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Segreti di gentildonna: Harmony History
Segreti di gentildonna: Harmony History
Segreti di gentildonna: Harmony History
E-book213 pagine3 ore

Segreti di gentildonna: Harmony History

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Info su questo ebook

Inghilterra, 1818
Pur essendo uno degli scapoli più ambiti dalle signore della buona società, Mark Hunter non è mai riuscito a conquistare l'unica donna in grado di risvegliare in lui la passione: la bella Emily Beaumont. E quando la fanciulla lo supplica di aiutarla a ritrovare il fratello Tarquin, noto giocatore d'azzardo che è scomparso misteriosamente, non si lascia sfuggire l'occasione di fare breccia nel suo cuore. Ma Emily nasconde un segreto inconfessabile, uno scandalo che oscura il suo passato e che se risaputo allontanerebbe da lei qualunque pretendente. Forse persino l'innamoratissimo Mark.
LinguaItaliano
Data di uscita12 ago 2019
ISBN9788830502635
Segreti di gentildonna: Harmony History
Autore

Mary Brendan

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Segreti di gentildonna - Mary Brendan

    Immagine di copertina:

    Bruno Faganello

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Wanton Bride

    Harlequin Mills & Boon Historical Romance

    © 2006 Mary Brendan

    Traduzione di Daniela Mento

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2008 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-263-5

    1

    «Che assurdità, mia cara! Non devi preoccuparti. A tutti i giovanotti come Tarquin piace andare a divertirsi, di tanto in tanto» disse Cecil Beaumont alla figlia con un sorriso rassicurante. «Tornerà presto a casa, vedrai.»

    «Tarquin non è più un ragazzo, papà» ribatté Emily. «Ha ventisette anni e temo che si sia cacciato in un brutto pasticcio. Forse non è riuscito a sfuggire ai creditori ed è finito in prigione un’altra volta.»

    Tarquin doveva vedersela con i creditori da quando era diventato un giocatore tanto incallito quanto sfortunato, rifletté, ma non era mai sparito per più di qualche giorno di seguito. «Forse dovremmo informarci se l’hanno arrestato.»

    Mr. Beaumont non sembrò affatto turbato dalle parole della figlia. Invece di risponderle prese la penna e ricominciò a fare i conti di casa.

    Emily andò sino alla finestra dello studio di suo padre e guardò fuori, persa nei propri pensieri, poi tornò a sedersi sulla vecchia poltrona da cui si era alzata. Tarquin sarebbe dovuto venire cinque giorni prima a far visita ai genitori, nella loro casa londinese di Callison Crescent, ma non si era visto e non aveva neppure mandato un messaggio per scusarsi. Era insolito anche da parte di uno sconsiderato come lui comportarsi in quel modo.

    Mrs. Beaumont non si era dimostrata più sorpresa del marito per il mancato arrivo del figlio maggiore. «Il solito scapestrato, non ci si può fidare di lui» si era limitata a commentare, poi aveva pregato un valletto di accompagnare dal sarto il piccolo Robert al posto di Tarquin, che il mese prima si era preso l’impegno di scortare il fratellino.

    Mr. Beaumont smise di scrivere cifre sul libro contabile e guardò la figlia, tanto bella quanto tesa e nervosa. I riccioli biondi incorniciavano il viso a forma di cuore, gli occhi azzurri erano ancora preoccupati.

    «Se Tarquin avesse temuto di venire arrestato mi avrebbe chiesto di aiutarlo, non credi?» le domandò con una certa insofferenza.

    Emily non rispose.

    «D’accordo, se proprio non riesci a metterti l’animo in pace andrò a Westbury Avenue e chiederò alla sua padrona di casa se sa dove è andato.»

    «Davvero, papà? Mi prometti che lo farai?» gli chiese la figlia, piena di speranza.

    «Te lo prometto. Ci andrò oggi stesso, quando uscirò per recarmi al mio club.»

    Emily finalmente sorrise e suo padre riprese a occuparsi dei conti. La loro conversazione era finita e avendo ottenuto quello che voleva Emily ritornò in camera sua.

    Dalla finestra guardò il cielo finalmente azzurro, dopo i lunghi giorni di pioggia, e le gemme sui rami degli alberi. La primavera era alle porte: si sarebbe sentita felice se non fosse stata in pena per Tarquin. Avvertì il desiderio di fare una passeggiata con Sarah Harper, che abitava a poca distanza, per dare un’occhiata alle vetrine dei negozi e scambiare quattro chiacchiere fra amiche.

