Il viaggio di Miss Manning
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Amanda McCabe
Autrice originaria dell'Oklahoma, ha scritto il suo primo libro a sedici anni, durante le lezioni di matematica, e da allora i suoi romanzi hanno ottenuto prestigiosi riconoscimenti letterari.
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Il viaggio di Miss Manning - Amanda McCabe
successivo.
1
Londra, 1805
«A quanto si dice in giro, è l'uomo più bello che si sia mai visto!»
Mary Manning tentò di non ridere dell'entusiasmo dell'amica, Lady Louisa Smythe. Si limitò a sorridere e a rivolgere cenni con la testa ai conoscenti che incontravano passeggiando nel parco e sistemò l'ombrellino di pizzo per proteggersi meglio dal sole brillante del pomeriggio. Lady Louisa aveva la tendenza ad accalorarsi per ogni nuovo pettegolezzo, soprattutto se riguardava gentiluomini attraenti.
E un gentiluomo attraente che era anche l'eroe del momento nella guerra contro Napoleone per gli atti di valore compiuti nella battaglia di Caldiero... be', Mary era quasi sorpresa che l'amica non fosse già svenuta per l'entusiasmo.
Lei stessa doveva riconoscere di essere incuriosita dai racconti che circolavano sul conto di Lord Sebastian Barrett, terzogenito del Marchese di Howard e capitano del Terzo Ussari e del suo eroismo. Almeno un po'.
Louisa la prese a braccetto mentre svoltavano sul vialetto tortuoso che costeggiava il fiume e Mary si ritrovò a osservare i capannelli di gente che vi si erano radunati, chi a chiacchierare, chi a ridere. Suo padre lavorava nel corpo diplomatico e lei era stata la sua padrona di casa sin da quando, alcuni anni prima, aveva perso la madre, una bella portoghese.
A sedici anni era stata fin troppo giovane per organizzare cene e tornei di carte nel corso dei quali gli inviati stranieri e le loro sofisticate consorti potessero stringere alleanze con i rappresentanti inglesi, soprattutto in periodi di guerra, ma non c'era nessun altro che potesse svolgere quel ruolo al suo posto. Mary, del resto, aveva già imparato molto osservando il comportamento aggraziato della madre e ascoltando le conversazioni dei genitori, spesso ponendo loro domande precise. Le piaceva lavorare, le piaceva avere un obiettivo e imparare cose nuove. Con il padre aveva visitato l'Austria e l'Italia, aveva vissuto per un certo tempo in Russia e soltanto da pochi mesi aveva fatto ritorno in Inghilterra.
Eppure talvolta... be', talvolta le sarebbe piaciuto potersi concedere le chiacchiere e i pettegolezzi delle sue coetanee, lasciarsi trasportare sulle ali selvagge del corteggiamento e dell'infatuazione, anche se solo per un momento. Forse era per quello che apprezzava tanto l'amicizia di Louisa.
«Il più bell'uomo che si sia mai visto?» le fece il verso, fermandosi all'ombra di un vecchio albero per osservare la gente che passava e i bambini che facevano galleggiare le barchette sull'acqua. «Addirittura meglio del Principe de Ligne? Eppure solo la scorsa settimana giuravi di esserti innamorata di lui.»
Louisa scoppiò in un'allegra risata. «Oh, quello! Sta per sposare una grassoccia duchessa tedesca, nel tentativo di riprendersi le sue terre. Un bravo ballerino, senza ombra di dubbio, ma non è certo un eroe come Lord Sebastian. C'è qualcosa di indefinibile in un uomo in uniforme, Mary. Non lo pensi anche tu? Lo definirei uno splendido spirito maschile.»
Proprio in quel momento passò accanto a loro un ufficiale di marina in giacca azzurra e tricorno e si inchinò sorridendo. Louisa fece un risolino e lo salutò con uno sventolio del fazzoletto.
Mary si morse le labbra per non ridere. Pensò alle storie che circolavano sul conto di Lord Sebastian, al fatto che si fosse battuto da solo contro dieci francesi o che avesse perduto diversi cavalli in battaglia. Era certa che non fossero vere, ma le piaceva ugualmente ascoltarle. Aveva sempre apprezzato le storie di miti e leggende, fin da quando era bambina e la mamma gliele raccontava, alla sera, prima di addormentarsi.
