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INK: Una storia d'amore tra la Settima e la Main
INK: Una storia d'amore tra la Settima e la Main
INK: Una storia d'amore tra la Settima e la Main
E-book333 pagine4 ore

INK: Una storia d'amore tra la Settima e la Main

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Info su questo ebook

Emmie Elliot non aveva in programma di rimettere piede a Metlin, in California, e di sicuro non pensava di restarci. Era tornata nella sua città natale con una missione: vendere l’edificio che ospitava la libreria di sua nonna, prima di andare avanti con la sua vita.
Tuttavia, le cose non vanno sempre secondo i piani e, quando Emmie cambia idea, decidendo di riaprire il negozio, serve qualcosa che attiri l’attenzione. Lei ha bisogno di una strategia e di… Ox?
Miles Oxford non è il tipo a cui piacciono le proprietarie di librerie dal carattere riservato. È un tatuatore senza un negozio in cui lavorare e l’ultima cosa che desidera, dopo la fine di una relazione disastrosa, è frequentare qualcuna. Per Ox non bisogna mai mischiare lavoro e piacere, ma, dato che non prova alcun interesse per quella ragazza carina che gli ha fatto una proposta d’affari audace, è sicuro che non si ritroverà in situazioni imbarazzanti e complicate... giusto?
Lei “vende inchiostro”. Lui lo usa per tatuare. Insolito? Sì. Tuttavia, una libreria/negozio di tatuaggi potrebbe essere il biglietto vincente per arrivare a ottenere quel successo che entrambi desiderano. A condizione che ci si concentri sugli affari.
Soltanto sugli affari.
LinguaItaliano
Data di uscita26 apr 2020
ISBN9788855311649
INK: Una storia d'amore tra la Settima e la Main
Autore

Elizabeth Hunter

ELIZABETH HUNTER is a ten time USA Today bestselling author of romance, contemporary fantasy, and paranormal mystery. Based in Central California and Addis Ababa, she travels extensively to write fantasy fiction exploring world mythologies, history, and the universal bonds of love, friendship, and family. She has published over fifty works of fiction and sold over two million books world-wide. She is the author of the Elemental Mysteries, the Glimmer Lake series, the Irin Chronicles, and other works of fiction.

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    Anteprima del libro

    INK - Elizabeth Hunter

    Capitolo 1

    Emmie Elliot resistette per una manciata di secondi nella vecchia libreria, mentre con i suoi respiri controllati sollevava dei granelli di polvere, facendoli danzare nella luce pomeridiana che filtrava dalle ampie finestre che si affacciavano su Main Street. Uscì dalla porta di ingresso e diede le spalle alla Metlin Books, per fissare il traffico non molto intenso che si dirigeva a sud, sulla Settima Strada. Poi si piegò, appoggiò le mani sulle ginocchia e lasciò che la sua chioma ramata le riparasse il viso dal sole pomeridiano.

    Daisy uscì dal negozio all’angolo e si mise al suo fianco. «Che succede? Sei più pallida del solito.»

    «Non posso farcela.»

    «A che cosa ti riferisci?»

    Emmie raddrizzò la schiena. «Non posso vendere il negozio.»

    Daisy spalancò gli occhi. «Credevo che tu e tua nonna...»

    «Già.» Prese un respiro profondo per liberarsi della polvere nei polmoni. «Lo so.»

    Che cosa stai facendo, Emmie?

    Non ne aveva idea.

    Aveva trascorso tutta la vita a cercare di scappare da quella città e la libreria era di sua nonna. Lei era cresciuta in quell’ambiente, ma, anche se lavorava in una libreria a San Francisco, si trattava soltanto di una situazione temporanea, in attesa che accadesse qualcosa. Qualcosa di grandioso, di più importante. Di più... qualcosa.

    Emmie aveva ventisette anni e attendeva ancora che accadesse qualcosa di più. Aveva un lavoro che tollerava e un appartamento che amava: niente marito o ragazzo, e aveva una madre con cui parlava a malapena, ma non aveva un gatto.

    Il suo patrimonio consisteva in un’automobile, più o meno nuova, una piccola eredità che le aveva lasciato la nonna Betsy, un circolo di amici selezionati con attenzione, e un edificio composto da tre unità abitative, all’angolo tra Main Street e la Settima Strada, proprio nel cuore di Metlin, una tranquilla cittadina nel bel mezzo della California.

