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Una debuttante da sedurre: Harmony History
Una debuttante da sedurre: Harmony History
Una debuttante da sedurre: Harmony History
E-book255 pagine2 ore

Una debuttante da sedurre: Harmony History

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Info su questo ebook

Scandalous Australian Bachelors1
Inghilterra, 1820
Quindici anni dopo essere stato mandato in Australia per scontare la sua pena, Sam Robertson torna in Inghilterra con l'intenzione di vendicarsi di Lord Westchester, l'uomo che l'aveva accusato ingiustamente di furto quando era solo un bambino. Per arrivare a lui, Sam decide di avvicinare sua figlia Georgina, incontrata durante un evento mondano a Londra e per la quale prova un'attrazione incontrollata. Grazie a lei, viene invitato proprio dal conte nella residenza di campagna della famiglia, nell'Hampshire, per trascorrere alcuni giorni di vacanza. Il piano di Sam è smascherare la condotta libertina dell'ambiguo aristocratico e rovinargli così la carriera politica. Ma i sentimenti che inizia a provare per Georgina allenteranno i suoi propositi di vendetta.
LinguaItaliano
Data di uscita19 lug 2019
ISBN9788830500914
Una debuttante da sedurre: Harmony History
Autore

Laura Martin

Tra le autrici piuù amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Una debuttante da sedurre - Laura Martin

    successivo.

    1

    «È uno scandalo! Non ho mai visto della gente simile a un ballo!»

    «Ho sentito che sono ex detenuti, tornati di recente dall'Australia.»

    «Impossibile. Lord Gilham non li avrebbe mai fatti entrare in casa sua.»

    «Un mio caro amico sostiene che erano pescatori e che si sono arricchiti con il contrabbando» sussurrò la gentildonna che aveva parlato per prima, suscitando un coro di esclamazioni sommesse.

    Sam soffocò un sorriso. Erano arrivati da meno di cinque minuti, e già i pettegolezzi circolavano. Era sorprendente vedere quanto fossero informate, quelle matrone di mezz'età, se non altro sul loro paese d'origine. Nonostante avesse trascorso gran parte della sua giovane vita vicino al mare, lui non aveva mai pescato né fatto contrabbando.

    «Ti diverti?» gli chiese George Fitzgerald battendogli una mano sulla schiena.

    Sam si guardò intorno con una smorfia. Non era il mondo al quale era abituato. La cravatta era troppo stretta e a un tratto la giacca di buon taglio aderiva troppo alle spalle. Avrebbe preferito una camicia con il collo aperto ai ridicoli indumenti che i ricchi e i potenti sembravano prediligere. «Be', di sicuro è... diverso» borbottò.

    «Dimmi che cosa ne pensi.»

    I due uomini erano a fianco a fianco. Fino a quel momento nessuno aveva trovato il coraggio di avvicinarsi e parlare con loro, nonostante gli sguardi incuriositi, ma era solo questione di tempo.

    «Questa è la tua gente, George. Non dovresti mescolarti a tutti questi gentiluomini e alle loro dame?»

    George fece una smorfia. Anche se suo padre era il secondo figlio di un barone impoverito, lui aveva trascorso tutta la vita nelle terre selvagge dell'Australia ed era cresciuto in una fattoria. Una fattoria di grande successo, che l'aveva reso uno degli uomini più ricchi del paese, ma si era sempre trovato più a suo agio con i cavalli e il lavoro nei campi che alle serate eleganti. «Ancora nessun segno del nostro uomo?» domandò.

    Sam scosse il capo. L'unica ragione per cui si erano procurati un invito al ballo di Lord Gilham era perché lui potesse iniziare la ricerca dell'uomo che gli aveva rovinato la vita: Lord Westchester. Conte, influente membro della Camera dei Lord e, agli occhi di Sam, il diavolo in persona.

    «I miei ragazzi!» Una voce acuta risuonò nella sala, riportando i due uomini al centro dell'attenzione generale. «È una vita che vi cerco.»

    «Zia Tabitha.» Fitzgerald si chinò a baciare Lady Winston sulla guancia, e Sam fece lo stesso dall'altro lato.

    «Non dovevate essere in tre?» si sorprese la gentildonna. «Be', forse è meglio introdurvi uno per volta in società, altrimenti le audaci vedove non saprebbero chi sedurre per primo.»

