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Com'é dura l'avventura (eLit): eLit
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E-book166 pagine2 ore

Com'é dura l'avventura (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Se sei un tipo avventuroso la guida di viaggio del leggendario M.S. Stevens sarà per te sicuramente un must. Certo, sapere che l'impavido autore è in realtà una molto pavida fanciulla che non ha mai lasciato la sua scrivania toglierebbe un po' di poesia alla cosa. Oltre a 200 o 300.000 lettori. Ecco in sintesi il problema di Maggie: come dire al futuro proprietario della casa editrice per cui lavora che lei è M.S. Stevens? Non sarebbe meglio trovarle una controfigura, un fusto del tipo ho-ucciso-un-coccodrillo-a-mani-nude capace di reggerle il gioco? Mac Sully, per esempio.
LinguaItaliano
Data di uscita31 mar 2017
ISBN9788858968246
Com'é dura l'avventura (eLit): eLit
Autore

Millie Criswell

Autrice americana con l'hobby della lettura, ha cominciato a scrivere romanzi dietro suggerimento del marito.

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    Anteprima del libro

    Com'é dura l'avventura (eLit) - Millie Criswell

    successivo.

    1

    «Ti prego, ti prego, prendi il tipo col serpente finto attorno al collo» insistette Rayanne Jordan. Sbirciò da sotto le lunghe ciglia finte e si portò un ciuffo di capelli biondi - quella settimana - dietro l'orecchio.

    «Ti piacciono i serpenti?» scherzò Maggie Sanders. Sapeva perfettamente perché Rayanne le volesse far assumere lo studente di recitazione dagli occhi grigio fumo e dai capelli neri arricciati sulla nuca. Aveva attirato anche l'attenzione di Maggie quando aveva fatto uscire il candidato precedente che aveva sostenuto il colloquio con lei.

    «Detesto qualsiasi cosa che strisci sul ventre! Okay, ammetto che il rettile di gomma è una scemenza, ma lui sarebbe perfetto come autore delle guide Avventure Estreme

    «Non è importante solo il look» replicò Maggie. «E poi ho intervistato appena due candidati. Quanti ce ne sono ancora? Una dozzina?»

    «Circa trenta» ammise la segretaria. «Alcuni sono in piedi nell'ingresso. Mi hanno praticamente privata dei miei spazi. Se quel tipo col giubbotto mimetico non si leva dalla mia scrivania, userò la sparaganci. Quanti annunci hai messo in giro?»

    «Solo un paio. Li ho piazzati dove gli studenti di recitazione del Carnegie Mellon li avrebbero visti» rispose Maggie, stupita lei stessa dall'afflusso.

    «Oh, li hanno visti eccome.»

    «Fai entrare il prossimo, per favore.»

    Rayanne era la terza ragazza a occupare il vecchio posto di Maggie come segretaria, e Maggie ne apprezzava l'entusiasmo e il senso dell'umorismo, il più delle volte. Maggie lavorava per la casa editrice Granville Publishing da quando si era laureata alla West Virginia University, sei anni prima, mentre Rayanne era stata assunta solo da un anno. Erano diventate buone amiche e a volte avevano condiviso i viaggi a casa, essendo entrambe nate in paesi oltre il confine regionale.

    Maggie amava lavorare nella piccola casa editrice, anche perché il signor Granville era un datore di lavoro stupendo. L'aveva assunta come segretaria con la promessa di qualcosa di meglio quanto prima. Dopo pochi mesi l'aveva promossa redattrice, ma la sua grande opportunità era arrivata quando le aveva concesso di scrivere e pubblicare la prima guida Avventure Estreme della Granville. La prima edizione era andata oltre ogni aspettativa e ne erano seguite altre tre, con gran successo. Maggie le aveva scritte tutte con l'ausilio delle ricerche condotte tramite computer.

    Prima della serie di guide Avventure Estreme, la Granville era stata una casa editrice modesta, specializzata in storia locale, poesia e guide gastronomiche, che occupava i piani alti di un vecchio edificio in mattoni situato in centro a Pittsburgh, non lontano dal museo di storia naturale. L'ufficio spazioso del signor Granville si trovava al terzo piano, assieme ai magazzini. Tutto il resto era ammucchiato al secondo piano, e l'ufficio di fronte all'antiquato ascensore era troppo piccolo per la mandria tonante che Maggie doveva sottoporre a colloquio. Forse avrebbe dovuto fissare degli appuntamenti a orari precisi.

    Il candidato successivo le si presentò vestito in jeans e maglietta nera da pirata, molto sobrio se paragonato alle giacche da safari e alle mimetiche ammassate fuori in attesa. Un tipo si era presentato vestito da Tarzan, con finta pelle di giaguaro legata ai fianchi. Lo aveva congedato in fretta quando aveva iniziato a chiamarla Jane.