    Il valletto di una delle case dei vicini stava cercando invano di attirare gli sguardi di una cameriera intenta a spazzare gli scalini della casa di fronte, ma la giovane era troppo occupata nel suo lavoro per prestargli attenzione.

    Era davvero primavera, la stagione dell’amore, pensò Emily lasciandosi sfuggire un sorriso. E decise che sarebbe andata da Sarah per chiederle di uscire.

    Emily stava mettendosi il mantello sulle spalle quando sua madre arrivò nel vestibolo.

    «Non dovresti uscire da sola, porta Millie con te» le consigliò. «Una delle mie amiche mi ha fatto notare che non ti fai mai accompagnare neppure da una cameriera.»

    Era inutile che precisasse il nome dell’amica, pensò Emily.

    «Ricorda a Violet Pearson, quando la rivedrai, che ho ventiquattro anni e che sono perfettamente capace di cavarmela da sola» ribatté seccata.

    «Non è una questione di età, lo sai benissimo.»

    Emily, per tutta risposta, scrollò le spalle e poi uscì.

    Dalla finestra Penelope Beaumont seguì con lo sguardo la figlia che si allontanava con passo agile e scattante. Era abituata al suo carattere forte e deciso, peccato che quelle arpie delle sue amiche non perdessero occasione di farle notare che era un po’ troppo indipendente.

    Con una scrollata di spalle molto simile a quella della figlia, Penelope tornò in salotto a bere un bicchierino di sherry per dimenticare le critiche di quelle vecchie invidiose.

    «Strano che tuo fratello non vi abbia scritto almeno un biglietto, per spiegarvi perché non è venuto» fu il commento di Sarah quando Emily le raccontò la situazione.

    Stavano percorrendo Regent Street, dove due modiste francesi avevano aperto recentemente i loro negozi.

    «Forse tuo fratello si è innamorato» aggiunse Sarah dopo averci pensato per un po’. «Può darsi che abbia lasciato Londra per corteggiare una donna di cui si è invaghito.»

    «Mio fratello, da anni, non fa che corteggiare la fortuna che gli sfugge continuamente al tavolo da gioco. Comunque credo che mio padre abbia ragione, non dovrei preoccuparmi per uno scapestrato come lui. Sarà andato da qualche parte a divertirsi con i suoi amici, dimenticandosi di essersi preso l’impegno di accompagnare Robert dal sarto. Però è strano, perché non avrei mai creduto che arrivasse al punto di deludere suo fratello. Robert gli è molto affezionato e ci è rimasto male, anche perché è dovuto tornare in collegio senza nemmeno salutarlo.»

    Mentre stavano ammirando le sete azzurre e dorate in una vetrina, Sarah si accorse di un giovane gentiluomo che stava arrivando.

    «Guarda chi c’è, Emily» sussurrò alla sua amica. «Dovresti chiedere a lui notizie di tuo fratello. Lui e Tarquin non sono amici?»

    Emily lanciò un’occhiata furtiva in quella direzione e vide Mark Hunter. Era impossibile non notare un gentiluomo attraente come lui, tutte le donne si voltavano a guardarlo. Avvinghiata al suo braccio c’era Barbara Emerson, un’elegante vedova nota a tutti come la sua amante.

    «Mi hanno detto che intende sposarla» mormorò Emily.

    «Spero che si tratti solo di stupidi pettegolezzi» ribatté allarmata Sarah. «In ogni caso, in mancanza di un annuncio ufficiale, c’è ancora speranza per noi. Dio mio, com’è affascinante! Credo che potrei svenire per un uomo come lui.»

    Emily non condivideva il suo entusiasmo. «L’aspetto non è tutto» ricordò all’amica.

    Certo, Mark Hunter era bellissimo, ma era l’uomo che qualche tempo prima aveva fatto imprigionare Tarquin, anche se si diceva suo amico, perché gli doveva del denaro. Un traditore, ma Tarquin non aveva mai detto una parola cattiva contro di lui.

    «Perché continui a considerarlo tuo amico?» gli aveva chiesto Emily più di una volta.

    Suo fratello si era limitato a rispondere che Mark lo aveva fatto arrestare a fin di bene.

    Questa volta, però, anche Mark Hunter poteva rivelarsi utile. Forse sapeva davvero se Tarquin era andato a Newmarket per seguire le corse, oppure a Brighton per divertirsi con gli amici.

    «Miss Beaumont, Miss Harper...»

