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Il ritorno del visconte: Harmony History
Il ritorno del visconte: Harmony History
Il ritorno del visconte: Harmony History
E-book242 pagine3 ore

Il ritorno del visconte: Harmony History

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Info su questo ebook

Londra, 1815
Il destino non è stato generoso nei confronti di Dawn Fenton e Jack Valance: legati da un sentimento profondo e appassionato in gioventù, sono costretti a separarsi quando, impossibilitato a garantire un futuro alla donna che ama per la sua posizione di figlio cadetto, Jack si imbarca al servizio della Corona senza dare più notizie di sé. Profondamente delusa, Dawn accetta di sposare un uomo che non ama e di vivere un'esistenza tranquilla e priva di passione. Quando dopo anni di silenzio Jack torna a Londra, lei scopre che è stato prigioniero dei pirati e che si è da poco fidanzato con la figlia dell'uomo che lo ha tratto in salvo. L'attrazione fra loro è ancora molto forte, ma Dawn, rimasta vedova da poco, sa che anche questa volta l'amore che provano non sarà sufficiente. Perché per Jack l'onore viene prima di ogni cosa.
LinguaItaliano
Data di uscita20 gen 2020
ISBN9788830509702
Il ritorno del visconte: Harmony History
Autore

Mary Brendan

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Il ritorno del visconte - Mary Brendan

    successivo.

    1

    «Piccolo imbroglione! Torna qui!»

    Mrs. Dawn Fenton sollevò le gonne color lavanda e inseguì il bambino urlante. Lo raggiunse rapidamente e lo prese in braccio. «Sei davvero troppo veloce, per me. Hai vinto di nuovo!» esclamò, piazzando un bacio sulla sua guancia morbida.

    «Oh, smettila, Bernie! Stancherai a morte la povera zia Dawn, e lei non vorrà più venire a giocare con te» intervenne Emma, Contessa di Houndsmere.

    «Certo che tornerò. Adoro i nostri giochi, non è vero, Bernie?» Dawn rimise a terra il bambino, che si dimenava.

    Bernard, però, era ancora pieno di energia. Corse subito a lanciare una palla a due cuccioli di pointer perché se la disputassero.

    Dawn andò a sedere all'ombra con la sua amica e a godere di un meritato riposo. Nel giardino della casa di Grosvenor Square, sotto i maestosi rami di un platano, erano stati sistemati un tavolo e delle sedie. Sul tavolo c'erano un servizio di delicata porcellana decorata con rose e un vassoio con il necessario per preparare il tè. Due cameriere si occupavano dei rinfreschi e spiegavano i parasole per impedire che qualche ribaldo raggio di sole, filtrando attraverso la vegetazione, sfiorasse le signore.

    La contessa si stava rinfrescando le guance arrossate con un ventaglio d'avorio e merletto. «Mi fai sentire molto vecchia, Dawn. Mi piacerebbe poter correre in quel modo» si lamentò, agitando il ventaglio con aumentato vigore.

    «Puoi farlo, mia cara... solo, non mentre stai aspettando un bambino. E, dato che sono più grande di te di due mesi, per favore non menzionare di nuovo la nostra età, se non vuoi deprimermi.» Dawn prese la mano dell'amica, rivolgendole un sorriso malizioso. «Andiamo, non siamo ancora così anziane.»

    «A volte mi sento davvero vecchia, sai, quando mi fa male la schiena.» Emma si mosse sulla sedia, e il suo bambino non ancora nato fece sentire la propria presenza con un calcio.

    «Quando cullerai il tuo nuovo bambino, dimenticherai questi dolori.» Dawn sospirò. «Mi piacerebbe poter portare il mio figlioccio a casa con me. Adoro la sua compagnia. Sei fortunata ad avere un figlio così bello e un altro piccolino in arrivo.» Accarezzò la piccola protuberanza sotto la gonna di seta dell'amica. «Maschio o femmina... che cosa pensi?»

    Emma piegò la testa, un sorriso sulle labbra. «Oh, non ha importanza, purché abbia il giusto numero di dita delle mani e dei piedi.» Si sentiva in colpa per essersi lamentata. Era fortunata ad avere la sua famiglia. Dawn aveva avuto un aborto, e la possibilità di un altro figlio le era stata negata dalla morte di suo marito in un incidente.

