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Sherlock Holmes. La Valle della Paura
Sherlock Holmes. La Valle della Paura
Sherlock Holmes. La Valle della Paura
E-book224 pagine3 ore

Sherlock Holmes. La Valle della Paura

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Traduzione di Nicoletta Rosati Bizzotto
Edizione integrale

Un biglietto cifrato è il primo indizio. Recapitato a Sherlock Holmes e Watson, reca la firma di Porlock, nom-de-plume dietro il quale si nasconde una nuova sfida per il detective di Baker Street. Risolta la crittografia, la verità è agghiacciante: l’uomo che vi è nominato, il signor Douglas di Birlstone Manor House, è stato appena assassinato. Chi è l’autore del biglietto e che ruolo ha avuto nell’omicidio? Comincia così un’avventura che porterà Holmes, sempre affiancato dal dottor Watson, dalla compassata Londra vittoriana all’America degli ultimi pionieri e dei primi gangster, sulle tracce del più acerrimo nemico: il professor Moriarty. La Valle della Paura (1915) è l’ultimo dei romanzi di Conan Doyle che hanno per protagonista il celebre investigatore, la cui fama sembra destinata a non tramontare mai. Ne sono la prova le innumerevoli trasposizioni cinematografiche, anche recentissime, come i due film diretti da Guy Ritchie e interpretati da Robert Downey Jr. e Jude Law.

«Se ne stava lì seduto, con la bocca piena di toast e gli occhi scintillanti di ironia, a osservare il groviglio mentale in cui mi dibattevo. Bastava guardare il suo ottimo appetito, per essere certi del successo: rammentavo infatti molto chiaramente giorni e notti senza mandar giù un boccone, quando la sua mente era alle prese con qualche problema che la metteva a dura prova, mentre il suo viso sottile e intenso sembrava ammorbidirsi in un ascetismo di assoluta concentrazione mentale.»



Arthur Conan Doyle

nacque a Edimburgo nel 1859. Benché il suo nome rimanga indissolubilmente legato a quello di Sherlock Holmes, lo scrittore ebbe anche altri interessi, tra cui la storia, il giornalismo e soprattutto lo spiritismo. Nel 1903 venne insignito del titolo di baronetto. Morì nel 1930. Di Conan Doyle la Newton Compton ha pubblicato anche Le avventure di Sherlock Holmes, Il ritorno di Sherlock Holmes, Sherlock Holmes e il mastino dei Baskerville, Sherlock Holmes. Uno studio in rosso - Il segno dei Quattro, L’ultimo saluto di Sherlock Holmes, Sherlock Holmes. La Valle della Paura e il volume unico Tutto Sherlock Holmes.
LinguaItaliano
Data di uscita16 dic 2013
ISBN9788854138377
Sherlock Holmes. La Valle della Paura
Autore

Arthur Conan Doyle

Arthur Conan Doyle was a British writer and physician. He is the creator of the Sherlock Holmes character, writing his debut appearance in A Study in Scarlet. Doyle wrote notable books in the fantasy and science fiction genres, as well as plays, romances, poetry, non-fiction, and historical novels.

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    Anteprima del libro

    Sherlock Holmes. La Valle della Paura - Arthur Conan Doyle

    Nota biobibliografica

    LA VITA

    Arthur Conan Doyle nacque a Edimburgo il 22 maggio del 1859 da una famiglia irlandese di antica nobiltà, ma con scarsi mezzi economici. Compì i primi studi presso una scuola di Edimburgo e alla Hodder Preparatory School, nel Lancashire. Ma la sua formazione avverrà principalmente in una scuola cattolica diretta dai gesuiti, lo Stonyhurst Jesuit College. Il giovane Arthur rimase intimorito dallo zelo dei gesuiti e più tardi si ribellerà ai loro insegnamenti. Nel 1876 entrò alla Edinburgh Medical School e nel 1879 pubblicò contemporaneamente il suo primo racconto, The Mistery of the Sasassa Valley e il suo primo lavoro medico su un sedativo che aveva sperimentato su di sé. Nel 1881 ottenne il baccellierato in Medicina e il Master in Chirurgia. Inizia così a lavorare presso l’ospedale di Edimburgo, dove rimarrà per qualche tempo e dove avrà modo di conoscere il dottor Joseph Bell, la cui abilità nel dedurre dai minimi dettagli le caratteristiche psicofisiologiche dei suoi pazienti gli ispirerà il personaggio che lo renderà celebre: Sherlock Holmes.