    Mark le aveva viste e si fermò per salutarle. Sarah gli fece immediatamente una profonda riverenza, accompagnata da un sorriso civettuolo. Emily accennò alla riverenza, ma lo guardò dritto negli occhi. Erano di un azzurro particolare, come quello delle piume di un pavone e delle sete che avevano appena ammirato nella vetrina.

    Mark, da parte sua, sapeva benissimo di non essere simpatico alla giovane, anche perché lei non glielo aveva mai nascosto. Una volta, anzi, gli aveva detto in faccia quello che pensava, con un coraggio e una mancanza di ipocrisia davvero insoliti per una donna e che avevano destato la sua ammirazione. In effetti, c’erano parecchie cose che ammirava in Emily Beaumont, e anche Mrs. Emerson se ne accorse.

    «È da molto che non ci vediamo, Miss Harper» disse Barbara a Sarah per distogliere lo sguardo di Mark da Emily. «Come sta vostra madre? L’ultima volta che ci siamo incontrate mi avevate detto che soffriva di reumatismi.»

    «I suoi reumatismi migliorano con l’arrivo della primavera» la informò Sarah.

    «E voi come state, Miss Beaumont? E la vostra famiglia?»

    Barbara Emerson aveva solo un paio d’anni più di lei, pensò Emily, eppure si comportava come una signora sofisticata e la faceva sentire una ragazzina impacciata. A diciannove anni aveva sposato un attempato gentiluomo che l’aveva presto lasciata vedova. A ventuno, Barbara si era ritrovata ricca e indipendente e ora avrebbe sposato uno degli scapoli più ambiti di Londra.

    Sarah, con una leggera gomitata, ricordò a Emily di non farsi sfuggire l’opportunità di chiedere a Mark di Tarquin.

    «Non trovate che queste sete siano meravigliose, Mrs. Emerson?» chiese all’amante di Mark, per dare all’amica la possibilità di parlare con lui.

    Barbara Emerson fu costretta, per cortesia, a spostarsi con Sarah verso la vetrina, lasciando soli Emily e Mark.

    «Vostro fratello è da voi?» le domandò gentilmente lui.

    «È tornato in collegio questa mattina.»

    «Mi riferivo a vostro fratello maggiore.»

    «Credevo che voi sapeste che Tarquin non è da noi. Anzi, volevo proprio chiedervi se non avevate idea di dove possa essere.»

    Mark capì che era preoccupata, per quanto cercasse di non darlo a vedere.

    «L’ultima volta che l’ho visto è stato al White’s, la settimana scorsa» la informò. «Stamattina sono passato dal suo alloggio in Westbury Avenue e la sua padrona di casa mi ha detto che non lo vede da qualche tempo. Così ho creduto che fosse venuto da voi, a Callison Crescent. Non sono passato da lui perché mi deve del denaro» si affrettò a sottolineare. «Tarquin mi aveva detto che gli sarebbe piaciuto venire a Cambridge con me.»

    Mark Hunter aveva una tenuta nel Cambridgeshire, Tarquin ne aveva parlato a sua sorella descrivendola come vasta e splendida.

    «Mio padre mi ha detto che sarebbe passato da Westbury Avenue questo pomeriggio, ma a quanto pare non farà altro che sprecare il suo tempo» commentò Emily con un sospiro frustrato. «Non avete davvero idea di dove possa essere Tarquin? Mio fratello si appassiona a tante cose, potrebbe essere andato fuori Londra per seguire un incontro di pugilato o per scommettere su un combattimento fra galli.»

    Emily era inquieta, capì Mark, e avrebbe voluto sinceramente aiutarla, ma non sapeva davvero nulla di suo fratello.

    Da tempo sperava di riuscire a farle cambiare idea su di lui, e quella sarebbe stata l’occasione giusta. Voleva dimostrarle di non essere un traditore infido, avrebbe voluto che fossero amici, e anche più di amici, infatti non ammirava solo il suo carattere e la sua bellezza, ma si sentiva profondamente attratto da lei.

    Non sarebbe stato difficile raccogliere informazioni su Tarquin, pensò, e lei gliene sarebbe stata grata. Probabilmente suo fratello si stava nascondendo per sfuggire a qualche creditore, ma non osò dirglielo.

    «Farò il possibile per trovare Tarquin» le promise, guadagnandosi un sorriso.

    «Ve ne sono grata. Forse non dovrei preoccuparmi, conosco abbastanza mio fratello per sapere che spesso si comporta come un egoista e non si preoccupa di chi gli vuole bene» si lasciò sfuggire lei, ma se ne pentì subito.

