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Il sangue dei Sutton (eLit): eLit
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E-book170 pagine2 ore

Il sangue dei Sutton (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Sutton Saga 1

Ingiustamente accusata dell'omicidio di Brent Sutton, Laura Embry era fuggita per sottrarsi alla giustizia, senza rivelare a Chase, suo fidanzato e fratello del ragazzo ucciso, che portava in grembo un figlio, il sospirato erede dei Sutton. Due anni dopo Chase la ritrova, ed è più che mai deciso a scoprire la verità. Tutti gli indizi portano a Laura, tanto più che con il suo ritorno gli attentati alla vita dei fratelli Sutton sono ricominciati. Ma Chase non riesce a credere che la madre di suo figlio sia un'assassina...
LinguaItaliano
Data di uscita28 feb 2018
ISBN9788858981634
Il sangue dei Sutton (eLit): eLit

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    Anteprima del libro

    Il sangue dei Sutton (eLit) - Susan Kearney

    successivo.

    Prologo

    Highview, Colorado

    Sollevando una nuvola di polvere, Laura Embry attraversò il cancello di ferro che segnava il confine della proprietà dei Sutton. Ridacchiava sotto i baffi, pensando alla faccia che avrebbe fatto Chase quando gli avrebbe dato la grande notizia.

    Un lampo gli sarebbe passato negli occhi scuri e l'avrebbe lanciata per aria ridendo. E forse... forse avrebbero esplorato il fienile.

    Quella sera il padre di Laura aveva espresso la sua approvazione per la storia d'amore tra la figlia e Chase Sutton. Le due famiglie di allevatori si conoscevano da anni e avevano sempre intrattenuto rapporti di buon vicinato, ma il legame tra i due giovani avrebbe senza dubbio migliorato le cose.

    Imboccando la biforcazione a sinistra, Laura seguì lo steccato bianco fino al fienile. Dieci minuti più tardi parcheggiò il furgone. Al suo arrivo, uno dei mandriani sollevò lo sguardo dal motore del trattore che stava riparando e si tolse il cappello. «Buonasera, signorina.»

    «Buonasera, Lance.» Lance Fuller era un po' duro d'orecchio, quindi Laura lo guardò dritto in faccia per dargli modo di leggerle le labbra, prima di riprendere il cammino verso la stalla.

    Per non disturbare i cavalli, preferì non chiamare Chase ad alta voce, ma si avventurò tra i box alla ricerca del fidanzato. Le parve di scorgerlo tra le assi di recinzione di uno dei box, e senza pensarci spalancò il cancelletto d'ingresso.

    «Chase? Chase, ho una notizia fantastica!» Ma il suo entusiasmo si smorzò di colpo quando, al posto di Chase, vide Brent, il maggiore dei fratelli Sutton.

    Tutti e cinque avevano capelli e occhi scuri, ma nello sguardo di Brent brillava un lampo pericoloso che le metteva il cuore in tumulto. Si diceva in giro che fosse un alcolizzato, e questo la preoccupava parecchio. Suo padre, invece, il senatore Sutton, era del tutto astemio, e anche Chase non beveva quasi mai.

    Nel vederla, Brent distolse gli occhi dal ferro per la marchiatura del bestiame che aveva tra le mani e le fissò il seno con smaccata insistenza.

    «Ciao» lo salutò Laura fingendosi tranquilla. «Chase è qui?»

    «Ci siamo solo noi due e i cavalli» biascicò Brent, agitando il ferro arroventato all'indirizzo di un puledrino, che indietreggiò con gli occhi pieni di terrore nel vedere la pioggia di scintille che cadeva sulla paglia.

    Laura cercò di prendere tempo. Chase le aveva detto che avevano deciso di marchiare tutti i cavalli all'interno del labbro anziché sulla coscia, per non rovinare la lucentezza e l'aspetto del manto, ma era evidente che Brent aveva deciso di fare diversamente.

    «Perché non aspettiamo che arrivi Chase?» gli propose allora. «Potrebbe aiutarti e tenere fermo il puledro.»

    Si augurava che quel tono amichevole non irritasse Brent, e si sentì morire quando lui le indirizzò un'occhiata piena di malignità.

    «Prima mi occuperò del puledro» le disse agitando il ferro per aria, senza curarsi delle scintille che cadevano sulla paglia secca e che avrebbero potuto appiccare un incendio. «E poi mi occuperò di te.»

    Il tono strascicato di quelle parole e la cattiveria con cui erano state pronunciate le fecero tremare le ginocchia. Non avendo possibilità di fuga, Laura arretrò in un angolo e afferrò un forcone. «Sei ubriaco, Brent.»

    «E con ciò?»

    «Forse dovresti marchiare il puledro quando sarai sobrio.»