    Ne aveva parlato con sua nonna circa un anno prima, quando avevano scoperto che il cancro non era in remissione. Emmie avrebbe dovuto vendere l’edificio e usare il ricavato raccolto per...

    Non erano arrivate a discutere quel punto.

    «Em, che succede? A che cosa stai pensando?» Daisy si accigliò e riportò una ciocca di capelli scuri nello chignon sulla sua testa. Era pomeriggio, ma indossava ancora il grembiule che aveva usato quella mattina per cucinare. Se non si faceva caso ai tatuaggi sui polsi, con la sua carnagione abbronzata, gli occhi scuri e il grembiule retrò, Daisy sembrava una moderna versione latina di June Cleaver ¹.

    Tayla, una sua cara amica, si era proposta di farle compagnia da San Francisco, ma Emmie si era rifiutata e aveva chiesto due settimane di permesso alla Bay City Books, la libreria in cui sfacchinava. Tayla lavorava per uno studio contabile piuttosto importante e non poteva permettersi di chiedere dei giorni liberi, e poi non era mai stata a Metlin e non aveva alcun desiderio di visitarla, dato che era una ragazza di città fino al midollo.

    Non è un problema, le aveva detto Emmie. Non ho motivi per restare. Mia madre ha sistemato l’appartamento della nonna. Farò visita a Daisy e Spider, firmerò delle carte per mettere l’edificio in vendita e me ne andrò.

    Emmie sistemò la camicetta che indossava e giocò con i bottoni sulle maniche del cardigan. Non era l’abbigliamento adatto per Metlin; era vestita per una libreria esclusiva in Union Square. Se una persona della sua infanzia l’avesse vista, avrebbe fatto fatica a ricollegare i suoi capelli lisci e ordinati, e l’aspetto professionale, con la ragazza trasandata che trascorreva la maggior parte della sua vita nascosta dietro a un libro.

    Non apparteneva più a Metlin. Non era mai stata parte di quella città. Aveva sempre desiderato una vita più importante, circondata da persone che amavano la musica, l’arte e i viaggi e non da campagnoli, meccanici e allevatori.

    «So che hai un legame emotivo con quest’edificio, ma non sono sicura che ti renda conto...» provò a dire Daisy.

    «Quanto è brutta?» Emmie prese un filo dal suo bottone e lo girò tra il pollice e l’indice. «So che la situazione è terribile. La nonna è stata sincera con me.»

    Non si faceva illusioni sulle condizioni della Metlin Books. Il negozio si reggeva in piedi a stento. Sua nonna era riuscita ad andare avanti perché possedeva l’edificio e l’appartamento sopra, e riceveva l’affitto delle due attività di successo accanto, un negozio di ferramenta a gestione familiare e il Café Maya, il ristorante di Daisy.

    Emmie si mosse e raggiunse la panchina di ferro davanti alle finestre del negozio, sedendosi; diede un calcio alla scodella del cane legata alla panchina e che era rimasta senz’acqua da quando sua nonna era mancata, sei mesi prima. «Non è molto saggio investire sulle librerie.»

    «No, di solito non lo è.»

    «Mi ha detto di non essere nobile.» Emmie osservò di nuovo la scodella, poi prese una bottiglia d’acqua dalla borsa e la versò nella ciotola. «Avevamo un piano. Vendere il negozio con delle clausole per te ed Ethan...»

    «Lascia Ethan e me fuori da questa storia» replicò Daisy. «Adoravo tua nonna, ma credo di parlare anche a nome di Ethan...»

    «Parli per me, adesso?» la interruppe Ethan Vasquez, il proprietario del negozio di ferramenta su Main Street, mise giù la lavagna con le offerte del giorno e si avvicinò. «Em, tutto bene?»

    Daisy continuò con quello che voleva dire: «Amavamo entrambi Betsy, ma si tratta della tua vita e della tua eredità, quindi non pensare a noi.»

    «Che succede?» chiese Ethan. Quei due non le stavano dando tregua.

    Daisy raddrizzò la schiena. «Emmie non sa se vendere il negozio.»

    «Grandioso!»

    «No,» ribatté Daisy «non lo è. Non faceva parte del piano.»

    Tutti gli amici di Emmie erano a conoscenza di quanto le piacesse pianificare ogni cosa. Era famosa per quello: pianificava un’uscita fuori con tre giorni di anticipo e inviava un’email con il programma dettagliato a tutti affinché fossero d’accordo. Non era una persona istintiva e l’idea di tornare a Metlin in maniera definitiva le provocava le palpitazioni.

