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Ricatto milionario: Harmony Destiny
Ricatto milionario: Harmony Destiny
Ricatto milionario: Harmony Destiny
E-book162 pagine2 ore

Ricatto milionario: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Vuoi sposarmi?

Emma McKinley aveva sempre immaginato che quella fatidica domanda le sarebbe stata rivolta dall'uomo che amava per coronare il loro sogno romantico. E certamente non da un perfetto sconosciuto che, in cambio del matrimonio, le offre la possibilità di salvare l'azienda di famiglia.


Lo voglio.

Ma Alex Garrison ha occhi grigi come il mare in tempesta, un'irresistibile fossetta sul mento e un corpo statuario. Ed Emma non sa bene ciò che vuole: rinunciare all'amore in nome degli affari o assecondare un erotismo allo stato puro?

Quando due cuori sono destinati ad appartenersi, realtà e fantasia si confondono, mentre i corpi si muovono in una danza antica come le origini del mondo.
LinguaItaliano
Data di uscita10 ago 2016
ISBN9788858952887
Ricatto milionario: Harmony Destiny
Autore

Barbara Dunlop

Tra le autrici più note e amate dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Ricatto milionario - Barbara Dunlop

    successivo.

    1

    Emma McKinley avrebbe dovuto essere nervosa mentre usciva dall'ascensore e metteva piede negli uffici della Garrison Hotel. Ma erano ormai giorni che si sentiva arida di sentimenti ed emozioni.

    Tutto era iniziato con l'improvvisa morte del padre. Alla quale era seguita la scoperta della drammatica situazione finanziaria della McKinley Inns e l'assurda proposta fatta alla sorella per salvare la società di famiglia.

    Oltre a una profonda determinazione, in Emma non restava altro che rabbia; rabbia che avrebbe presto scagliato contro Alex Garrison, amministratore delegato della Garrison Hotel.

    Abbottonò l'elegante giacca di Donna Karan, strinse a sé la borsa a tracolla e, con passo marziale, procedette lungo il corridoio. Non era mai stata nel quartier generale della società antagonista ma non ci voleva un genio per capire che l'imponente porta a battenti di fronte a lei doveva condurre al sancta sanctorum di Alex Garrison.

    Emma ignorò le occhiate degli impiegati che incontrava lungo il cammino, d'altronde nessuno sembrava avesse intenzione di fermarla. Meglio così. Perché non era dell'umore giusto. Non aveva un appuntamento con Alex Garrison, ma aveva il diritto morale di parlargli a quattr'occhi. Come aveva osato avvicinare Katie, la sorella minore, con le sue velate minacce e oltraggiose proposte? E a sole poche settimane dal funerale del padre.

    Emma trasse un respiro profondo. A un tratto si scoprì tesa.

    Forse, dopotutto, aveva ancora qualche emozione dentro di sé.

    «Signora, mi scusi» pronunciò una voce di donna alla sua sinistra quando il corridoio si aprì in un'elegante reception.

    Emma non rispose. Non girò il viso per guardare la donna, né rallentò il passo.

    «Signora.» La voce divenne più stridula e una trentenne balzò in piedi.

    Cinque passi alla porta.

    «Non può...»

    Emma afferrò la maniglia dorata.

    «... entrare.»

    Emma spalancò la porta.

    Quattro uomini in abito scuro, seduti intorno a un tavolo circolare, si girarono di scatto verso di lei. Due avevano i capelli grigi, folte sopracciglia e sguardi cupi e accusatori. Il terzo era un giovane biondino e i suoi occhi azzurri e il sorriso appena accennato le dissero che era la benvenuta.

    Il quarto uomo scattò in piedi, la sedia che stridette sul pavimento. Capelli neri, occhi grigi e spalle larghe, il cipiglio sul suo volto diceva che era pronto ad aggredire chiunque osasse infrangere la sua privacy.

    «Sono desolata, signor Garrison» affermò la voce ansante della segretaria dietro a Emma. «Ho cercato...»

    «Non è colpa tua, Simone.» Gli occhi grigi non si staccarono da Emma. «Posso esserle utile?»

    Le dita di Emma si strinsero intorno alla tracolla. Il mondo intorno a lei sembrò svanire quando la rabbia prese di nuovo vigore. Puntò l'attenzione su Alex Garrison. «Pensava forse che le avrei permesso di cavarsela così?»

    Simone trasalì.

    «Come vede, siamo nel bel mezzo di una riunione» disse Alex in tono gelido.

    «Non m'importa se...»

