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Save me
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E-book296 pagine3 ore

Save me

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NOTA DELL'AUTRICE: Save Me era stato pubblicato nel 2015 sulla piattaforma Wattpad. 

New York.
Savannah sembra avere tutto ciò che desidera: un bel fidanzato, soldi e un futuro assicurato nell’élite di Manhattan. Ma l’apparenza è spesso bugiarda, e lei custodisce gelosamente due segreti che nessuno dovrà mai scoprire.
Certe macchie però sono difficili da cancellare, e ad accorgersi che qualcosa non va è l’ultima persona che si sarebbe mai immaginata: Ryan, il migliore amico del suo fidanzato.
Ryan non è come loro: è cresciuto nei bassifondi, in bilico tra ciò che è stato e ciò che vorrebbe essere, in costante lotta con se stesso per costruire quel futuro che a lungo gli è stato negato.
Ma basta una notte, un errore, e tutto cambia per entrambi in modo definitivo, perché il sapore del peccato non è così facile da dimenticare.
Lei lo trascina nel suo inferno.
Lui vorrebbe proteggerla, ma al contempo distruggerla.
Chi riuscirà a salvarsi?


Romanzo New Adult, autoconclusivo.
LinguaItaliano
Data di uscita15 apr 2024
ISBN9788832509960
Save me
Autore

Jenny Anastan

Jenny Anastan is a bestselling Italian author. She lives on the shore of Lake Maggiore, Italy, with her family. Stay with Me (Resta con me) is her first novel.

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    Anteprima del libro

    Save me - Jenny Anastan

    1

    Savannah

    Osservo la mia immagine riflessa allo specchio con attenzione e una smorfia compare sul mio viso. Sembro perfetta ma è solo una mera illusione, ciò che voglio far credere a chi mi sta intorno.

    Una recita: interpreto me stessa nel film della mia vita.

    Quella vita che dovrei vivere, ma che invece non mi appartiene più. Se qualcuno si fermasse a osservarmi con un po’ più di attenzione, andando oltre al mio bel visino, forse riuscirebbe ad accorgersi della maschera che indosso da più di due mesi. All’esterno posso sembrare sempre la solita, ma ciò che non può scorgere l’occhio umano è lo sgretolarsi della mia anima. È stata marchiata, frammentata e non credo esista il modo per aggiustarla. Forse per quelle come me non c’è modo di sistemare nulla.

    Sono merce danneggiata.

    Ogni giorno potrebbe essere peggiore del primo, vivo in perenne apnea, aspettandomi che le mani che tanto odio mi spingano in fondo all’abisso. Mi sento in colpa, per assurdo, perché non sono riuscita a fermarlo la prima volta e neppure la seconda. Sono una debole e sciocca ragazzina. C’è stato un momento in cui ho pensato che non fosse giusto, che lo schifo che mi stava accadendo non potesse in alcun modo essere colpa mia. Avrei voluto dire la verità, smascherare il mio carnefice, ma ho taciuto, ma ho finto che non fosse successo nulla, ho fatto esattamente come mi ha detto lui. Ogni dannata volta.

    «Non dirai nulla, bambina».

    Mi sembra di sentire quella voce rauca parlarmi all’orecchio – di nuovo – un brivido gelido mi scende giù per la schiena. La nausea mi colpisce violenta, come tutte le volte in cui ripenso a lui.

    L’unica cosa che posso fare per alleviare quel senso di vuoto e impotenza è abbassarmi con il viso verso il mio specchietto, infilare la banconota da dieci dollari perfettamente arrotolata nella mia narice e tirar su quell’invitante striscia bianca. La sola in grado di attenuare quel dolore costante che provo in mezzo al petto, la sola che serpeggia nelle mie viscere. Neanche l’amaro sulla lingua mi dà più fastidio: la coca è diventata la mia migliore amica.

    «Savannah, hai finito?».

    La voce di Sarah irrompe nella mia mente e mi ricorda che siamo in un locale, non posso estraniarmi del tutto.

    «Sì, scusa» rispondo, uscendo con il sorriso stampato sul volto. «Stavo sistemando il trucco». Chiudo la borsetta e la seguo fuori dai bagni delle donne.

