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Ammaliante sconosciuta: Harmony Collezione
Ammaliante sconosciuta: Harmony Collezione
Ammaliante sconosciuta: Harmony Collezione
E-book167 pagine2 ore

Ammaliante sconosciuta: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Tu non mi conosci, ma io ti darò un erede...
Il preciso, luccicante e ordinato mondo che Dominic Pirelli ha impiegato una vita a costruire crolla improvvisamente nel momento in cui una donna mai sentita prima pronuncia al telefono quelle incredibili parole. Sebbene diffidi delle intenzioni di questa sconosciuta, Dominic acconsente a incontrarla: suo figlio, quel figlio che ha sempre sognato di avere, non può crescere lontano da lui! Ciò che non immaginava era di restare ammaliato dalla forza e dalla bellezza di Angelina Cameron, che in breve tempo non sarà più per lui una semplice sconosciuta.
LinguaItaliano
Data di uscita10 ago 2018
ISBN9788858985489
Ammaliante sconosciuta: Harmony Collezione
Autore

Trish Morey

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Ammaliante sconosciuta - Trish Morey

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Heir From Nowhere

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2011 Trish Morey

    Traduzione di Sonia Indinimeo

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-548-9

    1

    «Lei non mi conosce, ma io sto aspettando il suo bambino...» mormorò una voce femminile.

    Era possibile che il sangue si fermasse nelle vene, prima della morte? Dominic Pirelli se ne convinse quando lo sentì congelarsi nel suo cuore, fino a quel momento insensibile come un sasso. Avrebbe voluto sbattere giù il telefono per mettere fine a quell’incubo, ma non riusciva a muoversi. Ogni grammo di energia era concentrato su un’unica parola.

    No!

    Quando riuscì di nuovo a respirare sentì il battito accelerare di pari passo con la sua incredulità. Era impossibile! Non aveva importanza quello che il medico aveva cercato di spiegargli, quella mattina, così come non aveva importanza ciò che quella donna gli stava dicendo ora. Era assolutamente impossibile!

    ... sto aspettando il suo bambino...

    Quelle parole senza senso continuavano a ruotargli nella mente. Respirò ancora, cercando di ristabilire l’equilibrio in quella giornata pazzesca.

    In un giorno normale, nessuno sarebbe riuscito a prendere alle spalle Dominic Pirelli. Molti concorrenti ci avevano provato ed erano stati spazzati via come foglie, dalla sua abilità e dalla sua determinazione. Molte donne avevano provato, più o meno subdolamente, a intrappolare il miliardario, ma avevano fallito.

    In un giorno normale non avveniva nulla che lui non avesse stabilito, professionalmente e personalmente.

    Ma da un’ora, quel giorno aveva smesso di essere normale. Una terribile, lunghissima ora.

    Quando la clinica aveva chiamato per informarlo.

    Un errore, aveva pensato subito. È impossibile.

    Erano passati anni e sicuramente qualcuno aveva confuso i nomi o le cartelle. Lo aveva detto subito al medico, ma lui gli aveva risposto che l’unico errore era stato commesso tre mesi prima, quando l’embrione era stato impiantato nella donna sbagliata. E nonostante la valanga di scuse e giustificazioni, Dominic aveva continuato a rifiutarsi di credere che fosse vero.

    Poi il telefono aveva suonato di nuovo e la voce di una donna aveva pronunciato quelle parole, trasformando un’idea assurda in un’agghiacciante realtà.

    Lei non mi conosce, ma io sto aspettando il suo bambino.

    Sprofondò nella poltrona e la girò in modo da poter vedere oltre la vetrata qualcosa di diverso dall’incubo che gli scorreva davanti agli occhi. Cercò di concentrarsi sulla vista familiare del porto di Sydney. Navi e traghetti si incrociavano sotto l’Harbour Bridge e lungo le coste alberate, ma niente di tutto questo riuscì a cancellare l’angoscia e il dolore.

    Non poteva accadere davvero!

    Non in quel modo.

    Non doveva andare in quel modo!

    «Signor Pirelli...» riprese la donna, esitante. Sembrava scioccata quanto lui. «È ancora lì?»

    Espirò a fondo senza preoccuparsi di come sarebbe suonato dall’altra parte del telefono. In quel momento non gli importava di niente, soprattutto di essere educato. «Perché sta facendo questo?» le domandò. «Cosa spera di guadagnarci?»

    Avvertì una specie di singhiozzo soffocato e si sentì quasi dispiaciuto per aver detto quello che pensava. Quasi. Lui era abituato a dire la verità e l’esperienza gli aveva insegnato che raramente le persone facevano qualcosa senza avere un loro tornaconto.

    «Ho solo pensato che, date le circostanze, lei dovesse essere informato.»