    Stai aspettando. Che cosa stai aspettando? le sussurrò una vocina nella testa.

    Ethan incrociò le braccia sull’ampio torace e sospirò. «Sai che non posso essere imparziale.»

    «Stanne fuori» disse Daisy.

    «È quello che sto facendo.» Si massaggiò il mento, pensieroso. «Per questo le ho ricordato che non posso essere obiettivo.»

    Emmie sollevò lo sguardo e prese un respiro profondo. «Non esserlo. Voglio la tua opinione.»

    «È probabile che un nuovo proprietario caccerà me e papà» replicò. «Proprio quando le cose si stanno mettendo bene. Lo sai che il nostro negozio è grande e avere uno spazio su Main Street implica un sovrapprezzo. È ovvio che voglio che tu resti.» Si abbassò. «Metlin è diversa, Emmie. Non è la stessa città che hai lasciato quando te ne sei andata via.»

    «Su questo sono d’accordo» aggiunse Daisy.

    «E so che il negozio ha bisogno di essere sistemato,» proseguì Ethan, «ma papà e io potremmo aiutarti. Siamo a tua disposizione. Non dovrai nemmeno pagarci dopo tutti i favori che Betsy ci ha fatto nel corso degli anni. Ne sei consapevole, vero?»

    Ethan la supplicò con i suoi occhioni castani. Emmie guardò dietro di lui, notando la vernice fresca, la veranda nuova e gli scaffali di verdure per i giardini sul retro. Se non fosse stato per lui, che era tornato quattro anni prima dal college, il Main Street Hardware avrebbe chiuso.

    Invece di dipendere dagli acquisti dei compratori più anziani, il negozio attirava una clientela più giovane che amava il fai da te, ragazzi sulla ventina come Ethan, e anche i suoi amici che avevano intenzione di comprare i vecchi cottage Craftsman a sud del centro per ripararli. Ethan organizzava workshop sul giardinaggio e suo padre teneva dei corsi su come lavorare l’intonaco e rifinire i pavimenti di legno.

    Anche il Café Maya era pieno di clienti, proprio come il negozio di ferramenta. Era una piccola caffetteria-pasticceria, fondata da Maya, la nonna di Daisy, che era arrivata da Oaxaca e aveva aperto il locale mettendoci grande impegno e una miniera d’oro di ricette. La madre di Daisy aveva modernizzato il menù, e Daisy aveva aggiunto una pasticceria. Il Café Maya era un’istituzione a Metlin e gli affari avevano retto.

    Alle spalle dell’edificio di Emmie, in direzione ovest, si trovava il centro. Dato che Metlin sorgeva proprio ai piedi della Sierra Nevada, non aveva mai attirato l’attenzione delle catene commerciali più importanti. Era sempre esistita una sola libreria, la Metlin Books. Inoltre, da che tutti ne avevano memoria, era sempre stata gestita dalla famiglia Elliot. Il bisnonno di Emmie aveva comprato l’edificio, avviando una libreria e un negozio di giocattoli. Alla fine, i giocattoli erano scomparsi e sua nonna si era concentrata sui libri. Nonostante provenisse da una famiglia di appassionati di lettura, sua madre non era mai stata una lettrice e aveva seguito la sua passione, la musica, viaggiando in continuazione. Era una persona felice, anche se Metlin non era mai stata casa sua.

    Emmie, al contrario, era cresciuta nel cuore di Metlin e quella libreria era sempre stata la sua casa, un rifugio, un modo per allontanarsi dallo sconfinato mondo circostante.

    «Ho un appartamento a San Francisco» mormorò. «Degli amici. Una vita. Un lavoro.»

    «Non lavori in una libreria?» domandò Ethan.

    «Sì.»

    Ethan aggrottò la fronte. «Ma qui ne possiedi una. Perché dovresti vivere a San Francisco, pagare solo Dio sa quanto per l’affitto e ricevere uno stipendio da un'altra persona, quando possiedi un’attività proprio nello stesso settore?»

    «Lasciala in pace» intervenne Daisy.

    «Sa che ho ragione.» Ethan si raddrizzò e puntò il dito verso Emmie. «Lo sai.»