Louisa si chinò a sussurrarle qualcosa all'orecchio. «Anche se è difficile che Lord Sebastian sia più affascinante di suo fratello Henry. Su quel fronte non dovresti avere dubbi.»
Mary la guardò, sorpresa. Come faceva Louisa a sapere di Lord Henry e del suo tentennante corteggiamento? «Lord Henry Barrett?»
«Ma sì, certo. Non è forse un tuo grande ammiratore?»
Non fu certo il calore del sole a farle avvampare le guance. Mary distolse lo sguardo, osservando un bambino che correva spingendo il cerchio. «Non direi. Ci siamo incontrati soltanto un paio di volte.»
«No?» Louisa sembrava già distratta da un gentiluomo che cavalcava in lontananza. «Ne sei certa? Sareste una coppia davvero bene assortita. Mio zio sostiene che il futuro di Lord Henry nel corpo diplomatico è praticamente assicurato e che presto potrebbe essere inviato in Russia, proprio come tuo padre.»
Una coppia davvero bene assortita. Già, senza dubbio. Lord Henry Barrett era diventato il protetto di suo padre, negli ultimi tempi. Sir William Manning non si era mai lamentato di avere avuto soltanto una figlia, ma Mary sapeva che gli sarebbe piaciuto avere un figlio maschio che seguisse le sue orme e a cui dare consigli e suggerimenti su come muoversi tra politica, guerre e corti reali.
Era stato proprio il padre a chiederle di invitare più volte a cena Lord Henry, di recente, e in svariate occasioni i due uomini si erano trattenuti in lunghe conversazioni nello studio. Conversazioni di certo molto più lunghe di quelle che c'erano state tra Lord Henry e Mary.
Un giovane molto promettente, mia cara Mary, lo aveva definito Sir Manning proprio quel mattino, mentre lei si preparava a uscire con Louisa. Solido e calmo, proprio ciò di cui ha bisogno il paese in questo momento.
Mary esalò un sospiro nel ricordare quelle parole e ripensò a Lord Henry Barrett. Era un bel giovane dai capelli dorati e dal sorriso attento e gentile, nonché un perfetto diplomatico: corretto, pacato, insondabile. A stento le aveva sfiorato la mano, quando avevano ballato insieme.
Doveva essere molto simile a come era stato suo padre prima che incontrasse sua madre a Lisbona e la conducesse a casa a Londra. Sarebbe stato il genero ideale per Sir Manning, e a Mary avrebbe concesso di continuare a fare ciò che le riusciva meglio: la perfetta padrona di casa e una compagna di lavoro nelle posizioni all'estero, una diplomatica a sua volta, fuorché nel titolo.
Mary sapeva bene che quello sarebbe stato il corso migliore da impartire alla propria esistenza. L'unico corso possibile, in realtà. Motivo per cui non avrebbe dovuto riservare molta attenzione ai racconti fantasiosi sull'eroico fratello di Lord Henry.
«Lord Henry è molto amabile» commentò quindi, cauta, «ma non lo conosco a sufficienza per dire se è un mio ammiratore oppure no.»
«Oh, andiamo! Sono certa che lo è. E tu saresti la moglie ideale, per un diplomatico.» Louisa osservò distratta la folla, quasi fosse già alla ricerca di un altro bel volto affascinante. «Senza contare che è il secondogenito, dopotutto, mentre Lord Sebastian è il terzogenito. Potrebbe succedere al titolo di una contea, un giorno.»
Mary rise. «Di tutti i vantaggi di Lord Henry, temo che questo sia il meno plausibile. Ho sentito dire che la moglie del fratello maggiore è in dolce attesa.»
«Oh!» si imbronciò l'altra. «Che delusione. Quanto mi sarebbe piaciuto essere l'amica del cuore di una contessa. Be', dovrai accontentarti, a quanto pare. E forse io diventerò la moglie di Lord Sebastian. Ci pensi? Potremmo diventare sorelle!»
