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Tutte le sfumature dell'amore
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E-book231 pagine2 ore

Tutte le sfumature dell'amore

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Info su questo ebook

The wild Warriners 2

Inghilterra, 1814.
A James Warriner la felicità sembra essere piovuta direttamente dal cielo. Quando Cassandra Reeves gli cade tra le braccia, porta nella sua vita una ventata di freschezza e allegria. Per James, ferito nel fisico e nello spirito, l'incontro con la figlia del nuovo parroco è provvidenziale, non solo da un punto di vista umano ma anche da quello professionale. Da sempre appassionato pittore, si trova infatti a collaborare con Cassandra all'illustrazione del suo libro di favole per bambini. Giorno dopo giorno, all'ombra del frutteto dove si sono scontrati la prima volta, James e Cassandra imparano a conoscersi e a riconoscere le proprie debolezze e paure. Quando quest'ultima fuggirà dalla dimora del padre, stanca di subire le sue vessazioni, sarà proprio a casa di James che cercherà rifugio e tra le sue braccia troverà anche l'amore.
LinguaItaliano
Data di uscita19 apr 2018
ISBN9788858980408
Tutte le sfumature dell'amore

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    Anteprima del libro

    Tutte le sfumature dell'amore - Virginia Heath

    successivo.

    1

    Maggio 1814

    Un agghiacciante grido femminile lo riscosse bruscamente dal torpore. Jamie fermò il cavallo e si guardò intorno per cercare di individuare la fonte di quel suono. Non vedendo altro che i prati e gli alberi familiari, per un istante pensò che fosse stata la sua immaginazione. Con il calore del sole sul viso e l'andatura pigra del cavallo, era probabile che si fosse appisolato, dopotutto era esausto.

    La stanchezza era dovuta al lavorio inarrestabile del suo cervello ogniqualvolta calava il buio. Non poteva fare a meno di evocare ricordi del passato che lo perseguitavano ancora, nonostante i responsabili di tutto il dolore che aveva provato fossero morti e non rappresentassero più una minaccia. Tuttavia i loro fantasmi continuavano ad albergare nella sua mente, costringendolo a restare vigile e permettendogli di concedersi solo poche ore di sonno, di solito quando il sole cominciava a lasciare il posto all'oscurità. O forse era soltanto il buio che lo spaventava, come quando era bambino? Dopo tanti mesi, non ne era più sicuro. Era soltanto irritato dalla propria incapacità di gettarsi alle spalle il passato.

    Il secondo grido, non meno acuto e agghiacciante, lo fece scattare in allerta. Il suo istinto di soldato lo spinse a spronare il cavallo nella direzione da cui proveniva l'urlo, che sembrava giungere dal frutteto accanto all'imponente muro che circondava Markham Manor. Gli alberi erano disposti in file parallele, separate da stretti sentieri erbosi. A parte il fruscio delle foglie alla brezza estiva, regnava il silenzio.

    Jamie scrutò attentamente su e giù lungo le file, finché non vide qualcosa: un pony pezzato che masticava distrattamente le piccole mele ancora acerbe disseminate al suolo. Anche se era sellato, non c'era traccia del suo padrone. Jamie scese da cavallo e appese le briglie a un ramo. Il suo stallone nero aveva un carattere focoso e tendeva a fare il prepotente con gli altri cavalli, il grazioso pony non avrebbe avuto nessuna possibilità con lui.

    Si avvicinò piano all'animale, consapevole che un movimento improvviso avrebbe potuto spaventarlo e farlo fuggire. «Buona, piccola...» Almeno, supponeva che fosse una femmina, con quella soffice criniera beige screziata.

    «Ehi, c'è qualcuno?» Una voce femminile, leggermente impaurita, lo raggiunse dell'alto.

    Jamie sollevò lo sguardo, ma il sole lo trafisse, accecandolo, e non poté vedere dove fosse la donna. A meno che non fosse un angelo inviato a prenderlo, del che dubitava. Se c'era un posto che lo reclamava, probabilmente era l'inferno. «Non vi vedo!»

    «Sono sull'albero... Mi chiedo se sareste così gentile da aiutarmi, signore. Pare che mi sia impigliata.»

