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Cinema e Architettura (ritagli di dettagli non trascurabili)
Cinema e Architettura (ritagli di dettagli non trascurabili)
Cinema e Architettura (ritagli di dettagli non trascurabili)
E-book175 pagine2 ore

Cinema e Architettura (ritagli di dettagli non trascurabili)

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Info su questo ebook

Quaranta film che ci raccontano l'architettura attraverso dettagli e storie. Spesso di un film sono i dettagli che ci catturano e nello stesso tempo ci trasformano, possono renderci migliori, operando insieme e alla pari di tutti gli altri elementi delle opere che abbiamo scelto di conoscere ed imparato ad ama

Questo saggio é, quindi, un "divertissement" sulla Storia dell'architettura realizzato attraverso la complicità dell'arte cinematografica, mediante l'analisi di film, scelti perché particolarmente rappresentativi nei riguardi di questa arte.
LinguaItaliano
Data di uscita3 lug 2020
ISBN9788831684552
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    Anteprima del libro

    Cinema e Architettura (ritagli di dettagli non trascurabili) - Jolanda Elettra Di Stefano

    amare.

    1

    GRECIA

    Il primo spunto ce lo offre un film ambientato in Grecia; ironia della sorte, oggi, 11 settembre 2018 mentre scrivo, iltg trasmette immagini da Bruxelles in cui il premier greco Tsipras, parla al Parlamento europeo per mettere in guardiai cittadini della Comunità europeadal rigurgito sovran-nazionalista che sta seppellendo l’Europa, sotto un cumulo di bugie, pregiudizi, ambizioni smodate. Dalle sue parole non possiamo che dedurrequanto,non solo il sonno della ragione, generi mostri, ma che è la stessa ragione traviata, che vede nella doppiezza, il solo modo per sopravvivere e rappresentarsi.

    Dai due volti dell’Europa ai Due volti di Gennaio il passo è breve e quanto mai opportuno.Ilfilm di cui ho citato il titolo,èinfatti un thriller, tratto dall’omonimo romanzo di Patricia Highsmith, diretto da HosseinAmini (iraniano, vivea Londra, dove si è trasferito con la famiglia, a partire dall’ età di undici anni) e ambientatoad Atene nel 1962.

    Siamo sull’Acropoli e la guida, un giovane di circa trent’anni, mostra, ad un gruppo di turisti, le meraviglie dell’antica città ; con tono beffardo e indolente, snocciola informazioni e leggende; narrando del mito di Teseo, dellatragica morte del padre Egeo, del perché quel mare su cui si affaccia Atene, ha preso il suo nome,si avvia verso il Partenone. A questo punto, una luce abbagliante quasi innaturale inquadra questo splendore insieme ai protagonisti della vicenda:un uomo d’affari, americano, di mezza età,dall’aria vissuta, con la giovane graziosissima moglie,in vacanza. Essi appaionoall’improvviso, tra le colonne del tempio,lei elegantissima e cinguettante, fasciata da un abitino aderente, color giallo-sabbia, perfetto per un party ma ridicolo per il contesto, specie se accostato all’austera magnificenza del tempio.Entrambi sembrano fantasmi e come tali, destinati a sparire, come quel tesoro di oro e di avorio, profusi per quel capolavoro di Fidia, la statua di Atena, che oggi non esiste più. Rynald, la guida di cui sopra, intanto li osserva mentre, con toni sempre più accattivanti e coinvolgenti, fornisce ai turisti e alle turiste , attratte dal suo fascino ambiguo, dettagli sul tempio più bello del mondo. Simulando un orgoglio sincero,dagreco nativo quando inveceèamericanoevive in Grecia di espedienti e raggiri, sottolinea con enfasi cheil Partenonefu realizzato in candido marmo pentelico, che è un periptero- dorico e che fu costruito a partir dal 447 A.C. e ultimato nel 438 A.C. - C’ è qualche errore, qualche approssimazione nelle sue parole, ma è un thriller, quello che andiamo analizzando e tutto, atmosfera, paesaggio, somme opere d’arte, architetture, si piegano per volere del regista, al racconto amorale della Highsmith. Man mano che si va avanti il film diventa sempre più angoscioso, per tenere alta la tensione e creare quella suspense che sapienti dettagli garantiscono ed ingigantiscono.

    Il capolavoro di Ictino e Callicrate, presenta una caratteristica particolare che lo rende unico: non ha una linea rettaed anche di questo ci rendiamo conto con un semplice esempio che ci fornisce il protagonista, in uno di quei, poi vedremo, ultimi momenti di serenità, di quella vacanza. Egli pone il cappello su di un gradino dello stilobate e fa notare alla mogliettina, che se lo si osserva da un po’ più lontano, sembra dover cadere, non pare possa stare in equilibrio. Non c’è migliore metafora, per significare l’animo umano e le sue profonde insondabili caverne che mai ci farebbero pensare ad una linea retta per rappresentarlo, meno che mai ad unassetto stabile e duraturo. Di lì a poco la bellezza che abbiamo descritto, farà da sfondo ad una vicenda torbida e cupa.Di lì a poco, il dipanarsi di una trama orrida e aberrante farà apparire le immagini che seguono, come un sacrilegio, una profanazione di quei luoghi, di quella bellezza, che ancora ci parla dal passato ma che, evidentemente, sembra dire il regista, non più ci educa e…dunque…non più meritiamo?!

