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Quel romantico del mio capo: eLit
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E-book160 pagine2 ore

Quel romantico del mio capo: eLit

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Info su questo ebook

BELLA LUCIA'S KITCHEN - Vol. 6. Non cercavano l'amore, ma l'amore li ha trovati. Quando Jodie Simpson incontra Louise Valentine, la sorella che non sapeva di avere, è al settimo cielo ed è disposta a fare qualunque cosa pur di starle vicino. La permanenza in Australia di Jodie, però, ha i giorni contati, dato che il suo visto lavorativo sta per scadere. Ma lei ha un piano: un matrimonio di convenienza che duri un anno, senza coinvolgimenti emotivi. Peccato che il marito che sceglie via Internet, Heath Jameson, sia uno schianto. Come farà a non innamorarsi?

I romanzi della serie:

1) Rebecca Winters - Fascino francese

2) Patricia Thayer - Sposa d'estate

3) Raye Morgan - Il principe ribelle

4) Ally Blake - Appuntamento in abito bianco

5) Linda Goodnight - Baci sotto il vischio

6) Teresa Southwick - Quel romantico del mio capo

7) Barbara McMahon - Incanto d'oriente

8) Liz Fielding - Innamorarsi a San Valentino

LinguaItaliano
Data di uscita30 set 2015
ISBN9788858943588
Quel romantico del mio capo: eLit

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    Anteprima del libro

    Quel romantico del mio capo - Teresa Southwick

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Crazy About The Boss

    Harlequin Mills & Boon Romance

    © 2006 Harlequin Books S.A.

    Traduzione di Rita Orrico

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-358-8

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    Prologo

    New York, 23 dicembre

    Ogni volta che sentiva la voce della sorella, a Jack sembrava di tornare a essere il diciottenne scappato di casa tanti anni prima.

    Che sciocchezza! Lui era Jack Valentine, il genio della finanza che, sfidando le convenzioni, aveva accumulato una fortuna. Eppure Emma gli chiedeva di fare ritorno a casa.

    Strinse la cornetta del telefono con tanta forza che le dita gli fecero male. «Sono passati dodici anni, Emma, e altrettante feste di Natale. Perché dovrei tornare per questa?»

    «Hai forse qualcosa di meglio da fare?» gli domandò lei di rimando, la voce solitamente dolce carica d’irritazione.

    Jack serrò la mascella; era come se lei sapesse che per le feste non aveva programmato nulla. «Qualunque cosa è meglio della tua proposta.»

    «È venuto il momento, Jack.»

    L’accento di Emma, così marcatamente londinese, era del genere che gli americani adoravano, ma nel tono della sorella Jack colse qualcosa di più profondo, un misto di dolcezza e fermezza che rischiava di penetrare la sua corazza.

    Facendo ruotare la sedia, lui si voltò verso l’ampia finestra e fissò lo sguardo sul profilo della città di New York. Era buio, ma mille piccole luci punteggiavano gli altissimi edifici. Magari qualcuno là fuori stava guardando proprio la sua finestra e ammirava l’ufficio elegante e riccamente arredato, chiedendosi come ci si sentisse ad avere tutto ciò che si aveva sempre desiderato.

    Jack lo sapeva bene, perché al suo arrivo a New York, dodici anni prima, si era chiesto la stessa cosa. Aveva sollevato lo sguardo proprio su quell’edificio e aveva giurato a se stesso che un giorno ne sarebbe divenuto il proprietario.

    I derelitti non diventavano milionari, ma a lui era successo.

    «Sono passati dodici anni, dopotutto. Mi stai ascoltando, Jack?»

    «Sì, e quello che sento è che qualcosa non va. Di che si tratta, Em?»

    Dall’altra parte della linea giunse un lungo sospiro. «E va bene, abbiamo un problema. L’azienda è nei guai e abbiamo bisogno del tuo aiuto.»

    La preziosa azienda che Robert Valentine metteva sopra a ogni cosa?, si disse lui. Bene. Era ora che quel miserabile donnaiolo pagasse per i suoi peccati, e con la moneta che conosceva meglio. «Non capisco perché me ne dovrebbe importare qualcosa.»