    Com'era possibile rimanere impigliati su un melo? Jamie si schermò gli occhi dal bagliore del sole e scrutò in mezzo ai rami contorti. Due piedi dondolavano poco più di quattro spanne al di sopra della sua testa. Calzavano morbidi stivaletti ed erano attaccati a un paio di gambe femminili ben tornite, avvolte in finissime calze di seta trattenute da giarrettiere rosa con decorazioni floreali. Jamie sgranò gli occhi. Al di sopra si intravedeva una porzione delle cosce, mentre il resto era nascosto dalle foglie.

    Per fortuna, una nuvola passeggera scelse proprio quel momento per coprire il sole, permettendo a Jamie di dare un'occhiata alla donna. La gonna color ardesia, così inadeguata accanto ai frivoli indumenti intimi, sembrava capovolta e copriva la parte superiore del corpo. Un braccio si aggrappava a un ramo, mentre l'altro e la testa parevano intrappolati all'interno del tessuto. Il rotondo fondoschiena posava su un ramo, che sembrava sul punto di spezzarsi da un momento all'altro. Non essendoci altro, al di sotto, se non il duro terreno, la posizione della donna era quanto meno precaria.

    «Cercate di non muovervi» la istruì. «Arrivo!»

    Sembrava la cosa più sensata da fare, anche se Jamie ignorava se fosse ancora in grado di arrampicarsi su un albero. Grazie a Napoleone, zoppicava leggermente, faceva fatica a correre e aveva chiuso con il ballo. L'ultima volta che era salito su un albero, era stato un monello agile e ossuto, mentre adesso aveva la corporatura di un bue. Un bue con la gamba sinistra inutile.

    Comunque non si sarebbe lasciato fermare. Caricando il peso sul piede destro, riuscì a fatica a issarsi su un ramo. Riassestò il peso e provò ancora, avanzando con piccoli progressi, dolorosi e umilianti.

    Insensibile ai suoi grugniti e allo sforzo che gli costava arrampicarsi, il fagotto senza volto sopra di lui decise che era il momento giusto per far conversazione. «Immagino vi chiederete come ho fatto a rimanere incastrata quassù...»

    Jamie era disinteressato a quel racconto, concentrato com'era a mettere un piede dopo l'altro.

    «In realtà è buffo» riprese lei. «Il mio pony, Orange Blossom, ha una autentica passione per le mele.» Mentre parlava, le gambe oscillavano, facendo tremare il fragile ramo. «Così ho pensato ingenuamente di... Oooh!»

    A un tratto il ramo si piegò e si staccò dal tronco. Per fortuna, la donna ebbe il buonsenso di agganciare le gambe intorno a un ramo vicino, riuscendo ad arrestare la caduta. Purtroppo, così facendo, il vestito risalì ancora di più, esponendo quasi interamente le cosce. Jamie ebbe il tempo di notare che aveva delle belle gambe, per quanto non fosse il momento opportuno per ammirarle. La donna posava il fondoschiena tra due rami, proprio sopra la sua testa, mentre cercava disperatamente di liberare il capo dalla prigione di mussola e tendeva la mano visibile nel tentativo di aggrapparsi a un ramo più in alto.

    «Madam, è imperativo che restiate ferma!» le gridò Jamie. Se fosse caduta l'avrebbe colpito in testa e, a giudicare dal fondoschiena, non era esattamente minuta. Più si avvicinava, più cominciava a dubitare della sua capacità di afferrarla. Issandosi su un ramo dall'aria solida, vi agganciò il braccio e le tese l'altra mano.

    «Prendete la mia mano!» le ordinò, pensando di calarla pian piano a terra. A meno che non gli slogasse l'attaccatura della spalla, nel qual caso avrebbe avuto un braccio inutilizzabile, oltre alla gamba.

    La vide lottare con le gonne aggrovigliate finché non riuscì a liberare l'altra mano, ma, invece di fare come le aveva suggerito, la usò per tentare di coprire le gambe con la gonna rovesciata. Una pioggia di piccole mele si riversò dal tessuto, cadendogli addosso. Due frutti rimbalzarono sul suo cranio come minuscole palle di cannone, strappandogli un gemito.

    «In nome del cielo, cosa state facendo? Prendete questa dannata mano!» Per buona misura, le diede un piccolo colpo al braccio per aiutarla a localizzarlo.

