La ruota della seduzione: Harmony Destiny
Di Cat Schield
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Info su questo ebook
Un colpo di fortuna al Casinò di Las Vegas permette a Missy Ward di cambiare la propria vita. Con un abito da sirena e un cocktail in mano è facile diventare sensuale e spregiudicata, al punto che decide di proporre al suo capo, l'affascinante milionario Sebastian Case, una scommessa ad alto tasso di seduzione.
Lui ama vincere.
Pur di allontanare la sua segretaria dal tavolo da gioco Sebastian non esita ad accettare. Un'ultima puntata deciderà la loro sorte: nero, lei tornerà la Missy di sempre. Rosso, Sebastian dovrà trascorrere con lei un'intera notte di passione. La ruota della roulette corre veloce, e una volta entrati in camera da letto entrambi saranno pronti a soddisfare le loro fantasie.
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Anteprima del libro
La ruota della seduzione - Cat Schield
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
A Win-Win Proposition
Harlequin Desire
© 2011 Catherine Schield
Traduzione di Giulia Dani
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5898-080-4
1
Sebastian Case era abbagliato dallo sfarfallio delle luci che cercavano di indurlo in tentazione. Ignorò il suono metallico delle slot machine e le loro melodie che sancivano vincite e perdite. Scommettere non lo aveva mai attirato, era un uomo che credeva nel duro lavoro e nella perseveranza, non nel caso.
Una coppia sulla sessantina, disorientata dalle luci e dal rumore, lo fermò. «Mi scusi» gli disse l’anziana signora, «questo hotel è veramente splendido, però c’è troppa confusione. Potrebbe gentilmente indicarci il buffet?»
Lo avevano scambiato per un inserviente dell’albergo. Niente di cui stupirsi, era forse l’unico cliente in giacca e cravatta in tutta la sala.
«Il buffet è alla vostra destra» rispose Sebastian, indicando alla coppia la direzione da seguire.
«Te l’avevo detto» rispose la donna, guardando il marito con sguardo compiaciuto. «Grazie mille.»
Con un cenno del capo, Sebastian si diresse verso gli ascensori per tornare alla sua suite, dove sperava di trovarvi anche Missy. Mentre lui stava discutendo al telefono con gli avvocati per definire gli ultimi dettagli sull’acquisizione della Smythe Industries, Missy si era volatilizzata. Ormai, erano passate quasi sei ore.
Cominciava a preoccuparsi, le aveva lasciato tre messaggi in segreteria senza ottenere risposta. Non aveva mai conosciuto una segretaria più efficiente e affidabile di Missy. Le era forse successo qualcosa?
Las Vegas sapeva ammaliare i suoi turisti con vane promesse di folli divertimenti, ma poi se ne sbarazzava lasciandoli frastornati e a mani vuote. Missy si era lasciata catturare nel vortice? La sua infanzia nel Texas non l’aveva di certo preparata ad affrontare tali pericoli. Stava puntando tutto il suo stipendio a un tavolo da gioco oppure qualcuno l’aveva adescata per strada?
Sentì il telefono vibrare nella tasca della giacca: finalmente Missy aveva risposto. Nel leggere il breve messaggio Sebastian rimase impietrito.
Do le dimissioni.
Missy si stava licenziando? Impossibile, era stata la sua segretaria personale per oltre quattro anni. Loro due insieme erano una squadra; quando lei era triste, lui lo capiva immediatamente.
Sebastian provò a telefonarle, ma quanto sentì scattare la segreteria le inviò un messaggio, intimandole di dirgli dove si trovava. Pochi secondi dopo, Missy gli rispose.
Al bar.
Quale bar?
Sebastian serrò i denti.
Lo Zador.
Attraversò il casinò e raggiunse velocemente il bar, arredato in stile orientale, con enormi vasche di pesci rossi posizionate lungo le pareti. L’intenzione era di cercare la sua segretaria, ma fu distratto da una rossa seduta al bancone che stava parlando con il barman.
Anche se Sebastian non riusciva a sentire la conversazione, immaginò che la donna avesse una voce suadente come quella di una sirena. Senza averla ancora vista in faccia, Sebastian era rimasto talmente ammaliato dal fascino che emanava che stava quasi per dimenticare perché si trovasse in quel locale. Diede un’occhiata veloce ai tavolini, ma non vi era traccia di Missy.