    «Se vuole può fissare un appuntamento.»

    «Non voglio.»

    «Allora devo chiederle di lasciarci.»

    «Sa chi sono io?»

    «No.»

    «Bugiardo.»

    «Chiamo la sicurezza» intervenne Simone.

    Alex aggrottò la fronte, fissando Emma con sguardo vuoto. A un tratto, quest'ultima comprese che lui non sapeva davvero chi lei fosse. Ma com'era possibile? Certo, il volto pubblico della McKinley Inns era Katie ma...

    «Dobbiamo chiamare la sicurezza?» domandò l'uomo.

    «Sono Emma McKinley.»

    Lui la guardò, sorpreso.

    Poi, sollevò una penna d'oro dal tavolo e la infilò nel taschino della giacca sartoriale. «Signori, se volete scusarci. Temo di dover dedicare cinque minuti alla signorina McKinley.»

    Gli uomini si alzarono.

    Alex sollevò una mano. «Prego, signorina McKinley. Ci accomoderemo in sala riunioni.»

    Indicò una grande porta di legno e le fece segno di precederlo.

    Emma attraversò la stanza e abbassò un'altra elaborata maniglia dorata. Si ritrovò in un'enorme sala, al centro della quale troneggiava un tavolo ovale circondato da almeno una ventina di poltroncine in pelle. Dalla grande vetrata laterale entravano i raggi del sole, che illuminavano Manhattan in quella calda giornata di agosto.

    Emma udì la porta chiudersi alle sue spalle e si girò di scatto per affrontare l'uomo.

    «La prego di essere veloce» disse quest'ultimo avvicinandosi a lei.

    Visto da vicino era ancora più imponente, con spalle larghe e torace possente. I lineamenti del viso avevano un che di severo. Il mento era squadrato, le labbra atteggiate in una smorfia sarcastica e gli occhi di un freddo grigio-azzurro.

    Emma immaginò che poche persone avessero il coraggio di contrastarlo e soprattutto, sopravvivessero per raccontare la loro esperienza. Se non avesse saputo che era nato nella bambagia, avrebbe giurato che fosse cresciuto per le strade di Brooklyn.

    Non che tutto ciò avesse importanza. Lui non avrebbe messo le mani né su sua sorella né sulla loro società.

    «Lei non sposerà Katie» affermò senza tanti giri di parole.

    L'altro si strinse nelle spalle, indifferente. «Be', dovrebbe essere Katie a deciderlo.»

    «Mio padre è appena stato sepolto.»

    «Ma questo non cambia la vostra situazione finanziaria.»

    «Sono perfettamente in grado di risolvere i nostri problemi economici.» Forse. Lo sperava. Potevano sempre ipotecare la proprietà di Martha's Vineyard.

    Alex inclinò la testa di lato. «Posso indurre la banca a chiedere il rimborso del prestito nel giro di ventiquattro ore. È in grado di risolvere i suoi problemi in così breve tempo?»

    Emma non rispose. Lui sapeva benissimo che non ce l'avrebbe fatta. Sarebbero state necessarie settimane, forse mesi per districarsi in quella babilonia di ipoteche, lettere di credito e garanzie personali firmate dal padre.

    Un improvviso groppo alla gola la lasciò senza fiato. Ma perché, perché il padre era morto così giovane? Le mancava terribilmente. Aveva sempre fatto affidamento su di lui e sulla sua guida.

    «Signorina McKinley?»

    «E poi perché vuole la McKinley Inns

    La Garrison Hotel, la società a cui faceva capo Alex Garrison, possedeva dozzine di alberghi più grandi e più eleganti. La McKinley occupava una piccola nicchia di mercato, mentre la Garrison poteva competere con le grandi catene di hotel di lusso di tutto il mondo.

    «Sta scherzando, vero?»

    Emma scosse la testa.

    «Anch'io voglio espandermi, come tutti del resto. E la sua società rappresenta una ghiotta opportunità.»

    «E pur di arrivare dove vuole non guarda in faccia a nessuno, vero?»

    La reputazione di Alex Garrison era ben meritata. E anche se negli ultimi mesi la stampa sembrava essersi addolcita nei suoi confronti, Emma non si lasciava ingannare. Quell'uomo era un freddo opportunista che approfittava delle sventure altrui.

    Alex fece un altro passo avanti, le braccia conserte. «Temo che Katie non sia stata sufficientemente chiara. Sono io quello che fa un favore a voi

    Emma si drizzò di scatto in tutta la sua altezza e sollevò il mento per guardarlo negli occhi. «Sposando mia sorella e impadronendosi della nostra compagnia?»