    Il tè fu versato e distribuito, e il piccolo Bernard arrivò di corsa per averne un bicchiere e alcuni biscotti. Sedette sull'erba al fianco della madre, i fedeli cuccioli allungati ai suoi piedi.

    «Non dar loro i biscotti, caro» lo avvertì Emma con gentilezza. «Al tuo papà non piacerà se diventeranno grassi.» Aggiunse un'osservazione a favore di Dawn. «Tuttavia non sembra importargli se sono io a diventare sempre più grassa.»

    «Spero tu non stia per vantarti che il tuo bel marito ti rincorre intorno al letto ogni notte!»

    «Infatti non mi rincorre» replicò Emma, facendole l'occhiolino. «Visto che io non scappo mai...»

    Ridacchiarono, e Dawn sorseggiò il suo tè. Le due donne si conoscevano dall'infanzia e avevano sempre condiviso i momenti belli e brutti. Delle chiacchiere leggermente azzardate non erano una novità, per loro.

    Meditando sulla felicità domestica dell'amica, Dawn non poté fare a meno di provare una punta di mestizia. D'altra parte le voleva troppo bene per essere invidiosa e inoltre Emma aveva avuto la sua parte di sfortuna, prima che il Conte di Houndsmere si innamorasse di lei e la sposasse, risolvendo così le difficoltà della sua famiglia.

    Il matrimonio di Dawn, invece, era stata un'unione di convenienza. Quando Thomas Fenton si era dichiarato, era stato aperto e onesto riguardo alle ragioni per cui lo faceva. Era un vedovo, e aveva bisogno di una moglie che si occupasse della figlia adolescente. Nell'accettarlo, Dawn era stata altrettanto onesta. Suo padre si era risposato con una donna con cui lei di rado andava d'accordo. La sua autoritaria matrigna l'avrebbe condotta alla follia. Tuttavia Julia era perfetta, per suo padre, teneva d'occhio la sua salute e la tendenza a bere troppo. Così, in modo molto tempestivo, il fato era intervenuto provvedendo una soluzione pratica.

    Così, poco dopo la proposta di Thomas, Dawn era diventata Mrs. Fenton.

    Non era stata una grande passione, ma si era affezionata a suo marito e alla sua figliastra. Avrebbero continuato a vivere abbastanza bene, insieme, se lui fosse rimasto a Londra, invece di mettersi in viaggio per trascorrere il Natale con la sua famiglia. La carrozza si era rovesciata sulla strada della loro abitazione nell'Essex, e Thomas era morto.

    «Papà!» Notando il padre avvicinarsi lungo il sentiero, Bernard balzò in piedi e corse sull'erba verso la casa.

    Il Conte di Houndsmere sollevò il figlio tra le braccia, poi proseguì verso le signore. Si chinò a baciare la moglie sulla guancia accaldata. «È una bella sorpresa» affermò, rivolto a Dawn.

    «Come lo è vedere te, Lance» replicò lei con un sorriso.

    «Resterai a cena? Ci raggiungeranno alcuni amici, dopo.»

    «Oh, resta con noi, Dawn» la pregò Emma prima di girarsi verso suo marito. «Chi ci sarà?»

    «Mia sorella e suo marito, e credo che Jack potrebbe fare una scappata, ma con lui non si sa mai...»

    «Jack?» ripeté Emma con un cipiglio. «Non intenderai Jack Valance?»

    «Proprio lui.»

    «Ma... è tornato dai suoi viaggi?»

    «La sua nave è arrivata qualche settimana fa. Valance è tornato a casa per restare. Ha fatto fortuna. Stasera sarò felice di fare una lunga chiacchierata con lui davanti a una bottiglia di cognac.» Lance depositò il figlio sul prato.

    Emma rivolse uno sguardo d'intesa a Dawn. «Oh, di sicuro ti ricordi di Jack! È il miglior amico di Lance. Molti anni fa andammo in carrozza con lui a Hyde Park, e venne anche la tua matrigna.»

    «Sì, mi ricordo di lui» confermò Dawn. «Grazie per l'invito, ma non mi fermerò a cena.»

    Il conte si allontanò con il figlio, lasciando sua moglie a tentare di persuadere l'amica a cenare con loro.

    Emma strinse le dita di Dawn, posate sul tavolo. «Perché no?» le domandò, poi aggrottò la fronte. «Se vuoi cambiarti, ho un vestito che puoi indossare. O, se preferisci andare a casa a scegliere un abito, puoi prendere una delle nostre carrozze.»