    Altri rami si spezzarono, e la figura senza volto strillò di nuovo mentre scivolava ancora di più tra i rami, arrivando con il posteriore a livello del volto di Jamie. Finalmente, agitò il braccio libero e afferrò la mano che lui le tendeva, ma un attimo troppo tardi. Grazie alla fragilità del legno giovane e alla forza di gravità, il suo fondoschiena continuò la corsa verso il basso. Agendo d'impulso, Jamie agganciò la gamba sana a un altro ramo e cercò di arrestare la caduta nell'unico modo che gli era possibile. Afferrando le natiche sode e ben arrotondate, vi si aggrappò senza troppe cerimonie.

    La donna lanciò un grido indignato e cercò di liberarsi della sua stretta, agitando la mano per issarsi su un ramo più alto, ma il movimento convulso si rivelò eccessivo sia per l'albero che per la presa di Jamie. Il ramo che reggeva la gamba sana si schiantò con un colpo secco, facendo precipitare entrambi senza possibilità di arrestare la caduta.

    Jamie atterrò sulla schiena con un tonfo sordo. Una frazione di secondo dopo, la donna cadde sopra di lui, facendogli uscire tutta l'aria dal polmoni e strappandogli un sibilo, come se il suo corpo si fosse sgonfiato. Appena lui riaprì gli occhi, realizzò che stava annegando in un mare di capelli. Notò che lei si appoggiava sui palmi e sollevava il capo verso di lui. Due occhi castani lo fissarono, troppo vicini per permettergli di vedere altro. «State bene?» si informò.

    Un altro sibilo.

    La donna gli picchiettò la mano sulla guancia, incurante del fatto che lui avesse la bocca piena di capelli. «Signore? Potete parlare? Siete ferito?»

    Jamie fletté le dita e, non sentendo dolore alle braccia, le usò per afferrarla per le spalle e sollevarla di peso. «Toglietemi subito i capelli dal viso.»

    Immediatamente lei lo liberò dal peso e si inginocchiò al suo fianco, guardandolo con aria preoccupata. Fu allora che Jamie la vide finalmente bene. Grandi occhi castani con lunghe ciglia, un viso a forma di cuore, una bocca sensuale e una spruzzata di lentiggini sul naso. I capelli che avevano minacciato di soffocarlo erano di un delizioso colore a metà tra il rosso e il biondo, folti e lucenti. Anche i ramoscelli e le foglie che spuntavano da quel che restava dell'acconciatura erano stranamente attraenti.

    Jamie riuscì a sollevarsi sui gomiti e si tastò il collo, muovendolo da un lato all'altro prima di allungare la spina dorsale. Niente di rotto, finora, un vero miracolo dopo essere precipitato da quell'altezza.

    «Avete attutito la mia caduta.»

    «Ne sono consapevole.» Jamie mosse con cautela la gamba incidentata. Rinfrancato che non sembrasse peggio di prima, si mise a sedere e guardò la donna.

    Lei rispose con un ampio sorriso, tendendogli la mano per stringere la sua e scuoterla energicamente. «Sono Cassandra Reeves, la figlia del reverendo Reeves, il nuovo vicario di questa parrocchia. Lieta di fare la vostra conoscenza, signore.»

    Jamie non poteva dire di essere lieto delle circostanze, e di certo non se la sentiva di sorridere. «James Warriner» borbottò aspro corrugando la fronte.

    «Grazie per avermi salvata. Ve ne sono davvero grata, Mr. Warriner.»

    «Capitano Warriner.» Non sapeva perché avesse provato l'impulso di correggerla, quando tutti lo chiamavano semplicemente per nome o, in tono beffardo, uno dei Warriner. Tecnicamente, però, era ancora un ufficiale dell'esercito di Sua Maestà e, fino a quando non avesse rassegnato le dimissioni, sarebbe rimasto il capitano Warriner, benché fosse consapevole che la sua carriera militare era finita.

    «Siete un militare? Adesso capisco.»

    «Capite cosa?» ringhiò lui tastandosi il capo nel punto in cui si stava formando un bernoccolo causato da una delle mele.

