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Sognare a occhi aperti: Harmony Collezione
Sognare a occhi aperti: Harmony Collezione
Sognare a occhi aperti: Harmony Collezione
E-book156 pagine2 ore

Sognare a occhi aperti: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Far sì che gli occhi vedano ciò che il cuore sente. Non sempre ci si riesce. Per qualcuno, poi, è del tutto impossibile.





Cesare Brunelli ha perso la vista salvando una bambina da un'auto in fiamme. E l'unica persona che, da quel momento, l'ha trattato senza compatirlo è stata Samantha Muir. L'unica ignara della sua enorme ricchezza. Così, di punto in bianco, Sam riceve una proposta inaspettata e il suo sogno si trasforma in realtà. Cesare potrà anche non credere nell'amore, ma lei è assolutamente sicura di ciò che prova. Ha un solo dubbio: quando lui riacquisterà la vista, chi potrà assicurarle che non preferirà una di quelle bionde di cui era solito circondarsi?
LinguaItaliano
Data di uscita10 dic 2018
ISBN9788858991480
Sognare a occhi aperti: Harmony Collezione
Autore

Kim Lawrence

Autrice inglese, rivela nei suoi romanzi la propria passione per le commedie brillanti.

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    Anteprima del libro

    Sognare a occhi aperti - Kim Lawrence

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Brunelli Baby Bargain

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2009 Kim Lawrence

    Traduzione di Anna Vassalli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-148-0

    1

    «Non tirarti indietro, adesso» borbottò Sam tra sé, avvicinandosi alla giovane donna che sedeva dietro l’imponente scrivania di cristallo.

    Con i capelli biondi e tutte le curve al posto giusto, la segretaria aveva quel tipo di bellezza che attira sempre l’ammirazione maschile.

    Le rosse minute ricoperte di lentiggini, invece, non riscuotevano una simile ammirazione, questo almeno nell’esperienza di Sam, anche se per un certo periodo le era sembrato che Will la pensasse diversamente... fino al giorno in cui lo aveva beccato a letto con una bionda mozzafiato.

    In genere, quando ripensava a quello squallido avvenimento, Sam provava un senso di nausea, ma non questa volta. Questa volta lo stomaco era già paralizzato dal terrore.

    Socchiuse gli occhi e trasse un profondo respiro, augurandosi che il cuore che batteva frenetico rallentasse la corsa. Si impose un sorriso; se si dimostra di aspettarsi di essere messi alla porta, è proprio questo che succederà.

    Aveva impiegato ore per cercare di assumere l’aspetto di chi non ha problemi a introdursi nel quartier generale di un multimilionario, chiedendo di vedere il presidente come se si trattasse di qualcosa che si fa tutti i giorni; ma, cogliendo il proprio riflesso in un pannello a vetri, dovette riconoscere che gli sforzi erano stati vani.

    Non avrebbe funzionato.

    Ignorando la voce del pessimismo - o meglio della realtà - si impastò di nuovo il sorriso in volto e si schiarì la gola. Il suono attrasse l’attenzione della receptionist, ma soltanto per un attimo, perché in quel preciso momento la porta a vetri alla sinistra di Sam si aprì, rivelando una bionda voluttuosa che indossava un elegante abito rosso.

    La giovane dietro la scrivania spalancò gli occhi, e così fece Sam; e anche i fotografi... che apparvero dal nulla quasi per magia.

    La bionda stupenda pareva indifferente ai flash dei reporter e alle domande insistenti. Esibiva un sorriso perfetto, dimostrando di sapere gestire bene la situazione. Evidentemente ci era abituata.

    «No comment» si limitò a rispondere alla domanda se lei e Cesare fossero tornati insieme.

    Quando la porta si chiuse lasciando soltanto una scia del persistente profumo dell’attrice, Sam si pose il medesimo quesito.

    Che tempismo! L’ultima cosa che qualsiasi uomo avrebbe voluto sentire era la notizia che era venuta a portare, ma questo era doppiamente vero per chi si era appena riconciliato con l’amore della propria vita.

