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Ricordi di un amore: Harmony Jolly
Ricordi di un amore: Harmony Jolly
Ricordi di un amore: Harmony Jolly
E-book155 pagine2 ore

Ricordi di un amore: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

Amore e lavoro possono andare d'accordo? Certo. Provare per credere!

La biologa marina Meena non era preparata alla sensazione di familiarità che la invade quando incontra il magnate Guy Williams mentre lavora allo sviluppo del suo resort di lusso su un'isola dell'Oceano Indiano. Anni prima avevano avuto un'avventura tumultuosa, ma successivamente un incidente si è portato via tutti i ricordi di Meena e molto, molto di più.

Da allora lei ha sempre cercato delle risposte e forse Guy potrebbe essere il pezzo mancante per completare il puzzle del suo passato e dare un senso al proprio futuro. Ma è disposta rischiare di nuovo il suo cuore?
LinguaItaliano
Data di uscita20 ott 2020
ISBN9788830520431
Ricordi di un amore: Harmony Jolly

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    Anteprima del libro

    Ricordi di un amore - Ellie Darkins

    successivo.

    1

    Meena se ne stava sdraiata sulla sabbia rovente, mentre il sole accarezzava il suo viso attraverso le foglie delle palme da cocco. Fece un profondo respiro e chiuse gli occhi, grata per la frescura mattutina. Per l'ora di pranzo, il caldo sarebbe diventato così intenso da costringerla a fare ritorno a casa, perciò doveva sfruttare al massimo il suo tempo sull'isola di Le Bijou prima di rientrare a St Antoine sulla terraferma. Ma stare distesa da sola in spiaggia, sotto i raggi del sole, era un sogno che si avverava. Soprattutto in quel posto. L'aveva immaginato per così tanto tempo, che aveva cominciato a temere che non sarebbe più accaduto. Era qualcosa che non poteva dare per scontato.

    Prese un altro respiro, lungo e lento, rilassando tutto il corpo, dalle dita delle mani a quelle dei piedi. Era meraviglioso che riuscisse ancora a eseguire quei comandi con tanta facilità, dopo anni trascorsi a imparare daccapo a usarli. C'era voluta più forza di quanto avesse immaginato perché il suo corpo funzionasse di nuovo dopo l'incidente e, ancora di più, perché potesse affrontare il mondo e reintegrarsi nella vita reale.

    Nessuno dall'esterno avrebbe mai immaginato che cosa le fosse successo. I capelli folti e neri, mossi al naturale, le nascondevano perfettamente le cicatrici sulla testa. La maglietta standard in dotazione dell'Agenzia dell'Ambiente o la muta sul costume intero facevano il resto.

    Ma le cicatrici c'erano. Le sentiva sul cuoio capelluto e sul corpo. Le avvertiva nella mente ogni volta che cercava di ricordare i mesi prima dell'incidente, ma c'era il vuoto. E poi c'erano le occhiate e i bisbigli che sapeva la seguivano ovunque, sull'isola. Lei era la ragazza che era stata investita da un'auto e aveva perso la memoria.

    La luce screziata si scurì dietro le sue palpebre e le aprì sbattendole, all'improvviso a disagio. Si sollevò immediatamente appena si rese conto che aveva ragione di essere preoccupata. Un uomo sostava di fronte a lei, facendole ombra. Con il sole dietro le spalle, non riuscì a distinguere i tratti del suo volto e si alzò subito. Il cuore accelerò i battiti, mentre si guardava attorno per vedere se c'era qualcuno che potesse sentirla se avesse gridato aiuto.

    «Meena?» chiese il tipo quasi strozzandosi nel pronunciare il suo nome.

    «La conosco?» rispose lei in inglese, cogliendo il suo accento australiano anche in quella sola parola. Come la maggior parte dei residenti di St Antoine, una nazione insulare dell'Oceano Indiano, Meena parlava in modo fluente il francese che gli isolani usavano ogni giorno, come l'inglese, la lingua ufficiale degli affari governativi, e naturalmente il colorito creolo che la gente locale usava per comunicare tra loro. Ma aveva vissuto in Australia per un anno quando frequentava l'università e quell'accento non mancava mai di darle uno strappo al cuore.

    Strinse gli occhi, guardando l'uomo con maggiore attenzione. C'era qualcosa di familiare in lui? Era come se il suo nome e il ricordo di chi era stessero per rendere funzionante una parte del suo cervello. Ma quest'ultimo non fece il salto, così lei si lanciò nel suo discorsetto ben collaudato, le cui parole aveva formulato con cura negli anni per smussare quel disagio sociale.

