Un fidanzato per me (eLit): eLit
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Info su questo ebook
Abigail Callahan ha un buon lavoro e un fidanzato praticamente perfetto, ma le manca ancora qualcosa. Quando torna in città Raff Finn, bello e dannato come un tempo, seguito dal suo cane Kleppy, le certezze di Abby vacillano.
Marion Lennox
Marion Lennox is a country girl, born on an Australian dairy farm. She moved on, because the cows just weren't interested in her stories! Married to a `very special doctor', she has also written under the name Trisha David. She’s now stepped back from her `other’ career teaching statistics. Finally, she’s figured what's important and discovered the joys of baths, romance and chocolate. Preferably all at the same time! Marion is an international award winning author.
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Anteprima del libro
Un fidanzato per me (eLit) - Marion Lennox
1
Se sulla scena di un incidente non potete rendervi utili, è meglio che vi allontaniate. I curiosi creano solo dei problemi.
Il furgone del Banksia Bay’s Animal Welfare era stato tamponato, i cani si erano sparpagliati dappertutto. La gente urlava e Esther Ford stava per avere una crisi isterica.
Abigail Callahan aveva viaggiato a una distanza di sicurezza, era riuscita a frenare la sua auto sportiva rossa senza colpire niente e aveva fatto tutto quello che doveva.
Si era assicurata che non vi fossero dei feriti, aveva cercato di calmare Esther e aveva chiamato il figlio della donna che sperava fosse più bravo di lei a trattare i casi d’isteria. Aveva tolto dei rottami dalla strada e aveva perfino cercato di acchiappare un cane senza riuscirci. Non ci sapeva fare con gli amici a quattro zampe.
Adesso, per fortuna, il Servizio di Emergenza era arrivato nelle vesti di Rafferty Finn, il poliziotto locale e Abby era finalmente libera di andarsene per la sua strada.
Stai alla larga da Raff Finn.
Cercò di fare retromarcia, ma la folla di spettatori le bloccò la strada. Premette il clacson e Raff le lanciò un’occhiataccia.
Che cosa doveva fare per indurre la gente a spostarsi? Non poteva restare lì. Doveva presentarsi subito in tribunale per esibire dei documenti. Guardò Raff e pensò... pensò. Pensò che Rafferty Finn era di una sensualità travolgente.
Che assurdità.
Si era invaghita di lui a otto anni. Era ora che quella cotta le passasse. Le era passata. Le era passata a tal punto che si era fidanzata e doveva sposarsi. Con Philip.
A dieci anni, all’epoca in cui Abby si era innamorata di lui, Raff era stato un ragazzino scheletrico, pieno di efelidi, con una massa di capelli rossi che gli stavano dritti sulla testa.
Vent’anni dopo quel ragazzino era diventato un uomo alto, muscoloso e abbronzato. I suoi capelli avevano assunto il colore del rame brunito e le efelidi si erano compattate con l’abbronzatura. Oltre a questo i suoi meravigliosi occhi verdi avevano il potere di toglierle il respiro.
In quel momento, tuttavia, era la sua divisa a causarle dei problemi. La faceva sentire di nuovo una bimbetta di otto anni.
Lui stava smistando il traffico. Era calmo, autorevole e più sensuale di quanto fosse lecito.
«Henrietta, tieni stretto quel dalmata prima che butti per terra la signora Ford. Roger, piantala di urlare in faccia alla signora Ford. Siete stati voi a urtare il furgone pieno di cani, non la signora Ford e non m’importa che lei andasse troppo piano. Spostate la vostra Volvo fuori dalla strada!»
Non guardarlo, si ordinò Abby. Quell’uomo era un problema con la P maiuscola. Voltandosi, cercò di nuovo di eseguire una manovra. Perché la gente non si muoveva?
Qualcuno stava bussando contro il suo finestrino. Poi lo sportello venne aperto. Lei si girò sul sedile e il cuore le mancò un battito. Raff le troneggiava sopra. Un metro e ottantacinque di poliziotto letale. Con un cane.