    Appena apre la porta, il volume della musica mi stordisce e sento l’effetto della coca farsi strada in ogni mia cellula.

    Dio che sensazione meravigliosa!

    «Matt è arrivato» dice, indicando il nostro privé. «C’è anche Ryan!» esclama tutta felice.

    Annuisco. Il mio ragazzo mi sta aspettando, bello come sempre, i suoi capelli biondi spiccano sull’abbronzatura dell’estate appena trascorsa. Gli occhi azzurri sembrano acqua marina, e sono proprio loro – insieme al suo magnifico sorriso – che mi hanno fatto innamorare due anni fa.

    Sarah mi afferra la mano, trascinandomi in mezzo alla pista per arrivare prima da loro. Ha una cotta pazzesca per Ryan, ma lui sembra non notarla neppure. A dire il vero, non so perché esca con noi o come Matt lo abbia conosciuto, non me ne sono mai interessata. Un giorno non c’era e quello dopo era lì, al fianco del mio ragazzo, come se fosse la cosa più normale del mondo. Dopo di me, è la persona con cui passa più tempo, ma se questo lo rende felice non ho nulla da obbiettare.

    Anche perché in questo momento non ho nulla da dare a nessuno. Neppure a lui. Sono una pianta secca che attende soltanto di essere sradicata dalla terra e bruciata.

    «Ciao, piccola».

    La voce di Matt è balsamo per le mie orecchie, anche se non basta a lenire tutto il dolore che porto dentro.

    «Ehi». Lo abbraccio, dandogli un bacio. «Mi sei mancato».

    «Scusa, abbiamo fatto tardi» dice, indicando Ryan alle sue spalle. «Ha finito da poco di lavorare».

    Da quanto ho potuto capire, Ryan non va al college, ma lavora in un’officina meccanica. Il mio fidanzato frequenta il secondo anno della Columbia, e io l’ultimo anno di liceo.

    L’ultimo.

    Ho sempre pensato che sarebbe stato il più bello, fatto di feste sfrenate, viaggi e spensieratezza, invece è iniziato da una settimana e non vedo già l’ora che arrivi maggio per trasferirmi al college. La prima mia opzione era Yale, ma ho fatto richiesta alla UCLA all’insaputa di tutti. Los Angeles è abbastanza lontana da New York e dall’Upper West Side, New Haven è troppo vicina a tutto ciò a cui non voglio più pensare.

    «Ehi, piccola!».

    La voce di Matt mi riscuote dai pensieri.

    «Scusa, stavo pensando che ho una sete pazzesca. Avete già ordinato?» gli chiedo mentre vado a sedermi proprio di fronte a Ryan.

    «Sì, dovrebbero arrivare con le bottiglie tra poco».

    Mi sento osservata e quando alzo lo sguardo, i miei occhi si scontrano proprio con quelli di Ryan. C’è qualcosa di strano in lui questa sera, mi guarda come non ha mai fatto prima, come se stesse cercando una risposta. Ci fissiamo per un tempo che a me sembra eterno, poi è lui che si gira prestando attenzione a ciò che gli sta dicendo Sarah.

    Per la prima volta, lo osservo veramente. È molto bello, così diverso da Matt: ha i capelli scuri, gli occhi marroni che sembrano quasi neri, e le sue movenze sono più decise, a volte meno eleganti, quasi rozze. Con ogni probabilità, non ha dovuto crescere con determinate imposizioni; noi, invece, siamo stati obbligati fin da piccoli a comportarci in un certo modo. A volte sembriamo delle macchine, e forse lo siamo davvero. Educati per diventare qualcuno che conta, in cima alla piramide sociale. Le pressioni che ha avuto Matt sono state così pesanti che non tutti le avrebbero sopportate di buon grado.

    Guardando Ryan, mi accorgo della sua disinvoltura, sembra più naturale. Non è rigido e composto, ma bensì appoggiato mollemente allo schienale del divanetto: le gambe un po’ divaricate e la testa inclinata per ascoltare meglio Sarah. Non c’è da stupirsi che lei sia pazza di lui: è magnifico. Lo è veramente, senza finzioni o stratagemmi, e non ci avevo mai fatto caso.

