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Cercasi principessa: Harmony Jolly
Cercasi principessa: Harmony Jolly
Cercasi principessa: Harmony Jolly
E-book156 pagine2 ore

Cercasi principessa: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

Chi, almeno una volta, non ha desiderato di essere una principessa e di sposare il proprio principe azzurro? Che il sogno abbia inizio!

Possibile che io possa essere la figlia perduta del re di Pasadonia? Amanda Carn è ancora incredula, ma gli indizi sembrano portare tutti in quella direzione e il capitano delle guardie reali, l'affascinante Xavier Philippe De Luc, pare confermare. Che cosa faccio ora? Io non mi sento una principessa!
Se Xavier avesse saputo che quella dolce e seducente ragazza aveva anche un solo piccolissimo legame con la famiglia reale, non l'avrebbe degnata di uno sguardo. Ma ormai il dado è tratto e il suo cuore è già completamente rapito. Xavier, non dovrà saperlo nessuno. Il tuo è un amore impossibile.
LinguaItaliano
Data di uscita9 nov 2018
ISBN9788858990469
Cercasi principessa: Harmony Jolly
Autore

Teresa Carpenter

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Cercasi principessa - Teresa Carpenter

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Making of a Princess

    Harlequin Mills & Boon Romance

    © 2013 Teresa Carpenter

    Traduzione di Carlotta Picasso

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-046-9

    Prologo

    Princess Camp

    Amanda Carn si sistemò lo zaino sulle spalle, estrasse la maniglia del suo trolley e seguì senza entusiasmo le amiche con le quali aveva condiviso la stanza in quelle due ultime settimane.

    Erano stati i giorni più belli della sua vita e non era pronta per lasciarseli alle spalle.

    «Coraggio, Amanda» la esortò Michelle, una vivace biondina. «Se non ci affrettiamo, non troveremo posto una vicino all’altra. La tavola si riempirà in fretta.»

    «Non ho fame» bofonchiò lei, detestandosi per la nota petulante che traspariva dalla sua voce.

    Sua nonna, donna brillante, esperta in buone maniere e portamento, che insegnava in una prestigiosa università americana, l’avrebbe rimproverata: Mai dare spettacolo di se stessi, mai lasciar emergere le proprie emozioni, o il proprio stato d’animo.

    «Invece io sono affamata» dichiarò Elle. Detto questo lanciò un’occhiata significativa a Michelle ed entrambe presero sottobraccio l’amica, costringendola ad accelerare il passo.

    «Mi mancherete tantissimo, ragazze...» sussurrò Amanda, a quel punto lottando per non piangere.

    «Coraggio! Non voglio perdermi le focacce» sentenziò Elle. «Svelte.»

    «Abbiamo tempo» replicò Michelle. «Prenderemo il tè e mangeremo le tue adorate focacce. Poi parteciperemo alla cerimonia conclusiva. Non c’è fretta.»

    «Nemmeno tu vuoi partire, vero?» domandò Amanda, osservando la sua amica.

    «Nessuna di noi lo vuole» sospirò Elle, inanellandosi i riccioli color ebano tra le dita. «Ma non voglio che il nostro ultimo giorno sia triste.» Si fermò per guardare negli occhi le sue amiche. «Promettiamoci di tornare qui il prossimo anno.» Sollevò la mano davanti a sé, la chiuse a pugno poi allungò il dito mignolo. «Giurate che farete il possibile per tornare.»

    Michelle lo intrecciò al suo. «Tartasserò mio padre appena varcata la soglia di casa. Dopotutto non è venuto il giorno dedicato alla visita dei genitori ed è in debito con me.»

    Amanda soffocò un gemito. «Sarebbe stato meglio che mia nonna non fosse venuta. Ha già detto che questo posto non è assolutamente all’altezza di quello che dice di essere. Insegna solo a essere frivoli e a volare con la fantasia.»

    Le due ragazze spalancarono gli occhi.

    «Vuoi dire che non apprezza il fatto che ci lasciano giocare alle principesse con la scusa d’insegnarci le buone maniere?» la interrogò Elle.

    Amanda annuì.

    «Dubito fortemente che riuscirò a convincerla a lasciarmi tornare.»

    «Per questo si è trattenuta solo un’ora il giorno dedicato ai genitori?» s’informò Michelle.

    «No. Aveva un altro impegno. Era stata invitata a tenere delle lezioni presso un altro ateneo e non poteva mancare. Le capita spesso d’insegnare in istituti diversi dal suo.»

