Ghiaccio bollente (eLit): eLit
Di Molly Liholm
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Ghiaccio bollente (eLit) - Molly Liholm
successivo.
1
«Lei vuole che io sposi questo... cowboy?» domandò Laura incredula. «Davvero si aspetta che faccia una cosa simile?»
Aveva parlato in tono pacato, con il suo accento da ragazza di buona famiglia, ma Clint Marshall sapeva che il loro capo non avrebbe cambiato idea. Aveva convocato i due poliziotti nel proprio ufficio per impartire loro gli ordini del caso, non per discutere del gradimento personale dell'indagine.
Nonostante ciò, Clint si stava divertendo a osservare la collega che si agitava impercettibilmente sulla sedia. I suoi occhi azzurri come il cielo del Texas saettavano da lui al capitano Clark con insistenza. Occhi bellissimi, ma freddi.
Clint posò una gamba sull'altra, mostrando così gli stivali da cowboy. Sentì lo sguardo di Laura soffermarsi sulla pelle consumata dal tempo e sorrise della sua espressione disgustata. Povera Carter... Rigida e composta sulla sedia, i lunghi capelli biondi raccolti in una crocchia severa, si sforzava di nascondere il proprio nervosismo. Per l'ennesima volta nel giro di pochi mesi, Clint si domandò cosa avesse spinto quella ragazza tanto bella quanto altezzosa a diventare poliziotto.
Prima o poi lo scoprirò, promise a se stesso. Ora gli interessava maggiormente il motivo per cui entrambi erano stati convocati nell'ufficio del capo. Era certo che la presenza dell'uomo alto e magro in piedi accanto a Clark avesse a che fare con l'intera vicenda. Ma a giudicare dalle sue scarpe, costose e senza un filo di polvere, non doveva essere un agente come loro. A prima vista sembrava più un... ragioniere.
Un pesante silenzio calò sul piccolo ufficio. Laura non parlava più, il capitano stava sfogliando alcuni incartamenti e l'uomo alto e pallido nell'angolo si stava asciugando la fronte. Clint osservava la scena con aria tranquilla. Era curioso di sapere perché mai lui e la principessa di ghiaccio dovessero lavorare insieme, ma non fiatò. Se c'era una cosa che aveva imparato era aspettare.
Per ingannare il tempo rivolse un sorriso mozzafiato a Carter, ma lei lo ignorò girando la testa dall'altra parte per concentrarsi sull'uomo nell'angolo. Clint la vide aprire la bella bocca per poi richiuderla immediatamente, soffocando quella che senza dubbio era una lamentela. Non voleva lavorare in coppia con lui, questo era chiaro.
Sinceramente non riusciva a capire il motivo di tutta quella antipatia nei suoi confronti. La donna era arrivata da Boston sei mesi prima e, a giudicare dal suo atteggiamento, le era bastata un'occhiata per decidere che Clint Marshall non le piaceva. Il sentimento era reciproco.
Ma a lui non importava. Se per ottenere la tanto desiderata promozione alla Omicidi doveva lavorare fianco a fianco con lei, avrebbe fatto del proprio meglio per andare d'accordo e collaborare superando i pregiudizi.
Chissà se le voci che girano su di lei corrispondono a verità, si domandò senza staccare lo sguardo da quel profilo così aristocratico. Si diceva che Carter fosse stata trasferita a Chicago dopo aver avuto una torrida relazione con il proprio capo a Boston. La cosa, per inciso, non era affatto piaciuta a Sam Clark, il quale amava scegliere da solo i propri ragazzi e detestava che le alte sfere si intromettessero nel suo lavoro.
Per questo motivo aveva assegnato a Laura Carter i casi meno interessanti e più noiosi: scippi, furti domestici, piccole estorsioni a danno di commercianti. La ragazza, doveva ammetterlo, si era data parecchio da fare, trascorrendo ore e ore in ufficio o per strada e qualche volta riuscendo ad acciuffare persino i colpevoli. Il capitano Clark, scorbutico ma corretto, si era congratulato con lei, però non l'aveva ancora accettata del tutto. A dire il vero, nessuno lo aveva fatto alla Centrale.