    «Il vostro tono burbero.» Miss Reeves aggrottò le sopracciglia e imitò una voce maschile. «È imperativo che restiate ferma... Prendete la mia mano!»

    Jamie smise di toccarsi la testa e fissò la donna con espressione incredula. Lo stava rimproverando per le sue maniere? «Se aveste preso immediatamente la mia mano, forse sarei riuscito a impedirvi di precipitare dall'albero. La vostra esitazione ci ha fatto cadere entrambi.»

    «Avevo i vestiti in disordine, non sarebbe stato opportuno lasciarli in quelle condizioni.»

    «La vostra preoccupazione per il decoro è stata inutile, direi. Non solo ci ha fatti precipitare a terra, ma era del tutto superflua. Le vostre gonne erano sollevate da un po', Miss Reeves, e io non sono cieco.»

    La vide arrossire e sgranare i grandi occhi castani, allarmata. «Non è stato un gesto da gentiluomo guardare» obiettò Miss Reeves.

    «Forse avreste preferito che chiudessi gli occhi e cercassi a tentoni tra i rami nella vana speranza di riuscire ad afferrarvi per puro caso?»

    «Se ben ricordo, mi avete afferrata, e in un modo decisamente scorretto» dichiarò lei sollevando il mento.

    «Avete perfettamente ragione. Le mie sentite scuse per aver agguantato l'unica parte del vostro corpo che ero in grado di raggiungere mentre mi stavate venendo addosso a una velocità pericolosa. Da autentico gentiluomo, avrei dovuto evitare di toccarvi. In questo modo sareste precipitata all'istante, risparmiandomi il nobile compito di attutire la vostra caduta.»

    Cassie dovette riconoscere che quell'uomo non aveva tutti i torti. Se solo non fosse stato così affascinante, non si sarebbe sentita tanto in imbarazzo per la situazione in cui l'aveva trovata e perché aveva osservato le sue cosce un po' troppo forti. Gli occhi del capitano Warriner erano i più azzurri che avesse mai visto, come un limpido cielo estivo, spruzzati di frammenti di lapislazzulo. Con quei capelli scuri un po' troppo lunghi e l'espressione perennemente imbronciata, era esattamente come aveva sempre immaginato un pirata. O un bandito. O uno dei cavalieri di Re Artù. Ben pochi uomini avrebbero potuto indossare una cotta di maglia, o un orecchino d'oro, ma il capitano Warriner non sarebbe sembrato ridicolo. Doveva ricordare il suo aspetto per quando avesse avuto bisogno di ritrarre un affascinante filibustiere.

    Ecco che ricamava già sulle sue storie, mentre il poveretto non si era nemmeno rialzato. Probabilmente era ancora stordito e faceva finta di non esserlo.

    «Sono un'imperdonabile ingrata, capitano Warriner» si scusò. «Siete stato molto gentile a cercare di soccorrermi, e sono davvero dispiaciuta di avervi schiacciato con il mio peso. Se vi può consolare, ho cercato di evitarvi.»

    «So già che mi pentirò di questa domanda, Miss Reeves, ma come siete finita incastrata su uno dei meli di mio fratello?»

    «Non avevo idea che appartenessero a qualcuno, altrimenti non mi sarei mai presa la libertà.» Il furto era un peccato, dopotutto, e lei ne aveva già abbastanza sulla coscienza da non aggiungerne altri alla lista.

    «Non avete notato le mura e i giganteschi cancelli di legno?» le chiese lui indicando alle sue spalle.

    Cassie si voltò a fissare l'imponente barricata di pietra che si stagliava contro l'orizzonte. Adesso che ci pensava, aveva notato l'enorme struttura mentre cavalcava lungo un sentiero sconosciuto, ma, vedendo i cancelli aperti, aveva pensato che si trattasse di un parco pubblico, come quelli che aveva visto a Londra, Nottingham, Manchester, Birmingham, Liverpool e Bristol. Ma lì era molto lontana da quelle città e immaginava che non avessero bisogno di parchi, quando la campagna lussureggiante si stendeva a perdita d'occhio. «Non mi sono resa conto che si trattava di una proprietà privata» ammise. «Sono abituata a vivere in grandi città, capitano Warriner, dove le persone cavalcano in ampi parchi. Adesso mi sento una stupida.»