Se ne sarebbe occupato in seguito, prima doveva conoscere la rossa.
«No, veramente? Ha fatto una cosa del genere?»
Sebastian riconobbe la voce della donna, e si sentì attraversare da un brivido. «Missy?»
La segretaria si voltò con uno sguardo che Sebastian avrebbe definito senza dubbio provocante.
«Ciao, Sebastian» lo salutò lei, facendogli cenno di avvicinarsi. «Joe, porta una tequila al mio capo.»
Sebastian si sedette incredulo, mentre lei lo osservava con curiosità, in attesa che dicesse o facesse qualcosa.
«Cosa significa quel messaggio?» domandò lui, cercando di reprimere il forte senso di attrazione che, inspiegabilmente, aveva iniziato a provare nei suoi confronti. «Hai scelto veramente un pessimo momento per andartene.»
Missy gli porse il bicchiere. «Non arriverà mai il momento giusto.»
Sebastian bevve la tequila tutta d’un sorso, ma il bruciore dell’alcol non era paragonabile all’inferno che si stava agitando dentro di lui.
Durante quelle sei ore, lei si era acconciata i capelli che portava sempre legati e ora le incorniciavano il viso e le spalle. Erano sempre stati così lucenti e morbidi? Dovette quasi trattenersi dall’accarezzarli. Poi la osservò meglio: non indossava più i soliti pantaloni castigati, ma un vestito scollato che faceva intravedere le forme sinuose. Aveva sempre avuto una pelle così chiara e perfetta o era solamente il contrasto con il nero dell’abito? Ma, soprattutto, l’aveva mai vista così svestita?
La Missy che conosceva lui era una ragazza semplice e riservata, ma la donna che aveva di fronte dimostrava di saper usare la propria sensualità.
Sebastian scosse la testa. «Cos’hai detto?» le domandò. Perso nella contemplazione della nuova Missy, non l’aveva minimamente ascoltata.
«Ho detto che è il tuo turno.»
Il suo turno di fare cosa?
La scollatura di Missy lo incantava, e fantasticò di poterle baciare i seni con passione fino a farla gridare di piacere.
Rimase colpito dalla veemenza dei suoi istinti. Il profumo sensuale di Missy gli annebbiava la vista.
«Sebastian?»
«Cosa?» rispose lui, sollevando lo sguardo dalla scollatura di lei.
«Tutto bene?» Sembrava che fosse riuscita a leggere i suoi pensieri e che le fossero piaciuti.
Cosa ne era stato della ragazza seria e professionale con cui aveva lavorato negli ultimi quattro anni? Forse portarla a Las Vegas non era stata una buona idea.
«Sì, sì.» Cosa gli stava capitando? Non riusciva a pensare lucidamente. Guardò il bicchiere, non l’avevano mica drogato? «Di cosa stavamo parlando?»
«Delle mie dimissioni.»
Quelle parole furono una doccia fredda che lo fecero tornare immediatamente in sé. «Cosa vuoi? Un aumento o una promozione?»
«Voglio sposarmi e avere dei figli.»
Una confessione sconvolgente. L’aveva sempre considerata una donna in carriera, efficiente e scrupolosa. Ovviamente, aveva anche una vita privata, con degli amici e, probabilmente, un fidanzato, ma Sebastian non ci aveva mai pensato.
«Non è necessario che ti licenzi.»
«Lo so, ma voglio farlo comunque.»
«Mi stai dicendo che io ti impedisco di sposarti e di farti una famiglia?»
«Esatto» affermò lei, abbassando lo sguardo.
«In che modo?»
Sebastian disse al barista di servirgli un’altra tequila, facendogli capire, però, di non portarne una anche a Missy. Quanti drink aveva già bevuto? Non sembrava ubriaca, ma non riusciva a spiegarsi diversamente quella sua decisione inaspettata.
«Mi fai lavorare sempre fino a tarda notte, mi chiami a qualsiasi ora per organizzarti una trasferta o una videoconferenza. Quante volte ho lavorato nei weekend per fare le ultime modiche ai tuoi documenti, su cui avevo già lavorato tutta la settimana?»
Stava cercando di dirgli che lui era troppo esigente? Forse aveva contato un po’ troppo su di lei negli ultimi tempi, ma gli piaceva sapere che lei era sempre disponibile quando lui ne aveva bisogno.