    «Crawford sta ballando con una di quelle debuttanti dagli occhi di cerbiatta» spiegò Sam, cercando l'amico con lo sguardo. Crawford aveva imparato in fretta i passi delle danze più popolari e non aveva perso un ballo. Possedeva un talento naturale per la danza, e un osservatore casuale avrebbe immaginato che ballasse il valzer o la quadriglia da tutta la vita.

    «Vedo che non perde tempo.» Lady Winston fece un sorriso malizioso. «Dunque, Sam, un uccellino mi ha detto che state cercando un modo per avvicinarvi a Lord Westchester.»

    Sam aprì la bocca per protestare, ma la gentildonna lo mise a tacere con un gesto della mano. «Non ho bisogno di sapere perché desideriate incontrare il conte, tuttavia voglio informarvi che quella giovane graziosa vestita in azzurro sarà il vostro biglietto di presentazione.»

    «Una parente del conte?» domandò Sam facendosi attento.

    «Sua figlia, Lady Georgina Fairfax.» La gentildonna annuì. «Sono sicura che un simile bocconcino avrà già il carnet pieno, ma George sostiene che siete un uomo pieno di risorse. Scommetterei le mie perle che riuscirete a trovare il modo di strapparla a quei noiosi per un ballo o due.»

    «Lady Winston, siete impagabile!» esclamò Sam chinandosi a baciarla sulla guancia.

    Raddrizzandosi, squadrò le spalle e si concentrò sulla sua preda come un generale che avesse avvistato il nemico sul campo di battaglia.

    Attraversò la sala ignorando gli sguardi che lo seguivano. Tutti erano curiosi di conoscere la verità su i tre misteriosi gentiluomini che erano apparsi in società come per magia, ma lui non si sarebbe lasciato fermare da nessuno.

    La figlia del conte era in mezzo a un gruppo di uomini di diverse età, che sembravano ansiosi di soddisfare ogni suo desiderio, anche quelli che con tutta probabilità lei ignorava di avere. Sam si fermò un istante ad ascoltare gli uomini che si contendevano le sue attenzioni e le risposte cortesi ma distaccate della giovane donna.

    «Gradite un altro bicchiere di limonata, Lady Georgina?» suggerì un giovane che non poteva avere più di vent'anni.

    «Sono a posto così, grazie, Mr. Forrester.»

    «Vi andrebbe una boccata d'aria fresca, Lady Georgina?» propose un altro.

    «Credo che tra poco comincerà il nostro ballo» intervenne un uomo più anziano rivolgendo uno sguardo sprezzante ai giovani bellimbusti.

    Lei fece un sorriso che non arrivava agli occhi, e in quel momento Sam seppe che non le sarebbe dispiaciuto essere sottratta ai suoi numerosi ammiratori.

    «Vogliate scusarmi» pronunciò quindi con la sua voce profonda, facendosi strada tra la folla che la circondava. «Vostra madre mi ha chiesto di cercarvi. Vorrebbe parlarvi di una questione urgente.»

    Lady Georgina fece guizzare lo sguardo e lo osservò per qualche istante con un mezzo sorriso sul volto. Aveva capito che lui stava mentendo e che era una scusa per averla tutta per sé. Per un momento Sam si chiese se l'avrebbe smascherato. Mentre incontrava il suo sguardo, provò un brivido di eccitazione e un'immediata attrazione. Era graziosa, con folti capelli scuri e occhi di un verde intenso, incastonati in un viso a forma di cuore, ma fu solo quando lo guardò che Sam comprese perché tutti le stessero intorno. C'era la gioia di vivere, nei suoi occhi, e lui provò l'impulso di seguirla in qualsiasi avventura lei avesse deciso di intraprendere.

    «Oh, mi auguro non sia niente di grave» replicò lei portando una mano delicata alla bocca e sforzandosi di apparire preoccupata.

    «Non esagerate» le sussurrò Sam all'orecchio. Era riuscito ad allontanare la maggior parte degli ammiratori e a guadagnarsi un posto al suo fianco. «È solo una questione di famiglia» aggiunse in tono vivace. «Sono certo che potrete tornare presto dai... vostri amici.»