    «Salvando la vostra società dalla bancarotta. Voi siete insolventi, signorina McKinley. Se non vi inglobo io, lo farà qualcun altro. È così che funziona il sistema capitalistico, o sono costretto a ricordarglielo io?»

    «Non faccia il saputello con me.»

    Un sorriso gelido gli sollevò le labbra. «Per come la vedo, si tratta di un'offerta vantaggiosa per entrambi.»

    «Per come la vedo io, si tratta di un'offerta vantaggiosa solo per lei

    «Solo perché lei è un'idealista e come tale, carente di senso pratico.»

    «Per lo meno ho un'anima.»

    Lui la fissò con sguardo ironico. «Se non sbaglio, avere un'anima non è un requisito fondamentale per fare affari nello stato di New York.»

    «Lei non la sposerà.»

    «Sua sorella le ha spiegato l'accordo?»

    Sì, Katie glielo aveva spiegato. Alex voleva la loro società. Ma negli ultimi due anni aveva speso migliaia di dollari per cercare di migliorare la propria immagine e temeva la pubblicità negativa qualora si fosse scagliato su due sorelle appena colpite da un grave lutto.

    Oh, certo, l'intenzione era quella, solo che non voleva che si sapesse. Da lì, l'idea del matrimonio e dei vantaggi che ne sarebbero derivati.

    «Sì» rispose Emma.

    «Allora saprà che metà della società resterebbe di vostra proprietà.» L'espressione impassibile dell'uomo divenne un severo cipiglio. «E solo un pazzo come me può offrirvi tanto.»

    «Ma lei in realtà vuole comperare una moglie.»

    «A quel prezzo direi proprio che ci può stare.»

    Emma restò senza parole per la sfrontatezza dell'uomo.

    «Affare fatto?» domandò Alex.

    Affare fatto? Come avrebbe dovuto comportarsi? Avrebbe dovuto lanciare una vuota minaccia? Andarsene offesa? Giurare che lui non avrebbe mai messo le mani sulle loro proprietà, quando sapeva benissimo che era quello che avrebbe fatto?

    Lui sembrò avvertire la sua esitazione. «Nessuno si farà male» affermò. «E la pubblicità aiuterà entrambi. La stampa economica magnificherà la fusione di due importanti società del settore alberghiero e quella scandalistica sguazzerà nella storia d'amore. Tutti gli occhi saranno puntati su di noi e...»

    Emma lo fissò, sbalordita. «Ma lei si sta ascoltando?»

    Lui si bloccò, confuso. «Come sarebbe?»

    «Non le sembra che il suo piano sia un po' spietato?»

    «Come ho già detto, nessuno si farà male.»

    «E Katie? E David?»

    «Chi è David?»

    «Il ragazzo di Katie. Il ragazzo dolce, carino e affettuoso con il quale esce da sei mesi. Lui sarà devastato e umiliato.»

    Alex non ribatté ed Emma ebbe l'impressione di vedere un'emozione nei suoi occhi. Ma fu solo un attimo e subito la fredda determinazione tornò a invadere il suo sguardo. «David sopravvivrà. La sposerà dopo, quando lei varrà molti più soldi.»

    Emma spalancò la bocca, ma non le uscì alcun suono.

    «E lei?» domandò Alex spezzando il silenzio.

    «Io sono furibonda» sbottò Emma.

    L'uomo sollevò gli occhi al cielo. «Il suo stato emotivo non m'interessa. Ha un fidanzato?»

    «No.» E quello che cosa c'entrava?

    «Problema risolto.»

    «Prego?»

    «Sposo lei.»

    Emma allungò una mano per appoggiarsi allo schienale di una poltroncina. «Che cosa?»

    Alex Garrison se ne stava là, distaccato e indifferente quando aveva appena fatto la proposta più oltraggiosa che lei avesse mai sentito in tutta la sua vita. Sposarlo? Sposarlo?

    «Non ha importanza quale delle due sorelle io sposi» proseguì l'uomo senza un briciolo di emozione nella voce. «Avevo scelto Katie solo perché...»

    «È quella carina» terminò Emma per lui, ritrovando le forze per drizzarsi in tutta la sua altezza. Per qualche oscura ragione le bruciava che proprio lui avesse espresso ad alta voce ciò che tutti pensavano. La freddezza con la quale era andato al nocciolo della questione l'aveva ferita più del solito.

    «A dir la verità non è per...»

    «Io

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