    «Col cavolo!»

    Una pausa. «Mi dispiace che la prenda così. Io volevo solo parlarle e vedere se potevamo trovare un modo per uscire da questo pasticcio.»

    Questo pasticcio... Se non altro era chiaro anche a lei che si trattava di un pasticcio. «Pensa che ci sia un modo? Ha qualche soluzione magica nel cappello? Ha una fatina buona in giardino?»

    Si aspettò che riagganciasse. Sperava che lo facesse, per interrompere quella sgradevole conversazione che lui non era pronto a sostenere.

    Lo sperava perché sapeva bene che non sarebbe mai riuscito a riagganciare per primo. Non era pronto nemmeno a... a cosa?... alla possibilità di avere il figlio che lui e sua moglie avevano desiderato per anni?

    Pensava che avrebbe riagganciato, ma lei non lo fece. Il silenzio diventava sempre più opprimente e Dominic scoprì di aspettare che gli rispondesse. Cosa stava pensando in quel momento? Cosa voleva da lui? I quindici anni che aveva impiegato per costruire il più florido impero economico dell’Australia non lo avevano preparato a quella situazione.

    «So che è uno shock» disse lei. «Lo capisco.»

    «Davvero? Ne dubito.»

    «È difficile anche per me!» esplose a quel punto con una voce stridula e addolorata. «Pensa davvero che sia stata felice di scoprire che sto aspettando suo figlio?»

    Mio figlio? Quel pensiero gli arrivò in faccia come un pugno. Quella donna aspettava suo figlio. Non era un incubo. Quella donna aspettava il suo bambino. Suo e di Carla. Il bambino che lei aveva desiderato disperatamente, ma non era riuscita ad avere. La clinica era stata la loro ultima possibilità, ma ogni doloroso tentativo di impiantare un embrione era fallito miseramente. Dominic si premette una mano sulla fronte e sentì le tempie pulsare, mentre il sapore amaro della bile gli saliva lungo la gola.

    Eppure questa donna... questa sconosciuta, era riuscita dove Carla aveva fallito.

    Perché?

    Chi era quella donna che stava sconvolgendo la sua vita? Chi era lei per risvegliare i fantasmi del suo passato? Chi le dava il diritto di intromettersi?

    Sapeva solo di non poterne parlare al telefono. Doveva incontrarla. Doveva affrontarla di persona.

    Allentò il nodo della cravatta e slacciò il primo bottone della camicia. L’aria nella stanza gli sembrava arida e rovente come quella del deserto e quando parlò la sua voce suonò roca e forzata.

    «Come ha detto che si chiama?»

    «Angie. Angie Cameron.»

    «Senta, signorina Cameron...»

    «Signora per la precisione, ma mi chiami Angie.»

    Certo, pensò appoggiandosi allo schienale. Anche se al telefono sembrava una ragazzina nervosa, doveva essere sposata. Anzi, doveva esserlo da qualche tempo, se era ricorsa all’inseminazione artificiale. «Senta, signora Cameron» proseguì, ignorando il suo invito a chiamarla per nome. «Questa non è una cosa di cui possiamo parlare al telefono.»

    «Sono d’accordo.»

    Dominic inspirò a fondo e scrollò la testa. Ma perché doveva darsi quel contegno controllato? Se era davvero sconvolta perché aspettava un figlio non suo, perché non urlava, non si ribellava a quella tremenda ingiustizia come avrebbe voluto fare lui? Non si rendeva conto che il suo mondo stava andando in pezzi? Il mondo che lui aveva messo anni a ricostruire?

    Non poteva permetterlo!

    «Dovremmo incontrarci non appena possibile» le disse a denti stretti, voltando la poltrona verso la scrivania. Premette il pulsante dell’interfono per chiamare Simona. «Adesso le passo la mia assistente. Organizzerà lei tutti i dettagli.»

    Se anche avesse voluto rispondergli, non le diede il tempo di farlo. Sbatté giù il ricevitore, passando la chiamata poi rimase immobile e ansimante come se avesse appena corso una maratona in salita. Se ne sarebbe occupata Simona. Era brava a definire e risolvere i dettagli che lui si lasciava alle spalle per occuparsi del problema successivo già in agguato.

    Cosa sarebbe accaduto ora? Cosa c’era in agguato dopo l’incredulità?

    Rabbia! Lo capì, sentendo la pazza corsa del sangue nelle vene che gli faceva battere forte il cuore.

    Ribolliva di rabbia come un vulcano pronto a una devastante eruzione.

    Perché era accaduto l’impossibile.

    L’impensabile!

    E qualcuno avrebbe pagato per questo!

    2

    Angie posò il ricevitore con la mano tremante e il viso inondato di lacrime. Ma cosa si era aspettata? Che accogliesse la notizia come una specie di miracolo?