    «Perché» replicò lei, ogni dolcezza scomparsa dalla sua voce, «anche se insisti a mostrarti cocciuto, sei sempre un membro di questa famiglia.»

    «Ti ha convinto lui a chiamarmi?»

    «No.» Emma si lasciò sfuggire un secondo sospiro. «Jack, che cosa è successo tra voi per rendervi due perfetti estranei?»

    Lui aveva protetto sua madre e quell’azione gli era costata cara.

    «Non ha più importanza» si limitò a rispondere.

    Questa volta Emma non si preoccupò di soffocare un’imprecazione. Con tutta probabilità stava sollevando al cielo i grandi occhi chiari e si tormentava un ricciolo dei capelli castani.

    Di fronte a quell’immagine così viva, Jack provò una profonda nostalgia della sorella.

    «Dal tono della tua voce capisco che invece te ne importa ancora qualcosa» insistette lei.

    «Ti sbagli. Ora, se è tutto...»

    «Non ho finito!» sbottò lei. «Abbiamo bisogno di te, Jack. Il tuo lavoro consiste nell’investire nelle aziende e noi abbiamo bisogno di denaro. Tu sei la nostra unica speranza.»

    «Molti investitori farebbero carte false per mettere le mani sulle azioni dei Bella Lucia

    «Ma nessuno di noi vuole che le azioni dell’azienda finiscano fuori dalla famiglia. Non sarebbe giusto.»

    La famiglia aveva voltato le spalle a Jack e lui non l’aveva dimenticato. «Sopravvivranno, Em.»

    «Vorrei esserne altrettanto sicura» mormorò lei. Ora il suo tono era venato di tristezza. «Come hai detto tu, sono passati dodici anni. A me sembra un tempo sufficiente per fare pace. Anche la stagione è quella giusta. A Natale tutti sono più buoni e caritatevoli.»

    «Io non mi sento caritatevole» obiettò lui, posando un gomito sulla scrivania.

    «Nemmeno io» sbottò Emma a quel punto. «Tu sei scomparso, papà non ne voleva parlare e la mamma era distrutta. Io avevo sedici anni quando te ne sei andato e mi hai lasciata sola ad affrontare il pasticcio. I fratelli più grandi dovrebbero proteggere le loro sorelle più piccole.»

    Le sorelle più piccole sapevano come rigirare il coltello nella piaga, pensò Jack. Lui le aveva sempre voluto bene. Ed era ancora così.

    «Non avevo scelta, Em. Dovevo andarmene.»

    «Non cambia il fatto che mi hai abbandonata. Hai fatto quello che ritenevi giusto, immagino, ma adesso sono io ad avere bisogno di te.» Emma esitò solo un attimo, prima di annunciare: «Mi sono sposata».

    A Jack occorse qualche secondo per ritornare al presente. «Congratulazioni! Chi è il fortunato?»

    «È un principe...»

    «Ma certo!»

    Lei rise e per la prima volta dall’inizio di quella conversazione suonò davvero felice. «No, Sebastian è stato davvero incoronato re di Meridia.»

    Meridia. Jack sapeva che si trattava di un piccolo stato europeo e ricordò di aver letto qualcosa, di recente, riguardo a uno scandalo nella successione. «Ne ho sentito parlare.»

    «Per me è molto importante farti conoscere mio marito.»

    «Senti, Emma...»

    «Non ti ho mai chiesto niente» lo interruppe lei. «Ma tengo a questa cosa e, francamente, penso che tu me lo debba. Vieni in Inghilterra per Natale. Il solito posto per il brindisi di famiglia. Ti aspetto.»

    Prima che lui potesse protestare di nuovo, lei riattaccò. Jack riagganciò a sua volta con un lungo sospiro. Sua sorella aveva sposato un re.

    E lui si era perso la cerimonia.

    Suo malgrado, si chiese cos’altro si fosse perso.

    «Jack, tu sei fuori di testa.» La sua assistente, Maddie Ford, entrò nell’ufficio senza sollevare lo sguardo dal preventivo che le aveva dato poco prima. «Non posso credere che tu voglia davvero investire in questo progetto. È pazzesco, rischioso e talmente tipico di te che mi verrebbe voglia di scuoterti fino a farti battere i denti!»