    Lei infilò la mano nell'incavo del suo braccio e insieme fecero un passo per uscire dal gruppo. Attraverso il tessuto sottile del vestito, Sam poteva sentire il calore della sua pelle, e per un istante si chiese che sensazione gli avrebbe dato, sotto le labbra. Scacciò subito quel pensiero. L'aveva appena incontrata e, cosa più importante, lei era il mezzo per avvicinarsi al suo obiettivo, non una donna con cui civettare.

    «Non sarebbe meglio che vi accompagnassi io, Lady Georgina, piuttosto che questo... estraneo?» si intromise un uomo che dimostrava più o meno l'età di Sam e che stava aggrottando la fronte con aria sospettosa.

    «Che cosa vi fa pensare che io sia un estraneo?» ribatté Sam, che si stava divertendo per la prima volta in quella serata.

    «Non vorrete andarvene con lui!» intervenne un altro. «Non avete sentito quello che si dice?»

    «Signori, mia madre ha chiesto di me, e Mr...»

    «Robertson» le venne in aiuto Sam.

    «Mr. Robertson è stato così gentile da riferirmi il messaggio e scortarmi da lei. Sono sicura che tornerò presto.»

    Senza uno sguardo indietro, Sam condusse Lady Georgina attraverso la folla, notando le occhiate incuriosite degli ospiti.

    «Qual è il vostro piano, Mr. Robertson?» gli bisbigliò lei all'orecchio.

    «Forse potremmo trovare un posto un po' più discreto» suggerì lui. Immaginò una stanza deserta, illuminata solo dalla luce fioca di poche candele, e Lady Georgina che lo guardava con aria seducente, appoggiata al bracciolo di una poltrona. Non era quello che aveva avuto in mente, ma era allettante.

    «Con tutta la sala che ci osserva? Ho una reputazione da difendere.» A Sam parve di cogliere un attimo di esitazione, un lieve rossore alle guance, come se anche lei avesse immaginato la stessa scena.

    «Sembrano molto interessati a ogni nostro movimento» confermò Sam sentendo su di sé almeno una ventina di sguardi.

    «Credo siano preoccupati che lo straniero cattivo possa approfittare di una piccola innocente come me.»

    «Difficile.» Sam sapeva che Lady Georgina era la figlia viziata di un conte, e come tale abituata a essere servita da uno stuolo di domestici, ma di sicuro non era timida, né innocente. Aveva capito che le aveva detto una bugia non appena gli era uscita dalle labbra, eppure non aveva esitato a seguirlo, e lo stava guardando con aria di aspettativa, lieta di quell'insperato diversivo.

    «Che ne dite della terrazza?» gli propose. «Ci saranno diverse coppie, ma sarà più tranquillo.»

    Sam fece il giro della sala e la guidò fuori. Numerose coppie prendevano l'aria lungo la balaustra di pietra o passeggiavano sul terrazzo, ma meno occhi li osservavano. A un tratto si rese conto di quanto fosse lontano da lui, quel mondo. Quella scena, l'intera serata, gli riuscivano estranee. Si sentiva più a suo agio a cavalcare per la campagna australiana per scoprire perché un pozzo si fosse prosciugato, o in cerca di terreni adatti alle coltivazioni.

    «Si parla molto di voi» osservò Lady Georgina mentre si fermavano a un'estremità della terrazza.

    «Sono sicuro che dicano solo cose positive» mormorò lui.

    Lei rise, e immediatamente Sam capì che non era la risata che riservava ai corteggiatori. Era la sua vera risata, che le illuminò il volto, dagli occhi al mento deliziosamente appuntito.

    «A dar credito a tutte le voci, siete un pirata, uno di quei corsari spietati che hanno la loro base lungo le coste dell'Africa. Siete un ex carcerato che viene dai luoghi più selvaggi dell'Australia. E siete anche una spia francese, ansiosa di rinfocolare la guerra che è finita cinque anni fa.»

    «A quanto pare sono un uomo molto impegnato» commentò Sam con un sorriso. «Non posso fare a meno di chiedermi come trovi il tempo per tutto.»

    «E siete anche riuscito a partecipare a questo umile ballo.»

    Lui annuì. «E senza dubbio per perseguire uno dei miei scopi nefandi.»

    Lei rise ancora, attirando lo sguardo incuriosito di un'altra coppia che passeggiava lentamente. Subito si ricompose, ma Sam aveva colto una visione della donna che era sotto la facciata.

    «Che cosa ci fate qui?» gli chiese.