    Emmie restò in silenzio. Non le piacevano le discussioni, ma Ethan non aveva tutti i torti. Quante volte aveva provato a cambiare qualcosa nella libreria in cui lavorava in città per sentirsi solamente rispondere che non era quello il modo in cui le cose andavano alla Bay City Books?

    Eppure, continuò a esitare. «Gestisco un negozio di cui sono dipendente. Non so se potrei occuparmi di un’impresa tutta mia. Mia nonna non era come tuo padre. Non mi dava molte responsabilità nella libreria. Non so niente su come conservare i libri o...»

    «Lo imparerai» replicò Ethan. «Sei una delle persone più intelligenti che io conosca. Mi hai aiutato quando la mia attività stava fallendo.»

    Emmie si strinse nelle spalle. «Anche tu saresti arrivato alle stesse soluzioni, se ne avessi avuto il tempo.»

    «Ne dubito. Sei una cervellona del marketing. Conosci i gusti delle persone e sai come mettere tutto online, come trovare la clientela giusta.»

    Daisy scosse il capo. «Il mondo dei libri è duro, Ethan. So esattamente quanto Betsy guadagnava con questo posto. Pagava le bollette solo grazie all’affitto dei nostri due negozi. Competere con i venditori online...»

    «Non può essere più difficile che competere con gli ipermercati che vendono di tutto» proseguì Ethan. «Emmie sa...»

    «Emmie sa...» li interruppe Emmie alzandosi «... di aver bisogno di un po’ di tempo per rifletterci.»

    Daisy cercò di trattenere un sorriso. «Emmie sa anche di doverla smettere di parlare in terza persona, giusto? È fastidioso.»

    «Qualunque cosa farai,» disse Ethan, «non parlare con Adrian Lo Stronzo finché non avrai preso una decisione.»

    Emmie si accigliò. «Adrian? Adrian il nostro compagno del liceo?»

    «Sì, Adrian Saroyan. Adesso lavora nel settore immobiliare ed è uno stronzo.»

    Daisy provò a dare uno spintone a Ethan. «Ignoralo. Sai che Adrian non gli è mai piaciuto.»

    «A nessuno piace Adrian.» Ethan lasciò che lei lo spingesse via. «Piaceva solamente a te, Em.»

    «A me e alle altre ragazze della mia classe.» Emmie osservò Daisy, che era più bassa di Ethan di almeno trenta centimetri, spingerlo verso il suo negozio.

    Ethan sistemò l’insegna. «È uno stronzo imbecille.»

    «Ti ha rubato la ragazza» replicò Daisy. «È questo l’unico motivo per cui lo odi.»

    «Non è solo per questo» borbottò lui. «È soltanto una delle ragioni.»

    Emmie li lasciò a bisticciare e rientrò nella libreria. Ferma in piedi, nell’ingresso fatto con le mattonelle a mosaico, osservò il negozio con occhio critico.

    Pro: era suo, libero e tranquillo. Aveva un nome riconoscibile e si trovava in un’ottima posizione. Era un posto stupendo con degli scaffali robusti già integrati e mobili fatti a mano che il suo enorme negozio a San Francisco provava a imitare senza alcun successo. La Metlin Books aveva una storia alle spalle. Aveva fascino e c’era un appartamento con due stanze da letto al piano di sopra. Se si fosse trasferita lì, non avrebbe dovuto spostarsi o pagare l’affitto.

    Contro: sua nonna non aveva guadagnato praticamente niente con quel negozio. Le uniche entrate, che le avevano permesso di pagare le bollette, provenivano dall’affitto del resto dell’edificio. C’era parecchio lavoro da fare in quel posto, e il margine di profitto era davvero basso. Se ne sarebbe occupata da sola. Niente ferie maturate; niente piano pensionistico; nessun altro avrebbe pagato le bollette. Nessuno da chiamare in caso stesse male.

    Ma è mio.

    Sì, lo era. Emmie girò per il negozio, rovistando tra gli scaffali di libri usati che sua nonna aveva collezionato. La maggior parte del nuovo inventario era così antico che non avrebbe mai potuto venderlo a prezzo di copertina. Avrebbe dovuto ricominciare da capo.