Ora si trovavano entrambi davanti al capitano, ansiosi di sapere a cosa avrebbero lavorato. L'unica informazione di cui erano in possesso era che dovevano fingersi marito e moglie. Ma se lui trovava la cosa divertente, lei non ne era affatto contenta.
Clint la vide inspirare profondamente, prima di sporgersi in avanti pronta a ribadire di nuovo la propria contrarietà, testarda come un mulo. Ma non era il caso di lasciarla fare e, spinto da chissà quale demone della gentilezza, decise di impedirle di commettere l'ennesimo errore. Il capitano non amava le lamentele.
«Tesoro» iniziò quindi in tono mieloso. «La maggior parte delle donne di Chicago farebbe salti di gioia all'idea di diventare la signora Marshall. Noi texani siamo famosi per la nostra abilità con le femmine.»
A quella battuta lei si irrigidì ancora di più sulla sedia e lui si ritrovò a pensare che, per una volta, non gli sarebbe dispiaciuto vederla perdere il controllo. A letto, magari...
«Prima di tutto vorrei farti sapere che, a differenza di molte colleghe qui dentro, io non faccio e non farò mai parte del tuo fan club, Marshall.» Era offesa e infastidita. «In secondo luogo non accetterei mai di assumere il cognome di mio marito, nemmeno se fosse un premio Nobel. E per finire, togliti dalla testa che io sia minimamente interessata alle tue abilità di macho rude e selvaggio.» Alzò il mento in segno di sfida e il suo viso si indurì. Gli occhi, invece, sprizzavano scintille incandescenti.
C'è del fuoco in lei, dopotutto, si ritrovò a riflettere incuriosito. E per la seconda volta nel giro di pochi secondi, l'immagine di Carter in preda a un irrefrenabile desiderio gli ottenebrò i pensieri. Non gli sarebbe affatto dispiaciuto stringerla fra le braccia, sentire le sue lunghe gambe affusolate intorno alla vita, sentire i suoi capelli sfiorargli il viso e le spalle e farla urlare di piacere. Qualcosa gli diceva che la donna seduta accanto a lui non era affatto fredda come voleva apparire.
«Fidati di me, tesoro» rincarò la dose Clint. «Se le mie abilità non ti interessano è soltanto perché non le hai ancora provate.»
«Piantala di chiamarmi tesoro» sibilò Laura, guardandolo dritto negli occhi con la chiara intenzione di fulminarlo. In quel preciso istante una tensione altissima passò fra loro. Clint la percepì distintamente ma, a giudicare dall'espressione severa di lei, fu il solo.
«Capitano, fingere di essere la moglie del detective Marshall non mi pare affatto necessario per questo caso, così mi domandavo se fosse possibile...»
«Infatti è più che necessario, agente Carter» sbottò Clark, che non amava essere contraddetto. Aprì un flacone e fece scivolare due compresse sul palmo della mano prima di ingurgitarle accompagnate da una strana bevanda verde. «Mi creda» continuò poi, lo sguardo fisso sulla ragazza. «Se dipendesse da me voi due sareste gli ultimi agenti che utilizzerei per questo caso. Non perché mi importi di ciò che ognuno pensa dell'altro, ma perché siete da poco nel mio dipartimento. Non vi conosco abbastanza e, a dirla tutta, non mi piacete un granché. Ma mi servite e, che vi piaccia o no, farete ciò che vi dico. Intesi?»
Lei annuì e Clint fece lo stesso.
«Ottimo. Ora voglio che apriate bene le orecchie mentre illustro il caso a cui lavorerete. Prima vi mettete al lavoro, meglio sarà per tutti. Come sapete, il nostro obiettivo è Peter Monroe. Da mesi, ormai, quest'uomo è nel mirino della SFI, il dipartimento speciale di indagini finanziarie.»
«Si riferisce forse al Peter Monroe della Monroe Enterprises?» domandò Laura con una punta di ammirazione nella voce. «Quell'uomo ha iniziato dal nulla e nel giro di una quindicina d'anni ha creato un impero che vale milioni di dollari.»
