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Il capo e l'infermiera
Il capo e l'infermiera
Il capo e l'infermiera
E-book150 pagine2 ore

Il capo e l'infermiera

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Info su questo ebook

Obbedire agli ordini del capo di giorno e scivolare nel suo letto di notte. Fare il medico non è mai stato così eccitante.
La timida infermiera Leonie Mitchell è convinta che l'unico rimedio al proprio cuore spezzato sia gettarsi a capofitto nel lavoro. Curare i suoi piccoli pazienti in un ospedale tagliato fuori dal mondo le sembra il modo migliore per lenire il dolore provocato dalla perdita del suo bambino e dalla fine di una storia d'amore in cui aveva investito tutta se stessa. Non ha fatto i conti però con il suo magnetico nuovo capo, il dottor Callum Warrender. Leonie non può negare l'attrazione che prova per lui, ma può fare in modo che questa non divampi in un incendio che potrebbe radere al suolo la sua carriera e distruggerle il cuore una volta per tutte
LinguaItaliano
Data di uscita10 giu 2020
ISBN9788830515888
Il capo e l'infermiera
Autore

Abigail Gordon

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Il capo e l'infermiera - Abigail Gordon

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Heatherdale’s Shy Nurse

    Harlequin Mills & Boon Medical Romance

    © 2014 Abigail Gordon

    Traduzione di Giovanna Seniga

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-588-8

    1

    Callum Warrender si svegliò felice. Era finalmente a casa e se ne stava disteso a osservare la luce del sole primaverile che entrava nella camera da letto del suo appartamento accanto a cui scorreva pigramente il fiume che bagnava la splendida cittadina di Heatherdale. Era tornato nel posto che amava di più.

    Dopo avere dormito per quasi tutto il lungo volo attraverso l’Atlantico aveva riaperto gli occhi all’avviso di allacciare le cinture perché l’aereo stava atterrando e la piacevole prospettiva di stare per arrivare a casa era bastata a svegliarlo completamente.

    Grazie a uno scambio aveva passato sei mesi in un grande ospedale pediatrico degli Stati Uniti e aveva apprezzato il cambiamento e la sfida che comportava. Tuttavia quando gli era stato proposto di entrare a far parte dello staff in modo permanente aveva rifiutato.

    Dal punto di vista del lavoro non era certo stato un viaggio di piacere. Aveva lavorato duramente e in modo molto proficuo con gli altri specialisti del suo settore, l’ortopedia pediatrica. E non gli era nemmeno mancata la possibilità di avere rapporti sociali.

    Aveva pranzato e cenato con quelli che avevano avuto modo di apprezzare le sue capacità e aveva anche conosciuto più di una donna attraente che aveva mostrato la disponibilità ad approfondire la conoscenza con lui, ma la sua precedente esperienza gli aveva insegnato che una relazione amorosa poteva essere difficile da portare avanti e regalare delusioni e dolore.

    Si vestì e andò al negozietto di alimentari in fondo al lungofiume per comperare qualcosa da mangiare. E quando tornò a casa si concesse finalmente la prima vera colazione all’inglese dopo mesi. Intanto pensava a come passare la giornata.

    Era sabato e lui non doveva essere al lavoro al famoso Heatherdale Children’s Hospital fino al lunedì. Aveva due giorni completamente liberi e decise che anzitutto sarebbe andato a passeggiare nella brughiera, il posto che gli aveva sempre regalato quella pace e tranquillità che spesso il suo lavoro di medico gli negava.

    Vedeva se stesso come un solitario che sugli errori del passato aveva costruito una corazza che nessuna donna sarebbe stata in grado di scalfire. C’era sempre qualcuna che ci provava, ma ci voleva davvero poco perché si rendesse conto che lui non era tipo da matrimonio.

    Aveva due giorni tutti per sé per liberare la mente da tutti i pensieri. Una volta all’aperto con il suo zaino in spalla come sempre si sentì perfettamente in pace con se stesso.

    Ogni passo lungo il sentiero deserto e battuto dal vento lo portava verso la sommità della collina. La magia del momento fu interrotta dal rombo di un motore che proveniva da qualche punto dietro di lui. Pochi secondi dopo vide una moto sfrecciare sulla strada che correva sotto il sentiero. Fece ancora pochi passi prima di sentire il rumore di uno schianto seguito dalle urla di numerose voci.