    Imbarcatosi su una baleniera come medico di bordo, trascorse alcuni mesi nell’Oceano Artico e poi in Africa. Tornato in patria, aprì uno studio medico a Southsea, un sobborgo di Porthsmouth, senza troppa fortuna. Impiegò allora il tempo libero scrivendo racconti polizieschi che, pubblicati su vari giornali, raccolsero un discreto successo.

    A Study in Scarlet, del 1887, è il primo racconto in cui appare Sherlock Holmes, personaggio del quale Conan Doyle non riuscì più a liberarsi, al punto che si vedrà costretto, molti anni più tardi, a farlo resuscitare, dopo aver tentato invano di sbarazzarsene facendolo morire nella caduta in un burrone. Il successo di Sherlock Holmes fu enorme: nel 1890 The Sign of Four fu accolto in Inghilterra e in America con un favore che rimarrà celebre nella storia letteraria.

    Ma Conan Doyle dedicò i suoi sforzi di scrittore e di studioso anche ad altri campi. Scrisse romanzi storici come The White Company (1891), The Exploits of Brigadier Gerard (1896) o The Great Boer War (1900), che egli preferiva senz’altro ai suoi romanzi polizieschi.

    Dopo il successo, abbandonò la professione medica e iniziò un’intensa attività giornalistica, come corrispondente nella guerra boera e, più tardi, durante il primo conflitto mondiale.

    Uno dei principali interessi di Conan Doyle fu infine lo spiritismo, al quale dedicò molti studi e sul quale scrisse una storia, The History of Spiritualism (1926), che esaminava il fenomeno a partire dalle sue origini e dalla quale lo scrittore s’aspettava qualche riconoscimento come studioso. In realtà l’opera fu apprezzata solo in una ristretta cerchia di lettori e gli attirò invece un attacco della chiesa cattolica. In realtà la fama di Arthur Conan Doyle resterà legata al personaggio di Sherlock Holmes.

    Conan Doyle morì il 7 luglio 1930 a Crowborough, nel Sussex. Nel 1903, in seguito all’appoggio da lui dato alla guerra boera con i suoi articoli, era stato insignito del titolo di baronetto.

    LE OPERE

    Principali traduzioni italiane

    Negli anni Cinquanta, l’A. Mondadori editore pubblicò, nella collana economica «Il girasole», per la traduzione di Maria Gallone, tutti i romanzi e i racconti di Sherlock Holmes, fino ad oggi più volte ristampati; tra le altre traduzioni italiane delle opere di Doyle segnaliamo: Il demone dell’isola, a cura di L. Buffarmi Guidi, Milano, SugarCo, 1980.

    Il segno dei quattro, introd. di G. Arpino, trad. di M. Buitoni Duca, con illustrazioni di T.H. Towsend per l’ed. del 1903, Milano, bur, 1980.

    Uno studio in rosso, trad. di A. Tedeschi, pref. di H. Greene, Milano, Mondadori, 1984.

    Il libro dell’aldilà, trad. di B. Erede e A. Bencini, Roma, Ed. Mediterranee, 1987.

    Il capitano della Stella Polare; a cura di C. De Nardi, Chieti, Solfanelli, 1987. Ucciderò Sherlock Holmes, trad. di F. Lugnano, a cura di L. Brioschi, Milano, Mondadori, 1987.

    L’anello di Toth, Roma, Fanucci, 1988.

    Le avventure di Sherlock Holmes, a cura di P. Spizzati, Milano, Club del Libro, 1988. Le avventure di Sherlock Holmes, trad. di R. Guarnieri, Milano, Gruppo editoriale Fabbri, 1988.

    Il cane dei Baskerville, trad. di M. Buitoni Duca, Milano, Rizzoli, 1988.

    Il capitano della Stella Polare, Roma, Fanucci, 1988.

    Sherlock Holmes, l’opera completa di sir Arthur Conan Doyle, 4 voll., Sesto San Giovanni, Alberto Peruzzo editore, 1988.

    Il mondo perduto: la valle dei dinosauri, a cura di G. Pilo e S. Fusco, Roma, Newton Compton, 1993.

    La mummia e altri racconti, a cura di G. Pilo, ivi, 1993.

    La nube avvelenata, trad. di V. Simonetti, ivi, 1994.

    Tutti i racconti fantastici e dell’orrore, a cura di G. Pilo e S. Fusco, ivi, 1994.

    Tutti i romanzi fantastici, 2 voll., a cura di G. Pilo e S. Fusco, ivi, 1994.

    Il cane dei Baskerville, con illustrazioni di S. Paget per la prima ed. apparsa a puntate su «The Strand», trad. di M. Buitoni Duca, Milano, Fabbri, 1994.