    Lui le rivolse un sorriso abbagliante e ammiccò. «Faccio commissioni per conto di vostra madre» rispose.

    «Non siate assurdo! Mia madre è a letto con una terribile emicrania e non prevede di emergere prima di domani a mezzogiorno.»

    «Ah, vedo che la mia piccola bugia è stata scoperta» replicò sorridendo.

    Quel sorriso doveva aver fatto sciogliere molti cuori, nel corso degli anni, pensò Georgina. Era un uomo molto affascinante, con bellissimi occhi azzurri e il sorriso più luminoso che avesse mai visto. Trasudava fascino e sfoggiava la disinvoltura tipica di chi non aveva mai dubitato di sé. Era difficile non rimanere incantati a un primo sguardo, ma lei era consapevole che trascorrere troppo tempo con lui sarebbe stato pericoloso. Mr. Robertson era il tipo di uomo che avrebbe potuto far perdere la testa a una donna.

    «Non avete ancora risposto alla mia domanda» lo incalzò, cercando di evitare il suo sguardo per paura di non riuscire a staccarsene.

    «Mi credereste se vi dicessi che desideravo solo fare la vostra conoscenza?»

    Sarebbe stato facile accettare il complimento e ancor più facile lasciarsi indurre dal suo fascino e dal suo sorriso seducente a fare qualcosa di cui si sarebbe potuta pentire. Georgina non aveva mai capito come potesse, una giovane donna, dimenticare tutto ciò che le era stato insegnato per seguire un uomo di cui non ci si poteva fidare, ma in quel momento sentiva il brivido dell'anticipazione e sapeva che sarebbe stato fin troppo facile trasgredire alle regole. Si riprese in fretta, costringendosi a esibire un'espressione seria. «Allora avreste dovuto chiedere a qualcuno di presentarci» lo rimproverò in tono rigido.

    «Avete dimenticato che sono un pirata, una spia francese e un ex detenuto, che non ho conoscenze tra il ton inglese e non ho nessuno che possa presentarmi a una bellissima gentildonna a un ballo?»

    «Eppure siete qui.»

    Era curioso come lui e i suoi due amici fossero comparsi in società, suscitando voci a destra e a sinistra, senza che nessuno sapesse veramente chi erano. Uno dei pettegolezzi più credibili sosteneva che uno di loro fosse imparentato con Lady Winston. Il che avrebbe spiegato la loro presenza al ballo ma, oltre a quell'informazione, Georgina non sapeva nient'altro.

    «Ditemi, gradite tutte le attenzioni dalla vostra folla di ammiratori?» le domandò lui, appoggiandosi alla balaustra di pietra.

    Georgina sospirò. Aveva debuttato tre anni prima, all'età di diciott'anni, e da allora era sempre seguita da un gruppo insistente di uomini. A ogni ballo, a ogni serata all'opera, si ritrovava con troppi bicchieri di limonata, troppe offerte di farle da scorta, troppi volti ansiosi pronti a scattare ai suoi comandi. In un primo tempo aveva apprezzato tutte quelle attenzioni – quale donna non ne sarebbe stata lusingata? – ma dopo poche settimane aveva capito a cosa miravano i suoi corteggiatori.

    «A volte penso che potrei sposare il primo uomo che me lo chiederà solo per sbarazzarmi di loro» rispose, sorpresa lei stessa dalla propria sincerità.

    Mr. Robertson scoppiò a ridere, gettando il capo all'indietro e attirando gli sguardi delle altre coppie.

    «Sembra terribilmente presuntuoso, lo so» ammise Georgina.

    «Credete che vi corteggino per le connessioni della vostra famiglia?»

    «E per la mia dote.»

    Georgina sapeva di essere attraente e di aver avuto l'educazione che ci si aspettava da una perfetta gentildonna. Sapeva suonare il piano e cantava come un'allodola, poteva mandare avanti una casa con precisione militare e dipingere un vaso di fiori con qualsiasi tecnica, ma erano solo elementi in più. Ciò che contava davvero era sposare la figlia di uno degli uomini più influenti d'Inghilterra.

    «Avete rifiutato delle proposte di matrimonio?» le chiese Mr. Robertson.