    Quando capisco in che direzione stanno andando i miei pensieri, distolgo frettolosamente lo sguardo e fisso la pista alla ricerca di un viso famigliare. E lo trovo dopo una sola occhiata: colui che può salvarmi da un’altra serata difficile e, soprattutto, dal fatto di aver appena tirato l’ultima striscia che avevo a disposizione.

    Mi alzo e dico a Matt che ho bisogno di una boccata d’aria. Lui sta versando lo champagne nei calici e, quando accenna di volermi accompagnare, gli dico che ci metterò solo due minuti. Non si fa pregare, e io ne approfitto per sgusciare via.

    Quando raggiungo le mia meta, il ragazzo di fronte a me sorride sornione e senza dire nulla mi passa ciò che mi serve. Gli porgo due pezzi da cento e vado verso l’uscita posteriore. L’odore nel locale mi fa venire la nausea, e la musica a tutto volume non aiuta ad alleviare quel malessere.

    Appena metto piede nel vicolo buio, una mano mi afferra il gomito, stringendo forte e facendo sbattere la mia schiena contro il muro ruvido e freddo.

    «Che cazzo stai facendo?».

    «Lasciami, mi fai male» dico con voce strozzata.

    «Che cazzo stai facendo, Savannah?». Il suo è un ringhio che mi mette i brividi, e a fatica riesco ad alzare gli occhi.

    «Lasciami, Ryan!».

    «No!» afferma risoluto, allentando un po’ la presa. «Dammi la merda che ti sei fatta dare da Jack».

    Sbarro gli occhi sorpresa, non per la situazione in cui mi trovo, ma perché sono stata beccata e nessuno deve sapere.

    Nessuno.

    In più, Ryan conosce il mio spacciatore per nome e non è un buon segno.

    «Dammi quella merda!» urla più forte.

    «Non… Non ho niente» balbetto.

    «Savannah, non mi prendere per il culo. Io non sono come Matt, io le conosco le tipe come te…».

    «Le tipe come me?» chiedo in un sussurro.

    «Sì, voi piccole figlie di papà viziate. Avete tutto quello che volete, ma non vi basta e dovete usare questa merda».

    Le sue parole sono dure e, anche se in fondo non lo conosco, mi fanno male.

    «Tu non sai niente di me» ribatto riprendendomi.

    Chi si crede di essere per parlarmi in questo modo?

    «Non c’è molto da sapere, basta guardarti per avere un quadro generale della situazione» sibila acido. «E il mio interesse non è per te o per quello che fai, io mi preoccupo per Matthew. E lui non si merita di soffrire per una come te».

    Il suo è un affondo che mi colpisce più di quello che dovrebbe. Resto in silenzio a guardare la freddezza dei suoi occhi, e ciò che mi sconvolge è che nelle sue iridi leggo la verità. Nessuna perfezione, ma solo lo schifo che sono diventata. E so che su una cosa ha ragione: non merito né Matt né la compassione di qualcuno.

    «Hai ragione, ora puoi lasciarmi andare?».

    «Prima mi dai quella porcheria che tieni nella borsetta» insiste.

    «Non posso» ammetto a lui e anche a me stessa. «Ne ho bisogno». E mi vergogno.

    «Tu sei…» inizia, ma s’interrompe.

    «Sono un mostro, lo so. Ora, ti prego lasciami andare».

    Si scosta da me, e quello che vedo mi fa salire la bile in gola. Non ho mai parlato con lui, non direttamente, e forse è stato meglio così perché questo ragazzo mi legge, come se fossi un’insegna luminosa.

    «Devi smettere! E non pensare di lasciarlo» dice prima di accendersi una sigaretta. «Lui ti ama».

    Le mie labbra si tirano in un mezzo sorriso.

    «Hai detto che non sono degna di lui, e hai ragione. Io sono nociva» prendo fiato prima di continuare. «Sono una grossa voragine, e chi mi sta accanto rischia solo di sprofondare nelle tenebre. Merito di stare da sola».

    «Nessuno dovrebbe stare da solo».

    «Forse io sono l’eccezione» la mia ironia è del tutto fuori luogo.

    «Forse» asserisce.

    Annuisco e cerco di ricompormi. «Non… Non dirgli niente».