    Uno studio in rosso, con illustrazioni di G. Hutchinson della prima ed. illustrata del 1891, introduzione di O. Del Buono, trad. di M.P. Janin, Milano, bur, 1995.

    L’abisso di Maracot, trad. di A. Cavazzoni, introd. di G. Lippi, Milano, Mondadori, 1995.

    Le avventure di Gerard, trad. di A. Pitta, ivi, 1995.

    Il mastino dei Baskerville, con un dialogo di C. Fruttero e F. Lucentini, trad. di M.

    Buitoni Duca, illustrazioni di S. Paget per la prima ed., Milano, Rizzoli, 1995.

    221 B Baker Street: sei ritratti di Sherlock Holmes, a cura di A. Calanchi, Venezia, Marsilio, 2001.

    Il carboncino azzurro e altre avventure di Sherlock Holmes, trad. di A. Allocca, Novara, De Agostini, 2005.

    Due inchieste di Sherlock Holmes, Milano, Petrini, 2006.

    Tutto Sherlock Holmes, tradd. di Nicoletta Rosati Bizzotto, Roma, Newton Compton, 20062011.

    L’impareggiabile Sherlock Holmes: tre racconti polizieschi, FirenzeAntella, Passigli,

    2007.

    Le avventure di Sherlock Holmes, Siena, Barbera, 2008.

    Il segno dei quattro, ivi, 2008.

    I cinque semi di arancio, Cagliari, Punto di fuga, 2008.

    Il carbonchio azzurro, ivi, 2008.

    Il pollice dell’ingegnere, ivi, 2008.

    Uno scandalo in Boemia, ivi, 2008.

    Lo scapolo aristocratico, ivi, 2008.

    L’uomo dal labbro storto, ivi, 2008.

    Il mondo perduto, introd. di G. Celli, trad. di C. Sobrero, Milano, Tascabili Bompiani, 2008.

    PARTE PRIMA

    La tragedia di Birlstone

    CAPITOLO PRIMO

    L’avvertimento

    «Sarei indotto a pensare...», dissi.

    «Anche io», convenne con impazienza Sherlock Holmes.

    Credo di essere uno degli uomini più tolleranti e pazienti di questo mondo; ma confesso che quella sarcastica interruzione mi diede fastidio. «Devo proprio dire, Holmes», esclamai in tono seccato, «che a volte lei è davvero irritante.»

    Era troppo immerso nei suoi pensieri per controbattere subito. Il mento poggiato sulla mano, il piatto della colazione intatto davanti a sé, osservava attentamente un foglietto di carta che aveva appena tolto dalla busta. Poi prese la busta stessa, l’accostò alla luce, e ne esaminò con molta cura sia l’esterno che il lembo.

    «È la calligrafia di Porlock», commentò pensieroso. «Sono sicuro che è la calligrafia di Porlock, anche se l’ho vista solo un paio di volte. La e greca, con lo svolazzo in alto, è inconfondibile. Ma se è Porlock, deve trattarsi di qualcosa di molto importante.»

    Parlava fra sé, più che con me; ma la mia irritazione svanì davanti all’interesse risvegliato da quelle parole.

    «Chi sarebbe questo Porlock?», chiesi.

    «Porlock è un nomdeplume, Watson, un semplice pseudonimo dietro cui si nasconde una personalità ambigua e sfuggente. In una lettera precedente mi informava con franchezza che quello non era il suo vero nome e mi sfidava a scoprire la sua identità fra i milioni di abitanti di questa grande città. Porlock è importante non tanto in sé e per sé, quanto per il potente individuo con il quale è in contatto. Pensi al pesce pilota con lo squalo, allo sciacallo con il leone — tutto ciò che può essere insignificante ma che si accompagna al formidabile: non solo formidabile, Watson, ma nefasto — nefasto al massimo. Sotto questo aspetto rientra nel mio campo d’azione. Mi ha sentito parlare del professor Moriarty?»

    «Il famoso criminale scientifico, famoso fra i malviventi quanto...»

    «Mi fa arrossire, Watson!», mormorò Holmes in tono di falsa modestia.

    «Stavo per dire, quanto ignoto al pubblico.»

