Il segreto di mrs. leighton
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Info su questo ebook
Inghilterra, 1817 - Fuggita di casa per evitare il matrimonio con un cugino, Magdalena Matthews si fa assumere come istitutrice da un affascinante vedovo, Lord Adam Hawthorne. Nonostante cerchi di celare la propria identità dietro il falso nome di Mrs. Elena Leighton e assumendo un aspetto dimesso, la giovane non riesce a nascondere la propria innata raffinatezza, e finisce per suscitare la curiosità di Adam, il quale, una sera, cede all'attrazione che prova per lei e la bacia. L'idillio, tuttavia, ha vita breve, perché il gentiluomo si pente subito di quel momento di intimità e decide di mettere fine anche al rapporto di lavoro. A quel punto Elena, offesa da quell'atteggiamento, vorrebbe andarsene, ma una visita inattesa mette in serio pericolo il suo segreto...
Carole Mortimer
Carole Mortimer was born in England, the youngest of three children. She began writing in 1978, and has now written over one hundred and seventy books for Harlequin Mills and Boon®. Carole has six sons, Matthew, Joshua, Timothy, Michael, David and Peter. She says, ‘I’m happily married to Peter senior; we’re best friends as well as lovers, which is probably the best recipe for a successful relationship. We live in a lovely part of England.’
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Anteprima del libro
Il segreto di mrs. leighton - Carole Mortimer
Immagine di copertina:
Gian Luigi Coppola
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Not Just a Governess
Harlequin Mills & Boon Historical Romance
© 2013 Carole Mortimer
Traduzione di Daniela Mento
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.
© 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5892-223-1
www.eHarmony.it
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1
Residenza londinese di Lady Cicely Hawthorne, 1817, aprile
«Mi delude il fatto che tu abbia rinunciato a trovare una moglie per Hawthorne, Cicely» dichiarò Edith St. Just, Duchessa Vedova di Royston.
«Comincio a pensare che sia un’impresa impossibile» ammise Lady Hawthorne.
«Forse siamo state troppo ambiziose, all’inizio della Stagione, quando abbiamo dichiarato che avremmo trovato una sposa per tutti i nostri tre nipoti» interloquì Lady Jocelyn Ambrose con la sua voce gentile.
Le tre signore che stavano conversando erano diventate amiche cinquant’anni prima, quando avevano debuttato insieme in società. Il loro sodalizio era durato per tutto quel tempo, si erano sposate, avevano combinato insieme i matrimoni dei figli e adesso pensavano alle nozze dei nipoti.
«Sciocchezze» ribatté la duchessa. «Tu non hai avuto la minima difficoltà a trovare una sposa per Chambourne...»
«Anche se non era certo quella che avrei desiderato per lui» le fece notare Lady Jocelyn.
«Però Chambourne si sposerà. Se non ci occupiamo noi del matrimonio dei nostri rispettivi nipoti, chi ci penserà? Mia nuora si è ritirata in campagna con mio figlio Robert, tre anni fa, perciò non mi è di alcuna utilità. E Royston continua a passare da un’amante all’altra. Ormai non durano più di qualche settimana» concluse Lady Edith con un sospiro di sdegno.
Miss Eleanor Rosewood, detta Ellie, nipote acquisita e dama di compagnia della duchessa, conosceva bene quel sospiro, come le dame di compagnia di Lady Cicely e di Lady Jocelyn, sedute insieme a lei accanto alla finestra.
Era sempre stato un segno di totale disapprovazione.
Ellie, tuttavia, capiva perfettamente quale fosse il problema di Lady Cicely. Suo nipote, Lord Adam Hawthorne, era noto per essere un tipo freddo e altezzoso, come potevano testimoniare tutti i domestici che lavoravano per lui nelle sue molte residenze.
Non doveva essere stato facile, per la nonna, affrontare con lui l’argomento matrimonio, dopo che era rimasto vedovo con una sola figlia e senza alcun erede maschio. Ancora più difficile trovare una seconda moglie adatta a un gentiluomo con un carattere come il suo, che teneva alla larga anche i parenti e gli amici più cari.
