’ansia, che temeva per il suo amato.

    Il dolore era stato così acuto da aprirgli gli occhi.

    Aveva capito che ci poteva essere una sola motivazione per tutta quell’insistenza. Glory non aveva ancora portato a termine il suo piano. E anche se il fatto che la stesse evitando poteva indurla a pensare che sospettasse di lei, a quanto pareva era disposta a correre il rischio, approfittando del forte ascendente che aveva su di lui, pur di finire ciò che aveva iniziato.

    E così, le aveva fatto sapere che era tornato.

    Pur prevedendo che si sarebbe precipitata a casa sua, non si sentiva tuttavia pronto a rivederla...

    Maledizione! Non avrebbe dovuto concederle la possibilità di invadere di nuovo la sua vita, per nessuna ragione. No, non era ancora pronto...

    «Vincenzo!»

    Una creatura pallida, solo vagamente rassomigliante alla donna radiosa e piena di vita che gli aveva catturato il cuore e i sensi, irruppe in camera da letto.

    Inciampando nei suoi passi, si bloccò di scatto sulla soglia della stanza che negli ultimi sei mesi era stata lo scenario della loro passione. Aveva gli occhi gonfi di pianto, lo sguardo smarrito.

    Prima che Vincenzo se ne rendesse conto, gli corse incontro e si avvinghiò a lui.

    In quell’istante, capì che gli era mancato tutto di lei, ogni sfumatura. Resistette alla voglia di infilarle le dita fra i capelli e premerla a sé, respirando il suo dolce alito. Aveva le labbra formicolanti, desiderose di assaggiare le sue per un’ultima volta...

    Quasi avvertisse l’imminente capitolazione, Glory sollevò il capo e gli assalì il viso di baci.

    La tentazione di cederle era troppo forte. Le mani si mossero, vogliose, verso il suo corpo. Ma prima che succedesse l’inevitabile, Vincenzo si bloccò e si irrigidì tutto, come per difendersi dalla voce strozzata che penetrava la cortina di nebbia che gli offuscava la mente.

    «Amore mio, amore mio.»

    Ingoiando un gemito, le strinse le braccia, bloccandola, prima che lei riuscisse a risucchiargli gli ultimi residui di forza di volontà che gli erano rimasti.

    Riluttante, Glory si lasciò allontanare e sollevò il viso che tanta passione e tante speranze aveva alimentato in lui. Quei suoi dolcissimi occhi sapevano fingere con maestria emozioni inesistenti.

    «Oh, tesoro, che spavento mi hai fatto prendere continuando a non rispondere alle mie domande» proruppe, stringendosi di nuovo a lui. «Mi sembrava di impazzire. Temevo... temevo che ti fosse successo qualcosa di brutto.»

    Ecco quale era la sua strategia. Mostrarsi innocente fino all’ultimo.

    «Come vedi, sto bene.»

    Quella specie di rantolo era la sua voce?

    Fingendo di non cogliere la sua freddezza, un’espressione di terrore le attraversò quegli occhi che sapevano nascondere così bene l’immoralità dietro una maschera di ingenuità e innocenza. «Ti hanno di nuovo sottratto informazioni importanti riguardanti la tua ricerca? La sicurezza ha per caso deciso di tenerti in isolamento finché non verrà identificata l’origine della fuga di notizie?»

    Che sfacciataggine! Si credeva forse così furba da sfuggire a ogni sospetto?

    «Non c’è stata nessuna fuga di notizie.» Vincenzo finse una calma che gli costò un enorme sforzo recitativo. «Mai.»

    Il sollievo momentaneo che Glory manifestò fu presto sostituito da un’espressione di crescente confusione. «Ma mi avevi detto che...» Si fermò, a corto di parole, stavolta.

    Finalmente una reazione autentica. In effetti, lui le aveva raccontato nei dettagli di come i risultati della sua ricerca, il lavoro di una vita, gli venivano sistematicamente sottratti. Ricordava bene l’angoscia che lei aveva finto per quelle dolorose perdite e il senso di impotenza ostentato per non essere in grado di fare qualcosa per aiutarlo.