    KALIMERA!…KALIMERA!... (Buon giorno!- Buon giorno!) Quando Rynald, la guida di cui sopra, rivolto ai turisti,pronuncia, con cinica disinvoltura e senza un attimo di cedimento nella voce, queste parole, ha da poche ore commesso un orrendo delitto, eppure si aggira, con non chalance, tra i ruderi del palazzo di Cnosso ( intanto da Atene ci siamo spostati a Creta) riprendendo il suo lavoro, come se niente fosse. Ancora una volta il regista gioca e si serve del paradosso, del contrasto che stride come una Ferrari sul ghiaccio,lanciata a gran velocità, sì che,noi spettatori sia pur scioccati dalla scena del terribile omicidio , non possiamo non cogliere il messaggio dell’arte, anche ammannito in tal brutale maniera: ordine, razionalità, geometrie, perfezione, a servizio dei bisogni e delle esigenze dell’essere umano che quasi tremila anni fa’, costruiva per abitare e vivere, non per imprigionarsi e vegetare. Che bella lezione, ci arriva attraverso un thriller e da Creta dove è nata l ‘ Architettura minoica, dove si costruirono verosimilmente, i primipalazzi non solo come dimore dei sovranima perché costituisseroil cuore pulsante del regno, centri di potere, sì, ma anche punti di riferimento imprescindibili sotto il profilo giuridico, amministrativo, religioso e culturale. La ripresa dall’alto che il regista sceglie per inquadrare tutto ciò che rimane dell’antica struttura, ci fa individuare la funzionalità del progetto, laperfetta simmetria degli ambienti, tutti costruiti intorno alla corte, che non era soltanto uno spazio banalmente necessario agli spostamenti, ma uno spazio accogliente e funzionale alle assembleeed alle riunioni di carattere, non solo politico ma socio - culturale. Di più, alla base del progetto, era e tutt’oggi si coglie il dialogo tra architetturae natura che solo garantisce la perfetta armonia col paesaggio. Nella scena che stiamo ricostruendo, l’unica nota stonata: l’assassino. Dinanzi a quelle meravigliose millenarie pietre, che nascondono il suo orrido segreto, egli appare comeun atomo, e come tale, dinanzi a ciò che è invece eterno, destinato a diventare polvere.

    Hosseini, sceneggiatore, al suo debutto alla regia,con questo film, ha svolto il compito in maniera quasi ineccepibile e comunque con intelligenza ed originalità, ma forse è stato troppo duro, beffardamente cinico nel giocare con locations così prestigiose;però a pensarci bene, Hosseinièpersiano, e la Persia, si sa, ha inflitto alla Grecia una delle più grandi sconfitte che la storia ricordi, quella chela rese colonia, dunque la storia si ripete?! E non è vero, dunque che da essa non s’ impara nulla ! Noi però, poiché non tolleriamo questo amaro in bocca che ci ha lasciato il Noir, riscatteremo la Grecia e la sua sfolgorante solarità, dando la parola ad uno dei suoi figlimigliori, cinematograficamente parlando, L.Linklater . Ritengo che sia proprio quello giusto, in questo caso, per rendere al meglio, onore almerito. Linklater, per chi non lo ricordasse o non lo conoscesse, è l’originalissimo autore della trilogia dedicata a tre città: Prima dell’alba, Prima del tramonto, Prima di mezzanotte. Un amore, nato a Vienna e durato l’ espace d’un matin, rinasce, a Parigi, si rinsalda con un matrimonio, e, superata una breve crisi, ridiventa più saldo che mai, complice un magnifico chiaro di lunariflesso sulle acque di una minuscola baia, lambita dalle acquedell’Egeo. I protagonisti della vicenda sono una splendida coppia, Julie Delpie e Ethan Hawke( Esordì, ragazzino, quindicenne, nel film: L’attimo fuggente a fianco dell’indimenticabile Robin Williams) coppia-dicevo non nella vita, ma perfetti nella fiction, nel raccontare, in modo assai credibile, l’amore e i sui danni,trasversali ad ogni generazione.