    «Mi dispiace se ci conosciamo già» disse. «Ho subìto un trauma cranico e ho perso parte della memoria.»

    Non si sentiva più nemmeno imbarazzata, considerò, di fornire la solita scusa quando non identificava qualcuno, ma aveva la sensazione che avrebbe dovuto. Accadeva di rado. La maggior parte delle persone che aveva conosciuto e dimenticato quell'estate sapevano del suo incidente o erano in vacanza sull'isola e non doveva preoccuparsi di rivederle ancora. Lei aveva trascorso quasi tutta la sua vita a St Antoine, meravigliosa attrattiva per i turisti e gli imprenditori edili che li seguivano. Ma la maggior parte delle persone erano lì in vacanza per la prima volta e non sapevano che lei si fosse completamente dimenticata di averle conosciute. Erano trascorsi alcuni mesi, almeno, da quando aveva dovuto fare la sua presentazione non convenzionale.

    L'uomo allungò la mano per stringere la sua, guardandola ancora con trepidazione. Probabilmente era preoccupato che lei andasse nel panico o qualcosa del genere, si disse. Aveva aspettato la fine del periodo di rischio di cinque anni dopo l'incidente, desiderosa di ricominciare le immersioni, la sua carriera e la sua vita, in attesa di potere tornare in acqua; chiedendosi ogni giorno se sarebbe stato quello in cui avrebbe avuto una crisi. Ma non era mai successo, per fortuna, e aveva dovuto prendersi una nuova certificazione per fare le immersioni e tornare al suo lavoro di tutela sull'isola.

    «Guy Williams» si presentò. «Sono...»

    «Il proprietario della società immobiliare.» Aveva ricevuto una e-mail che la informava del suo arrivo l'indomani ed eccolo già lì, a interrompere i suoi esercizi di rilassamento un giorno prima.

    «Ha perso la memoria?» le chiese, guardandola ancora in modo strano. Meena roteò gli occhi; era abituata a sentirselo dire.

    «Sì, proprio come in un film. Dovrei ricordare qualcosa di lei?»

    Scosse la testa. Lui stava reagendo peggio di molte persone a cui aveva fornito quell'informazione. Di solito, sembravano confuse ma, anche se Guy Williams era uno sconosciuto, Meena poteva dire dalla sua espressione che si stava sforzando di accettare ciò che gli aveva appena rivelato. Forse non le credeva.

    «Allora, ricominciamo daccapo» disse, ansiosa di portare avanti la conversazione. «Immagino che lei voglia sapere della mia valutazione sull'impatto ambientale. Non la aspettavo prima di domani, e stavo per iniziare.» Si guardò attorno, cercando la cartellina, sicura di averla portata con sé. Un modo per fare una buona impressione, pensò. Presentarsi con una nota a margine su un trauma cranico e poi guardarsi attorno sulla spiaggia come se non avesse idea di che cosa stesse facendo lì.

    Di solito non era così distratta da un bel volto, nemmeno così attraente come quello. Fronte alta, abbronzatura dorata, naso dritto e lungo, labbra carnose e una fossetta sul mento. Anche il fisico non era niente male – considerò, come se dovesse dare la sua opinione sull'argomento – da quello che poté notare.

    Era vestito in modo professionale, con una camicia classica e un completo blu. Ma il colletto aperto mostrava una minuscola parte di gola che le fece desiderare di avvicinarsi, lasciare scivolare le dita in quell'incavo, sentire il calore della sua pelle, il battito cardiaco.

    Scosse la testa. Da dove le veniva quel pensiero? Indietreggiò di un passo. Non avrebbe dovuto pensare a certe cose. Non voleva un uomo nella sua vita. Incrociò le braccia al petto, sentendo all'improvviso freddo, a dispetto della calura crescente della giornata. Aveva dimostrato a se stessa, tanto tempo prima, che non era capace di prendere buone decisioni in fatto di uomini. Di sesso. Era più sicuro negarsi che rischiare di ripetere i suoi sbagli.

    «Tutto bene?» chiese Guy.

    «Sì, sto bene, grazie. Stavo solo per iniziare.»

    Ah, eccola. Scorse la cartellina con l'angolo dell'occhio e la raccolse con un solo, agile movimento che smentì i lunghi mesi di fisioterapia che aveva dovuto affrontare dopo l'incidente per essere in grado di muovere anche un solo passo.