    Betsy aveva ampliato la collezione di romanzi, ma non c’era niente di moderno. Vide una pila di Harlequins vintage che poteva vendere online a un collezionista. Aveva bisogno di molti più nomi. I romanzi rosa erano la fonte principale di guadagno delle librerie; doveva aggiornare la selezione e capire come acquistare più autori che si autopubblicavano e che rappresentavano una gran parte dei nuovi scrittori di quei tempi. Aveva cercato di farlo capire anche alla Bay City, ma i proprietari snobbavano la narrativa di quel tipo.

    Il negozio possedeva un’interessante sezione dedicata ai polizieschi, ma niente di davvero particolare. Sua nonna aveva tralasciato i thriller e i romanzi con un taglio più psicologico.

    Pochissimi testi di narrativa non commerciale o poesia, ma forse era una scelta saggia in una città come Metlin.

    Era necessario aggiornare la sezione della saggistica. A giudicare dal viavai nel negozio di Ethan, i manuali sul giardinaggio e i libri sul fai da te potevano essere una buona idea, come anche dei testi sull’arredamento di interni.

    Grazie alla crescita del turismo, per via del parco nazionale, la storia locale e le guide potevano essere una proposta vincente.

    Emmie vagò per il negozio e guardò fuori dalla finestra proprio quando tre motociclette fecero rombare i loro motori al semaforo tra la Settima e la Main. Vide due ragazzi discutere in maniera animata davanti al negozio che vendeva tappezzeria per auto e ascoltò la musica e le voci provenienti dall’Ice House Brews che si trovava all’angolo opposto alla Metlin Books. Proprio davanti a lei, sulla Main, si trovava il Bombshell Tattoos. Alle sue spalle, un negozio che vendeva articoli per fumatori. Una coppia con dei capelli tinti piuttosto appariscenti e tatuaggi vistosi uscì, mano nella mano, dal negozio di tatuaggi e passò davanti al negozio di magliette sulla Main, in direzione della fumetteria.

    Che genere di libri poteva leggere quella coppia? E i ragazzi davanti all’officina? Graphic novel? Steampunk? Libri sulla storia delle auto?

    Dalla finestra, Emmie notò tre donne che trascinavano uno specchio enorme da uno dei negozi di antiquariato in fondo alla Settima Strada. Ridevano mentre provavano a infilarlo nel retro di un pickup che aveva visto tempi migliori. Libri di arredamento. Manuali sul fai da te.

    Dall’altro lato della strada, c’era un murale che ricopriva la parete frontale di una cartoleria accanto all’officina. Libri di storia dell’arte? Scienze politiche?

    Ethan aveva ragione, Metlin stava cambiando. La modernità e la tradizione si erano scontrate, creando qualcosa di bizzarro, nuovo e davvero fico. Inoltre, Emmie si rese conto che la libreria – la sua libreria – si trovava proprio al centro di quel cambiamento.

    Forse non apparteneva alla vecchia Metlin, ma i tempi cambiavano: le città mutavano, la gente andava avanti.

    Non faceva parte del suo piano. Era quello che le ripeteva la sua parte razionale.

    Forse il piano deve cambiare.

    Prese il cellulare e, con dita tremanti, compose il numero di Tayla, aspettando che la sua migliore amica rispondesse.

    «Ehi!» disse. «Hai firmato tutto? Come sta Daisy?»

    Emmie fece un respiro profondo, sollevando di nuovo la polvere. «Ho un’idea che potrebbe rivelarsi una pazzia oppure essere grandiosa.»

    «Se si tratta di una buona idea, sarà entrambe le cose. Inoltre, potrebbe coinvolgere anche delle manette o delle stelle filanti.»

    Sgranò gli occhi. «Stelle filanti?»

    «Vuoi davvero saperlo? Sembri strana.»

    «Non ho firmato i documenti per la vendita del negozio.»

    «Okay...?»

    «Credo che dovresti lasciare il tuo lavoro, trasferirti a Metlin con me e aiutarmi con la riapertura della libreria.»

    Tayla non disse una parola.

    Emmie chiuse gli occhi. «So che sembra una follia, ma non pagheresti l’affitto.»

    Il silenzio continuò.

    «Tayla, dimmi qualcosa, per favore.»

    «Forse dipende dal fatto che oggi ho beccato uno dei soci anziani a fissarmi di nuovo le tette, ma sto davvero prendendo in considerazione la tua proposta.»

    Emmie provò a non fare i salti di gioia.

    «Non è un sì o un no» disse Tayla. «Ma... forse?»

    «Un forse mi va bene.»