    In presenza di Mark, Emily aveva sempre cercato di difendere il fratello, ma ormai la sua pazienza era agli sgoccioli. Perfino i loro genitori si erano stancati di preoccuparsi per lui, perciò anche lei avrebbe voluto sentirsi meno coinvolta dalle sue imprese poco edificanti.

    Chissà che cosa stava pensando Mark di lei! Che era una sciocca, se non aveva ancora capito che uomo fosse Tarquin. Che era un’ipocrita, perché lo aveva salutato con freddezza, ma poi gli aveva chiesto di aiutarla. Probabilmente ricambiava la cattiva opinione che Emily aveva di lui.

    «Siete venute a Regent Street per fare acquisti?» le chiese Mark.

    «Stavamo solo guardando le vetrine. Se vi capitasse d’incontrare mio fratello, Mr. Hunter, ricordategli che ha una famiglia e che ci farebbe piacere rivederlo. Grazie e buona giornata» tagliò corto Emily.

    «Vi farò sapere qualcosa appena avrò notizie su di lui» le assicurò Mark.

    Emily prese sottobraccio Sarah, che si stava ancora sforzando di intrattenere Mrs. Emerson parlando di moda francese, e dopo aver salutato l’amante di Mark la condusse via.

    Sarah però non resistette alla tentazione di voltarsi, quando furono lontane.

    «Guarda l’espressione di Mrs. Emerson! Non vorrei essere al posto di Mark, si vede lontano un miglio che è gelosa.»

    «Non dire stupidaggini.»

    «Non dico stupidaggini. Non ti ha tolto gli occhi di dosso nemmeno per un attimo.»

    «Ora muoviti, Sarah, andiamo a casa» le ordinò Emily. «E non voltarti più, per l’amor del cielo!»

    2

    «Smettila di guardarli, Mickey!»

    Jenny Trent diede un calcio negli stinchi dell’amico, per sottolineare il suo ordine.

    «Mi hai fatto male! C’era bisogno di darmi un calcio?»

    «Sì, perché li stavi fissando come un idiota. Non dobbiamo farci notare, te lo sei dimenticato?»

    Mickey Riley fece finta di niente, ma si voltò un’altra volta verso Mark Hunter.

    «Ti ha notata, Jenny. Conosco i tipi come lui, pieni di soldi e con un debole per le belle donne come te.»

    «Credevi che gli piacessero solo le gentildonne?»

    Jenny si alzò un po’ la gonna, quel tanto necessario perché si notassero le sue caviglie ben tornite. Gettò indietro i riccioli dai riflessi ramati e sistemò le piume sull’acconciatura.

    «Brava, metti in mostra la mercanzia» approvò Mickey.

    Mark Hunter, però, ora sembrava concentrato solo sulle sete che Mrs. Emerson gli indicava nella vetrina. Barbara lo prese sottobraccio ed entrò con lui nel negozio, ma non prima che Mark potesse lanciare un’altra occhiata verso Mickey e la sua compagna.

    «Gli piaci» dedusse trionfante Mickey.

    Sarebbe stato meno soddisfatto se avesse saputo che ad attirare l’attenzione di Mark non era stata Jenny ma proprio lui.

    Davvero strano, aveva pensato Mark vedendo Mickey Riley, che Emily Beaumont avesse menzionato i combattimenti fra galli proprio un attimo prima che comparisse l’uomo con cui Tarquin aveva litigato durante un combattimento fra galli a Spitalfields Market. Mark aveva chiesto a Tarquin il motivo di quella lite, ma il fratello di Emily aveva preferito non fornirgli alcun dettaglio. Chissà perché.

    Mickey Riley non era una persona facile da dimenticare. Lui e Mark potevano avere circa la stessa età, cioè trentadue anni, ma i suoi capelli erano già grigi e la sua carnagione abbronzata come quella di chi vive sempre all’aperto. Il suo naso era rotto, il che rivelava che era o era stato un pugile, come la sua corporatura robusta. Non era un uomo privo di un certo fascino, anche se era un fascino del tutto particolare, molto sinistro.

    Mark non si era stupito nel vedere che Tarquin si abbassava a litigare con una persona di estrazione sociale così diversa dalla sua. Il fratello di Emily frequentava gente di ogni risma, spesso poco raccomandabile. Il suo amore per il gioco d’azzardo lo spingeva a scommettere su qualunque cosa, dall’esito di una corsa di purosangue come a quello di una rissa fra vagabondi, nei sobborghi malfamati della città. Purtroppo, in ogni caso, aveva la pessima abitudine di puntare sempre sul perdente.

    In quel modo aveva sperperato un piccolo

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