    Maggie sospirò e pose al biondino di fronte a lei la prima domanda della lista che si era preparata. «Sei disponibile a fare tour promozionali e a firmare libri ogni volta che sia necessario?»

    «Ne puoi stare certa, capo.» Si era espresso nel peggior accento australiano che lei avesse mai sentito.

    Gemendo dentro di sé, Maggie si liberò di lui in pochi, terrificanti minuti. L'ufficio sembrava uno zoo, e tutto a causa del successo delle guide Avventure Estreme da lei concepite. I profitti della Granville erano schizzati alle stelle e il signor Granville aveva ora l'opportunità di cedere la ditta alla Pierpont Corporation. Il capo di Maggie aveva settant'anni e voleva ritirarsi senza chiudere la casa editrice fondata da suo nonno. Se ne sarebbe andato in bellezza, agendo da consulente durante il periodo di transizione.

    C'era solo una piccola cosa che Granville aveva scordato di menzionare al nuovo papabile proprietario. M.S. Stevens, lo pseudonimo con cui le guide Avventure Estreme erano firmate, era in realtà una femmina di un metro e sessanta per cinquanta chili, la cui esperienza più selvaggia era stata una settimana disastrosa al campeggio scout da ragazzina. Là era riuscita a perdersi nei boschi, a bruciare irrimediabilmente la cena ogni volta che era il suo turno di cucinare e a scorticarsi in modo barbaro le ginocchia.

    Maggie si guardò intorno nel suo ufficio accogliente, con la scrivania grigia in acciaio, la sedia girevole, il computer e le foto di casa. I genitori e le sorelle - Annie, maggiore di un anno, sposata da poco a un pilota militare, e Laurie, di tre anni più giovane - le sorridevano da una foto di famiglia in una cornice di gesso donatale da nonna Sanders. Un grosso bouquet di fiori di seta fatti da sua madre spuntava tra i libri sullo scaffale a parete, non lontano dalla sua collezione di piccoli elefanti in ceramica colorata.

    La Granville Publishing era una casa editrice senza pretese che operava a livello locale, almeno fino a quando le guide Avventure Estreme non erano diventate bestseller in tutto il paese, anche grazie alle vendite via Internet. Non importava a nessuno che le scrivesse Maggie dal suo piccolo ufficio, almeno finché il futuro proprietario, Peter Pierpont, aveva sganciato la bomba: M.S. Stevens sarebbe andato in tournée.

    Pierpont voleva promuovere le guide con un tour dell'autore nell'Est, tanto per cominciare. Il suo intento era dare M.S. Stevens in pasto ai media. Non aveva idea che la star della sua nuova acquisizione fosse una ventottenne maniaca dei computer per la quale una passeggiata nel parco era insidiosa quanto un percorso di trekking. Inoltre Maggie detestava parlare in pubblico, odiava i microfoni e tendeva a bloccarsi se si trovava al centro dell'attenzione.

    Per uno scherzo del destino aveva avuto successo spiegando agli altri come affrontare le avventure, lei che era l'incubo vivente delle agenzie di viaggi. Se prenotava un volo, era certo che l'aereo venisse trattenuto a terra per maltempo o problemi al motore. I suoi genitori amavano viaggiare, ma da quando avevano portato Maggie, undicenne, a Disneyland, avevano deciso di non partire più con lei. Prima si era persa, poi le era venuta la varicella; nel frattempo si erano accorti che era allergica alle punture d'ape e la loro auto si era bloccata nel bel mezzo di Trinidad, Colorado. E non era stato il suo viaggio peggiore.

    Un percorso di cinquanta miglia fino a casa, a Beaumont, West Virginia, equivaleva per lei a una battaglia.

    Nel timore che Pierpont non rilevasse più la casa editrice, Homer Granville gli aveva lasciato credere che avrebbe spedito in tour un macho rude.

    Aveva anche pensato a una soluzione semplice: assumere un sostituto che facesse pubblicità al posto di Maggie. Ecco perché lei aveva appiccicato gli annunci per cercare uno studente che impersonasse il duro avventuriero. Chi lo avrebbe immaginato che Pittsburgh fosse piena di aspiranti Indiana Jones? C'era gente ovunque lì fuori. Chi scegliere?

    Se non fosse stata tanto grata a Homer Granville e non gli avesse voluto così bene, avrebbe rispolverato la sua laurea in giornalismo per andare a cercare lavoro altrove. Però amava scrivere le sue guide, per vivere le avventure immaginarie che in vita sua non avrebbe mai osato affrontare.

    La porta dell'ufficio si aprì ed entrò un altro candidato, una donna stavolta, alta e magra, con le trecce nere e una tuta kaki. Maggie reagì in modo positivo: perché non assumere una donna? Poi la tipa tirò l'anello di un oggetto giallo che portava con sé e un'ampia zattera gonfiabile riempì l'ufficio.

