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Il destino di Emma: Harmony History
Il destino di Emma: Harmony History
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E-book242 pagine2 ore

Il destino di Emma: Harmony History

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Info su questo ebook

Inghilterra, 1815
Quando il padre si suicida perché non è in grado di far fronte ai debiti di gioco contratti con il marchese di Lytham, Emma Sommerton, costretta a rinunciare alla casa di famiglia e a guadagnarsi da vivere, trova lavoro come dama di compagnia di una ricca vedova. Non ha la minima idea che questa sua scelta la coinvolgerà in una serie di scandali, lasciandola alla mercé del perfido marchese che vorrebbe fare di lei la sua amante! Benché furente per la scandalosa proposta, Emma scopre però di essere follemente innamorata di Lytham e decide di accettare, convinta che la vita non possa riservarle altro che quello scomodo ruolo. Ma il destino ha ben altri programmi.
LinguaItaliano
Data di uscita10 dic 2020
ISBN9788830522602
Il destino di Emma: Harmony History
Autore

Anne Herries

Autrice inglese vincitrice di numerosi riconoscimenti letterari, ha iniziato a scrivere nel 1976 e ha ottenuto il suo primo successo appena tre anni dopo. Attualmente vive nel Cambridgeshire con il marito.

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    Anteprima del libro

    Il destino di Emma - Anne Herries

    Immagine di copertina:

    Graziella Reggio Sarno

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    A Damnable Rogue

    Harlequin Mills & Boon Historical Romance

    © 2003 Anne Herries

    Traduzione di Silvia Calandra

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2004 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-260-2

    1

    «Non so dirvi quanto mi dispiaccia, mia cara...» Sir William Heathstone osservava la giovane donna in piedi davanti a lui. In verità non era poi così giovane, visto che mancavano poco meno di due mesi al suo ventisettesimo compleanno. Questo, tra l’altro, rendeva improbabile che a qualcuno venisse ancora in mente di chiederla in moglie. Alla luce degli eventi dell’ultimo anno, non le si prospettava certo un futuro roseo. «Come saprete, Emma, vostro padre era un mio carissimo amico...»

    Il suo tono cordiale e amichevole la commosse. Le circostanze tragiche della morte del padre l’avevano sconvolta e la reazione di sua madre alla terribile notizia non le aveva neanche consentito di affliggersi per quella dolorosa perdita. Negli ultimi undici mesi si era completamente dedicata alla cura della madre e della loro tenuta riservandosi ben poco tempo per riflettere sulla propria vita.

    Né ora aveva tempo per le lacrime.

    Il futuro doveva essere deciso prima che sir William e lady Heathstone partissero per la loro lunga vacanza invernale al clima mite dell’Italia.

    «Ed è proprio in nome di questa amicizia e della vostra gentilezza che mi permetto di chiedervi tanto» replicò con tranquilla dignità Emma Sommerton. «Se mia madre fosse costretta a trascorrere l’inverno a casa da sola, penso che potrebbe ammalarsi di consunzione fino a morirne.»

    L’espressione dei suoi occhi chiari toccò il cuore dell’anziano signore.

    «Se non fosse stato per quel dannato farabutto!» esclamò in un guizzo di collera. «Ha teso una trappola a sir Thomas, mia cara. Lo ha perseguitato come fa con tutte le sue vittime, da quanto mi hanno riferito.»

    «Ho sentito che il marchese di Lytham è molto preciso, per quanto concerne le questioni di gioco» disse Emma controllando la collera nei confronti dell’uomo che aveva rovinato la loro vita. «Gli avvocati mi hanno assicurato che mio padre era stato consigliato di non giocarsi tutte le proprietà con il marchese, ma che ha ignorato ogni avvertimento. E il marchese non ha esitato a rivendicare i propri diritti, come sapete. I suoi legali ci avevano però tranquillizzato asserendo che saremmo potute andare avanti come se nulla fosse accaduto finché non fosse trascorso l’anno di lutto. Così è stato, perché in questi mesi non abbiamo mai avuto sue notizie. Avevano anche detto che ci saremmo potute rivolgere a loro, all’occorrenza, ma non è stato il caso. La piccola rendita della mamma ci ha consentito di cavarcela.»