«Mi serve il tuo aiuto, Abby» annunciò lui e prima che lei potesse reagire si trovò un cane sulle ginocchia. «Devi portarlo dal veterinario. Subito.»
Dal veterinario? La clinica veterinaria era distante circa un chilometro, nei dintorni della città. Stava per protestare, ma lo sportello si chiuse e Raff corse ad aiutare la signora Ford a spingere la sua vettura sul marciapiede.
Aveva un cane sulle ginocchia.
Sua nonna aveva avuto un barattolo di biscotti con il disegno di un cane chiamato Greyfriars Bobby e le aveva raccontato che quel cane era famoso perché aveva vegliato sulla tomba del suo padrone per quattordici anni, sopportando gl’inverni gelidi di Edimburgo.
Quello che aveva in grembo sembrava il suo gemello. Era piccolo, ma non un cucciolo. Il suo pelo color sabbia era ispido e trasandato. Un orecchio gli pendeva. Le ciglia erano troppo lunghe.
I cani avevano le ciglia?
Il cagnolino la guardava come se fosse più stupito di lei. Che cosa aveva? Perché bisognava portarlo dal veterinario?
Non sanguinava.
E lei doveva essere in tribunale entro dieci minuti. Che cosa doveva fare con il cane? Gli mise una mano sulla testa e tentò una carezza. Lui parve apprezzarla. I suoi occhi erano grandi, scuri e limpidi.
La sua coda si agitò.
Abby lo osservò. I suoi occhi erano... erano. Lascia perdere i sentimentalismi, si disse. Questo cane non ha niente a che vedere con te.
Aprì lo sportello e scese. Mentre sollevava il cagnolino, si accorse che tremava.
Lo portò da Raff e la bestiola continuò a guardarla e a muovere la coda, come se non sapesse dov’era, ma sperasse che tutto andasse bene.
Raff era in mezzo ai veicoli scontrati. «Raff, non posso...»
Lui aveva smesso di avvalersi dell’aiuto della signora Ford e stava spingendo la sua auto da solo.
«Non puoi che cosa?» domandò.
«Non posso portare questo cane dal veterinario.»
«Henrietta dice che è tutto a posto. È il solo che è riuscita ad acciuffare. Sta cercando di riunire gli altri. Coraggio, Abby, la strada è libera. Portalo dal veterinario.»
«Devo essere in tribunale tra dieci minuti.»
«Anch’io.» Raff spinse per un altro paio di metri la macchina, poi si fermò per respirare. «Se pensi che io abbia impiegato anni per vedere Wallace Baxter dietro le sbarre, solo perché tu e il tuo ragazzo perbenino lo tiriate fuori perché io non sono potuto...»
«Piantala, Raff.»
«Che cosa?»
«Non è perbenino» scattò lei. «E non è il mio ragazzo. Sai che è il mio fidanzato.»
«Sarà il tuo fidanzato ma è molto perbenino. Scommetto che in questo momento è già seduto in tribunale con il suo bel completo elegante e la cravatta di seta. Non come me che sto qui a sporcarmi le mani. Pensa un po’. Io che accuso un individuo di un reato penale; tu e Philip che lo difendete dopo esservi studiati il caso per settimane. Due avvocati contro un poliziotto.»
«C’è il Pubblico Ministero.»
«Che ha ottant’anni e dorme invece di ascoltare. Sarà una vittoria facile per voi, ma io ci sarò, che ti piaccia o no. Nel frattempo prendi il cane e portalo dal veterinario.»
«Vuoi che lo porti dal veterinario per impedirmi di presenziare al processo?»
«Ti dico di portarlo perché non c’è nessun altro» sibilò lui. «La tua macchina è l’unica che funziona. «Chiamerò via radio il Giudice Weatherby chiedendogli di rinviare di mezz’ora il dibattimento, così faremo in tempo entrambi. Vai dal veterinario e torna.»
«Ma io non ci so fare con i cani...»
«Hai paura che ti sporchi il vestito?.»
«Non sei giusto. Non si tratta del mio vestito.» Almeno non molto. «Ma... che cos’ha? Non posso badargli. E se mordesse?»