    «Touché! Definitivamente touché!», esclamò Holmes. «Lei sta sviluppando un inaspettato umorismo graffiante, Watson, contro cui dovrò imparare a stare in guardia. Ma, definendo Moriarty un criminale, lei è colpevole di calunnia agli occhi della legge — e qui sta il bello della cosa! Il più grande intrigante di tutti i tempi, l’organizzatore di ogni diavoleria, la mente che controlla la malavita, una mente che avrebbe potuto creare o distruggere il destino dei popoli — ecco cos’è quell’uomo! Ma è così al disopra di ogni sospetto, così immune dalle critiche, così abile a gestirsi e a rimanere nell’ombra che, per ciò che lei ha appena detto, potrebbe trascinarla in tribunale e uscirne con in tasca la sua pensione di un anno come balsamo per la sua dignità ferita. Non è forse lui l’autore acclamato di Dinamiche di un Asteroide, un’opera che ascende a tali rarefatte vette di matematica pura che, a quanto si dice, non c’è stato esponente della stampa scientifica in grado di recensirlo? È questo un uomo da diffamare? Un nemico spudorato e un professore denigrato — questi sarebbero i vostri rispettivi ruoli! Questo è genio, Watson! Ma, se sarò risparmiato da uomini di fibra meno resistente, verrà anche la nostra ora.»

    «E mi auguro di esser lì a vederla! », esclamai con tutto il cuore. «Ma lei stava parlando di questo Porlock.»

    «Ah, sì — il cosiddetto Porlock è un anello della catena, un po’ distante dal fermaglio. Detto fra noi, un anello non troppo solido. L’unico punto debole di quella catena, per quanto mi risulta.»

    «Ma non esiste catena più forte del suo anello più debole.»

    «Proprio così, mio caro Watson. Ecco perché Porlock è tanto importante. Guidato da rudimentali aspirazioni al bene, e incoraggiato dall’opportuno sprone di un occasionale biglietto da dieci sterline fattogli pervenire attraverso canali tortuosi, mi ha fornito un paio di volte informazioni preziose — quel tipo di informazioni atte ad anticipare e prevenire un crimine, più che a vendicarlo. E sono certo che, se avessimo la chiave, questa sarebbe appunto una informazione del genere.»

    Holmes stese di nuovo il foglietto sul piatto pulito. Mi alzai e, da sopra la sua spalla, osservai quello strano scritto:

    534 C2 13 127 36 31 4 17 21 41

    DOUGLAS 109 293 5 37 BIRLSTONE

    26 BIRLSTONE 9 47 171

    «Cosa le sembra, Holmes?»

    «Evidentemente, un tentantivo di comunicare qualche informazione segreta.»

    «Ma a che serve un messaggio cifrato senza la chiave?»

    «In questo caso, assolutamente a niente.»

    «Perché dice in questo caso

    «Perché esistono molti cifrari che potrei leggere con la stessa facilità con cui leggo gli annunci apocrifi nella colonna delle inserzioni personali: trucchetti rudimentali che divagano la mente senza stancarla. Ma questo è diverso. Ovviamente, si riferisce alle parole nella pagina di qualche libro. Ma fino a quando non so quale pagina o quale libro, ho le mani legate.»

    «Ma perché Douglas e Birlstone

    «Chiaramente perché si tratta di parole che non compaiono nella pagina in questione.»

    «E perché non ha indicato di che libro si tratta?»

    «La sua astuzia congenita, mio caro Watson, quella sua innata furberia che è la delizia dei suoi amici, le suggerirebbe sicuramente di non mettere nella stessa busta il messaggio cifrato e la relativa chiave. Se cadesse in mani sbagliate, sarebbe rovinato. In questo modo, invece, dovrebbero cadere entrambi in mani sbagliate prima di provocare guai. La seconda distribuzione della posta dovrebbe già essere avvenuta e mi sorprenderei se non ci recasse una lettera di spiegazione o, più probabilmente, il volume cui si riferiscono questi numeri.»

    Le previsioni di Holmes si avverarono dopo pochi minuti con l’arrivo di Billy, il fattorino, con la lettera che stavamo aspettando.

    «La stessa calligrafia», commentò Holmes aprendo la busta, «e addirittura firmata», aggiunse con voce esultante, spiegando il foglio. «Coraggio, stiamo facendo dei passi avanti, Watson.» Leggendo, però, si oscurò in viso.

    «Perbacco, questa è davvero una delusione! Ho paura, Watson, che tutte le nostre speranze crollino. Spero che a Porlock non succeda niente di male.»

    Caro signor Holmes, [diceva la lettera],

    Non posso spingermi oltre. È troppo pericoloso — sospetta di me. Mi accorgo benissimo che sospetta di me. È arrivato del tutto inatteso proprio appena avevo finito di scrivere rindirizzo su questa busta, con l’intenzione di inviarle la chiave del cifrario. Sono riuscito a nasconderla. Se l’avesse vista, per me sarebbero stati guai. Ma ho letto il sospetto nei suoi occhi. La prego di bruciare il messaggio in codice che, oramai, non può servirle a nulla.

