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Settimana di dolci torture (eLit): eLit
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E-book166 pagine2 ore

Settimana di dolci torture (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Che parlino pure! Lily Rose Harmon sa benissimo che le critiche delle sue sorelline nascono dall'invidia: perché è bella, perché è forte e... sì, forse anche perché la nonna l'ha scelta come unica erede della sua proprietà.

Chissà cosa direbbero, allora, vedendo che razza di fusto soggiornerà al Bay Moon Resort!

Stavolta non può davvero fare a meno di mettere anima e corpo nel suo lavoro.

... ma con quel turista inatteso rischia d'essere molto più di un'avventura.
LinguaItaliano
Data di uscita5 dic 2018
ISBN9788858995532
Settimana di dolci torture (eLit): eLit
Autore

Jill Shalvis

JILL SHALVIS è una scrittrice che ha fatto del rosa malizioso e seducente la sua bandiera. Donna eclettica e vivace, sa dimostrarlo pienamente in ogni suo libro.

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    Anteprima del libro

    Settimana di dolci torture (eLit) - Jill Shalvis

    Immagine di copertina:

    bortonia / DigitalVision Vectors / Getty Images

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Free Fall

    Harlequin Temptation

    © 2005 Jill Shalvis

    Traduzione di Sonia Liebhardt

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2004 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-553-2

    Prologo

    Denton, Ohio

    «Allora, chi di voi è l’uomo più sexy?»

    Logan White, esperto di ricerca e soccorso di persone disperse, alzò gli occhi, sorpreso, quando tutto il suo team puntò il dito su di lui.

    La ragazza che aveva fatto la domanda gli rivolse un ampio sorriso. «Tu? Be’, allora, tesoro, è la tua serata fortunata.» E si sfilò il camice.

    Logan, che credeva di essere rodato a tutto, si sentì mozzare il fiato. Sotto il camice, la ragazza indossava un perizoma rosso con copricapezzoli in tinta.

    Il suo migliore amico Wyatt Stone, di cui si stava festeggiando l’addio al celibato, gli sorrise. «Un gentile omaggio da parte mia. Grazie per essere l’amico migliore che uno possa desiderare.» Alzò la sua birra per un brindisi mentre gli amici, di solito seri e compassati come la loro professione richiedeva, se la ridevano di gusto come un gruppo di ragazzini in vacanza.

    Appena la sera prima erano stati tutti impegnati in una discesa a corda doppia lungo la parete di una montagna durante un temporale, alla ricerca di un adolescente disperso che il maltempo aveva separato dal suo gruppo di arrampicata.

    Logan aveva guidato la missione e, quando si era alzato il vento, le cose si erano fatte così pericolose che lui aveva quasi dubitato di riuscire a portare in salvo tutti quanti.

    Adesso erano comodamente seduti in un’elegante suite di un albergo del centro cittadino, con un bar ben rifornito a disposizione e una televisione a grande schermo che trasmetteva l’ultimo incontro di pallacanestro, e stavano fissando eccitati le tre ragazze che li avevano raggiunti con l’intenzione di farli sentire meglio.

    Logan sapeva della loro presenza, ma era rimasto sconcertato nel vederle comparire con camici da ospedale, un’uniforme che vedeva tutti i giorni. La bionda quasi nuda rivolse un sorriso alle sue compagne che, dopo essersi liberate dei loro camici, misero in azione un lettore CD. Una vibrante musica dance riempì l’aria.

    La ragazza di fronte a Logan iniziò a muoversi al ritmo della musica. Doveva avere ventuno o ventidue anni e il trentunenne Logan si sentì vecchio. Si girò verso Wyatt. «Dovrebbe ballare per te.»

    Per tutta risposta, la ragazza gli si sedette sulle ginocchia e iniziò a strusciarglisi addosso. Buttandogli le braccia al collo, gli puntò contro i seni generosi sussurrandogli: «Pronto per il tuo regalo, tesoro?».

    «Mmh...»

    Mentre la ragazza si sfregava di nuovo contro Logan, comparve dal perizoma una piccola busta. «È per te» mormorò lei senza smettere di muoversi. «Tenta la sorte. Ne vale la pena.»

    Con un certo imbarazzo, Logan sfilò la busta e si affrettò ad aprirla. Il cartoncino interno era un buono per un soggiorno di una settimana presso un piccolo hotel a Lake Tahoe. Logan rimase a fissare il biglietto. Certo, gli piaceva molto sciare, ma non sentiva il bisogno di allontanarsi. Perché mai, quando poteva fare tutti i giorni quello che la maggioranza delle gente neppure riusciva a sognare: volare con l’elicottero, scalare montagne e discendere a corda doppia. Probabilmente Lake Tahoe non poteva offrire niente di simile.