Certo, molte donne sarebbero state felici di sopportare Lord Hawthorne e il suo cattivo carattere, anche se ne avesse avuto uno peggiore, dato che era ricchissimo e di aspetto decisamente attraente, con i capelli neri e lucidi e gli occhi grigi, i lineamenti aristocratici, le spalle muscolose e le gambe lunghe e forti.
Purtroppo non voleva più saperne delle donne e le gelava con un solo sguardo, quando osavano fare le civette con lui.
Dal canto suo, Ellie preferiva di gran lunga il nipote della duchessa, Justin St. Just, Duca di Royston.
«Adam non mi viene certo incontro» osservò Lady Cicely sospirando. «Ha rifiutato tutti i miei inviti a cena.»
«Con quale scusa?» si informò la duchessa.
«Sostiene di essere troppo occupato...»
«Occupato? Cenerà anche lui, come tutti quanti, no?» insistette Edith St. Just.
«Presumo di sì.»
«Non devi darti per vinta, Cicely. Se Hawthorne non viene da te, vorrà dire che andrai tu da lui.»
«Dovrei andare da lui?» si stupì Lady Cicely.
«Ad Hawthorne House, naturalmente. Vai da lui e costringilo a venire a cena a casa tua.»
«Cercherò di fare il possibile, Edith» rispose Lady Cicely, ma non sembrava molto convinta del successo di una simile impresa. «E come va con Royston? Sei stata più fortunata con lui? La settimana scorsa avevi scritto il nome di una fanciulla, su un biglietto, e l’avevi affidato al maggiordomo di Jocelyn, dicendo che quella era la donna che volevi che tuo nipote sposasse e che ci avresti rivelato il suo nome, prima o poi.»
«E così sarà, quando verrà il momento» confermò la duchessa.
«Come ti invidio! Ho da fare con un osso duro come Adam, che proprio non ne vuole sapere di sposarsi di nuovo» si lamentò Lady Cicely.
«Sono certa che anche lui si deciderà, al momento opportuno» la rassicurò la sua amica Jocelyn.
Ellie tuttavia ricordava benissimo Lord Adam Hawthorne e dubitava che la povera Lady Cicely sarebbe riuscita a venire a capo di qualcosa.
«Oh, parliamo d’altro!» suggerì Lady Jocelyn vedendo quanto appariva triste la sua amica. «Avete sentito le ultime notizie sulla sparizione della nipote del Duca di Sheffield?»
«Che cosa c’è di nuovo?» chiese ansiosa Lady Cicely.
Tutti non facevano altro che parlare di quella vicenda ed Ellie drizzò le orecchie per non perdersi una parola. L’anziano Duca di Sheffield era morto due mesi prima e il titolo era stato ereditato dal nipote. La nipote, nonché pupilla, del duca defunto era sparita il giorno successivo ai funerali di Sua Grazia insieme ai gioielli di famiglia, ed era stata accusata di essere responsabile della morte del nonno.
«Evito sempre di prestare orecchio ai pettegolezzi» dichiarò la duchessa con un altro dei suoi sospiri di biasimo.
«Ma questo non è un pettegolezzo, Edith» le assicurò Lady Jocelyn. «Miss Matthews è stata vista nel Continente, dove vive nel lusso insieme a un gentiluomo. Tale circostanza non ha fatto altro che rafforzare i sospetti che avesse a che fare con la morte improvvisa del duca e con la sparizione dei preziosi gioielli dai forzieri di famiglia.»
«Non posso credere che una nipote di Jane Matthews possa macchiarsi di simile colpe» la difese Edith St. Just.
«La madre della ragazza era spagnola, non dimenticarlo» sottolineò Lady Cicely.
«Devi considerarlo, Edith» ribadì Lady Jocelyn.
«Che sciocchezze! Maria Matthews era la figlia di un Grande di Spagna e rifiuto di credere che sua figlia sia colpevole, a meno che non sia provato.»
Ellie sapeva che le altre non avrebbero osato aggiungere altro, per non contraddire la temibile duchessa, perciò quella frase decretò la fine di quell’interessante discorso.
Eppure molti, nell’alta società o nei ranghi dei domestici, si stavano chiedendo, come lei e come Lady Jocelyn e Lady Cicely, se Miss Magdalena Matthews fosse davvero innocente. Non poteva essere un caso che fosse sparita proprio il giorno dopo il funerale del nonno e che insieme a lei fossero spariti i famosi gioielli degli Sheffield.