    Lo sorprese a guardarla in tralice e si fermò per un attimo. «È sicuro che non ci siamo conosciuti... prima?» gli domandò, detestando il buco nero nella sua memoria che rese necessaria la domanda. Non avrebbe dovuto guardare ogni uomo che incontrava e chiedersi: Eri tu? Era tuo il bambino che aspettavo?

    L'espressione piatta con cui lui la guardava le suggeriva che non era possibile che fosse lui. Era come se la vedesse a stento. Come se lei non fosse nemmeno lì. Immaginò che questo rispondeva sufficientemente alla sua domanda.

    «Sono sicuro» replicò con rigida gentilezza. Un altro da depennare dalla lista, pensò, cercando di non imbarazzarsi a quel gioco interiore del chi è il papà? che era costretta a fare da sette anni.

    Poteva lasciare perdere, certo. Non c'era alcun bambino. Non più. Quando si era risvegliata dal coma, i medici della clinica le avevano dato con garbo la notizia che non aveva perso solo la memoria. Non sapeva nemmeno se era a conoscenza prima dell'incidente di aspettare un bambino. Considerato l'atteggiamento conservatore verso il sesso prematrimoniale all'interno della cultura sull'isola di St Antoine, era sicura che una gravidanza non programmata sarebbe stata più causa di ansia che di gioia.

    Ricordava ancora i bisbigli alle spalle di una compagna di scuola che era rimasta incinta quando era adolescente e che si era dovuta sposare in fretta prima che nascesse il bambino, sei mesi più tardi. Era per questo che l'amante di Meena era sparito? Temeva che sarebbe stato costretto a un matrimonio riparatore?

    Tuttavia, i suoi genitori non erano tradizionalisti. Avevano sorpreso tutti con il loro matrimonio – la madre mauriziana francese e il padre indiano si erano sposati in un periodo in cui certe unioni erano ancora più insolite – ma questo non significava che la gente non avrebbe parlato. Parlava sempre.

    Era stata anche lei insolita a vivere lontana dai suoi genitori: le c'era voluta tutta la sua determinazione per trasferirsi quando si era ripresa dall'incidente.

    Ma se la sua famiglia avesse saputo di un eventuale fidanzato, non le avrebbero mai detto niente. Così non aveva avuto altra scelta se non quella di immaginare che quella relazione fosse stata segreta. Come aveva potuto avere una storia seria con qualcuno che era andato a letto con lei, ma che non aveva nemmeno presentato ai suoi genitori?

    La sua mente aveva dedicato molte ore al tentativo affannoso di capire. Non era andata molto lontano e ciò che la preoccupava di più era che non aveva idea di chi potesse essere stato il padre. Aveva perso solo qualche mese di memoria e non c'era alcun segno di un fidanzato nella sua vita. Da dove era arrivato quel bambino? E che cos'era successo a suo padre? Dov'era quando lei era rimasta incastrata sotto la macchina, mentre la sua memoria e il suo piccolo stavano abbandonando il suo corpo?

    Lasciandola devastata.

    Guy si girò a guardare la spiaggia, verso la macchia dove sarebbe sorto il complesso alberghiero. Dove sarebbe potuto sorgere, si corresse Meena, se gli studi ambientali fossero stati completati e la licenza edilizia fosse stata concessa dal relativo dipartimento governativo. Se lei non avesse trovato qualcosa per fermare il progetto... Prese un respiro profondo. Avrebbe trovato qualche cosa – doveva – perché c'era qualcosa in quel piccolo gioiello di un'isola a cui non aveva intenzione di rinunciare.

    Per sette anni era stato il suo segreto. Tra il trauma e la riabilitazione di quel periodo, aveva trascorso più tempo lì, in quella spiaggia appartata, che in qualunque altro posto. Era l'unico luogo dove si sentiva tranquilla. Dove la sua mente riposava e il cuore non soffriva. Così, quando aveva sentito dell'imminente sviluppo edilizio, aveva fatto in modo di fare parte della squadra che lavorava sull'impatto ambientale. Se c'era un modo per fermare la costruzione del resort, lei lo avrebbe trovato.

    Meena Bappoo. Era sdraiata sulla spiaggia, proprio come l'aveva lasciata. Gli occhi chiusi contro il sole, come se fossero trascorsi solo pochi minuti invece che anni dall'ultima volta che l'aveva vista lì. Stava quasi per girarsi pronto ad andare via quando notò il logo dell'Agenzia Ambientale sulla sua maglietta e si rese conto che era la biologa marina che avrebbe dovuto incontrare. I messaggi che lui aveva ricevuto dal responsabile del progetto non menzionavano il suo nome, solo la sua qualifica e

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