    Fred Porlock

    Holmes rimase per un po’ seduto a cincischiare la busta poi, corrucciato, la gettò nel fuoco.

    «Dopo tutto,» osservò, «potrebbe essersi sbagliato e solo la sua coscienza sporca e il sapere di essere un delatore può avergli fatto immaginare il sospetto negli occhi dell’altro.»

    «Il quale altro, presumo, è il professor Moriarty.»

    «In persona! Quando un tipo della risma di Porlock parla di Lui, si sa a chi si riferisce. Non c’è che un Lui per tutti loro.»

    «Ma cosa può fare?»

    «Hum! È un grosso interrogativo. Quando uno dei primi cervelli d’Europa si mette contro di lei, e tutte le potenze infernali

    lo sostengono, le possibilità sono infinite. Comunque, l’amico Porlock è spaventato a morte — confronti la scrittura del biglietto con quella della busta che, come ci dice, è stato tracciato prima di quella infausta visita. Una è nitida e ferma. L’altra, quasi illeggibile.»

    «Ma perché ha scritto? Non poteva semplicemente lasciar cadere la cosa?»

    «Temeva che, in quel caso, avrei cercato di lui, e magari lo avrei messo in pericolo.»

    «Infatti. È logico», risposi. Avevo preso il messaggio cifrato originale e lo stavo studiando. «Certo, è davvero irritante pensare che forse in questo foglietto si nasconde un importante segreto, che nessuna mente umana riuscirà mai a penetrare.»

    Holmes aveva spinto da parte la colazione, intatta, e aveva acceso la maleolente pipa, compagna inseparabile delle sue meditazioni più intense.

    «Non saprei!», disse appoggiandosi alla spalliera e fissando il soffitto. «Forse, ci sono alcuni punti sfuggiti al suo machiavellico intelletto. Consideriamo il problema alla pura e semplice luce della logica. Quest’uomo fa riferimento a un libro. Partiamo da qui.»

    «Un punto di partenza un po’ vago.»

    «Vediamo di metterlo a fuoco. Più ci penso, meno mi sembra impenetrabile. Quali indicazioni abbiamo circa questo libro?»

    «Nessuna.»

    «Suvvia, non esageriamo. Il messaggio cifrato inizia con il 534, no? Supponiamo che quello sia il numero della pagina. Quindi, il nostro libro è già diventato un grosso libro, e questo è già qualcosa. Quali altre indicazioni abbiamo sulla natura di questo grosso libro? Il segno successivo è c2. Secondo lei, Watson, che significa?»

    «Capitolo 2, senza dubbio.»

    «Non credo proprio, Watson. Sono certo che converrà con me che, indicando il numero della pagina, è superfluo indicare il capitolo. E se la pagina 534 ci portasse solo al secondo capitolo, il primo dovrebbe essere di una lunghezza sproporzionata.»

    «Colonna!», esclamai.

    «Brillante, Watson. Questa mattina lei fa faville. Se non è colonna, allora mi sbaglio di grosso. Vede quindi che cominciamo a visualizzare un grosso libro, stampato su due colonne, ciascuna di considerevole lunghezza dato che, nel documento, una delle parole è indicata come la 293a. È tutto qui quello che possiamo dedurre?»

    «Temo proprio di sì.»

    «Lei si fa torto, Watson. Un’altra intuizione, un altro lampo di genio! Se si fosse trattato di un volume molto particolare me

    lo avrebbe mandato. Invece, prima che il suo piano fosse troncato sul nascere, intendeva mandarmi la chiave in questa busta. È lui stesso che lo dice. Il che sembrerebbe indicare che si tratta di un libro che, secondo lui, non avrei avuto la minima difficoltà a reperire personalmente. Lui lo aveva — e immaginava che lo avessi anche io. In poche parole, Watson, si tratta di un libro molto comune.»

    «Certo, sembrerebbe molto plausibile.»

    «Così abbiamo limitato il nostro campo di ricerca a un libro grosso, stampato su due colonne, e molto diffuso.»

    «La Bibbia», gridai trionfante.

    «Bene, Watson, bene! Ma, se mi consente, non bene abbastanza! Anche se accettassi il complimento come rivolto a me, non riuscirei a pensare a nulla di più improbabile che a una Bibbia nelle mani di uno dei compari di Moriarty. Inoltre,

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