«Non ti prendi mai una pausa» si lamentò lei, «e non ne concedi mai una neppure a me.»
«Prometto che ti lascerò libera nei weekend.»
«Non si tratta solo di quello, io devo anche pensare ai tuoi appuntamenti dal medico, alla revisione della tua auto, ai lavori di ristrutturazione del tuo appartamento. È casa tua, dovresti occupartene tu.»
Ne avevano già parlato. «Mi fido del tuo gusto.»
«Lo so, ma arredare la casa è una cosa che dovrebbe fare tua moglie.»
«Non sono sposato.»
«Non ancora.» Lei gli rivolse uno sguardo carico di frustrazione. «Tua madre mi ha riferito che le cose stanno diventando serie tra te e Kaitlyn Murray.»
«Serie non è l’aggettivo giusto.»
Anche se gli dava fastidio che sua madre raccontasse a Missy i fatti della sua vita privata, Sebastian non poteva certo lamentarsi. Era stato proprio lui a costringerla a occuparsi anche della gestione della sua vita privata, perché gli faceva comodo che lei si occupasse di tutto.
«Vi frequentate da sei mesi» proseguì Missy. «Tua madre dice che è la tua storia più lunga da quando...»
Si interruppe bruscamente.
Da quando lui aveva divorziato, sei anni prima.
Sebastian non era contrario a risposarsi. Lo avrebbe già fatto se la sua ex moglie non avesse calpestato così brutalmente la sua fiducia nel genere umano. Dopo Chandra si era trasformato in un freddo calcolatore che sfuggiva qualsiasi coinvolgimento affettivo.
Per questo si era concentrato su qualcosa che poteva controllare. In particolare, fare soldi ed espandere la Case Consolidated Holdings.
«Va bene, non ti chiederò più di occuparti delle mie faccende private.» Avrebbe abbattuto tutte le sue riserve una a una. Non poteva permetterle di andarsene. «Sei contenta?»
Gli occhi nocciola di Missy si infiammarono. «Non riuscirai a farmi cambiare idea, Sebastian. Mi licenzio, lavorerò fino alla fine della settimana.»
«Mi devi dare due settimane di preavviso.»
«Posso dartene anche quattro se preferisci. Ho molte ferie arretrate.» Guardò il barista indicandogli il bicchiere vuoto.
«Non credi di averne già bevuti abbastanza?»
Le prese la mano per fermarla, ma il contatto con la pelle di lei gli provocò un brivido inaspettato. La desiderava in modo primitivo e irrazionale. Cosa gli era capitato? Era Missy. Avevano lavorato fianco a fianco per quattro anni senza che avesse mai provato nulla del genere.
Era una sua impiegata, quindi doveva essere responsabile nei suoi confronti, ma in quel momento era tutto meno che responsabile. Non riusciva neppure a pensare. Era in balia dei suoi istinti.
«Non sei mio padre» gli ricordò lei, ritraendo la mano. «Smetti di dirmi cosa devo fare.»
«Non ti riconosco più.»
«Non sono più la vecchia Missy.» Bevve velocemente metà del drink che il barista le aveva portato. «Sai che giorno è oggi?»
«Il cinque aprile. Il summit inizia domani sera.» Si trattava dell’evento che la Case Consolidated Holdings organizzava ogni anno con i dirigenti delle compagnie associate. Era l’occasione per pianificare le nuove strategie aziendali e creare coesione all’interno del gruppo.
«È il mio compleanno.»
Sebastian ebbe un sussulto, se ne era di nuovo dimenticato. Gli anni precedenti, un biglietto da firmare e qualche palloncino in ufficio lo avevano aiutato a ricordare di farle gli auguri, ma questa volta era stato troppo concentrato sul summit. Era veramente un pessimo capo, non riusciva neppure a rammentarsi la data del compleanno della seconda donna più importante della sua vita.
«Ti ho regalato qualcosa di bello?»
Missy aprì le braccia facendole scorrere lungo il corpo. «Un giorno in un centro benessere e un cambio di look.»
«Ho avuto un’ottima idea» affermò lui, con un sorriso indeciso. «Sei la donna più bella del bar.» Non le aveva fatto un gran complimento, dal momento che erano circondati da uomini e le poche donne nella sala erano anziane e sciatte.
«Caspita, grazie mille. Sto molto meglio ora