    «Bene, allora posso marchiare te» replicò Brent andandole incontro con aria minacciosa. Aveva sollevato il ferro e glielo puntava contro il viso. Il calore era tale che Laura si sentiva già scottare le guance. «Grida pure, se vuoi, tanto Lance non ti sentirà.»

    «Chase...»

    «Non verrà. Te l'ho detto, ci siamo soltanto noi due.»

    Avanzò verso di lei, minaccioso, i lineamenti gonfi per l'alcol che aveva in corpo. Portava al collo una catenina a cui era appeso un anello con un rubino, da cui si sprigionavano bagliori rosso sangue.

    E prima che Laura avesse modo di fuggire, prima che potesse emettere un solo grido, le fu addosso.

    Lei arretrò fino a trovarsi con le spalle al muro, stringendo tra le mani il forcone, cercando di puntarglielo contro il petto per difendersi. «Brent, non farlo» implorò, ma lui continuò ad avanzare.

    Con una mano le fece volare il cappello che aveva in testa e l'afferrò per i capelli, cercando di tirarla verso di sé, ma il ferro da marchiatura gli scivolò di mano.

    Brent vercò di riprenderlo al volo, ma inciampò in avanti e finì per cadere sul forcone. I rebbi gli si infilarono nel petto come un amo nella bocca di un pesce.

    Una sfilza di bestemmie gli salì alle labbra mentre sgranava gli occhi alla vista del suo stesso sangue. Poi barcollò all'indietro, e con un grugnito sordo cadde riverso sulla paglia.

    Laura si sentì prendere dal panico. Si aspettava che da un momento all'altro Brent si rialzasse e la afferrasse di nuovo per i capelli, ma lui non si mosse. Sembrava che non respirasse.

    Le giunse alle narici un acre odore di fumo. Il ferro rovente per la marchiatura aveva dato fuoco alla paglia sparsa sull'impiantito della stalla, ma.

    Laura ebbe la presenza di spirito di afferrare un secchio pieno d'acqua e di buttarlo sulle fiamme.

    Poi gettò l'acqua che rimaneva sul viso di Brent, cercando di svegliarlo.

    «Apri gli occhi, Brent.»

    Lui non si mosse.

    «Guarda che dico sul serio. Tirati in piedi. Devi medicarti la ferita al petto, prima che si infetti.»

    Brent rimase immobile.

    E Laura si senttì attanagliare dalla paura. Oh, Dio! Cos'aveva fatto?

    Con il cuore serrato in una morsa di terrore, si chinò su Brent per tastargli il collo alla ricerca di pulsazioni.

    Niente.

    Oh, Dio! L'aveva ammazzato!

    Era diventata un'assassina.

    1

    New Orleans

    Due anni dopo

    Trovare Laura Embry era stato come trovare un ago in un pagliaio. Era fuggita dal Colorado senza lasciare traccia di sé, e per di più aveva cambiato nome, ma finalmente Chase Sutton la individuò tra la folla di una strada di New Orleans.

    Non portava più i jeans, ma un tailleur color ghiaccio che la faceva sembrare un angelo.

    Chase sapeva che non lo era.

    Quell'aspetto raffinato mascherava il temperamento di una leonessa. Portava i capelli biondi raccolti sulla nuca, ma Chase li ricordava sparsi sul cuscino. E ricordava anche il sapore dolce delle sue labbra, la pienezza dei suoi seni, la passione con cui lo aveva tenuto al laccio.

    Dannazione! Non si aspettava che quelle gambe lunghe e quel portamento fiero gli facessero ancora accelerare il battito del cuore... non dopo quello che aveva fatto.

    Chase non aveva mai smesso di sperare che fosse innocente, non era mai riuscito a buttare al vento i ricordi di un tempo ben più felice. Certo, Laura avrebbe dovuto fornirgli moltissime spiegazioni, ma lui non riusciva a credere che avesse ammazzato Brent senza una ragione.

    Chase voleva bene a suo fratello, ma sapeva che era sempre stato un tipo violento e che con il tempo si era procurato diversi nemici.

    Era probabile che fosse stato uno di loro a ucciderlo.

    La Laura che conosceva lui era troppo dolce e tranquilla, troppo pratica e incline al perdono per compiere un gesto del genere.

    Ostinato, per due anni Chase aveva rifiutato di condannarla. Voleva prima ascoltare la sua versione dei fatti.

    Ma se davvero era innocente, perché era fug gita dalla città sottraendosi alla legge?

    Aveva lasciato il cappello nella stalla in cui era stato ritrovato il cadavere di Brent. Lance aveva confermato di averla vista entrare, e le sue impronte erano state trovate sul forcone con cui avevano ammazzato Brent.

    Senza contare che era fuggita, che aveva cambiato nome, che si era stabilita in un altro Stato.

    Era scappata da lui.