    Callum si affrettò a prendere una scorciatoia e a raggiungere il punto in cui si era verificato l’incidente.

    Il motociclista giaceva immobile accanto al suo mezzo e un gruppo di ragazzini lo fissavano ammutoliti senza sapere cosa fare.

    C’era una donna inginocchiata accanto al ferito. Callum non riusciva a vederla in volto perché era piegata su di lui e stava aprendogli la giacca di pelle nel tentativo di sentire il battito cardiaco. Intanto cercava di calmare i ragazzi anche perché qualcuna del gruppo aveva cominciato a piangere e strillare.

    «Lasci fare a me. Sono un medico» le gridò.

    Intanto la donna era riuscita ad aprire la giacca e con grande sollievo Callum vide che il torace si alzava e si abbassava. Il paziente stava respirando, ma non dava nessun segno di vita.

    «Ha un cellulare con lei?» chiese bruscamente Callum accorgendosi che tutte e due le gambe del ferito erano piegate in modo irregolare.

    Lei annuì. «Ma temo che qui non ci sia segnale.»

    «Me lo dia» le disse lui con impazienza. «Se non prende proverò con il mio, ma è in fondo allo zaino.»

    Lei obbedì senza sorridere e lui chiamò l’emergenza sanitaria. Per fortuna ottenne immediatamente una risposta.

    «Occorre un elicottero perché la strada è troppo stretta per l’ambulanza. C’è un motociclista ferito e abbiamo bisogno d’aiuto al più presto. Date le circostanze non possiamo fare altro che monitorare il suo battito cardiaco e cercare di capire quali sono le sue ferite.»

    Restituì il cellulare alla donna che si alzò in piedi. «Devo parlare ai ragazzi del mio gruppo. Sono rimasti molto colpiti da quello che hanno visto.»

    «Posso chiedere il suo nome?»

    «Mi chiamo Leonie Mitchell e sono un’infermiera» gli rispose lei. Sembrava sorpresa dalla domanda. «Durante il mio tempo libero do una mano al centro ricreativo del paese, insieme a una mia amica. Organizziamo varie attività per i ragazzi. Oggi non stava bene, ma io non volevo deluderli e li ho accompagnati da sola in questa gita.»

    «Può continuare la sua passeggiata. Qui non c’è più niente che lei possa fare ed è meglio allontanare i ragazzi da qui.»

    Si era rassegnato a un volo in elicottero fino all’ospedale di Manchester. Ovviamente non era costretto a farlo. A bordo ci sarebbe sicuramente stato un medico, ma aveva visto la torsione innaturale della gamba del motociclista e, se non ci fosse stato nessun ortopedico pronto all’ospedale, poteva intervenire lui.

    «E una volta tornata in paese può contattare il garage sul lungofiume? Se vengono a prendere la moto pagherò io il conto. Possono mandarmelo.»

    «Allora mi occorre il suo indirizzo» osservò Leonie, mentre si inginocchiava di nuovo accanto al ferito.

    Callum non le rispose preso com’era a controllare lo stato del paziente.

    «Sta avendo un arresto cardiaco! Dobbiamo cercare di rianimarlo.» Per un tempo che gli sembrò un’eternità lavorarono insieme finché il cuore riprese a battere.

    Un rumore di pale annunciò l’arrivo dell’elicottero e tutti si misero a osservare in silenzio l’orizzonte. Quando il medico e l’infermiera che erano a bordo li raggiunsero Callum li informò della situazione.

    «Siamo riusciti a rianimarlo giusto adesso. Il cuore si era fermato e ha tutte e due le gambe fratturate.»

    «Lei è un medico?» chiese il nuovo arrivato.

    «Sono Callum Warrender» rispose lui e l’altro spalancò gli occhi.

    «Per caso il Warrender del Heatherdale Children’s Hospital?» chiese mentre si piegava per controllare il ferito.

    «Sì, sono io. Stavo facendo una passeggiata.»