    «È troppo, Wyatt. Dovreste usarlo tu e Leah...»

    «Oh, no. Ti ringrazio, noi miriamo a un clima più caldo, dove ci si copre ben poco. Questo soggiorno è tuo, amico, per tutto quello che hai fatto per me.»

    Si stava riferendo a come Logan avesse salvato la vita a lui e a Leah solo qualche mese prima. Ma Logan non aveva voluto essere ricompensato. Era fatto così.

    Lui allontanò con gentilezza la ragazza che non aveva smesso di agitarsi sulle sue ginocchia. «Non ho bisogno di una settimana di ferie. E poi non ne ho il tempo.»

    «Ma che cosa dici?» Wyatt rise. «Siamo liberi professionisti. Vuoi farti una settimana? Prenditela.»

    Sì, non dipendevano da nessuno.

    O quasi.

    Lui e Wyatt possedevano insieme l’elicottero con cui aveva volato la sera prima. Lo usavano anche per attività più lucrative, Wyatt lavorava per radio e tv locali e Logan trasportava ricchi uomini d’affari. Ma entrambi erano volontari del SAR, che provvedeva alla ricerca e al soccorso delle persone disperse.

    «Non è così semplice» protestò Logan. «Ho alcuni impegni e con te che te ne vai in luna di miele devo essere a disposizione del SAR.»

    «Allora aspetta che sia di ritorno. Ma ci andrai. Hai bisogno di staccare tanto quanto me.» I loro sguardi si incrociarono.

    La ragazza che Logan aveva allontanato si mise a fare le moine a Wyatt che l’assecondò con un sorriso. Ma Logan conosceva il suo socio troppo bene. Wyatt stava pensando a tutt’altro. Probabilmente a Leah che stava per sposare il giorno dopo.

    Sposare. Logan ebbe un brivido. Chissà perché Wyatt voleva rischiare di rovinare il rapporto intenso e profondo che aveva con Leah sposandosi. Nel mondo pazzo e pericoloso in cui tutti loro vivevano, sembrava già eccezionale che fossero in grado di avere una simile relazione. A Logan non era ancora mai capitato.

    «Magari incontrerai una bella sciatrice» disse Wyatt corrugando la fronte.

    «Una bella sciatrice.» Logan sorrise. «Credi che sia quello di cui ho bisogno?»

    «Di sicuro hai bisogno di qualcosa, a partire da una settimana di ferie. Accetta la proposta» lo esortò Wyatt dolcemente. «Ho come un presentimento.»

    «Un presentimento? Lascia perdere.» Tuttavia Logan sapeva che aveva bisogno di riposarsi un po’ e l’offerta di Wyatt sembrava proprio cadere a proposito. «Okay, ma se poi ti troverai nelle pesti, sono fatti tuoi.»

    «Registrato, amico. Registrato. Tu pensa solo a divertirti.»

    Sì. Logan si disse che, se solo ci si fosse messo di buzzo buono, ci sarebbe proprio riuscito.

    1

    Lake Tahoe, California

    «Lily Rose? Lo sai che è giorno di paga, vero?»

    Oh, per l’amor di Dio. A Lily Harmon stava letteralmente per scoppiare la testa. Davvero. Se non si fosse presa un momento di riposo, nell’immediato futuro non avrebbe più potuto rispondere delle proprie azioni.

    Per cercare di calmarsi fece un profondo respiro prima di girarsi e abbozzare un sorriso alla sua sorella maggiore, Gwyneth. «Davvero? È giorno di paga?»

    Gwyneth la fissò, sorpresa. «Te ne sei dimenticata.»

    «Figurati. Mi piace solo vederti sgranare gli occhi in quel modo.»

    Gwyneth aveva trentacinque anni, dieci più di sua sorella, e non perdeva occasione per dare sfoggio della propria presunta maggiore saggezza. «Stavo solo cercando di esserti d’aiuto.»

    «Puoi risparmiartelo.» Lily ritornò a frugare nell’armadietto. «Ho tutto sotto controllo.»

    «Ma...»

    «Senti, se hai bisogno di trovare qualcosa da fare per passare il tuo tempo, rivolgiti a qualcun altro. E, già che ci sei, cerca di rilassarti un po’.» Lily si infilò la giacca a vento rossa, poi si allacciò intorno alla vita il piccolo marsupio che conteneva tutte le cose per lei indispensabili, una piccola cassetta del pronto soccorso, un cacciavite per fissare gli attacchi e altri utensili vari.