    Sposati, ormai da dieci anni e con due meravigliose bambine, da Parigi, dove risiedono, partono per la Grecia per trascorrere le vacanze estive,presso amici. Li vediamo dunque in macchina, intraprendere un lungo viaggio che sarà reso più faticoso da un’afa insopportabile, prima di arrivare a destinazione . Le bimbe sonnecchiano, loro due chiacchierano come al solito, come semprelitigano, del resto è proprio questoil segreto del loroforte, inscindibile legame. Dai finestrini, simulacri di secoli di storia e di arte,si offrono con discrezione,sonoun tutt’uno col paesaggio che invita ad una piacevolesosta perché li si possa osservare piùda vicino.Lei vorrebbe fermarsi, svegliare le bambine e mostrare loro le bellezze del mondo antico, lui si rifiuta, accampa scuse : C’è caldo, siamo stanchi , E’ tardi, ci aspettano. Lei replica inutilmente: Ma per le bimbe è importante, è cultura!!! Un’ irripetibile occasione, un bellissimo ricordo, domani! Vince lui, l’americano,buzzurro e ignorante,per sua stessa ammissione e proseguono, senza più far caso a quei tesoriche generosamentesi mostrano lungo la via.Dimentichiamo anche noi quel museo a cielo apertoperché quello che ci attrae di lì a poco, è il calore, la serena gioiosa disponibilità che accoglieanche noi, all’ombra gradevolissima e rilassante,di un patioche degrada verso un mare cristallino che traspare tra le foglie degli ulivi. Anche noi ci sediamo a tavola, gustiamo le prelibatezze del cibo greco e soprattutto ascoltiamo rapiti, il dialogo, effervescente, stimolante, incredibilmente ricco di battute sagaci. Parlano di tutto, arte, letteratura, politica, con ironia e sincera sorprendente, aderenza alle idee espresse : un concentrato di sapienza mediterranea si snocciola su quella mensa attraverso battute mai banali,alle quali, la coppia ospite riesce a stento astar dietro e seguire.Intendiamoci nulla a che vedere con la verbosità vuota e autoreferenzialedeiRadicalchic"che da noi e non solo, hasvuotato la politica dei suoi contenuti più concreti e ha venduto solo fumo alle nuove generazioni. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: la diarchia giallo verdein Italia e il dilagare sinistrodella destra, in Europa e nel mondo, ne sono esempi eclatanti.

    La musica,perfetta per questa scena di serena convivialità, completa il quadro e rende tutto più vero e più dolce ; ci trascina a tal punto da non cogliere che su quel tavolo, si stava progettando, con serena lucidità, il destino della Greciae il suo New Deal, oggi chiaro, ma appena un anno prima che fosse diffuso il film (Prima di Mezzanotte- lo ricordiamo) agli occhi del mondo, ancora nebuloso ed inquietante.

    E’ stata una lezione, i greci ci hanno insegnato a pensare e noi caparbiamente, con la nostra rozza presunzione, brancoliamo nel buio della nostre bagattelle, della nostra gonfia sicumera e loro hanno tutto chiaro: tesi antitesi e sintesi, oggi, sia pur con tanti problemi,come nei secoli ante ChristumNatum. Come sempre siamo loro debitori di qualcosa, se solo riflettessimo sulle parole di Socrate,incise sul frontone del tempio di Delfi, sciorinate sulla tavola di cui sopra, con naturalezza, insieme al cibo e ai suoi colori; abbiamo ancora tanto da imparare, per esempio,a conoscere noi stessi !

    E’ ciò che ci sforzeremo di fare a partire dal prossimo capitolo.

    2

    L’ITALIA AL TEMPO DELLE PALAFITTE

    Certo, prima di costruire templi, ville e palazzi, l’uomo si è adattato a vivere in caverne e in capanne su palafitte, la storia e la storia dell’architettura italiana in particolare, comincia con esse, non certo, con la Cappella Sistina, e ad esse, rende affettuoso, umoristico omaggio, il maestro Mario Monicelli, trasportando sullo schermo l’esilarante racconto di Giulio Cesare Croce (1550- S. Giovanni in Persiceto/1609- Bologna) Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno . Il film non poteva avere migliore ambientazione, ci troviamo nella Padania?! Ammettiamo pure che esista, ottima scelta del grande regista,in tempi non sospetti,avere creato ed ambientato in terra longobardaquestasplendida metafora di un’Italia chestava imboccando la china di un’ irreversibile discesa nella quale, a tutt’oggi non si scorge speranza di risalita. Bertoldo, amatissimo giullare del re, vive in una miserabile casupola costruita su palafitte, piantate sul fango: zanzare, insetti, cattivo odore,pullulano in quell’aria umida e appiccicosa, dove è sorta poi la Milano da bere, da bere appunto, e da non respirare . Non è proprio un modello di abitazione che ci sentiamo di proporre ma è tanto per non dimenticare da dove veniamo. Caso mai, molto più attraente in questo film, il castello del re, costruito secondo i canoni dell’Architettura fiabesca, ma, va detto, niente a che vedere con i castelli della Disney, molto più fantasioso e ricco di roboanti trovate architettoniche.E’ questo il palcoscenico su cui si esibisce Bertoldo - Ugo Tognazzi, che in questo film,ci regala una delle sue migliori performance, nonché una prova eccellentedella sua insuperabile verve comica. Il regista gli lascia piena libertà di sperimentare ed egli elabora un linguaggio tutto suo, a metà tra vernacolo e invenzione, caricatura e farsa, in sintonia con qulle immagini fantastiche cui l’umanità dell’attore conferisce consistenza di realtà e sapore autentico.

    3

    LA TERRA di GESU’

    Dalle case su palafitte alle

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