Lo sposo in fuga: Harmony Destiny
Di Molly Liholm
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Anteprima del libro
Lo sposo in fuga - Molly Liholm
successivo.
1
«Lo sposo ce l'ho. Quello che mi serve è un aiuto per organizzare il matrimonio» annunciò al telefono una voce familiare.
La consulente matrimoniale Emma Delaney cercò di dare un volto a quella voce, ma non ci riuscì. Riceveva richieste simili diverse volte al mese, ma questa non era una cliente abituale che scherzava con lo slogan dell'attività di successo di Emma, ovvero: Trova l'anima gemella: al re sto pensiamo noi. In effetti, Emma e le sue due dipendenti organizzavano matrimoni. Non che favorissero il vero incontro fra due cuori solitari; semplicemente si sobbarcavano tutti i grattacapi legati ai preparativi, sollevando così la sposa e assicurandole la possibilità di godersi appieno il giorno più bello della propria vita.
Non a caso, Emma sapeva per esperienza cosa si provava quando il giorno del matrimonio si trasformava nel giorno più brutto della propria vita.
Improvvisamente, nella mente di Emma cominciò a prendere forma l'immagine di un volto. Folti capelli castani, occhi dello stesso colore nascosti dietro a un paio di occhiali, un viso pallido senza un filo di trucco. «Meg Cooper? Sei proprio tu?»
«In carne e ossa.» La risata di Meg risuonò calda e avvolgente. Al college, quella risata aveva spinto più di un ragazzo a girare la testa verso Meg. «Non dirmi che, così come avevano fatto i miei, avevi perso ogni speranza di vedermi andare all'altare, eh?»
«Per la verità, non mi sbilancio più sui matrimoni e tantomeno li predìco» rispose con fermezza Emma. C'era stato un tempo in cui lo aveva fatto... e il risultato disastroso era lì, da vedere. In ogni caso, l'annuncio di Meg l'aveva sorpresa. Avevano entrambe trentadue anni, dunque non avrebbe dovuto stupirsi poi tanto alla decisione dell'amica. No, in effetti, ciò che la incuriosiva era il fatto che Megan Cooper avesse trovato il tempo di concentrarsi su di un uomo quanto bastava per sposarlo! Per tutta la vita, sia a scuola che a casa, Meg non aveva fatto altro che vivere immersa nei libri. Aveva sempre preferito gli eroi della letteratura agli uomini con cui usciva. Emma sospirò. Come darle torto?
Emma si appoggiò allo schienale della sua comoda poltrona in pelle, che dava giusto un tocco professionale a un'attività che poteva sembrare forse un po' frivola, e proseguì la conversazione con l'amica, che non vedeva da anni. «Adesso mi limito a programmare i matrimoni più fantastici» concluse con un tono vagamente compiaciuto.
«Pensi di poterne mettere insieme uno in due settimane?» le chiese Meg, con voce che tradiva il nervosismo.
A Emma era capitato di organizzare un matrimonio dell'alta società in ventiquattro ore, ma nonostante questo, due settimane erano sempre un po' poche per fare le cose perfette, come piaceva a lei. Solitamente preferiva includere qualche giorno di riserva per gli inevitabili imprevisti, anche se accadeva fin troppo spesso che le promesse spose la chiamassero quando ormai si profilavano le nozze, assalite dal panico perché ancora troppe cose erano rimaste in sospeso. In fin dei conti, Emma si era fatta la fama di salvatrice di matrimoni di professione. «Hai detto due settimane? Okay, si può fare. Ma c'è qualche ragione particolare per tutta questa fretta?» si informò, sondando con tatto.
«Oh, non certo quella» si affrettò a rispondere Meg, comprendendo al volo che Emma le stava chiedendo se fosse in stato interessante. «Io e Frasier abbiamo in mente un matrimonio vecchio stile.»
Emma ne fu alquanto sorpresa, perché sapeva che sotto l'aspetto svampito di Meg si nascondeva una donna molto passionale. In effetti, quando a scuola aveva deciso di punto in bianco di approfondire le sue tecniche amatorie, il suo ragazzo andava in giro come una specie di zombie... quando addirittura non si addormentava in classe durante le lezioni! «Frasier dev'essere un tipo davvero speciale.»
«Oh, lo è, Emma. Sono certa che voi due andrete d'accordissimo. È solo che, be'...» Megan si interruppe ed Emma la immaginò impegnata a giocherellare con una matita, magari picchiettandola nervosamente sul ripiano della scrivania com'era solita fare a scuola. Lei ed Emma si erano laureate in letteratura inglese e avevano frequentato insieme molti corsi, oltre che essere state compagne di camera nel pensionato. Dato che avevano molti interessi in comune, erano diventate presto amiche. Ma c'erano anche delle differenze fondamentali tra di loro. Sebbene si perdesse spesso nei suoi libri e nelle sue ricerche, dando l'impressione di essere lo stereotipo del topo di biblioteca con la mente sempre altrove, Meg era in realtà molto pratica. Al contrario, Emma, che all'apparenza sembrava la più realista, delle due in effetti era la sognatrice, la vera romantica. E guarda un po' dove l'aveva condotta tutto questo: a organizzare i matrimoni degli altri!
Meg tirò un profondo respiro, quindi si affrettò a continuare. «Praticamente, ho dimenticato di fare qualsiasi cosa per il matrimonio. Ero talmente impegnata nel lancio del nuovo libro di D.C. Hatfield che non sono riuscita a pensare ad altro...»