2
Il giorno seguente. Hawthorne House, Mayfair, Londra
«Smettila di guardarmi in quel modo, Adam, o finirò per convincermi che la mia visita ti sia del tutto sgradita!»
Sul volto aristocratico e severo di Lord Hawthorne comparve un sincero rammarico per quello che gli stava dicendo la nonna, anche se Lady Cicely non aveva tutti i torti.
Quel pomeriggio non si sentiva dell’umore adatto a sopportare le chiacchiere e i rimproveri della nonna e non ne aveva neppure il tempo. A dire la verità, gli sarebbe comunque riuscito difficile sopportarli.
«Sono solo sorpreso che tu sia venuta a farmi visita proprio a quest’ora, nonna, pur sapendo che di solito sono nella nursery con Amanda.»
Nonna e nipote discutevano a faccia a faccia, nel salone azzurro della residenza di Adam a Mayfair.
«E non potrei voler vedere anche la mia nipotina?» gli domandò Lady Cicely con aria bellicosa.
«Ma certo, perché no?» si arrese Hawthorne dando due baci sulle guance incipriate della nonna. «Tuttavia avrei preferito che tu mi avessi annunciato la tua visita.»
«Perché mai?»
«Il mio tempo è prezioso, non mi piace interrompere quello che sto facendo.»
«Non ho la minima intenzione di interrompere un bel niente.»
«Però è proprio quello che fai» si lamentò Adam, impaziente, rendendosi conto che se n’erano già andati cinque minuti della mezz’ora che avrebbe potuto trascorrere in compagnia della figlia. «Dal momento che sei qui, accompagnami da Amanda, se ti fa piacere.»
Spalancò bruscamente la porta del salone, facendo trasalire il maggiordomo nell’atrio, quindi si inchinò per fare passare la nonna.
«Sei la persona più intrattabile che conosca, Adam» lo rimproverò Lady Cicely mentre usciva nel grande atrio dove era rimasta ad aspettarla la sua dama di compagnia. «Neppure tuo padre e tua madre erano irritabili quanto te» aggiunse, facendo un cenno alla ragazza perché non la seguisse ma restasse lì.
Adam scortò la nonna verso lo scalone, ricordando che anche suo padre e suo nonno si erano spesso mostrati insofferenti nei confronti di Lady Cicely, anche più di lui. Ormai i due uomini non c’erano più e la nonna, insieme ad Amanda, costituiva la sua intera famiglia.
«Mi dispiace se ti ho offesa» si scusò con tutta la gentilezza che poté.
Lady Cicely, invece di rispondergli, lo prese sottobraccio. «Se davvero vuoi che ti scusi, vieni a cena da me questa sera.»
Adam si irrigidì. Lady Cicely non ricorreva spesso a trucchi simili, ma lui riconosceva subito il suo tentativo di affibbiargli qualche dama dell’alta società, sempre alla ricerca com’era di una nuova moglie per lui.
Adam non aveva mai voluto saperne, né di nobildonne né di matrimonio.
«Devo andare a votare in parlamento, stasera» le annunciò in tono solenne.
E dopo si sarebbe rifugiato nel suo club, per godersi qualche tranquilla partita a carte con gli amici e parecchi bicchieri di buon brandy, prima di andare a dormire.
«Allora verrai domani sera? È da tanto che non passiamo un po’ di tempo insieme» insistette Lady Cicely.
Adam si teneva alla larga da sua nonna, da quando aveva capito le sue intenzioni. Non intendeva risposarsi e la sua vita, adesso, era già abbastanza ricca di impegni, fra le sedute alla Camera dei Lord e l’amministrazione delle sue tenute. Balli e ricevimenti, come tutte le altre frivolezze della stagione mondana, per lui non avevano il minimo senso.
«Adesso stiamo insieme, nonna» le fece notare.
«Sì, certo, però ora non possiamo... No, non importa» tagliò corto Lady Cicely. «È evidente che stai peggiorando sempre di più» concluse, seccata.
Adam incassò senza ribattere, ma con una smorfia di disappunto.