    «Non intendevo alludere al fatto che le cose potessero essere state condotte subdolamente» precisò sir William scrollando le spalle. «Tuttavia, Lytham ha indotto vostro padre a compiere un gesto che non credo lui avrebbe altrimenti...»

    «Vi prego, signore.» Emma batté le palpebre per contrastare le lacrime. «Non serve parlarne. Mio padre è stato un folle, ma purtroppo quella sera è andata così, con disastrose...» concluse soffocando un singhiozzo.

    «Non credevo che Thomas fosse così disperato» osservò sir William con aria afflitta. «Doveva sapere che lo avrei aiutato.»

    «Immagino che l’abbia trattenuto l’orgoglio» replicò lei levando il capo con fierezza.

    Non si poteva certo dire che fosse bella secondo i canoni dell’epoca, con i capelli castano scuro folti e lisci pettinati all’indietro in una foggia che la invecchiava. Ma gli occhi erano grandi e molto belli, di un color grigio chiaro, e la bocca attraente, soprattutto quando sorrideva.

    «Ed eccomi alla mia richiesta. Mi domandavo infatti se lady Heathstone non potesse portare la mamma con sé in Italia. So che si tratta di un enorme favore...»

    «Sciocchezze!» esclamò sir William. «Era nostra intenzione chiedere a entrambe di venire a vivere con noi, allorché Lytham fosse entrato in possesso della proprietà. Vostra madre e lady Heathstone sono sempre andate d’accordo. Affronteremo insieme il vostro futuro, mia cara.»

    «Vi ringrazio per la gentilezza.» Emma gli regalò un sorriso di così rara dolcezza che per un istante sir William restò senza fiato. «Ma vi chiedo solo di portare con voi la mamma per questo inverno. Per quanto riguarda me...» fece un respiro profondo, «ho trovato un posto come dama di compagnia.»

    «Dama di compagnia? No!» Sir William era sconcertato. «Voi dama di compagnia? Impossibile, mia cara. Del tutto inadeguato, Emma. Sono certo che vostra madre non ve lo permetterebbe.»

    «Temo che a mia madre non resti che rassegnarsi» replicò lei. «Come saprete, mio padre anni fa litigò con la propria famiglia e, a parte voi, non abbiamo nessuno al quale rivolgerci. Benché vi sia infinitamente grata per la vostra offerta, penso che non sarebbe giusto accettarla. Sono giovane e del tutto in grado di guadagnarmi da vivere, e se so che la mamma starà bene...»

    «Devo chiedervi di riconsiderare la mia proposta.»

    La guardò ansiosamente, ma Emma scrollò il capo.

    «Vi assicuro che starò bene, signore. Non potrei dire altrettanto se sapessi di essere di peso per voi e per la cara lady Heathstone. So che non mi considerereste tale, tuttavia...»

    «Il vostro orgoglio non ve lo permetterebbe?» Sir William era pensieroso. Emma Sommerton era una donna dallo spirito indipendente. Forse, ritrovarsi davanti quella improvvisa libertà non le dispiaceva. Per chissà quale ragione non si era sposata... In più, la cagionevole salute della madre aveva contribuito a tenerle legate.

    Dopotutto avrebbe fatto bene a lady Sommerton imparare a vivere senza la figlia. Così, anche Emma avrebbe avuto l’opportunità di vivere la propria vita. Non era bella, ma aveva qualcosa di attraente. Forse avrebbe attirato l’interesse di qualche gentiluomo, magari una persona già matura che ne avrebbe apprezzato le qualità.

    «In tal caso non interferirò con i vostri progetti, mia cara, ma dovete promettermi che se mai vi troverete in difficoltà, sarà a me che vi rivolgerete.»

    «A chi altri?» Emma prese la mano che lui le porgeva. «Voi siete sempre stato gentile, come uno zio per me, e lady Heathstone un’ottima amica per mia madre. Sono tranquilla, se so che è con voi.»

    «Quando assumerete il vostro nuovo incarico, Emma cara?»