    Annuendo, Georgina sentì il calore affluire alle guance quando pensava al numero di uomini che aveva rifiutato. Sulle prime suo padre non l'aveva presa così male, ma lei sapeva che presto la sua pazienza si sarebbe esaurita. Il primo gentiluomo con un titolo e una buona posizione che avesse chiesto la sua mano, le sarebbe stato imposto, che le piacesse o no.

    «Ora dovrei rientrare» mormorò facendo un passo verso la porta a vetri.

    Lui la fermò posandole una mano sul braccio. Era calda e ferma, e la invitava a gettare al vento ogni prudenza.

    «Un paio di minuti non possono nuocere a nessuno» replicò lui. «Pensate che vostro padre vi stia cercando?»

    «Mio padre?» Georgina lo guardò, aggrottando la fronte.

    «Avete detto che vostra madre è a letto...»

    «Mio padre non partecipa mai ai balli. Sono venuta con un'amica e sua madre.»

    Vide qualcosa di simile alla delusione lampeggiare negli occhi di Mr. Robertson, ma scomparve in fretta, sostituita da quell'atteggiamento divertito e rilassato che cominciava ad associare a lui.

    «In questo caso non c'è davvero motivo per cui non possiamo attardarci un po' più a lungo.»

    «Dimenticate la mia reputazione, Mr. Robertson. Se non rientro nella sala da ballo nel giro di pochi minuti, si diffonderà ogni genere di pettegolezzi.»

    «Trovo sia meglio ignorare le voci.»

    «Non tutti possono farlo. La reputazione di una giovane donna è tutto quello che ha. È stato piacevole parlare con voi, Mr. Robertson, ma devo tornare al ballo.»

    Con un piccolo inchino, lui le offrì il braccio e la ricondusse all'interno. Mentre entravano, Georgina sentì su di sé gli sguardi di tutti i presenti. Era stato sciocco permettere a Mr. Robertson di accompagnarla fuori solo per sfuggire alla monotonia di un ballo che sembrava uguale ad altri mille. Adesso sarebbero circolate delle voci, non troppo maligne, dato che era la figlia di un conte, ma comunque fastidiose.

    «Stanno attaccando un valzer» le sussurrò all'orecchio Mr. Robertson.

    «Credo di averlo promesso a Mr. Wilcox.» Georgina si guardò intorno, in cerca del suo partner.

    «Ballate con me.»

    Lei rise, pensando che stesse scherzando, ma l'espressione del suo viso le disse che non era così. Era allettante l'idea di sentirsi stringere dalle sue braccia robuste e di guardare quelle labbra che sembravano non smettere mai di sorridere, ma Georgina sapeva che doveva mostrare più forza di volontà.

    «Non posso deludere Mr. Wilcox» replicò quindi allontanandosi.

    «Anche se vi piacerebbe farlo?»

    Prima che Georgina potesse fermarlo, Mr. Robertson l'aveva presa tra le braccia e la stava conducendo verso un posto libero sulla pista da ballo, tra le altre coppie che si preparavano a ballare il valzer. Con la coda dell'occhio individuò Mr. Wilcox che veniva verso di loro e si fermava, vedendola tra le braccia di un altro uomo mentre la musica iniziava.

    «Che cosa credete di fare?» sibilò.

    «Ballare con la donna più bella tra quelle presenti.»

    «Vi ho detto che ero già impegnata, per questo ballo. Con qualcun altro.»

    Mr. Robertson scrollò le spalle, senza scomporsi e senza perdere un passo. «Volevo ballare con voi, Lady Georgina, e in questo mondo non si ottiene granché facendosi indietro e aspettando il proprio turno.»

    In condizioni normali Georgina avrebbe preso le distanze da un uomo così sicuro di sé, ma si sentiva attratta in ugual misura dai suoi modi disinvolti e dalle braccia che la stringevano.

    Era un abile ballerino, non un talento naturale, ma riusciva comunque a farla volteggiare con grazia. Si chiese come collocare quella sua abilità con le cose che si dicevano sul suo conto, ma poi lui la strinse più a sé, facendole dimenticare ogni pensiero di corsari e spie francesi.

    «Ballate bene» si complimentò lui mentre eseguiva una giravolta, cogliendo l'occasione per attirarla ancor più vicina.

    «Sono una ballerina mediocre» si schermì Georgina. Ricordava i passi, di rado pestava un piede al suo compagno ed era in grado di portare avanti una conversazione nei balli meno frenetici, ma non sarebbe mai stata una

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