    «Lo so... grazie. Non è questo.»

    «So che non hai un altro appuntamento per cena» dichiarò Emma in tono brusco.

    «No... ma...»

    «... ma non vuoi rivedere Jack» concluse l'amica al suo posto. «So che mia sorella e mio cognato ti piacciono, quindi non è per loro che non vuoi restare. Non hai dimenticato la tua storia con lui?»

    «Sì che l'ho dimenticata!» protestò Dawn con uno sbuffo di risa.

    «Certo che devi averlo fatto. Da allora ti sei sposata con un bravo gentiluomo, e sono passati cinque anni dall'ultima volta che hai visto Jack Valance.»

    «Quasi sei» mormorò Dawn.

    «Ah! Così non l'hai proprio superata come vorresti farmi credere, vero?»

    «Pensi che porterà la sua fidanzata?»

    «Fidanzata?» le fece eco l'amica, incredula.

    «Sapevo già che era tornato. Ho sentito delle signore parlare di lui mentre ero in biblioteca, all'inizio della settimana. A quanto pare è tornato per sposare una certa Miss Sarah Snow.»

    «Perché non me l'hai detto prima?»

    «Perché sapevo che avresti pensato proprio quello che stai pensando.» Dawn si strinse nelle spalle. «È stato tanto tempo fa. Onestamente, Em, l'ho dimenticato, e ho altre cose più importanti di cui occuparmi. Una delle quali è la mia figliastra. Ho rimandato troppo la mia lettera per Eleanor, come pure la mia visita. Devo scriverle subito una risposta e spedirla, poi prepararmi per il viaggio.»

    «Dunque stai per abbandonarmi. Te ne andrai nell'Essex?»

    «Solo per quindici giorni» puntualizzò Dawn. «Mi fa sentire davvero vecchia pensare che la mia figliastra ha già una figlia... e presto arriverà un altro bambino. Lily è un piccolo tesoro. Adesso cammina. Voglio portarle dei regali. Verresti con me, domani, a far spese a Regent Street per aiutarmi a scegliere delle cose per lei?»

    Emma sospirò. «Mi piacerebbe tanto, ma girare per i negozi mi sfianca, e ti rovinerei tutto il divertimento.» Fece una pausa. «Mi chiedo se Lance sappia che Jack sta per fidanzarsi. Se lo sa, perché non lo ha detto?»

    Dawn si alzò in piedi. «Gli uomini tendono a non pensare granché a queste cose. Del resto, non ho ancora visto la notizia sui giornali.» Non appena tornata a casa, dopo aver udito il pettegolezzo in biblioteca, aveva scorso la lista degli annunci, ma nessuno menzionava Jack Valance. E dopo si era rimproverata per essersi agitata per un uomo che l'aveva dimenticata con tanta facilità. «Be', ora farei meglio ad andare, così potrai preparare per i tuoi ospiti.»

    «Vorrei che potessi restare un po' più a lungo» si lamentò l'altra.

    «Devo proprio andare. Polly sarà di pessimo umore se i suoi sforzi in cucina andranno sprecati.» Dawn schioccò la lingua. «Non è la migliore delle cuoche, povera ragazza, ma ci prova, ed è brava ad acconciare i capelli.» Ridacchiò al ricordo della torta bruciata del giorno prima. Ma Polly era un tesoro, leale e accomodante, il che era di grande aiuto quando ci si poteva permettere una sola domestica.

    «Be', se non prevedi una buona cena hai una ragione in più per fermarti da noi» insistette Emma. «Comunque capisco.» Lanciò un'occhiata triste all'amica. «Se Jack porterà qui la sua promessa, ti farò sapere tutto di lei.»

    «E quando sarò di ritorno ti racconterò tutto del mio viaggio nell'Essex.»

    Aiutò Emma ad alzarsi dalla sedia e, sottobraccio, le due amiche si diressero a passo lento verso casa. Dawn sollevò una mano per salutare il conte, che teneva il figlio tra le braccia e stava attraversando il prato verso lo stagno per mostrargli i pesci rossi. L'uomo spostò Bernie e rispose al saluto.

    «Non ho sentito parlare di questa Miss Sarah Snow, o della sua famiglia. È giovane? Ha debuttato questa Stagione?» Emma sembrava ancora concentrata su Jack Valance.