    Accidenti, pensò Leonie. Tutto avrebbe voluto, ma non che si trattasse di quel Callum Warrender. Le chiacchiere dell’ospedale lo davano in America ancora per un paio di settimane, ma doveva essere falso. Visto che lei lavorava in Ortopedia si sarebbero incontrati presto e sperava davvero che lui non la riconoscesse come la stessa persona che aveva scorto nella brughiera con i capelli che uscivano scompostamente dal berretto di lana e infagottata in una vecchia giacca a vento. Gli aveva detto il suo nome e che era un’infermiera, ma lui non poteva nemmeno immaginare che facesse parte del suo gruppo. Quando era andata a lavorare in Ortopedia lui era in America.

    Il paziente fu caricato a bordo dell’elicottero. Il pilota era pronto a partire e prima di salire a sua volta Callum ricordò a Leonie di contattare il garage. «Dica loro che sono quello dell’appartamento che si serve da loro per riempire la sua cisterna e che chiamerò subito dopo avere accompagnato il ferito al pronto soccorso.»

    Quando il portello si chiuse dietro di lei Leonie non poté fare a meno di pensare che era una giornata orribile. Prima l’aveva chiamata Julie per dirle che aveva preso l’influenza e non poteva venire a camminare. Lei era stata felice di dare una mano alla sua amica, ma nessuno era preparato ad assistere all’incidente.

    L’arrivo di Callum Warrender aveva del miracoloso. Si era preso a carico la situazione con brusca autorità. Era facile vedere che era abituato a dare ordini, ma lei non aveva nessuna intenzione ad andare in quel garage e chiedere che andassero a ritirare la moto incidentata dicendo loro che quello che per lei era un perfetto sconosciuto avrebbe pagato il conto. Se ne sarebbe occupata di persona. Leonie radunò i ragazzi e riprese la passeggiata, anche se con uno spirito meno allegro di prima.

    Tornarono al centro nel tardo pomeriggio. Leonie se ne andò mentre altri volontari avevano organizzato una festa con musiche da discoteca per i ragazzi. Tornando a casa passò dal garage sul lungofiume come le aveva chiesto di fare il medico dai modi bruschi.

    Pagò un conto adeguato a quel genere di lavoro e pregò il padrone del garage di tenere la moto finché non fosse riuscita a sapere qualcosa del motociclista ferito.

    Poi fece ritorno alla yurta che aveva comperato da poco e telefonò all’ospedale dove era stato portato il ragazzo ferito.

    L’addetto alla portineria le passò l’infermiera di turno al Pronto Soccorso. Leonie si qualificò e spiegò alla donna che era stata presente all’incidente che era avvenuto poco prima a Heatherdale e quella la informò che il paziente aveva ripreso conoscenza e che al momento era in sala operatoria dove di lui si stava occupando il dottor Callum Warrender che l’aveva accompagnato con l’elicottero. Aggiunse che erano già stati contattati i genitori i quali avevano ringraziato il cielo che dal nulla fosse spuntato uno con la reputazione di Callum Warrender a occuparsi del loro ragazzo.

    Leonie pensò con un sorriso amaro che il fatto che sul luogo dell’incidente ci fosse anche un’infermiera qualificata sembrava fosse del tutto irrilevante.

    Naturalmente lei aveva sentito parlare molto in reparto del dottor Warrender. Tutti erano d’accordo che si trattava di un chirurgo di grande valore, ma lei non aveva mai avuto nessuna idea di che aspetto avesse. Dopo averlo visto di persona e nonostante le circostanze in cui era successo decise che quel tizio le piaceva.

    Aveva la pelle abbronzata, i capelli neri e gli occhi color nocciola che risaltavano in un viso deciso e onesto. Il suo fisico, forte e resistente, faceva pensare a uno stile di vita duro. Non si poteva negare che fosse molto attraente e lei non aveva mai sentito parlare di una moglie nella vita di quell’uomo.

    Callum tornò da Manchester in treno. Era stanco e pensò di mangiare qualcosa nell’albergo vicino a casa, ma prima voleva chiamare il centro comunale per informare Leonie dello stato del loro paziente.

    Era consapevole di essere stato molto scortese durante il loro incontro e voleva scusarsi. Per lui era facile capire le ragioni del suo comportamento, ma un estraneo non era affatto tenuto a sapere quanto ci tenesse alle sue passeggiate nella

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