    Scrollò le spalle e cercò di accantonare l’immagine dell’attrice. Non era lì per competere con la bionda voluttuosa. Non era per nulla interessata alla vita sentimentale di Cesare Brunelli, e non voleva farne parte. E questo lo avrebbe chiarito subito. Il motivo della sua presenza era semplice: dargli la notizia e andarsene. Gli avrebbe buttato la patata bollente, e se lui avesse deciso di non raccoglierla, sarebbe stato molto meglio.

    Non doveva fare altro che dirglielo.

    Adesso o mai più!

    Fece una smorfia per il dolore che le provocavano le scarpe firmate. Erano state un affare, ma disgraziatamente erano di mezzo numero inferiore alla sua misura, benché la sicurezza che le davano superasse il disagio.

    «Sono...» Si interruppe pensando a come presentarsi, assalita da un’ansia improvvisa. Cosa doveva dire?

    Mi chiamo Sam, ma questo non significa niente... il suo capo non mi conosce per nome, non conosce neppure il colore dei miei occhi, non sa che ho le lentiggini e i capelli rossi. Ma sono convinta che, date le circostanze, sia corretto informarlo di persona, piuttosto che ricorrere a qualche contatto impersonale, che sto per avere il suo bambino.

    In quella lussuosa reception, Sam non poté fare a meno di riflettere sulla differenza tra un multimilionario italiano e una ragazza che si destreggia per arrivare alla fine del mese. Probabilmente, in tutta la sua vita lavorativa, lei aveva guadagnato meno di quanto Cesare guadagnava in un minuto! Eppure la situazione si stava evolvendo. Dopo quattro anni di impiego anonimo in un giornale di provincia, ora Sam lavorava per un giornale di Londra a tiratura nazionale.

    «Certo, la situazione è molto migliorata rispetto ai miei tempi» aveva stabilito l’affermata giornalista che l’aveva presa sotto l’ala protettrice. «Hai del talento, Sam» aveva ammesso, rendendola orgogliosa.

    «Ma» l’aveva messa in guardia poco dopo, «devi dare tutta te stessa e, anche se gli scrupoli non sono un male in assoluto, dovresti essere un po’ più... flessibile. Oh, inutile dirti che l’ultima cosa di cui hai bisogno in questa carriera è di una relazione stabile.» A questo punto era scoppiata in una risata e Sam si era unita a lei. «O di una famiglia. Avere un figlio adesso sarebbe un suicidio professionale!»

    Un figlio!

    Ora, però, non rideva più pensando a questa svolta imprevista nella sua vita. Era spaventata, tuttavia non le era mai passato per la testa di liberarsi del bambino.

    Sotto la paura e il panico, si agitava un inesplicabile senso di giustizia... Era una sensazione che, ovviamente, il padre del bimbo inaspettato non avrebbe condiviso. Ma il fatto che non volesse avere niente a che fare con il piccolo non escludeva che avesse il diritto di esserne informato.

    Sam era preparata allo scoppio di collera e agli inevitabili sospetti che una notizia del genere avrebbe sollevato. Stranamente, provava una profonda serenità, che non aveva mai saputo di possedere, anche se a tratti sospettava che si trattasse di un effetto ritardato dello shock.

    Scosse il capo. A causa di un ciclo poco stabile, lo aveva scoperto solo due settimane prima, e non si era ancora abituata del tutto all’idea. Posò le mani sul ventre ancora piatto e le sfuggì un sorriso.

    Finalmente si rivolse alla receptionist. «Mi chiamo... Samantha Muir e...»

    Ora che l’attrice con il chiassoso seguito se n’era andata, la giovane aveva assunto un’aria annoiata: scostò la cornetta dall’orecchio e, senza neppure alzare lo sguardo, la istruì: «Prima porta a sinistra».

    Sam batté le palpebre. Non era così che aveva immaginato quell’esordio. Probabilmente le scarpe avevano funzionato!

    Le stesse scarpe che, in quel momento, erano ancorate al pavimento. Sam non riusciva a muoversi, era troppo scioccata per il fatto che non le avessero neppure chiesto il motivo della visita e di qualificarsi.