    «Credo che si tenga in disparte e non si sia vista molto. Però è graziosa, a quanto dicevano le signore. Una testa rossa.»

    «Ho chiesto a Lance di riferirmi i pettegolezzi, ma lo fa di rado. Del resto non frequenta molto il suo club. Mi aspetto che ci andrà più spesso, ora che Jack è a casa. Sono amici dai tempi della scuola, ma si sono visti poco, negli ultimi anni.»

    Dawn ripensò a quegli anni, chiedendosi dove fosse volato il tempo. Molte cose erano successe, nella sua vita: si era sposata, era rimasta vedova e adesso aveva una famiglia, ma nessuno del suo sangue. L'unico che le fosse rimasto era suo padre.

    «Una volta che la mia gravidanza sarà finita, dobbiamo uscire e scoprire cosa sta combinando il bel mondo» annunciò Emma, interrompendo i mesti pensieri della sua amica.

    «Il bel mondo sarà come è sempre stato, mia cara» replicò lei. «Non scoprirai molto più di chi ha messo il suo ultimo scellino su un giro di carte e perso una tenuta, e quale marito è stato colto in flagrante con l'amica della moglie.»

    «Sei troppo cinica, Dawn» la rimproverò affettuosamente l'altra.

    «Davvero? Non intendo esserlo. Forse la vita mi ha reso scontrosa.»

    Emma abbracciò l'amica. Dawn aveva avuto sfortuna, e le parole erano di poco conforto per una donna che aveva trovato la serenità, se non l'amore, con un gentiluomo, e si era accontentata di tale consolazione solo per vedersela strappare via.

    2

    Il mattino seguente Dawn si alzò presto per andare a imbucare la lettera con la quale accettava l'invito della figliastra.

    Il bambino sarebbe nato a breve, e lei immaginava che Eleanor avrebbe gradito un po' di aiuto, con la vivace figlioletta. Il reverendo Peter Mansfield non era tipo da dare una mano a sua moglie. L'ultima volta che era stata da loro, Dawn era stata spesso costretta a mordersi la lingua. Aveva rimandato quella visita di qualche settimana proprio perché non gradiva la sua compagnia, attribuendo la colpa del ritardo ai venti di marzo, che rendevano pericoloso viaggiare.

    Sollevò gli occhi verso il cielo azzurro. Ora che il tempo era volto al bello, non aveva più scuse. Inoltre, desiderava davvero vedere Eleanor e Lily, il che rendeva tollerabile la prospettiva di aver a che fare con l'ampolloso vicario. E poi sarebbe rimasta solo quindici giorni.

    Camminò in direzione di Regent Street, alla ricerca di qualcosa di grazioso per la sua nipotina. Giunta a destinazione, trovò un negozio di giocattoli e scrutò tra gli scaffali, chiedendosi se una trottola fosse un gioco troppo avanzato per Lily, e una bambola di pezza troppo frivola. Alla fine comprò proprio la bambola, poi si diresse al negozio di tessuti alla ricerca di qualche abitino grazioso. Era sul punto di entrare quando un agile veicolo nero attirò la sua attenzione, fermandosi a una certa distanza. Notò che parecchie persone si giravano per osservare i passeggeri. Oziosamente, voltò la testa per avere una migliore visione del conducente.

    Dominando la sorpresa, si immobilizzò e si chiese come avesse potuto riconoscerlo. Erano passati anni dall'ultima volta che aveva parlato con Jack Valance, e lui appariva molto diverso. I capelli biondi adesso avevano una tonalità argentea ed erano piuttosto lunghi. Il viso aveva perso il pallore cittadino ed era abbronzato da un sole straniero, ma l'altezza e la taglia le erano familiari. Come lo era il modo in cui balzò con agilità sul terreno per aiutare la sua compagna a scendere.

    Dawn osservò le sue mani forti. Una volta aveva sentito quelle lunghe dita strette su di lei, mentre l'aiutavano con cortesia a scendere da una vettura. C'erano state due occasioni in cui l'aveva invitata a fare un giro in carrozza. Prima di partire, l'aveva condotta a Hyde Park e, non appena il suo chaperon aveva girato la schiena, l'aveva baciata sotto una quercia. Durante quell'eccitante episodio, Jack Valance le aveva spezzato il cuore. Non era nella posizione di corteggiarla, le aveva spiegato, ma le aveva promesso che sarebbe tornato non appena avesse migliorato le sue prospettive al punto da poter prendere moglie. E non lo aveva più rivisto, almeno fino a quel giorno.

