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La pallida luce di Febo
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La pallida luce di Febo
E-book37 pagine29 minuti

La pallida luce di Febo

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Info su questo ebook

Il 23 dicembre del 1924, a Ginevra, si riuniscono i più importanti produttori europei e statunitensi di lampade a incandescenza. È l’atto finale di un intenso lavorio commerciale che li porta a siglare il Cartello Febo, un evento apparentemente secondario con cui inizia una nuova era per l’industria mondiale: l’era dell’obsolescenza programmata. Hugo Archer, che lavora per un’importante azienda americana, viene trovato morto nella sua stanza d’albergo. Dalla stanza sono state sottratte tutte le lampadine. E come se non bastasse, la sera prima era andato a trovarlo il Gran Maestro dei Trogloditi di Francia, avversatori del progresso e dello sfruttamento dell’elettricità.

Questo racconto si trova anche nella raccolta Giallo Natale

Massimo Pietroselli

È nato a Roma nel 1964. Nel 1994 ha vinto il Premio Urania con Miraggi di silicio. Nel 2004 ha vinto il premio Fantascienza.com con il romanzo L’undicesima frattonube. L’anno successivo ha vinto il Premio Tedeschi e ha pubblicato il suo primo giallo, Il palazzo del diavolo, seguito da La porta sulle tenebre (che è stato tradotto in Spagna) e da L’affare Testa di Morto. All’interno del progetto coordinato da Valerio Massimo Manfredi ha scritto L’aquila di sabbia e di ghiaccio, ambientato sotto l’impero di Marco Aurelio. Nel 2011 è uscito Saturno il Nero. Con la Newton Compton ha pubblicato La profezia infernale e La congiura di Praga.
LinguaItaliano
Data di uscita27 nov 2014
ISBN9788854176607
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    Anteprima del libro

    La pallida luce di Febo - Massimo Pietroselli

    895

    © 2013 Massimo Pietroselli

    Pubblicato in accordo con PNLA/Piergiorgio Nicolazzini Literary Agency

    Racconto precedentemente pubblicato nella raccolta Giallo Natale

    Prima edizione ebook: dicembre 2014

    Roma, Casella postale 6214

    ISBN 978-88-541-7660-7

    www.newtoncompton.com

    Massimo Pietroselli

    La pallida luce di Febo

    Newton Compton editori

    23 dicembre 1924

    «C’è ancora la questione del tungsteno da discutere, Hugo. E poi… sì, insomma, la parte più importante è la definizione di quel protocollo per il test delle lampadine. Non vogliamo mica farci fregare proprio ora!».

    Scott Winer si zittì e si voltò verso il lago, la sigaretta che gli pendeva dalle labbra ombreggiate da un folto paio di baffi. Teneva le mani affondate nelle tasche del cappotto, quasi fosse un’armatura. Era nervoso, e non per il tungsteno o per il protocollo, di cui gli importava molto poco.

    Erano le sei del pomeriggio e il sole era da tempo calato, sebbene a voler essere precisi, quel giorno non si fosse fatto vedere affatto, se non come un’opalescenza accecante dietro un velo di nubi. Adesso, nel buio senza stelle né luna, la sagoma lattea e seghettata del Monte Bianco emanava un vago bagliore, come un enorme ectoplasma sul punto di materializzarsi tra cielo e terra. Al di sotto ammiccavano i palazzi di Ginevra, dalla parte di Les Eaux-Vives, e le sfere luminose dei fanali che, a intervalli regolari, scandivano la linea del lungolago.

    Winer sospirò, mentre fissava quelle luci. C’era qualcosa di così sereno in quel che guardava: una città ricca, che aveva passato indenne una guerra mondiale e che si preparava al Natale in un freddo polare, ma con tutte le comodità a portata di mano. Nelle stanze d’albergo gli addetti accendevano i caminetti o regolavano i termosifoni, controllavano le decorazioni, sistemavano i tavoli dei ristoranti… non c’era nulla di cui preoccuparsi a Ginevra, purché si avesse denaro. E lui aveva anche quello. Ma era nervoso lo stesso.

    Hugo, l’uomo cui Winer si era rivolto, lo studiò per qualche istante, come se si fosse reso conto che qualcosa si agitava sotto la superficie da controllato professionista. Quindi si sistemò ben bene la sciarpa al collo, poiché la bise soffiava dritta alle loro spalle correndo verso il lago e il Monte Bianco, e disse con tono leggero: «Oggi è il 23 dicembre, mister Winer, ed è il giorno di nascita di Phoebus. Rispetto

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