La nonna sapeva benissimo perché non voleva un’altra moglie. Gli era bastata quella che aveva avuto, che lo aveva trascinato a tutti i balli e i ricevimenti durante la Stagione e nelle case di campagna degli amici, in estate, con il solo scopo di trovare qualcuno con cui tradirlo. Adesso che era vedovo, si guardava bene dal condurre una vita sociale. Non aveva alcuna ragione per farlo, la mondanità l’aveva sempre annoiato, anche quando era stato sposato, e non gli sembrava vero di essersene liberato.
Eppure si sentì in colpa quando vide gli occhi lucidi di sua nonna, e qualcosa cedette dentro di lui. «Può darsi che domani sera riesca a venire da te per un’ora o due» borbottò.
«Oh, Adam! Sarebbe magnifico!» Il volto di Lady Cicely si illuminò, le lacrime sparirono come per incanto. «Ti farò preparare tutte le tue pietanze preferite.»
«Ho detto che mi fermerò soltanto un’ora o due, nonna» ripeté lui con fermezza.
«Sì, sì, come vuoi...» replicò lei in tono distratto. In realtà stava già compilando mentalmente la lista degli invitati, che naturalmente avrebbe compreso un buon numero di donne in età da marito, proprio quelle che suo nipote si sforzava in tutti i modi di evitare. «Come se la cava la ragazza nuova?» si informò poi.
«La ragazza nuova?»
Adam non comprese subito a chi si stesse riferendo la nonna. Di certo non alla giovane donna che aveva preso come amante il mese prima, solo per scoprire che ormai le donne lo annoiavano sia a letto sia fuori.
«La bambinaia di Amanda» chiarì Lady Cicely.
«Mrs. Leighton non è una bambinaia, nonna, ma un’istitutrice» le fece notare.
«Amanda non è un po’ troppo piccola per avere un’istitutrice?» obiettò Lady Cicely. «Sai che la buona società non apprezza affatto le fanciulle saccenti...»
«Non voglio che mia figlia cresca ignorante, senz’altro per la testa che feste, balli e vestiti all’ultima moda.»
Come sua madre, insomma, avrebbe potuto aggiungere Adam, ma preferì non farlo. Meno ricordava Fanny e i suoi tradimenti e meglio si sentiva.
«Non mi hai mai spiegato perché hai voluto licenziare Miss Dorkins, dopo tutti questi anni» aggiunse Lady Cicely, benché stesse ansimando nel salire le scale, dato che la nursery si trovava al secondo piano.
Adam non aveva la minima intenzione di spiegarglielo nemmeno questa volta. Clara Dorkins era stata messa alla porta, dopo essere stata per sei anni la bambinaia della figlia, per avergli fatto capire con la massima chiarezza che sarebbe stata lieta di diventare la sua amante. Dato che Adam non aveva condiviso lo stesso desiderio, aveva preferito fare a meno dei suoi servigi.
Certo che se fosse stata Elena Leighton, l’attuale istitutrice di Amanda, a fargli la stessa proposta, forse non l’avrebbe licenziata...
Ma che cosa gli saltava in mente?, si rimproverò. Da dove era uscita quell’idea assurda?
Dalla morte di sua moglie, Adam aveva dimenticato le donne, o quasi. Le considerava una debolezza di cui faceva volentieri a meno. Si concedeva, quando proprio non riusciva più a controllare i suoi desideri carnali, un’ora o due in compagnia di qualche cortigiana esperta e discreta.
Donne di quel genere volevano solo venir pagate bene, non pretendevano altro. E comunque lui non era il tipo da tresche con le domestiche, motivo per cui aveva messo alla porta Clara Dorkins due settimane prima.
Doveva ammettere che Elena Leighton era una bella donna, in un modo austero che gli piaceva molto. Sempre vestita di nero, dato che era vedova come lui, con i capelli scuri legati in una crocchia e il volto a forma di cuore, di un nobile pallore. Gli occhi erano chiari, fra il verde e l’azzurro, il nasino ben fatto, il collo flessuoso.
Gli abiti severi non riuscivano a nascondere una figura davvero attraente, dalla vita stretta e il seno fiorente.
Adam si stupì di se stesso. Come aveva potuto notare il seno fiorente dell’istitutrice