Mary rise ancora più forte. Ecco perché le piaceva avere Louisa per amica. Tutti i suoi conoscenti erano persone interessanti, certo, ma terribilmente solenni e noiose. Louisa, invece, era l'unica capace di farla ridere. «Non l'hai ancora conosciuto! Come fai a sapere che ti piacerebbe al punto da volerlo sposare?»
«Perché ci sono cose che una donna sa e basta!» L'amica la prese per mano e la trascinò lungo il sentiero. «È bello, coraggioso e affascinante. Cos'altro potrei cercare in un uomo, me lo dici?»
Mary sospirò. Non erano caratteristiche che ogni donna avrebbe voluto trovare in un uomo? Ogni donna a eccezione di quelle sagge e utili come lei, naturalmente. Lei avrebbe dovuto cercare un marito da aiutare, una famiglia in cui potersi inserire, eppure continuava a sognare un giovane alto e bruno a capo di una brigata di cavalleria all'attacco. Roba da poema epico, insomma.
Louisa, intanto, la trascinò fuori del parco, parlando a ruota libera di un bel cappellino che aveva visto nella vetrina di una modista. «Dovremmo trovarci nei pressi della casa di Lady Alnworth» commentò. «Che ne dici di passare a trovarla? Mi ha promesso che mi avrebbe prestato il suo braccialetto di ametista da indossare con l'abito color lavanda al ballo dei Seeton, domani sera.»
Lady Alnworth era una delle più rinomate padrone di casa di Londra, oltre che una delle più scandalose. «Non saprei, Louisa. Mio padre sarà presto a casa a reclamare la cena.»
«Oh, ma ci vorrà solo un momento! Sai bene che Lady Alnworth è sempre al corrente delle ultime notizie. Magari saprà dirci se al ballo parteciperà anche Lord Sebastian.»
Mary scoppiò di nuovo a ridere. Magari Lady Alnworth suscitava qualche pettegolezzo, ma qualche notizia era sempre bene accetta. «E sia, ma solo per pochi minuti.»
Come di consueto, la porta di Lady Alnworth era aperta ai visitatori e dal salone fluiva il brusio di chiacchiere e risate incessanti. Era una dimora vivace e alla moda e all'improvviso Mary fu felice di aver accettato di recarsi lì.
«Lady Alnworth è in casa?» domandò Louisa al maggiordomo.
«Sì, Lady Louisa. Miss Manning.» Il domestico rispose con un inchino. «È appena arrivato un nutrito gruppo di ospiti, inclusa la Duchessa di Thwaite.»
Louisa spalancò gli occhi per la sorpresa e neppure Mary riuscì a nascondere la meraviglia. Capitava di rado che la duchessa si recasse in città, visto che preferiva condurre la sua esistenza di incessanti ricevimenti a Thwaite Park, e quando lo faceva, in genere si trascinava dietro una corte di amici illustri.
«La duchessa?»
«Sì, Miss Manning, e con diversi ospiti» garantì il maggiordomo con un luccichio negli occhi. «Ospiti eroici.»
«Eroici?» squittì Louisa. «Oh, Mary! E se si trattasse di Lord Sebastian e di qualche suo amico? Oh, che emozione!» esclamò quindi precipitandosi verso le porte già spalancate del salone.
Quando Mary la raggiunse con un passo ben più misurato, l'amica si era già unita al gruppo radunato accanto alla finestra che si spalancava sul parco. Mary si fermò a osservarli, a studiare la scena come se fosse un dipinto, come le era sempre stato insegnato a fare.
La duchessa era al centro del gruppo, una bella donna alta e bruna vestita in verde all'ultima moda, mentre Lady Alnworth era reclinata su una chaise longue in broccato accanto a lei, avvolta in una cappa rossa. Entrambe osservavano con aria enfatica Louisa, tutta riccioli biondi e nastri di raso, che le salutava, mentre intorno a loro era riunita una corte di giovani ammiratori in cerca di attenzione.
A un tratto Mary si sentì intimidita. Era stata abituata a sentirsi a proprio agio con la gente più varia e a parlare con tutti in modo cortese, ma quelli che si trovava di fronte rappresentavano il gruppo più colto e intelligente di Londra. Riconobbe Mr. Nicholas Warren e Lord Paul Gilesworth, due degli scapoli più ambiti della capitale, e Lord James Sackville, ma non riuscì a identificare un altro giovane che se ne stava seminascosto dalla tenda a osservare il parco.