    «Oddio!» esclamò Maggie mentre l'elefantino a righe rosa sulla scrivania cadeva su un fianco.

    «Adoro le entrate drammatiche» disse la giovane sorridendo. «Se hai la sfortuna di chiamarti Mary Smith, devi fare qualcosa per essere ricordata.»

    «Io ti ricorderò» disse Maggie. Rialzò l'elefante, che ora aveva un orecchio scheggiato. Fece un paio di domande, lieta di essere interrotta dal telefono. «Maggie Sanders» rispose sollevando il ricevitore.

    «Sì, certo, lo so.»

    Con la barba grigia appuntita e gli occhialini sottili, Homer Granville era lo stereotipo perfetto del maggiordomo inglese. La sua voce stridula, però, non si addiceva a quell'immagine, ed era stranamente agitata in quel momento.

    «Sto parcheggiando qui sotto» disse dal cellulare, la voce piena di sottintesi.

    Maggie non sapeva neppure che fosse uscito.

    «Il signor Pierpont è con me. È ansioso di incontrare lo staff.»

    «Oh-oh.»

    «Sì» disse Homer, d'accordo con lei.

    «Temporeggi. Sono assalita dai candidati.»

    «Lo farò, certo.» Cadde la linea.

    «Grazie, la contatterò, signorina Smith» disse Maggie dando un calcio alla zattera per spostarla. Non concesse altro spazio alla tipa. «Rayanne!» urlò per convocare la segretaria nel suo ufficio.

    Bisbigliò in un orecchio la cattiva notizia a Rayanne, che entrò subito in azione all'esterno.

    «Sono molto, molto spiacente per tutti voi, ma abbiamo un'emergenza» comunicò ai convenuti. «Dovete andarvene immediatamente. Abbiamo il curriculum di tutti quanti, vi contatterò io entro pochi giorni. Arrivederci.»

    Brontolando un poco, la folla si disperse, mentre Rayanne comunicava anche a quelli in corridoio la cattiva notizia. Maggie si sentiva in colpa per avere lasciato il lavoro sporco alla segretaria, ma sapeva che la ragazza aveva le spalle forti. Più di lei, anzi.

    Il primo gruppo di candidati si pressò nel piccolo ascensore, mentre il resto della mandria si avviò giù per le scale. Rayanne li seguiva per fargli fretta.

    Di certo Granville aveva già parcheggiato nel posto riservato nel vialetto dietro l'edificio, messo il proteggi-cruscotto in cartone alla sua Cadillac nera e, evitando le buche nel cemento, si era avviato alla porta sul retro. Lì giunto avrebbe frugato nel suo abito nero impeccabile che portava con ogni stagione e ne avrebbe estratto le chiavi. Anche calcolando la lentezza dell'ascensore, sarebbe arrivato al secondo piano col suo visitatore entro due minuti al massimo.

    Il signor Pierpont non sapeva nulla, e la cessione non era ancora stata firmata. I suoi legali nicchiavano, e Maggie non voleva mettere in pericolo i progetti di pensionamento del signor Granville. Non c'era niente di male nel trovare un sostituto che facesse pubblicità al posto suo, visto che M.S. Stevens non esisteva. Sperava comunque che il suo capo avrebbe chiarito tutto prima che Pierpont firmasse.

    Si avvicinò a Rayanne in corridoio e osservò l'ultimo candidato sparire giù per le scale antincendio.

    «Wow!» commentò Rayanne.

    «Wow!» le fece eco Maggie, aprendo la porta a vetri col nome della casa editrice in stile art déco.

    «Da dove viene quella zattera?» chiese Rayanne.

    Maggie fece per rispondere e vide... un problema.

    «Mi spiace, per oggi non facciamo più colloqui» disse all'uomo alto e abbronzato in piedi vicino alla pianta artificiale in vaso.

    «Sono qui per parlare con Maggie Sanders» spiegò lui con una bella voce profonda.

    «Sì, capisco, se ha lasciato il suo numero telefonico sul curriculum la contatteremo domani.»

    L'uomo era più vecchio dei candidati di prima, sui trent'anni, coi capelli biondo scuro più chiari alla radice, segno che passava molto tempo all'aria aperta.

    Le piacquero subito gli stupefacenti occhi blu, con le rughette sexy agli angoli. Probabilmente in passato si era rotto il naso, ma la sua posizione un poco fuori centro rendeva il suo volto ancora più attraente. Portava short mimetici color kaki e una maglietta in tinta coi bottoni aperti in alto a rivelare un ciuffo di peli sottili. Era davvero notevole, ma non pareva molto cooperativo. Se ne stava immobile al suo posto.

    «Non so che cosa stia succedendo

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