    «Nulla di quello che ti ho detto è vero. Ho fatto in modo che mi rubassero informazioni sbagliate. Non sai che godimento nell’immaginare la reazione delle spie una volta scoperta la verità, per non parlare delle ritorsioni su di loro da parte di chi ha commissionato il furto. Nessuno sa dove siano i risultati veri della mia ricerca. Resteranno al sicuro finché non deciderò di divulgarli.»

    Era una bugia. Ma sperava che lei andasse a riferire tutto ai suoi padroni, nella speranza che quei farabutti non si prendessero la briga di verificare i risultati e scoprire invece che i dati rubati erano veri.

    Quell’essere camaleontico riuscì a camuffare bene lo shock, impersonando la parte della donna confusa, vagamente ferita. «È... fantastico... ma... perché non me lo hai detto? Mi sembrava di aver capito che ti sentissi spiato.» Si raggomitolò tutta, curvando le spalle e chinando il capo, quasi a volersi proteggere da uno sguardo troppo indagatore. «Un semplice messaggio mi avrebbe evitato di preoccuparmi a vuoto e mi sarei resa utile anch’io nel depistare le spie, recitando la mia parte.»

    Vincenzo digrignò i denti. «Ognuno ha dei fatti la versione che io ho voluto fornirgli. Tante verità fanno una bugia. Solo le persone più fidate sanno come stanno veramente le cose.»

    Glory si impietrì, assorbendo le sue parole. «E io non sono una di loro?»

    Era riuscito finalmente a scalfire la sua prosopopea. «E perché mai? Dovevi essere lo svago di un momento, ma poi sei diventata così appiccicosa da non lasciarmi neppure il tempo di cercarmi una sostituta.»

    Se non avesse creduto nelle sue doti di attrice, avrebbe detto che quelle parole erano state per lei una pugnalata in petto.

    «So... sostituta?»

    Vincenzo torse le labbra in un sorrisetto sardonico. «Con gli impegni che ho, posso permettermi solo donne pronte a scattare al mio schioccare di dita. Ecco perché mi stavi bene, all’inizio... facevi tutto quello che dicevo io. Il guaio è che è piuttosto difficile trovare donne così compiacenti, per cui ne lascio una quando ne ho già sottomano un’altra.»

    Nuvoloni neri offuscarono il turchese degli occhi di Glory. «Non mi sembrava che le cose stessero in questi termini tra di noi...»

    «Ah no? E che cosa credevi? Che il nostro fosse un grande amore? Chi ti ha messo in testa una fesseria del genere?»

    «Tu...» pronunciò lei con labbra e voce tremanti. «Mi dicevi che mi amavi.»

    «Amavo le tue... performance. A letto, non c’è che dire, l’intesa era perfetta. Ma non ci posso far niente se, dopo un po’, mi stufo anche di un’amante così compiacente.»

    «Solo questo ero per te? Una che ti portavi a letto?»

    Gli batteva forte il cuore per lo sforzo di tenere a bada le emozioni. «Non dirmi che non lo avevi capito.»

    Le sue parole parvero colpirla con la veemenza di una staffilata. Se non avesse avuto la prova della sua perfidia, gli si sarebbe spezzato il cuore a vederla in quello stato. Ma la sua era tutta una finzione. L’impeccabilità di quella recita servì a indurirgli ulteriormente l’animo.

    Avrebbe preferito, a quel punto, che si disperasse e versasse fiumi di lacrime... finte per fornirgli il pretesto di accanirsi ancora di più contro di lei. Glory si limitò a fissarlo attonita, una lacrima impigliata fra le ciglia.

    Poi bisbigliò. «Se questo è uno scherzo, ti prego, basta...»

    «Ma come? Credevi davvero di essere per me più di un piacevole passatempo?»

    Glory si ritrasse di scatto, come se avesse ricevuto uno schiaffo, e Vincenzo temette di perdere il controllo. Doveva porre fine a quel supplizio prima che fosse lui a crollare.

    «Avrei dovuto immaginare che non avevi intuito nulla. Da come ti sei bevuta ogni fesseria che ti ho propinato, dovevo capire che difettavi in astuzia. Non sei certo

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