«Miss Manning» la chiamò Lady Alnworth. «Vi va di aiutarci a risolvere una controversia? Siete sempre tanto saggia, voi, e così istruita. Lord James afferma che Platone non può essere considerato un pagano, dato che perora l'immortalità dell'anima, mentre Mr. Warren sostiene il contrario. Mi sento terribilmente confusa, mia cara.»
«Purtroppo temo che la mia istruzione non sia tanto estesa, Lady Alnworth. Ho letto solo ciò che Platone scriveva dei dialoghi del suo maestro, Socrate» rispose Mary facendosi strada sorridendo verso la padrona di casa. «So molto poco di...»
Di colpo notò un movimento da parte dell'uomo acanto alla finestra, un guizzo di colore che attrasse la sua attenzione. Un uomo in uniforme rossa le si fece incontro, e a quella vista Mary vacillò.
Era bello, davvero bello, quasi irreale, tanto simile all'immagine di un libro che avesse appena preso vita. Un antico cavaliere che indossava la divisa rossa al posto dell'armatura, anche se su di lui quell'uniforme sembrava diversa. Esotica. Seducente.
Era più alto di tutti gli uomini che aveva conosciuto a Londra, con spalle larghe e fianchi stretti avvolti da un paio di calzoni chiari che contrastavano con i lucidi stivali neri.
Aveva i capelli castani striati di biondo, quasi fulvi, che brillavano, come se fosse avvezzo a trascorrere lunghe ore al sole. Quei capelli gli conferivano un bagliore affascinante, un calore a cui Mary temeva di volersi avvicinare troppo, come se lui potesse liquefare ogni più piccola scheggia di ghiaccio che la circondava, o la solitudine che le si era stretta intorno al cuore da quando era morta sua madre. I capelli gli ricadevano in onde morbide e scomposte sulla fronte e sul collo alto e rigido della giacca.
Non aveva l'aria di sentirsi a proprio agio in quel salone dorato, nonostante l'uniforme immacolata e il portamento nobile. Mary se lo immaginò sul ponte di una nave pirata, intento a solcare un mare in burrasca, o a cavalcare in una brughiera in groppa a un destriero selvaggio.
O a prendere una donna tra le braccia e a baciarla con tanta passione da farla svenire.
Ci mancò poco che una risata le gorgogliasse sulle labbra per quelle sciocche fantasie. Doveva aver letto troppe poesie d'amore, negli ultimi tempi. E dire che non era da lei. Se quello era il famoso Lord Sebastian Barrett, la sua reputazione era più che meritata. Era senza dubbio un uomo perfetto e meraviglioso.
Pensò a Lord Henry Barrett, l'uomo che tutti pensavano dovesse sposare, che non era certo all'altezza del fratello, e un po' si dispiacque per lui.
«Lady Louisa, Miss Manning!» le chiamò la duchessa. «Come sono felice di vedervi. Venite, venite a sedere con noi. Ci assisterete in questa disputa tra Lord James e Mr. Warren, anche se quello che ci preme di più è convincere Lord Sebastian a narrarci delle sue innumerevoli avventure. Chissà, forse voi avrete maggiore fortuna.»
«Oh, sì, Lord Sebastian!» rincarò Louisa. «È stato eroico da parte vostra difenderci tutti come avete fatto.»
«Lady Louisa, so che avete già conosciuto Lord Sebastian. E a voi, Miss Manning, è stato presentato il grande eroe del giorno?» indagò Lady Alnworth. «È da tanto che manca da Londra, purtroppo per noi. Proprio come voi. Lord Sebastian Barrett, posso presentarvi Miss Mary Manning?»
Lui si girò a sorriderle e Mary dovette fare appello a tutti i lunghi anni di addestramento diplomatico per continuare a sorridere a sua volta con garbo e per rivolgergli un inchino contegnoso. Da vicino, aveva gli occhi verdi, più verdi degli orecchini di smeraldo che a sua madre piacevano tanto, scuri e profondi, incastonati in un volto scolpito e accarezzato dal colorito dorato del sole. Neppure in tutti i viaggi fatti insieme al padre Mary aveva mai conosciuto un uomo simile, così vitale e pieno di energia.