    «No, al momento non lo farò».

    Mi colpisce parecchio vedere quanto Ryan abbia a cuore le sorti di Matthew. Vorrei davvero smettere, vorrei tante cose che non posso più avere. Come la spensieratezza.

    «Grazie».

    «Quella merda non ti aiuterà, qualsiasi sia il tuo cazzo di problema. Quella roba ti renderà solo più marcia».

    Alzo il mento e gli lancio un’occhiata. Lui è li, con le mani affondate nelle tasche dei jeans, e sembra una sorta di angelo. Ma non lo è, lo so.

    «Come lo hai capito?» domando, mordendomi un labbro.

    «Prima, nel privé». Sposta il peso del suo corpo da un piede all’altro. «Le tue pupille sembravano due palle da biliardo, e il tizio che ti ha dato la roba abita vicino a me».

    «Oh».

    «Già» afferma, e in quel momento scorgo un lampo di dolore nei suoi occhi. È ovvio che non sia per me, a malapena mi tollera, e anche se sono curiosa, sono l’ultima persona con cui si aprirebbe.

    Prendo un sospiro profondo e, con un coraggio che non credevo di avere, lego ancora il mio sguardo al suo. Ma lui non è lì, è come se stesse pensando a qualcosa di lontano.

    «Comunque ti sbagli».

    La mia voce lo fa riprendere, sbatte le palpebre un paio di volte per mettermi a fuoco.

    «Su cosa?» domanda divertito. «Sul fatto che sei una drogata o che sei una ricca bambina viziata?».

    «No» sospiro, posando una mano sulla maniglia della porta. «Sono già completamente marcia».

    Lo lascio lì ed entro nel locale, correndo verso il bagno. Spero che la seconda riga della serata mi aiuti a dimenticare questi ultimi dieci minuti, ma non sarà semplice allontanare dalla mia mente e dai miei ricordi il suo viso. Sarà complicato non pensare più a tutto il disgusto che mi ha riversato addosso con le sue parole.

    Scordare Ryan sarà un’impresa titanica.

    ***

    Il resto della serata passa veloce, o sono troppo fatta per accorgermi del tempo che scorre.

    Ballo e rido.

    Ballo e fingo che sia tutto a posto.

    Matt è quasi sempre al mio fianco, mi accarezza e mi bacia. Ogni tanto mi chiede quanto ho bevuto, e io vorrei davvero rispondere che non è l’alcool a farmi stare così. Però non posso. Non voglio più vedere nessuno guardarmi come ha fatto Ryan, mi renderebbe ancora più vulnerabile.

    Lo cerco con lo sguardo: sta parlando con una biondina piuttosto carina e le accarezza il viso. Mi chiedo come sarebbe se mi toccasse così, se provasse qualcosa di diverso dal disgusto. Non riesco a staccare i miei occhi da quella scena. Lui le sorride, lei piega la testa e ride. Poi le mani di Ryan le stringono la vita e l’attirano a sé, le alzano il mento e… la bacia.

    Sento chiaramente il cuore battere più forte nel mio petto, non so perché reagisco così, non è di certo normale. Ryan non è affar mio, e lui ha detto chiaramente ciò che pensa di me. Quello che sta facendo, e con chi lo sta facendo, non mi deve importare. Forse potrei essere dispiaciuta per Sarah, ma so che non è per lei che mi sento così, perché nella strana equazione che sta svolgendo la mia testa la mia amica non c’è: ci siamo solo io e Ryan.

    «Piccola, tutto bene?».

    «Sì, Matt». Mi stringo a lui, a quel corpo che spesso è stato casa, ma che ultimamente non riesce a farmi sentire né al sicuro né tanto meno protetta.

    Cerco le sue labbra, baciandolo in modo disperato, sperando che la voce nella mia testa si spenga. Non voglio pensare, non voglio ricordare.

    Voglio dimenticare.

    Vorrei poter volar via da tutto e tutti.

    Ci ho pensato più di una volta, ma sono una codarda, non ho avuto il coraggio di andare fino in fondo, non sono riuscita a fare neppure una cosa tanto semplice. Una cosa che mi farebbe finalmente smettere di soffrire.