    Era quello, a fargli male più di tutto il resto. Nel momento del bisogno, Laura non si era rivolta a lui, lo aveva lasciato solo con i suoi dubbi. Solo con la sua rabbia.

    Aveva seppellito il fratello, poi aveva trascorso due anni cercandola. Cercando risposte, cercando giustizia. Cercando pace. Non aveva mai fatto molto affidamento sulle autorità per trovarla, e alla fine ci era riuscito da solo.

    Presto avrebbe potuto rivolgerle tutte le domande che lo avevano tormentato in quegli ultimi anni.

    Ignara del potere che ancora esercitava su di lui, Laura entrò in tribunale. Lui la seguì a distanza. La osservò parlare con un impiegato, prendere alcuni documenti, versare dei soldi a un cassiere, e continuò a tenersi in disparte. Progettava il confronto da troppo tempo per affrontarla in pubblico.

    Voleva incontrarla a tu per tu.

    L'occasione gli si presentò circa un'ora dopo. Con lo stomaco serrato dall'emozione seguì Laura in ascensore e fece in modo che nessun altro li seguisse mentre le porte scorrevoli si richiudevano. Poi spinse il pulsante d'arresto.

    Soltanto a quel punto Laura sollevò gli occhi dalle carte che stava leggendo e lo riconobbe. Trasalì, accennò a slanciarsi fuori dell'ascensore, ma ormai era troppo tardi.

    Per un attimo lo shock fu tale che lasciò cadere le carte che stava leggendo. Aprì la bocca come per dire qualcosa, poi la richiuse. Aveva un'espressione allarmata sul viso, ma si ricompose in pochi secondi, dando prova di una maturità e di un autocontrollo che Chase non poté fare altro che ammirare.

    «Come hai fatto a trovarmi?» gli chiese in tono aspro e tagliente.

    «Non ha importanza.» Tanta freddezza lo faceva infuriare e le rispose a tono, anche se si rendeva conto che quella freddezza non era altro che un grido di dolore. Laura non riusciva più nemmeno a usare le sue innate buone maniere, e questo non era da lei. Se si fossero aperte le porte dell'ascensore sarebbe fuggita a gambe levate senza pensarci due volte.

    Invece, imprigionata insieme a lui, gli afferrò una mano e la strinse forte.

    Stupito dal piacere che provò nel toccarla di nuovo, Chase si ritrasse in fretta.

    Lei impallidì. «Hai portato con te la polizia?» gli chiese.

    Lui scosse la testa, turbato dalla paura che le leggeva negli occhi, infastidito dal fatto che fosse bastato quel breve contatto per fargli accelerare il battito del cuore, furioso per la fede d'oro che le brillava al dito.

    Si era sposata!

    Il risentimento distrusse tutti i programmi che aveva fatto su quella conversazione. Non poteva dirle quanto lo facesse soffrire vedere che portava l'anello di un altro. Non poteva dirle che nonostante ciò che aveva fatto, lui aveva sempre sperato che sarebbero tornati insieme. Non poteva dirle quanto desiderava perdonarla per averlo lasciato.

    Così fu la gelosia a dettare le sue parole. «Sarebbe meglio se ti costituissi da sola.»

    Lei licenziò quel commento con un gesto della mano. «Perché sei venuto a cercarmi?»

    «C'è bisogno di chiederlo?»

    Lei accusò il colpo. «Ti devo delle scuse.»

    «Per avere ucciso mio fratello?»

    Quelle parole così esplicite la fecero sussultare, ma non ebbe difficoltà a sostenere lo sguardo di Chase. «So che sembrava un omicidio...»

    «E per questo sei fuggita.»

    «Ero in preda al panico. Soltanto in seguito mi resi conto che fuggire mi avrebbe fatto passare per colpevole, ma ormai non potevo tornare indietro.»

    Non si era discolpata.

    Le speranze che Chase aveva nutrito fino a quel momento incominciarono ad affievolirsi. Per due anni aveva immaginato tutte le circostanze attenuanti possibili, ma il fatto che adesso Laura non confutasse le sue accuse la faceva apparire ai suoi occhi più colpevole che mai.

    «A Highview non avrei mai potuto avere un processo giusto.»

    «Un buon avvocato avrebbe potuto chiedere di trasferire l'udienza altrove.»

    Lei distolse lo sguardo. «Anche se il processo fosse stato trasferito in un altro Stato, non sarebbe stato sufficiente. Tuo padre è un uomo potente. Non è mai successo che qualcuno si sia schierato contro di lui e abbia vinto.»

    Quelle parole lo scossero nel profondo del cuore. Se Laura era davvero innocente, era comprensibile che la fuga le fosse parsa l'unica possibilità di salvezza.

    Ciononostante, suo padre, il senatore, era sempre stato propenso a seguire le regole. Credeva nella legge, lui. Aveva

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