«Proprio lui» intervenne l'uomo alto e magro che fino a quell'istante era stato in silenzio. «Sono l'agente Garrow, Vincent Garrow della SFI. Lavoro al caso Monroe da venti mesi, ormai.»
E così avevo ragione, si disse Clint. La SFI era composta da agenti speciali, ognuno dei quali in possesso di una laurea in economia, che indagavano su illeciti finanziari e truffe ad alto livello. «Dev'essere piuttosto scaltro se dopo venti mesi gli state ancora addosso» commentò.
Garrow ignorò la battuta e si rivolse al capitano Clark. Gettò sulla scrivania un plico di fogli e proseguì. «Qui c'è tutto quello che abbiamo scoperto su Monroe, compresa una lista dei suoi investimenti e degli affari che ha concluso negli ultimi tempi.»
Senza chiedere il permesso, Laura si mise a sfogliarlo con attenzione. «Cosa vi fa credere che Monroe stia aggirando la legge?»
«Circa due anni fa abbiamo ricevuto una soffiata. Pare che la mafia russa si stia servendo di un uomo d'affari americano per riciclare il proprio denaro sporco. E quest'uomo è Monroe.»
«Non capisco. Se quell'informazione è stata sufficiente per farvi aprire un'indagine, com'è che non l'avete ancora accusato e arrestato?»
Garrow si chinò verso Laura e tolse un particolare foglio dal plico che lei stava leggendo. Lo fece piano, indugiando, e la cosa stranamente infastidì Clint. «Non c'è alcun dubbio che il denaro della mafia russa passi attraverso le compagnie della Monroe Enterprises, ma non siamo ancora riusciti a provare il suo diretto coinvolgimento. Abbiamo però le prove che cinque dei suoi dirigenti hanno le mani sporche.»
«Perché non li arrestate e li costringete a parlare?»
«Ciò di cui disponiamo sono prove circostanziali. Qualsiasi buon avvocato, e Monroe ha i migliori sul suo libro paga, smonterebbe le accuse in men che non si dica. Non vogliamo i pesci piccoli, ma la mente dell'intero piano.»
«Allora perché...?»
L'agente impedì a Laura di continuare. «Purtroppo i vertici della SFI hanno deciso di sciogliere il team che indagava su Monroe e io sono rimasto l'unico investigatore a occuparmi di questo caso.»
Tutto era chiaro, ora. «Per questo si è rivolto a noi» concluse Clint. «In parole povere... spera che riusciamo a trovare la prova che inchioderà il suo uomo. Dovete essere davvero disperati.»
«Non siamo dis...»
«Lo sono» si intromise a quel punto Clark rivolgendosi ai propri agenti. «Le uniche informazioni veramente sicure riguardano il profilo psicologico di Monroe. Per il resto non hanno nulla.» Lo disse in tono grave, ma senza riuscire a nascondere una punta di soddisfazione. Come la maggior parte dei poliziotti che lavorava per le strade, a contatto con i criminali veri, il capitano aveva poca simpatia per gli agenti dei corpi speciali, che invece potevano contare su fondi e riconoscimenti. «Ecco perché Garrow si trova qui, oggi. Vuole che lo aiutiamo a incastrare il grande finanziere. Noi, semplici poliziotti senza una laurea in economia in tasca.»
«Questo non è del tutto vero» si intromise Laura, che ancora non aveva capito come funzionavano le cose. «Non so se ha letto il mio curriculum, ma io mi sono laureata in economia...»
«Maledizione, Carter, la smetta di interrompermi!»
La ragazza incassò il rimprovero con molta dignità, anche se a Clint non sfuggì il leggero tremore del suo labbro. Istintivamente stava per prendere le sue difese, ma qualcosa gli disse che avrebbe fatto meglio a stare zitto. Non voleva inimicarsi Clark, senza contare che era ansioso di ascoltare tutti i dettagli dell'operazione. Se lui e Carter fossero riusciti a inchiodare Monroe, le possibilità di tornare a Two Horse Junction, il suo paese natio,