    Si concentrò sulla giovane donna che gli sorrideva civettuola... con poco successo. Lui sembrava più interessato ad affidare al cocchiere le redini del bel cavallo arabo.

    Si rese conto che non l'aveva riconosciuta. Il suo sguardo l'aveva sfiorata e poi si era spostato altrove. Invece di sentirsi infastidita per il disinteresse di un gentiluomo che un tempo l'aveva trovata bella, fu piuttosto felice di poter osservare con discrezione la coppia dal suo punto di vista privilegiato sulla soglia del negozio. Con una punta di ironia, considerò che, se quella era la sua futura moglie, allora Sarah Snow non era la raffinata giovane che aveva creduto! Né una straordinaria testa rossa. La bionda, però, era graziosa, anche se un pizzico appariscente, con il fantasioso cappellino e l'abito diafano di un pallido azzurro.

    Dawn immaginò che Jack Valance fosse in giro a far spese con una chère amie e si chiese come si sentisse, al riguardo, la sua fidanzata.

    Entrò in fretta nel negozio, rendendosi conto che la coppia si stava dirigendo verso di lei. Costringendosi ad allontanare l'uomo dalla mente, esaminò dei cappellini bordati di pizzo e un abito color limone che il negoziante le assicurò essere della taglia perfetta per una bambina in crescita.

    Fatti gli acquisti, si diresse all'uscita, ansiosa di andare a casa e di avvolgere i suoi regali nella carta colorata.

    «Mrs. Fenton?»

    La voce non era cambiata quanto il suo aspetto... ma lei era stata Miss Sanders, l'ultima volta che avevano parlato. Dunque sapeva che era stata sposata. Quei pensieri ronzarono nella sua mente, mentre Dawn si girava piano con un'ammirevole esibizione di stupore. «Oh... Mr. Valance. Come state, signore? Avevo sentito del vostro ritorno dall'estero.»

    «Lo so. La vostra amica Emma me l'ha detto. Devo ammettere di essere rimasto deluso di non avervi visto, ieri sera. Avete rifiutato di cenare con noi, mi è stato riferito.»

    Gli occhi di Jack la studiarono con discrezione. La falda del cappellino scuro mascherava il suo aspetto, ma lui sapeva che al di sotto c'era un volto di rara bellezza. A prima vista i lineamenti di Dawn potevano apparire piuttosto severi, ma a un esame più accurato si rivelavano squisiti. Gli occhi verdi erano orlati da lunghe ciglia nere e sormontati da delicate sopracciglia che apparivano soffici come velluto. Il naso era sottile, la bocca asimmetrica, con il labbro inferiore più turgido di quello superiore, a cuore. Era piccola, le lisce guance color pesca raggiungevano appena le spalle di Jack, ma la sua figura era generosamente sinuosa nei punti giusti. Nonostante tutti quei tormentosi anni in cui erano stati separati, non aveva dimenticato niente di lei.

    Dawn era in grado di comprendere quando un uomo la trovava attraente. Aveva visto la medesima, ardente intensità negli occhi predatori di alcuni gentiluomini che le avevano avanzato una proposta. Nessuno di quei tipi, però, era riuscito ad alleggerire una situazione tesa, come quell'uomo, invece, sembrava in grado di fare.

    «Avete perso un'ottima cena» riprese Jack, battendosi sullo stomaco. «Sto ancora sentendo gli effetti di un gran numero di portate.»

    «Emma è una meravigliosa padrona di casa, ma ero troppo occupata per partecipare. Sono in partenza per l'Essex, per andare a trovare la mia famiglia. Dovevo fare le ultime commissioni.» Aveva colto qualcosa, nel suo tono? Una punta di divertimento perché era convinta che lo avesse deliberatamente evitato? In effetti era proprio così, anche se non l'avrebbe mai ammesso.

    «Be', non importa. Quando vi ho visto camminare per Regent Street ho sperato di avere la possibilità di salutarvi.»

    Così, per tutto il tempo Jack era stato consapevole della sua presenza. Dawn sentì che stava iniziando ad arrossire e si rese conto che probabilmente lui aveva notato

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