Non c'era da stupirsi che tutte le giovani di Londra se ne fossero innamorate. Se non avesse fatto attenzione, lei stessa sarebbe potuta entrare ben presto a far parte di quella nutrita schiera.
Una lezione, però, Mary aveva appreso bene, nella sua vita: bisognava sempre fare attenzione.
«Lieto di fare la vostra conoscenza, Miss Manning» rispose lui chinandosi a baciarle la mano. Il suo respiro le accarezzò la pelle oltre il tessuto del guanto, caldo, eppure la fece rabbrividire. «Credo di avere sentito parlare di vostro padre. È Sir William Manning, il diplomatico che è stato di recente a San Pietroburgo?»
«Oh, sì, è proprio mio padre» rispose Mary, lieta che in qualche modo lui avesse sentito parlare della sua famiglia. «Siamo tornati a Londra da pochi mesi. Mio padre è in attesa del prossimo incarico.»
Il bel viso di Lord Sebastian si fece all'improvviso solenne, e fu come se una nuvola nera avesse oscurato il sole. «Un mio amico, Mr. Denny, mi ha riferito che lui e sua moglie non sarebbero mai riusciti a fuggire dalla Francia, l'anno scorso, se non fosse stato per l'aiuto di Sir William. Non finirà mai di tessere le lodi di vostro padre.»
Mary non riuscì a trattenere un sorriso nell'ascoltare quelle lodi. Ricordava bene le lunghe nottate insonni nel corso delle quali il padre aveva fatto del proprio meglio per aiutare quanti più cittadini britannici fosse possibile. «Mio padre sarà senza dubbio lieto di apprendere che il vostro amico sta bene, adesso, ma senza dubbio affermerebbe di aver compiuto soltanto il suo dovere nei confronti dell'Inghilterra. Proprio come voi, Lord Sebastian. Abbiamo sentito tanto parlare delle vostre eroiche gesta.»
Un'espressione imbarazzata balenò sul bel volto di lui mentre distoglieva lo sguardo. Rise, e fu un suono caldo e armonioso. «Non ho fatto altro che oziare al bel sole di Spagna, Miss Manning, ve lo assicuro. Sono le persone come voi e vostro padre, i veri eroi del nostro paese, capaci di farsi strada tra il ghiaccio e la neve di Russia per conquistarsi amici per l'Inghilterra.»
Anche Mary rise, affascinata dal tentativo di lui di sfuggire alla propria eroica reputazione, anziché crogiolarvisi, come avrebbero fatto in molti. «È stato interessante vivere in Russia, Lord Sebastian, ma sono felice di essere tornata a Londra.»
«Mi piacerebbe molto sentirvi raccontare le esperienze che avete vissuto laggiù, Miss Manning.»
«Dite davvero?» reagì Mary, sorpresa. «È stato alquanto noioso, sapete.»
«Oh, a me piace sentire parlare di altri paesi. Il mio libro preferito da bambino era Le mille e una notte. Lo conoscete?»
«Ma certo! Era anche il mio preferito» rispose Mary. Nonostante il bell'aspetto e la grande popolarità, Lord Sebastian non era poi così temibile. Le sembrava già di conoscerlo, di potergli parlare di alcune delle sue speranze segrete, della sua sete di avventura. «Non so quante volte avrò chiesto alla mia governante di leggermelo, ma la poveretta alla fine ne aveva la nausea.»
«Si può sapere di cosa parlate voi due con tale entusiasmo?» li richiamò in quel momento Lady Alnworth. «Venite a parlarne anche con noi. Insisto!»
Mary sollevò gli occhi verso la padrona di casa, improvvisamente consapevole di essere rimasta fin troppo a lungo a chiacchierare da sola con Lord Sebastian accanto alla finestra socchiusa. Non era da lei comportarsi in modo tanto sconveniente. Le avvamparono le guance e si affrettò a sorridere per mascherare l'imbarazzo.
Lady Alnworth e Louisa erano sedute con due gentiluomini, Mr. Warren e Lord Paul