    «Che ne dici delle statistiche?» le chiese Gwyneth. «Hai dato un’occhiata ai miei appunti?» Si interruppe notando l’occhiata gelida di sua sorella. «Okay. Tutto a posto.»

    «Sai che cosa dovresti fare invece che occuparti di questo noioso lavoro contabile, Gwynnie? Avere dei bambini. Almeno potrai litigarci tutto il giorno e fare la mamma.» Lily si sistemò in testa il casco e, indossati gli scarponi, allungò una mano ad afferrare lo snowboard gettando un’occhiata a sua sorella che la fissava un po’ risentita.

    Scuotendo la testa, si diresse con passo deciso nell’ingresso, dove un gruppo di ospiti si aggirava abbigliato da sci. Passò accanto al caminetto in cui continuava ad ardere la legna che lei aveva sistemato di prima mattina. Le comode sedie e poltrone poste strategicamente davanti al fuoco erano tutte occupate da clienti che chiacchieravano e ridevano allegramente.

    La visione la fece come al solito sorridere, sorriso che scomparve ben presto quando Gwyneth la raggiunse con l’immancabile blocco in mano. «Abbiamo avuto di nuovo dei problemi con gli orsi e la spazzatura.»

    «Che cosa? Dopo che tu hai dato l’okay per l’acquisto di contenitori particolari a prova di orso?» Lily era più che certa che la sorella non avrebbe colto il leggero sarcasmo nella sua voce.

    «Sì, ma gli orsi non sono i soli che possono accedere alla spazzatura. Lo possono fare anche i nostri clienti, che non si rendono conto che ci sono un sacco di orsi qui in giro durante l’inverno. Appena i nostri clienti depositano la spazzatura, gli animali si fanno sotto.»

    Lily sospirò. «Ho già provveduto a segnalare la cosa con appositi cartelli e istruzioni più dettagliate.»

    Gwyneth strinse le labbra. «Inoltre è la fine del mese. Ci sono scadenze che...»

    «Okay. Le ho presenti.»

    «Ma c’è anche...»

    «Santo cielo.» Lily si girò verso sua sorella. «Ti sembra che non sia in grado di gestire l’hotel senza che tu mi insegua, ricordandomi le mie responsabilità come se fossi una bimba di cinque anni?»

    «No. No, al contrario.»

    «Bene. Allora dovresti cercare di non agitarti se talvolta faccio le cose a modo mio. Che ne dici?»

    Lentamente Gwyneth mise da parte il taccuino. «Non sto cercando di importunarti. Mi interessa solo che il Bay Moon funzioni al meglio.»

    Bay Moon Resort era un nome altisonante per quell’hotel di modeste dimensioni. C’erano quindici camere per gli ospiti, un ristorante selfservice, un bar, un negozio di souvenir e un noleggio di attrezzatura sciistica. Negli anni, l’albergo si era fatto una buona reputazione attirando una serie di clienti che tendevano a ripresentarsi tutti gli anni, tanto che ormai sui dépliant di Lake Tahoe veniva citato come un posto esclusivo.

    Lily lo sentiva piuttosto come casa sua. Ma per Gwyneth e l’altra sorella Sara non era così. Perché loro due avevano vissuto con i genitori in città mentre Lily, la sorellina ribelle, era stata mandata lì dai nonni dopo una serie di sfortunati incidenti che l’avevano vista protagonista. Dai sedici anni in poi aveva dovuto lavorare per contribuire alla gestione dell’hotel, sviluppando contemporaneamente un grande amore per gli ampi spazi aperti e un profondo attaccamento verso i nonni.

    «Il Bay Moon è completamente sotto controllo.» Lily si fermò davanti alle immense porte di legno che l’avrebbero condotta direttamente fuori in quello che lei considerava il suo paradiso. Prima ancora di finire la scuola si era diplomata in tecniche di pronto soccorso e faceva parte di una squadra che operava per la sicurezza e il soccorso sulle piste da sci, piste che lei amava con tutto il cuore.

    Poi, quando si era trovata a dirigere l’albergo da sola, le cose si erano fatte un po’ più complicate e Lily non era più riuscita a starsene all’aria aperta quanto le sarebbe piaciuto. In realtà, le capitava sempre più raramente.

    «Sto solo cercando di parlarti, Lily Rose.»

    «No, stai solo cercando di farmi impazzire.» Lily si portò le mani alle tempie, massaggiandosele. «E ci stai riuscendo. Lasciami in pace.»

    «Come faccio? Se non ti stessi addosso, non riusciresti a cavartela.»

    Lily rimase a bocca aperta. C’erano stati momenti nel passato in cui avrebbe avuto bisogno davvero

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