    «Non poteva proprio rinunciarci?» insistette Michelle, prendendo la mano di Amanda tra le sue. Sapeva come ci si sentiva a essere messe sempre al secondo posto. Prima il dovere, poi il piacere.

    «È stato meglio così. Mi sarei innervosita troppo durante la recita se avessi visto i miei nonni seduti nelle prime file.»

    «Hai forse paura che tua nonna ti critichi?» insinuò Michelle.

    Amanda scrollò le spalle, temendo, se avesse annuito, di dimostrarsi sleale nei confronti della nonna. Desiderava con tutta se stessa tornare in quel posto, ma i suoi nonni erano estremamente protettivi nei suoi confronti e la loro vita era scandita dai ritmi imposti dall’università. Non era certo una vita adatta a una bambina di dieci anni.

    Sospirò, guardando le sue preziose amiche, poi anche lei intrecciò il mignolo al loro. «Prometto di tenermi in contatto con voi e di fare qualsiasi cosa per tornare qui l’anno prossimo.»

    1

    Quindici anni dopo

    Xavier Marcel LeDuc, comandante della Garde Royale à la Couronne, era pronto per fermarsi sulla terraferma dopo sei mesi di navigazione che lo avevano portato a toccare vari porti dell’America. Partito da New York, aveva attraccato al porto di San Francisco, destinazione finale dove i gioielli della corona sarebbero stati esposti per l’ultima volta al pubblico.

    Sollevò la testa e lasciò vagare lo sguardo sui presenti, una cerchia ristretta di persone eleganti e altolocate, tra cui insigni membri del museo e donatori di un certo calibro. Non per questo bisognava abbassare la guardia.

    Attento a ogni movimento, Xavier notò avanzare tra le tante presenti nella grande sala d’esposizione una ragazza. Il suo ingresso portava una ventata d’aria fresca, di gioventù e di grazia. Indossava una gonna nera arricciata appena sopra le ginocchia e un maglioncino ricamato dello stesso colore.

    Elegante nella sua semplicità, colpiva per l’incarnato pallido e per la cascata di capelli del colore del sole al tramonto, che le copriva la schiena come fosse un mantello di luce.

    Era particolare, affascinante e al tempo stesso aveva qualcosa di familiare che lo intrigò.

    In compagnia di un’attraente ragazza bionda, si diresse verso la galleria dei ritratti e si fermò di fronte a quello della Principessa Vivienne.

    Xavier s’irrigidì di colpo. Fece cenno a uno dei suoi uomini di prendere il suo posto e si avvicinò alle due giovani donne.

    «Guarda come luccica la corona. È meravigliosa. Pensavo d’indossarne una per il mio matrimonio. Credi di potermela prestare?»

    «Shh...» Amanda afferrò Michelle per un braccio e l’allontanò dalla bacheca in cui era custodita la tiara. «Questi sono i gioielli reali di Pasadonia! E io non lavoro nemmeno in questo museo, perciò... comportati come si deve.»

    «Credevo di poterla prendere in prestito» scherzò lei.

    «Oh mio Dio...» sospirò Amanda.

    «Stai tranquilla, ti stavo solo punzecchiando. Possibile che non riesci mai a rilassarti? Sei più rigida di tua nonna.»

    «Adesso smettila. Non scherzare con queste cose, per favore. Si tratta dei gioielli della corona. Gli addetti alla sicurezza sono dappertutto. Il museo per il quale lavoro non appezzerebbe che venissi sbattuta fuori dalle guardie solo perché è stata detta una parola di troppo.»

    «E per questo motivo che sei tanto in ansia?»

    «Forse. Comunque non stiamo facendo niente di male. Per ora... solo che ho l’impressione di essere tenuta sotto controllo. Probabilmente avranno intensificato la sorveglianza.»

    «O forse no. Proseguiamo la nostra visita, vuoi?» Michelle si spostò verso il centro della sala dove all’interno di una vetrina di cristallo, due metri per due, era esposto un abito da ballo di fine Ottocento impreziosito da una splendida collana di rubini, due orecchini pendenti e una tiara.

    «Doveva essere impossibile ballare con indosso un abito tanto pesante, non credi?» osservò Amanda.