    Maddie continuò a parlare ma Jack stava ascoltando solo a metà. Maddie era una giovane donna bionda, con grandi occhi chiari e molto cervello. Da quando era venuta a lavorare per lui, due anni prima, era diventata più una socia che un’assistente e Jack aveva imparato ad affidarsi a lei e al suo buonsenso per ogni transazione.

    Lei era anche l’unica bella donna che Jack non avesse cercato di sedurre. Aveva scelto di non provarci, perché le donne della sua vita erano meteore, al suo fianco un giorno, dimenticate quello seguente. Di Maddie invece aveva bisogno, sebbene ciò che avesse in mente in quel momento non aveva nulla a che fare con gli affari.

    Quando Maddie smise di parlare per riprendere fiato, lui colse l’occasione.

    «Che cosa ne diresti di andare a trascorrere il Natale a Londra?»

    1

    Londra, giorno di Natale

    «Posso immaginare che anche i milionari abbiano dei seri problemi.»

    Maddie Ford attese una risposta dal suo capo, seduto accanto a lei nel taxi, e Jack Valentine non la deluse. Infatti, la fulminò con lo sguardo. «E questo che cosa vorrebbe dire?»

    «Mi dispiace. Ho parlato ad alta voce?» domandò lei, spalancando gli occhi per mostrarsi il più innocente possibile.

    «Sai benissimo di averlo fatto. Non fare la finta tonta con me» l’ammonì, irritato suo malgrado.

    Maddie riconobbe la tensione nella voce del suo principale e rifletté che non era da lui. Qualunque fosse il motivo per cui aveva insistito che lei lo accompagnasse in Inghilterra, doveva trattarsi di una faccenda importante, o non si sarebbe mostrato così nervoso.

    Quel fatto cominciava a preoccuparla. Jack Valentine era ricco, bello, carismatico e spesso definito il migliore partito di New York. Il suo accento londinese non faceva che accrescere il suo fascino. Dai corti capelli scuri agli occhi di un azzurro intenso e brillante, Jack trasudava quel genere di fascino eccitante che l’aveva colpita dritta al cuore.

    All’inizio, si era presa una cotta per lui, ma aveva capito subito che Jack non era tipo da relazioni serie. Così, il fatto che lui non le avesse mai fatto delle avances l’aveva convinta che non era il suo tipo. Era improbabile che lui usasse le sue armi da seduttore su di lei, il che era un bene, perché Maddie amava il suo lavoro.

    Negli ultimi due anni, lei e Jack avevano lavorato magnificamente insieme. Il suo carattere razionale faceva da contrappeso a quello più impulsivo di lui. Insomma, formavano un team di successo.

    Almeno finché lui non aveva sconvolto i suoi progetti natalizi inducendola ad accompagnarlo a Londra.

    «Se con fare la finta tonta ti riferisci alla mia irritazione, ti ricordo che ho delle ottime ragioni. È Natale, e mi trovo nel continente sbagliato. C’è un motivo per cui questo viaggio non poteva aspettare?»

    «Si tratta solo di un giorno e ho promesso di farmi perdonare.»

    Come era suo solito, lui non aveva risposto alla domanda. «Ah, sì? Io avevo dei progetti per Natale.»

    «Lo so. Sei stata molto chiara al riguardo.»

    Ovviamente lei non aveva specificato in cosa consistessero i suoi progetti. Aveva declinato l’invito dei genitori di unirsi a loro per una crociera, ben sapendo che lo facevano unicamente per non lasciare sola quella figlia ventottenne che non aveva ancora un fidanzato. Ma sarebbe morta piuttosto che confessarlo a Jack.

    «È stato gentile da parte tua...» riprese lui.

    «No. Io non sono gentile.»

    «E va bene, sei cattiva. Posso convivere con questo fatto» si arrese lui, riservandole un sorriso sornione.

    Il suo sorriso era sempre stato così affascinante? O era l’inusuale tensione a rendere le cose più eccitanti del solito? Maddie decise che era meglio non soffermarsi su quei dubbi. «Non posso credere che tu abbia usato il tuo

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