    «Ecco che cosa faremo. È venerdì. Domani mattina prenderò il treno» disse l’amica. «Non posso garantirti niente, ma voglio vedere questa cittadina di provincia che dici sempre di odiare tanto, anche se, all’improvviso, vuoi che mi trasferisca lì con te.»

    «Ci vediamo alla stazione.»

    «È colpa della febbre della Valle?» domandò Tayla. «Sai, l’ho letto da qualche parte.»

    «Non ho la febbre della Valle.»

    «Non è quello che direbbe qualcuno affetto da una malattia simile?»

    Emmie chiuse gli occhi. «Tayla, non so come spiegartelo. Credo solamente che potrebbe essere un’ottima idea o... una follia, ma ricordi quando il mese scorso mi hai rimproverato perché non corro mai rischi?»

    «Sì.»

    «Questo...» Emmie ruotò su se stessa nel negozio vuoto. «È il rischio che devo correre. È la mia occasione.»

    Capitolo 2

    «Quelle economiche costano più di tremila dollari. Scordatelo. È una follia» disse mentre fissava le immagini di scintillanti macchine professionali per il caffè espresso. Tayla chiuse il catalogo. «Non comprerai una macchina professionale per il caffè. Acquisterai una bella caffettiera o uno di quegli affari mono-tazza, e una scatola per le donazioni. Altrimenti avrai bisogno di una licenza per la cucina, e non credo che tu voglia incasinarti la vita. Il tuo scopo non è vendere caffè, ma libri.»

    Daisy era impegnata a misurare gli spazi con un metro che avevano adagiato sul pavimento e a prendere appunti su un post-it. «Credo che mia zia desideri sbarazzarsi di un divano di queste dimensioni. Sarà necessario rifare la tappezzeria, ma posso aiutarti. Ti consiglio di usare una fodera da cambiare a ogni stagione.»

    Tayla indicò Daisy. «Ottima idea.»

    Emmie annuì. «L’immagine è tutto. Attirare la gente è il primo passo.»

    «Ho visto le tue vetrine alla Bay City.» Tayla McKinnon si guardò attorno, facendo volteggiare la gonna a strisce rosa. Aveva tinto la sua chioma castana di biondo platino, ottenendo un look perfetto alla Marilyn anche grazie alle labbra rosse e alla carnagione chiara. «E questo posto diventerà ancora più fico con il viavai di gente. Hai talento per le vetrine. Se farai lo stesso anche qui, attirerai parecchi clienti.»

    «Dovrei creare una specie di piattaforma per sollevare l’area espositiva.»

    «Ethan e suo padre potrebbero aiutarti. Si sono offerti di darti una mano, ricordi?» disse Daisy.

    Emmie prese dei respiri profondi e cercò di calmare il suo battito accelerato. Non era una follia. Era un’ottima idea imprenditoriale. Non era uno scherzo, ma un progetto valido.

    Tayla aveva trascorso tutta la mattina al negozio per controllare i conti con Daisy. Poi, lei ed Emmie avevano abbozzato un budget per aumentare in maniera ragionevole l’affitto sia del Café Maya sia del negozio di ferramenta, concedendole così una somma per riaprire la libreria. Vendendo la sua auto e alcuni dei mobili che aveva a San Francisco, poteva raccogliere abbastanza denaro per iniziare un’attività e modernizzare il negozio, comprando anche nuovi articoli. Dato che aveva intenzione di vivere nell’appartamento sopra il negozio, non avrebbe avuto bisogno dell’auto per spostarsi.

    Ovviamente, significava che sarebbe rimasta bloccata a Metlin.

    Completamente in trappola.

    «C’è sempre il treno» mormorò.

    «Come?» Tayla distolse lo sguardo dalle finestre.

    «Niente!» Emmie si avvicinò a Daisy e tenne ferma l’estremità del metro. «Che ne dici di qui?»

    «Dei cuscini per il pavimento potrebbero funzionare finché non troverai delle sedie che non siano troppo costose. Potrei aiutarti a creare dei pouf. Non avevi detto di volere un angolo dedicato alla lettura di storie per bambini?»

    «Uno dei modi migliori per attirare la gente» le rispose. «L’ora del racconto alla Bay City è sempre uno dei momenti più attesi. Riesci a vendere libri per bambini e tanti tascabili ai genitori.»

    «Capito.»

    Emmie si sedette sulla scrivania che sua nonna aveva usato come bancone per le

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