    «All’inizio del mese prossimo, allorché il periodo di lutto sarà quasi terminato. Starò presso una giovane vedova giunta recentemente dall’Irlanda. Si tratta di Bridget Flynn.»

    Sir William rimase stupefatto che avesse deciso di assumere quel ruolo presso una signora irlandese piuttosto che accanto a una nobildonna del loro cerchia di conoscenze. «Non potete!» esclamò. «È così... comune.»

    «So che è estremamente benestante» osservò lei, divertita da quella definizione. «Suo marito era un lontano cugino del conte di Lindisfarne e, a quanto pare, uno dei suoi favoriti. Anche lei viene da una buona famiglia, anche se della piccola nobiltà. Il conte sta cercando di introdurla in società.»

    «Lindisfarne? Ho già sentito questo nome, ma non ne so nulla. È tutto così vago da lasciarmi ancora più perplesso.» Sir William corrugò la fronte.

    Era una persona onorevole, di notevole levatura e grande cordialità. Il suo unico difetto, forse, era la scarsa immaginazione.

    «Siete sicura che sia esattamente ciò che desiderate?» insisté.

    «Assolutamente sì.» Emma incrociò le dita. Si era ben guardata dal riferire al suo generoso amico tutta la storia e sperava che non venisse mai a conoscenza della vera natura della relazione della signora Flynn con il conte. «Quando ero più giovane, conoscevo Bridget. Abbiamo frequentato insieme la scuola della signora Ratcliffe. I genitori di Bridget erano in India, suo padre era colonnello dell’esercito inglese, e lei rimase un anno alla scuola prima di raggiungerli. Credo che abbia conosciuto allora suo marito. Prima di venire ucciso, era maggiore dell’esercito.»

    «Ed è tornata in Irlanda dopo la sua morte.» Sir William annuì. Uno dei suoi figli aveva prestato servizio nell’esercito in India con Wellesley alcuni anni prima... Era ovvio, dunque, che la vedova di un maggiore inglese acquistasse ai suoi occhi maggiore rispettabilità. «Passerà del tempo a Londra? Sarà presentata da Lindisfarne?»

    «Sì.» Emma incrociò di nuovo le dita. «Immagino che il conte ritenga che possa ritrovare un poco di felicità.»

    «È giovane per essere vedova» convenne sir William. Aveva la netta sensazione che Emma non gli stesse raccontando tutta le verità, ma lui non era il suo tutore legale e non se la sentiva di contrastarla. «Tuttavia, se questa è la vostra decisione, non insisterò oltre. Ricordate che, comunque, per voi ci sarò sempre.»

    «Siete molto gentile, sir.»

    «In tal caso, è giunto il momento di congedarci» replicò prendendole una mano e stringendogliela delicatamente. «Manderemo a prendere vostra madre lunedì prossimo. Quindi, prima di partire per Londra, resterete qualche giorno da sola. Pensate di potervela cavare, Emma?»

    «Non sarò sola. Ho ricevuto istruzioni dagli avvocati del marchese che la servitù non verrà licenziata e che Sua Signoria mi farà visita ai primi del mese prossimo.» Un lampo di collera le illuminò lo sguardo. «Vorrà che gli mostri i nostri tesori, ma temo che resterà deluso. Mio padre aveva già venduto gran parte dell’argenteria e dei quadri prima di giocarsi la tenuta.»

    «Perciò la signora Monty resterà. Vi sarà di conforto, Emma.»

    «Anche la povera Nanny, almeno finché non me ne sarò andata» aggiunse lei. «Da anni accenna all’idea di ritirarsi e andare a vivere con il fratello e finalmente ora potrà farlo. Sarei contenta se avesse infine un po’ di riposo e non dovesse più occuparsi di noi.»

    Sir William rifletté che negli ultimi anni erano state più che altro Emma e la madre a prendersi cura con devozione dell’anziana governante. «Vi auguro tutta la felicità, mia cara. Ora devo proprio andare.»

    Lei lo accompagnò alla porta e rimase a osservarlo mentre si allontanava in carrozza. Tornò verso casa sospirando. Il primo ostacolo era superato, ora restava il secondo.