    «Immagino di sì. Non so proprio come facessero le dame dell’epoca a vestirsi in quel modo» rispose Michelle, scuotendo la folta chioma bionda. «All’epoca, più che una dama, avrei preferito di gran lunga essere una cortigiana.»

    Amanda serrò le labbra per non scoppiare a ridere. Molti anni prima sua nonna le aveva insegnato che certi comportamenti non erano signorili e quella vecchia abitudine era difficile da cancellare, benché avesse trascorso gli ultimi sei mesi lontana dal suo controllo. «Lo dirò a Nate.»

    La sua amica socchiuse gli occhi. «Nate ama la cortigiana che è in me...» mormorò con malizia.

    «Non ho dubbi. Sono davvero felice per te. È evidente che voi due siete innamorati. Nate è la persona giusta per te.»

    «Cara mia, lui è il migliore ed è così tenero!»

    Amanda sorrise, partecipe della felicità di Michelle. Entrambe le sue migliori amiche avevano trovato il loro Principe Azzurro mentre lei era ancora alla ricerca di un uomo che potesse amarla con sincerità, con i suoi pregi e i suoi difetti.

    Accidenti! Doveva smettere di criticarsi e di pensare agli insegnamenti rigidi di sua nonna. Desiderava avere ciò che non aveva mai avuto: una relazione profonda, intensa. Voleva accanto a sé un uomo del quale fidarsi e sul quale fare affidamento. Un uomo che apprezzasse il suo lato più nascosto.

    «Ecco la causa del tuo disagio...» le sussurrò Michelle in un orecchio, indicandole un uomo dagli occhi scuri e dai capelli neri.

    Amanda incrociò il suo sguardo. In piedi, dritto come una colonna ai margini della sala, le braccia incrociate sul petto, lo sconosciuto la stava fissando.

    Lei gli sorrise e lui aggrottò le sopracciglia.

    Imbarazzata, Amanda strattonò Michelle, conducendola di nuovo verso la galleria dei ritratti della famiglia reale.

    «Che cosa fai? Ma lo hai visto? Quel tipo è davvero interessante» osservò l’amica. «Davvero niente male e ti ha puntata. Inutile sfuggirgli.»

    «Perfetto. Forse non sai chi è. È il capo dei servizi di sicurezza di Pasadonia» spiegò Amanda.

    «E tu come fai a saperlo?»

    «L’ho visto al telegiornale di questa mattina. Trasmettevano un servizio che parlava di questa mostra di gioielli. Lui è a capo della squadra della guardia reale che ha scortato i gioielli fino a qui» ripeté allarmata.

    «Non credo proprio che lui abbia intenzione d’incriminarti. È un uomo affascinante e ha un sorriso... disarmante...» mormorò l’amica.

    «Smettila di guardarlo» le intimò Amanda, mentre si concentrava sul ritratto che aveva di fronte e che raffigurava una donna con una corona sul capo e una collana tempestata di pietre preziose al collo. Sulla targhetta di ottone era inciso il nome della Principessa Vivienne, 1760-1822. «Sta facendo il suo lavoro» aggiunse. «Chissà perché alcune persone scherzano sulla possibilità di rubare i gioielli!»

    Michelle sorrise.

    «Scommetto che questa sera la sua esperienza sarà messa a dura prova.»

    «Temo proprio di sì.»

    Una profonda voce maschile con un accento impercettibile risuonò alle loro spalle.

    Amanda sobbalzò mentre Michelle restò impassibile. Si stampò un sorriso di circostanza sulle labbra e si voltò verso lo sconosciuto.

    «Non si possono mettere in mostra gioielli simili e aspettarsi di non innescare alcun desiderio di possesso nelle donne che li ammirano.»

    «Ammirare non costa nulla. È questo il motivo per cui siamo tutti qui» replicò l’uomo con aria innocente, accennando un inchino.

    Amanda sorrise, cogliendo una certa ironia nella sua voce.

    «Sembra prendersi gioco di noi ma è simpatico...» sussurrò Michelle, dandole una gomitata. «È spiritoso oltre a essere affascinante. Dovresti dire qualcosa anche tu» la pungolò.

    «Piacere. Sono Amanda Carn» si presentò lei, porgendogli la mano.

    «È un vero piacere anche per me fare la sua conoscenza, signorina Carn. Mi chiamo Xavier Marcel LeDuc. Al vostro servizio.» L’uomo inclinò il busto e le sfiorò le dita con le labbra.

    «Deve perdonare la mia amica, monsieur. Ha un

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