    «Prima a sinistra?» fece eco, domandandosi perché diavolo fosse ancora ferma lì.

    Che cosa la tratteneva? I soliti stupidi scrupoli, quella propensione a dire la verità in ogni circostanza, anche quando una menzogna o il silenzio sarebbero stati molto più produttivi, o semplice paura?

    Con impazienza, la receptionist annuì e indicò la porta con la mano dalle unghie laccate, senza smettere di parlare al telefono.

    È troppo facile, insinuava la voce del sospetto nella mente di Sam.

    Ma sarebbe stata sciocca a non approfittarne. Alzò il mento e, ancora una volta, si impastò in faccia un sorriso... quindi entrò senza neppure bussare.

    Fu una doccia fredda, perché la stanza era angusta e spoglia, con una piccola scrivania in un angolo e alcune sedie accostate alla parete. La porta accanto alla scrivania si aprì e apparve un giovane sulla trentina, con i capelli radi color sabbia e i modi impacciati. Quando la scorse, appoggiò sulla scrivania la cartelletta che aveva in mano.

    «Ma lei è una donna.»

    In circostanze normali, Sam avrebbe ribattuto a quest’accusa, perché di questo si trattava, con ironia. Ma l’ironia era al di là delle sue possibilità, in quel momento. Così annuì, cauta. «Salve, sono Sam Muir e vorrei...»

    «Sam!» Il giovane si batté la mano sulla fronte. «Questo spiega tutto. E proprio quando ritenevo che la giornata non sarebbe potuta andare peggio.»

    Confusa, Sam annuì di nuovo. «Vorrei vedere il signor Brunelli...»

    Mentre parlava, l’immagine di Cesare si materializzò nella sua mente. Le pareva incredibile di non aver percepito il pericolo la prima volta che aveva posato gli occhi sull’uomo che torreggiava su di lei.

    L’impatto della sua bellezza era stato qualcosa di fisico, che l’aveva privata del respiro.

    Era stata perfettamente consapevole delle emozioni che lui evocava, emozioni che avevano annullato qualsiasi inibizione, rendendola avulsa da ciò che le stava accadendo. L’innata capacità di restare distaccata emotivamente e di analizzare il proprio comportamento l’aveva disertata. Naturalmente non se n’era resa conto finché non era stato troppo tardi... e il danno era stato fatto.

    Vicino a lui non era stata in grado di controllare il battito impazzito del cuore, la debolezza che le interessava le gambe e il calore che le arroventava la pelle. Non era soltanto a causa della perfetta simmetria dei suoi tratti aristocratici, o della curva della bocca; non era un elemento singolo, ma la combinazione del tutto che lo rendeva tanto affascinante.

    Persino ora, dodici settimane dopo, il ricordo del suo viso le creava un groppo in gola, anche se adesso era in grado di valutare le proprie reazioni con maggiore obiettività.

    Non poteva negare che fosse un uomo di fascino, con una sessualità arrogante alla quale non era ancora immune, ma quanto era accaduto era il risultato di una serie di circostanze capricciose, piuttosto che di un impulso momentaneo.

    Probabilmente lui si sarebbe rivelato del tutto normale. Era stata lei a costruirsi un’immagine mentale straordinaria per giustificare il proprio comportamento, perché non poteva essere il richiamo primordiale del sesso il responsabile del suo cedimento. Sì, stava cercando delle giustificazioni.

    La verità era che non c’erano scuse: era stata stupida e incauta. Aveva avuto un momento di debolezza... anzi un’intera notte di debolezza - ma su questo non voleva riflettere - e ora ne subiva le conseguenze.

    Vedendolo, si sarebbe resa conto che non somigliava minimamente all’immagine romantica che si era costruita, di un eroe umiliato e ferito bisognoso del conforto che solo lei poteva dargli.

    Rapidamente, riportò la mente al presente. Osservò il giovane che consultava i fogli nella cartelletta.

    «C’è un problema... sembra che il suo curriculum sia sparito, santo cielo!» esclamò l’uomo con disappunto. «Quella donna è

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