Raff sospirò. «Non morderà. È un micio. È il terrier di Isaac Abrahams e sta per essere soppresso. Sistemalo sul sedile di dietro e Fred lo prenderà. Ti chiedo solo di portarglielo.»
Mancavano dodici minuti alle dieci di una bella mattina a Banksia Bay. Il sole era caldo sul suo viso.
Oltre il porto, il mare scintillava e alle spalle della città i monti erano avvolti da una leggera nebbia. Gli ordini di Raff stavano facendo effetto e il caos era diminuito.
Immobile con il cane tra le braccia, Abby ripensò alle parole di Raff. È il terrier di Isaac Abrahams e deve essere soppresso.
Conosceva Isaac. Il vecchio abitava a circa due chilometri dalla città sulla Black Mountain dove lei, ebbene, dove lei non andava più. Isaac era morto un mese e mezzo prima e toccava a lei aprire il testamento. La figlia di Isaac viveva a Sydney. Era venuta nel suo ufficio un paio di volte, indaffarata, sbrigativa ed efficiente e aveva già disposto che cosa fare di tutti i lasciti di suo padre.
Di un cane non si era parlato.
«Puoi spostare la tua auto dalla strada?» le gridò Raff. «Stai bloccando il traffico.»
Lei bloccava il traffico? Abby si guardò intorno e si accorse che era vero.
Miracolosamente Raff aveva spostato tutte le vetture sul ciglio stradale. Lui era fatto così. Ordinava e la gente ubbidiva. Stavano arrivando due furgoni, ma c’era lo spazio per passare. Tutto quello che doveva fare, era salire in macchina con il cane e andare dal veterinario.
Ma portarlo a...morire?
«Dovrebbe pensarci Henrietta» replicò, guardando la donna che dirigeva il Rifugio degli Animali. Raff si era messo una mano sull’anca e sembrava sul punto di arrabbiarsi. «Henrietta deve prendere molti cani.»
«Ma è lei che gestisce il Rifugio degli Animali.»
«E allora?»
«È là che dovrebbe portarlo. Non a farlo sopprimere.»
Raff indurì il viso. Abby conosceva quell’espressione. La vita non era stata facile per lui. Quando voleva fare una cosa, ebbene, la faceva.
«Abby, conosco da anni questo cane» dichiarò lui in tono piatto. «La notte in cui Isaac morì, lo portai al Rifugio. Nessuno lo voleva, nemmeno sua figlia. Il solo che lo amava era il giardiniere di Isaac. Lionel abita in una pensione e non può tenerlo. Il rifugio è pieno da scoppiare. Henrietta ha tenuto Kleppy sei settimane, ma adesso non può più ospitarlo. Fred lo sta aspettando. L’iniezione sarà veloce e indolore. Non perdere tempo. Consegnalo e poi ci vedremo in tribunale.»
«Ma...»
«Fallo e basta.» Raff le voltò le spalle e si diresse verso i due furgoni.
Aveva consegnato un cane ad Abigail Callaham e lei sembrava totalmente smarrita. E adorabile. Ma era da molto tempo che non la giudicava più adorabile.
Da ragazzina era stata un pezzo di lui, una parte del suo tutto, ma da dieci anni a quella parte lo guardava con aria di condanna. Era cambiata dalla ragazzina sorridente di un tempo, dalla sua ombra adorante era diventata una persona che non gli piaceva molto.
Lui aveva ucciso suo fratello. Raff aveva accettato quella tragedia, o almeno per quanto gli era stato possibile, ma aveva ucciso una parte di lei. Come si poteva superare una cosa simile?
Doveva rassegnarsi al fatto che non sarebbe mai stato possibile.
Che razza di nome era Kleppy per un cane? Abby notò il collare di plastica blu, proveniente di certo dal Rifugio degli animali, ma chiunque glielo aveva messo, aveva aggiunto la targhetta con il suo nome, quasi a volergli lasciare un’identità prima della fine.
Kleppy.
Il nome era stato inciso su quella che sembrava una medaglia. Abby mise il cane sul