    Salì con determinazione le scale che conducevano alle stanze di sua madre. Sapeva che lady Sommerton si sarebbe opposta a partire per l’Italia. Avrebbe sicuramente insistito per restare ad accogliere il marchese ed era pronta a implorare pietà affinché lasciasse loro la casa.

    Lei invece non lo era affatto. Né era disposta a permettere alla madre di abbassarsi a chiedere pietà a quel mostro!

    Come l’aveva chiamato sir William? Ah sì, un dannato farabutto! Doveva esserlo davvero, se aveva indotto sir Thomas a giocarsi la tenuta. In realtà, lei era consapevole più di chiunque altro che suo padre ultimamente era oberato dai debiti e che non avrebbe avuto altro da offrire come posta. Era al corrente, infatti, che stava per stipulare la vendita di un altro appezzamento di terreno lungo il fiume.

    Allontanò quei pensieri angosciosi e sorridendo entrò negli appartamenti della madre. La trovò sdraiata su una dormeuse, un fazzoletto intriso di lavanda premuto sulla fronte.

    «State meglio, mamma?»

    «Un poco.» Lady Sommerton alzò la mano. «Mi dispiace darti tanto disturbo.»

    «Non dovete neanche dirlo!» esclamò Emma con sincerità. La sua decisione di abbandonare l’idea del matrimonio per occuparsi della madre non era dovuta semplicemente a una delusione d’amore. Nonostante i loro errori, era stata felice a casa dei genitori. Da tempo, inoltre, aveva deciso che non avrebbe mai accettato un matrimonio di convenienza. «Ho una meravigliosa notizia: sir William è appena stato qui, e lui e lady Heathstone vi pregano di onorarli della vostra presenza nei loro prossimi viaggi.»

    «No... no, non posso partire» replicò lady Sommerton. «Dovrò essere qui a ricevere il marchese di Lytham. E c’è Tom. Supponiamo che torni a casa?»

    «Mamma, voi sapete che è improbabile. Se Tom avesse voluto tornare a casa, lo avrebbe già fatto. Immagino che abbia saputo dell’incidente di papà.»

    «Il mio povero ragazzo è morto» dichiarò lady Sommerton drammaticamente, premendosi una mano sul petto. «So che sarebbe venuto, se solo avesse potuto.»

    Emma non sapeva che cosa pensare. Suo fratello era scomparso tre anni prima dopo una lite terribile con il genitore e da allora non aveva più dato notizie di sé. Anche lui, come il padre, era irascibile. Forse aveva commesso qualche follia che in seguito lo aveva condotto alla morte. «Non credo che le cose stiano così» disse alla madre nonostante i propri timori. «Vi prego, non vi agitate. Può darsi che Tom si sia arruolato all’estero. Sapete che ha sempre desiderato entrare nell’esercito.»

    «Ora non ho più né un figlio né un marito e quel debosciato si porterà via la mia casa, se non sarò qui a implorare la sua pietà. Vorrà vedere ogni cosa. Devo esserci, Emma.»

    «Non se ne parla, mamma» replicò lei con serenità. «Mi occuperò di tutto io.»

    «Non sarebbe appropriato.»

    «Ci saranno la signora Monty e Nanny con me» ribatté Emma. «Inoltre non sono più una ragazzina.»

    Lady Sommerton la guardò dubbiosa. «No, naturalmente, e ho fiducia nel tuo buonsenso. Penso tuttavia che dovrei essere qui con te. Dobbiamo fare attenzione a non alienarcelo, mia cara. Se glielo chiedessimo, potrebbe concederci di restare.»

    «Supponiamo che rifiuti, mamma. Non sarebbe quantomeno imbarazzante? E l’inverno è solo all’inizio. Io mi sono impegnata con la signora Flynn e voi stareste qui tutto il giorno da sola.»

    «Non potrò vivere il resto della mia vita con sir William e lady Heathstone...» Lady Sommerton soffocò un singhiozzo. «Se tuo padre non avesse litigato con Tom!»