Fosse stata un'altra persona, Emma avrebbe interpretato il comportamento di Megan Elizabeth Cooper come un caso di rifiuto del matrimonio. Ma, conoscendola, sapeva che l'amica era tipo da dimenticare anche di mangiare e di dormire quando era concentrata nel suo ruolo di direttore editoriale della Scorpion Books. Emma ricordava perfettamente il modo in cui Meg dimenticava le date degli esami quando era assorbita in qualche progetto importante.
«Quando io e Frasier abbiamo deciso di sposarci, tre mesi fa, la data sembrava così distante» spiegò Meg.
«Avete già fatto qualche preparativo?»
«Il mio segretario ha spedito le partecipazioni, ma essendo un uomo non è che si intenda molto di queste cose. Oh, Emma, tutti hanno già ricevuto l'invito e io non ho nemmeno l'abito da sposa! Frasier è abituato alle mie stravaganze... ma come faccio a dirgli che mi sono scordata perfino la data del mio matrimonio? Per favore, Emma, devi aiutarmi. Non so proprio cosa fare.»
«Prenderò il treno da Philadelphia domani mattina.» Scegliendo quel mezzo, invece dell'aereo, avrebbe potuto portare con sé tutto ciò che le serviva: campioni di tessuto, cataloghi di addobbi floreali, fotografie di torte nuziali e così via. «Dove terrai il banchetto?»
«Non lo so» rispose mestamente Meg. «Agli invitati abbiamo comunicato solo data e ora, come fanno le celebrità con i loro matrimoni segreti. Pensavo che avrei potuto elaborare successivamente tutti i dettagli.»
«Be', te la sei presa decisamente comoda» commentò Emma, vagamente divertita, ma decisa a tranquillizzare la sua cliente e amica. «Oh, non preoccuparti. In due settimane sono in grado di mettere a punto un sacco di cose.»
«Meno male» esalò sollevata Meg, al limite delle lacrime.
«Porterò parecchio materiale con me, perciò suggerirei di vederci a casa di tuo padre a Long Island alle undici e trenta di domani. Per te sta bene?»
«Sì.» Meg tirò su col naso, prima di soffiarselo. «Magari potremmo celebrare il matrimonio lì, a casa di mio padre. Che te ne pare?»
L'abitazione del padre di Meg era una villa da Mille e una Notte. Peter Cooper infatti era un miliardario che si era fatto da sé e che aveva sviluppato un raffinato senso estetico. «Vedi?» chiese Emma ridendo. «Le cose stanno già andando a posto da sole. Porti sempre la quarantadue?»
«Sì.»
«Capelli castani e occhiali?»
«Mèches e lenti a contatto. Gli occhiali con la montatura in corno li porto solo quando voglio darmi un'aria intellettuale.»
«Porterò con me alcuni abiti. Credo di avere ciò che fa per te» sottolineò Emma, lasciando il suo ufficio per passare nella sala attigua. Qui, tenendo il telefonino fra guancia e spalla, cominciò a esaminare i vari capi disponibili, circondata dalle fotografie che documentavano i matrimoni più riusciti che aveva organizzato. Ce n'erano di tutti i tipi: classici, ambientati in ristoranti esclusivi o in giardini estremamente curati, uno in costume, ispirato ad Antonio e Cleopatra, e perfino uno dal sapore avventuroso, che aveva come scenario una vetta innevata.
Il successo le aveva decisamente arriso. Lo si capiva dalla sede della sua attività, in pieno centro di Philadelphia, e dalla varietà della merce che esponeva nel suo atelier.
Mentre attraversava la stanza, Emma vide Beth nella zona soggiorno, impegnata a sorseggiare un tè con una cliente. L'altra dipendente a tempo pieno, Susan, era a un matrimonio al Plaza. Era il primo matrimonio che Susan organizzava personalmente e finora pareva essere andato tutto bene: nessuna telefonata dell'ultima ora, dettata dal panico o da qualche emergenza, era ancora giunta in sede.
«Sei sempre alta, non è vero?» scherzò Emma, passando in rivista una rastrelliera piena di abiti.
Meg rise. «L'unica cosa che potrebbe fare di me una modella è la mia altezza. Oh, grazie mille per l'aiuto, Emma.»
«Aspetta fino a quando non avrai visto ciò che ho in mente. Un abito color avorio con un body attillato e un notevole décolleté. Sarai splendida. E, non temere, in un paio di settimane metterò insieme un matrimonio memorabile.»
«Tutto ciò che desidero è di non creare alcun imbarazzo. Papà ha già abbastanza pensieri con la società, senza che gliene procuri io degli altri.»
Meg sembrava piuttosto preoccupata ed Emma non ne fu affatto meravigliata. Sapeva che le stava molto a cuore la casa editrice di famiglia, alla cui leadership si sarebbe trovata un giorno. Tuttavia, Emma era felice che l'amica avesse incontrato un uomo capace di distoglierla dal lavoro quanto bastava per scoprire una passione perfino maggiore di quella per la carriera. Frasier doveva essere un uomo davvero speciale. «Meg?» mormorò, volendo che l'amica si sentisse libera di confidarle i problemi della società, ma non intendendo risultare troppo curiosa.
Meg sospirò. «È questo il motivo per cui siamo stati tutti così distratti, perfino Frasier. Mi farà bene parlare un po' con te, Emma. Credo che i tuoi consigli mi potranno essere utili.»
«Se hai paura del matrimonio, tesoro...» ipotizzò Emma, chiedendosi se avesse interpretato correttamente i timori di Meg.
«No, accettare di sposare Frasier è stata la cosa più intelligente che abbia mai fatto» puntualizzò l'altra, più spensierata e fiduciosa. «È la società che...»
«La Scorpion Books?»
«Sì, c'è qualcosa che non va.» Emma poté immaginare facilmente Meg che prendeva l'onnipresente