    Si asciugò il viso con la mano, prese un fazzoletto dalla scatola e si soffiò il naso. In fondo nemmeno lei aveva reagito bene, quando l’aveva saputo.

    Ma doveva proprio essere così duro, così maleducato? Sembrava quasi che fosse tutta colpa sua.

    Si mise una mano sul ventre ancora piatto che ospitava un bambino che lei non aveva mai veramente desiderato, ma che aveva accettato di concepire solo perché Shayne voleva un figlio a tutti i costi. Un figlio che, come si era scoperto, non era il loro.

    Forse era davvero colpa sua, pensò Angie.

    Anormale... Così l’aveva definita Shayne. Le aveva detto che ogni donna normale desiderava dei figli, salvo il fatto che si era seccato molto quando avevano dovuto rinunciare alle vacanze per pagare il trattamento alla clinica per la fertilità. La clinica Carmichael. La prima in Australia, in quel settore.

    Una donna normale, le aveva detto, non avrebbe avuto bisogno dell’inseminazione artificiale per avere dei figli. Quando finalmente era rimasta incinta, Shayne era rimasto molto soddisfatto all’idea che presto avrebbe avuto l’erede tanto desiderato. Invece, poco dopo, la clinica aveva chiamato per avvertirli di un tragico scambio di provette.

    E lei aveva fallito di nuovo.

    Perché una vera donna non avrebbe mai voluto avere il figlio di un altro uomo, l’aveva accusata suo marito. Una vera donna avrebbe accettato la generosa offerta della clinica, per risolvere il problema.

    Forse Shayne aveva ragione.

    Forse era la punizione per non essere una vera donna.

    Per essere una che, pur aspettando un figlio che non aveva davvero desiderato e per giunta non era nemmeno suo, si rifiutava di risolvere il problema, come Shayne aveva spiegato così eloquentemente.

    Risolvere il problema...

    Oh, lui l’aveva fatto sembrare semplice come gettare la spazzatura o sbarazzarsi dei vestiti vecchi. Ma non si trattava di spazzatura. Che lo volesse o no, dentro di lei stava crescendo un bambino. Una nuova vita. Il figlio di un altro.

    E dopo tutti i tentativi e gli sforzi, le iniezioni e le procedure per restare incinta, pensavano davvero che lei avrebbe accettato la loro cosiddetta soluzione?

    Non sarebbe mai accaduto.

    D’altra parte, non poteva essere solo una sua decisione. C’era una coppia che aveva messo il cuore e l’anima nel creare quella vita, e qualunque cosa avessero deciso di fare, avevano il diritto di sapere dell’esistenza di quel figlio.

    Chiuse gli occhi. Povero bambino! Con tanta gente al mondo doveva finire proprio con lei, che non aveva mai desiderato un figlio e che aveva accettato solo per cercare di salvare il suo matrimonio.

    Che strano senso dell’umorismo aveva il destino!

    «Mi dispiace, piccolo. Presto incontreremo il tuo papà e la tua mamma. Saranno molto felici di averti.»

    E se non fosse stato così?

    Un lacrima solitaria le rigò la guancia, al pensiero della telefonata. L’uomo era stato molto duro, ma in fondo capiva ciò che stava passando. Era accaduto anche a lei. Incredulità, shock, rabbia al pensiero che avessero commesso un errore di quella portata in una struttura tanto rinomata. Una clinica famosa per realizzare sogni, non per creare incubi.

    Ripensò alla violenta reazione di Shayne. Lui era passato dalla sorpresa alla furia in un battito di ciglia. Il bambino di cui si stava vantando con la sua famiglia e con gli amici da un mese, non era suo! Si era infuriato con i medici per aver sconvolto i suoi piani. Ma soprattutto si era infuriato con lei quando aveva rifiutato la loro proposta di abortire, dietro pagamento di un congruo risarcimento per insabbiare la faccenda.

    Sì, lei capiva bene lo stato d’animo del signor Pirelli. Sconvolto com’era, avrebbe potuto negare che il figlio fosse suo e interrompere la conversazione.

    Invece era stato ad ascoltarla anche se riluttante e alla fine aveva chiesto di incontrarla il giorno dopo. Forse quel bambino sarebbe stato accolto con amore dai suoi veri genitori.

    Sentì una macchina che si fermava. Guardò l’orologio e vide che erano le sei. Per un attimo pensò che fosse Shayne, di ritorno dalla fonderia e balzò in piedi, preoccupata per non aver preparato la cena.

    Poi ricordò, con una fitta di dolore.

    Shayne non sarebbe più tornato a casa.

    Era sola.

    Il lungomare Darling Harbour era affollato di turisti che facevano foto e mangiavano gelati,

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