    Matt continua a baciarmi, ma io non sono più lì, l’ansia mi attorciglia lo stomaco e il panico prende possesso dei miei muscoli. Quando ho la sensazione di non riuscire più a respirare, apro le palpebre di scatto, scontrandomi con l’intensità degli occhi di Ryan.

    Davanti a lui, mi sento nuda e fragile.

    Nessuna maschera funziona.

    2

    Ryan

    «Fanculo, Ryan!».

    «Dai, dolcezza… Sai che la domenica ho da fare».

    Osservo la figura di Kayla che si muove frenetica per la stanza, recuperando i suoi vestiti sparsi sul pavimento. Mi passo una mano fra i capelli e le sorrido mentre lei ha un adorabile broncio.

    «Dovevi lasciarmi in pace ieri sera» afferma, indicandomi minacciosa con l’indice. «Non avresti dovuto venire da me, e io non sarei dovuta tornare a casa con te».

    Non riesco a trattenere una risata.

    «Non ti sei divertita?» chiedo, alzando un sopracciglio.

    Kayla si blocca e mette le mani sui fianchi.

    «Ryan, non fare lo stronzo, non con me».

    Mi alzo dal letto, nudo, e mi avvicino a lei. Con dolcezza, le accarezzo una guancia: la sua pelle è liscia e profumata, i suoi grandi occhi marroni si spalancano e mi guardano confusi. Faccio scivolare la mano dietro la sua nuca, infilando le dita tra i capelli.

    «Sai che tengo a te, ma non sono…».

    «Pronto» conclude per me. «Sono mesi che lo dici, ma ciò che abbiamo ora per me non è abbastanza. Sono debole e ci ricasco. Ogni volta. Non…». S’interrompe, sta facendo uno sforzo non da poco a trattenere le lacrime, e questa sua reazione mi fa sentire in colpa. Kayla merita di più di quello che sono disposto a darle. Una parte di me lo sa e vorrebbe lasciarla andare, un’altra – quella più egoista – non riesce a fare la cosa giusta.

    «Non puoi continuare a farmi questo, Ryan. Sai che quello che provo per te va al di là dell’attrazione. Io ho bisogno di sapere cosa vuoi, prendi una decisione: o stai con me, e lo fai al cento per cento, o smettiamo di vederci».

    Sono un essere troppo complesso per poterle dare le sicurezze che vuole e di cui ha bisogno, ma non voglio rinunciare a lei. Quando è con me, tutto il peso di quella che è stata la mia vita sembra alleggerirsi. Mi fa stare un po’ meglio, ma non abbastanza per poter decidere di passare al livello successivo.

    In tutta onestà, non ho ancora trovato nessuna in grado di farmi pensare al futuro.

    Nessuna.

    «Ho bisogno di più tempo» provo a mediare.

    «Posso concedertelo, ma non devi chiudermi fuori dalla tua vita» cede alla fine, anche se vuole qualcosa in cambio.

    «Kayla…».

    «Dimmi dove vai?» domanda, riportando il suo sguardo nel mio. «Dove vai ogni domenica?».

    Faccio un passo indietro, interrompendo improvvisamente il contatto tra di noi: questa è una cosa di cui non voglio parlare con nessuno.

    «Ho solo un impegno con un amico» è una mezza verità.

    «Tutte le domeniche?» insiste.

    «Sì» taglio corto.

    «Se ti vedi con un’altra, me lo devi dire». Mi scruta per cercare la verità sul mio volto.

    Il nostro non è mai stato un rapporto esclusivo, anche se so per certo che lei non si è mai vista con nessun altro, a differenza mia. Ma non è quello che mi sta chiedendo, vuole sapere se c’è qualcuno di importante. E la risposta è solo una: no. Perché se ci fosse, quella ragazza sarebbe Kayla, ne sono quasi sicuro.

    «No, è solo un amico. Maschio» cerco di tranquillizzarla.

    «Ok. Allora mi chiami tu?» smette di porre domande a cui io non ho più voglia di rispondere.

    «Sì, ti chiamo stasera. Magari in settimana ci possiamo vedere per una cena».

    Ho composto le parole magiche perché il suo viso s’illumina.

    «Sarebbe fantastico!».

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