    Lui liquidò la spiegazione con un cenno della mano. «Sia come sia... E l'albero, Miss Reeves?»

    La sua espressione le diceva che la trovava strana. Aveva inarcato le sopracciglia scure e la fissava con una punta di irritazione. Cassie era abituata a quello sguardo e di solito non ci faceva caso, ma, per qualche motivo, la feriva che quell'affascinante pirata la giudicasse bizzarra, quando non aveva avuto nemmeno il tempo di conoscerla. Eppure doveva esserlo davvero, se un ufficiale dell'esercito di Sua Maestà l'aveva capito subito, nonostante Cassie si fosse sforzata di comportarsi in modo normale, da quando era arrivata a Retford. A peggiorare le cose, il motivo per cui era salita sull'albero poteva sembrare davvero stupido, ed era una prova ulteriore di quanto fosse inadatta alla vita di campagna.

    «Stavo raccogliendo le mele per Orange Blossom» gli spiegò. «Quelle sui rami bassi erano piccole e dure, così ho pensato che quelle più in alto fossero più mature perché più vicine al sole... Adesso, però, mi rendo conto che è troppo presto perché le mele siano mature. Erano dure anche quelle in cima.»

    «Me ne sono accorto. La maggior parte mi è caduta in testa mentre cercavate di sistemare i vestiti.»

    Peggio di così... Si era resa ridicola entrando inavvertitamente in una proprietà privata e rubando mele acerbe per poi bombardare l'uomo più affascinante che avesse mai visto, dopo avergli mostrato le gambe. «Mi dispiace anche per la vostra testa» mormorò mestamente, «e per essere salita su quello stupido albero. Quando il ramo che avevo sotto i piedi ha ceduto, il mio vestito si è impigliato in qualcosa, e non riuscivo più a muovermi. Vi sarò eternamente grata. Senza di voi, a quest'ora sarei ancora lì, e ho promesso a mio padre che sarei tornata a casa per il sermone domenicale delle quattro.»

    Il capitano Warriner la stava fissando, chiaramente impaziente di mettere fine al loro incontro. Cassie si rialzò e tolse il grosso delle foglie e dei ramoscelli dai capelli, rimproverandosi per la propria goffaggine. La gente era sempre sconcertata dalla sua esuberanza. Come aveva detto una pia matrona della parrocchia precedente, Cassie era come una tazza di tè con tre zollette di zucchero quando ne bastava una. Parlava troppo e a voce troppo alta. Era appassionata e incline a irritare le persone. Perché non poteva fingere di essere come tutte le altre giovani donne? Perché si metteva sempre in testa le idee più stravaganti? Mele mature e pirati. Due esempi classici dei suoi ragionamenti incoerenti. «Sarà meglio che vada. Mio padre si starà chiedendo dove sia finita.»

    Il capitano Warriner annuì, apparentemente deciso a rimanere seduto sull'erba. «Sì, immagino sia meglio.»

    Era un uomo di poche parole, oppure non sopportava le persone come lei. «Bene, buon pomeriggio, allora. E grazie ancora.» Sentendosi rimpicciolire dall'imbarazzo, Cassie slegò Orange Blossom e cominciò a condurla lungo lo stretto sentiero tra i meli. Uno stallone nero, distaccato come il suo proprietario, la guardò con disprezzo.

    Sei proprio uno stupido essere umano, vero?

    Non dargli retta, la rassicurò il fedele pony. Le tue intenzioni erano buone, Cassie.

    Era un misero conforto. Il capitano la giudicava ancora stravagante. Per qualche strana ragione, era imperativo che non lo lasciasse con quell'impressione.

    «Di solito non sono così sciocca, capitano.» Cassie si girò giusto in tempo per vederlo fare una smorfia mentre cercava faticosamente di rialzarsi, posando il peso su un solo ginocchio. «Oh, mio Dio! Vi siete fatto male a una gamba. Lasciate che vi aiuti e vi accompagni a casa.» Era il minimo che potesse fare, dopo avergli causato una ferita.

    Gli splendidi occhi azzurri si fecero duri come cristalli di ghiaccio. «Non sono un invalido! Posso benissimo rialzarmi da solo e trovare la strada di casa!» Per dimostrarlo, si alzò e

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