    «Non avrebbe comunque potuto far nulla per evitare tutto questo» precisò Emma. Avrebbe desiderato anche lei che sir Thomas non avesse diseredato il figlio dopo quel furibondo litigio. Era stato da allora, infatti, che aveva cominciato a giocare sempre di più. «Ormai è inutile angosciarsi, mamma.»

    «Se Tom è vivo, perché non si è messo in contatto con noi?»

    «Avrà le sue ragioni» replicò Emma come aveva già ripetuto migliaia di volte. «Non vi affliggete, mamma.»

    «Non so come faremo, quando Lytham ci butterà fuori» disse lady Sommerton passandosi in fretta un fazzoletto sugli occhi.

    «Sir William e lady Heathstone sarebbero lieti di ospitarvi qualora ne avessimo la necessità» spiegò Emma cercando di non vedere le lacrime che inumidivano gli occhi della madre. «Sarebbe la cosa migliore per voi. Anche se Lytham vi concedesse di restare, con la vostra rendita non potreste cavarvela. Ma se accettate l’offerta di sir William, potrete permettervi di comprarvi i vostri abiti e di fare di tanto in tanto un presente ai vostri ospiti. Quello che potrei darvi io non vi basterebbe.»

    «No, non voglio esserti di peso» replicò immediatamente lady Sommerton. «Hai già rinunciato a troppo per il mio bene.»

    «Non ho rinunciato a nulla.» Emma sorrise. «Sapete benissimo che non mi sono affatto trovata bene nei salotti londinesi.»

    «Non ho mai capito perché» osservò sua madre. «Ricordo che uno o due pretendenti si erano fatti avanti.»

    Emma rifletté che forse sarebbe bastato loro solo un po’ di incoraggiamento da parte sua ma, alle prese con il primo amore per un uomo che non era come se l’era immaginato, aveva scoraggiato anche i corteggiatori più sinceri. Durante quella stagione suo padre aveva avuto una serie di rovesci al tavolo da gioco. Significava che lei non avrebbe più avuto l’opportunità di presenziare a un’altra stagione mondana.

    In verità, quella prospettiva non l’aveva particolarmente turbata.

    «Sei sicura che sia ciò che vuoi?» chiese lady Sommerton. «So che tu e Bridget Flynn eravate compagne di scuola, ma come sarà lavorare per lei? Ci hai pensato? Le persone spesso cambiano, quando salgono la scala sociale, e se lei è stata introdotta in società dal cugino del marito...»

    «Credo che starò benissimo con la signora Flynn» replicò Emma. «Non vede l’ora di avermi con sé e mi ha già detto che, benché mi paghi uno stipendio, dovrò considerarmi sua ospite.»

    «In tal caso suppongo di doverti lasciare andare.» Lady Sommerton si premette il fazzoletto intriso di lavanda sulla fronte. «Non vi è altro, Emma.»

    Se le cose fossero andate diversamente, Tom forse sarebbe riuscito a mettere in salvo qualcosa dalla rovina, ma non vi era nulla che loro due potessero fare.

    La follia di sir Thomas, seguita dalla sua tragica morte, non lasciava altra scelta che affidarsi alla generosità degli amici.

    «Non capisco. Come mai vuoi andarci di persona?»

    Tobias Edgerton guardò Lytham inarcando le sopracciglia mentre sedevano nella biblioteca del marchese davanti a una bottiglia di Chiaretto straordinariamente squisito. «Perché non mandi Stephen Antrium? È un bravo ragazzo e se la cava benissimo. La tenuta dei Sommerton è di sicuro in condizioni disastrose. Altrimenti sir Thomas non sarebbe stato così disperato.»

    «Mi aspetto che sarà più un peso che un piacere» convenne Alexander Lynston, marchese di Lytham. «Ma che altro posso fare? Il figlio è scomparso, presumibilmente morto. So che è stato coinvolto in uno scandalo, ma non è mai stato dimostrato nulla e mi aspettavo che facesse valere i propri diritti. Per questo ho atteso così a lungo prima di agire. Ci sono una vedova e una figlia, zitella a

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