Complici in amore: Harmony Destiny
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Info su questo ebook
Maggie Riley si occupa di consigli sentimentali su un giornale di provincia, e coinvolta forse dal proprio ruolo decide di frequentare un corso di pittura per conoscere il pittore Perry Silver, di cui un'amica si è invaghita. Ma lei sospetta che sia interessato solo ai suoi soldi e vuole dimostrarlo.
... e l'ex poliziotto.
Anche Ben Hunter si è iscritto al corso per incastrare Perry Silver, che sospetta di truffa ai danni di vecchie signore, come sua nonna. Dato l'interesse in comune, Ben lega subito con Maggie. Chissà che, indagando, indagando non scoprano anche di essere fatti l'uno per l'altro.
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Anteprima del libro
Complici in amore - Dixie Browning
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Driven to Distraction
Silhouette Desire
© 2004 Dixie Browning
Traduzione di Maria Latorre
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2005 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3052-088-2
1
Maggie Riley non era mai stata una vittima.
Dopo avere intervistato un poliziotto per il giornale per cui lavorava, aveva sempre prestato attenzione alle situazioni di potenziale pericolo. E quel giorno si era accorta che un furgoncino verde la seguiva da più di mezz’ora. Non ci aveva fatto caso alla partenza da Winston-Salem, ma aveva incominciato a impensierirsi quando aveva abbandonato l’autostrada per imboccare la statale. Il furgoncino verde l’aveva seguita perfino lungo la sterrata che l’avrebbe condotta alla sua destinazione finale.
Forse era un caso. Forse l’autista del furgone era diretto come lei a Peddler’s Knob, la località ai piedi delle montagne Blue Ridge dove si trovava il laboratorio artistico di Perry Silver. Per quanto ne sapeva, non era illegale guidare un furgone con la targa infangata.
«Basta con stupide paranoie» mormorò tra sé e sé, continuando, però, a tenere d’occhio il furgone, che intanto si era fermato nella piccola area di parcheggio.
Tirò il freno a mano, decisa, e rivolse la propria attenzione alla villa vittoriana, disposta su tre piani, in cui avrebbe vissuto e studiato durante la settimana successiva. Era una magione in perfetto stile neogotico, con torrette e cupole, coperta dall’edera e ornata da vetri istoriati.
Due settimane prima, Maggie aveva inoltrato la domanda per partecipare al corso di pittura, anche se la materia le era aliena come la fisica nucleare. Ma in fondo i corsi servivano a imparare qualcosa di nuovo, no? Chissà? Magari avrebbe perfino imparato a dipingere, anche se in realtà era là sotto copertura. Certo, se un disonesto non avesse preso di mira la sua migliore amica, che tra l’altro era ricca come un nababbo e ingenua come un agnellino, non avrebbe mai considerato l’idea di iscriversi a quel tipo di corso.
Preparandosi a scendere dall’auto, guardò ancora una volta il furgone verde, considerando che se l’autista del mezzo sospetto avesse avuto intenzione di farle del male, a quel punto avrebbe già fatto la prima mossa.
Ma quando puntò l’attenzione in quella direzione, per poco non le mancò il fiato.
«Santo cielo!» mormorò ammirata.
Non riusciva a vedere il viso dell’uomo, che le dava le spalle mentre si chinava verso l’abitacolo del furgone, ma dalla vita in giù era uno schianto. Indossava un paio di jeans scoloriti e una camicia che gli si tendeva sulle spalle larghe e muscolose. Se era quello l’esempio di artista a cui si riferiva Mary Rose, non c’era da stupirsi che la donna avesse perso il bene dell’intelletto. E se, poi, quel tipo era Perry Silver, allora la stessa Maggie aveva poche speranze di far rinsavire l’amica.
Ecco perché non era riuscita a far ragionare Mary Rose. Se era quella la carogna in questione, lei stessa poteva giustificare l’infatuazione dell’amica.
Per fortuna non le mancavano né la determinazione, né il cinismo. Doveva soltanto fare ricorso a quelle capacità per fare fronte a Perry Silver. Raddrizzando le spalle, scese dalla macchina e incominciò a svuotare il bagagliaio. Continuava a seguire gli spostamenti dell’uomo con la coda dell’occhio, augurandosi che si girasse per poterlo guardare in faccia. E sperando, al tempo stesso, che fosse brutto come il peccato.
La foto di Perry Silver che aveva visto sulla copertina dell’opuscolo pubblicitario del corso di pittura raffigurava un uomo alto, carino, con un sorriso accattivante. Secondo il racconto di Mary Rose, che l’aveva conosciuto a un’esposizione sponsorizzata dal padre, quell’uomo era l’incarnazione di tutti i sogni femminili.
«Oh, Maggie!» aveva esclamato l’amica con aria sognante. «Mi ha preso la mano e l’ha tenuta a lungo tra le sue, fissandomi negli occhi senza dire una parola. Mi ha fatta sentire la donna più bella del mondo. Ti ho già detto che ha gli occhi color turchese?»
Certo, con l’aiuto di un paio di lenti a contatto colorate.
«Avrei tanto voluto che ci fossi stata anche tu» aveva proseguito Mary Rose. «Abbiamo parlato per tutta la serata e quando ho accompagnato papà a casa, Perry mi ha preso di nuovo la mano e mi ha detto che era a causa mia, che si era sentito tanto attratto da Winston-Salem. Era come se la sua anima sapesse che laggiù c’era uno spirito affine che lo aspettava.»
Maggie si era trattenuta dal fare commenti.
«Come posso spiegarti? È come se fossimo stati amanti in una vita precedente e ci fossimo riconosciuti all’istante in questa. È l’unico modo in cui riesco a descriverti il nostro incontro.»
Maggie aveva dovuto soffocare la nausea. Facendo appello a tutto il tatto di cui disponeva, aveva cercato di riportare l’amica con i piedi per terra, ma invano.
Era stato soltanto al momento dei saluti che Mary Rose le aveva confidato di avere devoluto una cospicua borsa di studio per l’arte a Perry Silver. A quel punto Maggie aveva capito che sarebbe stato necessario prendere provvedimenti, tutelando gli interessi dell’amica. E in tutta fretta.
Oh, ecco, finalmente il fusto bruno stava guardando verso di lei!
Maggie si finse indaffarata a sollevare la valigia dal portabagagli, ma la sua mente registrò immediatamente il pericolo: le cose si stavano complicando. Quel lavoro non sarebbe stato facile come aveva immaginato. Quell’uomo era davvero fantastico.
«E tu sei stupida come un’oca» mormorò tra sé e sé mentre recuperava dal bagagliaio il materiale per dipingere.
«Le serve una mano?» domandò in quel momento il fusto. Dio del cielo! Anche la voce si adattava a tutto il resto! Lenta, dolce, suadente.
«No, grazie» replicò Maggie con aria da snob. Altro che una! Le sarebbero servite almeno sei mani, con tutto quello che si era portata dietro, ma per niente al mondo avrebbe accettato favori da uno sconosciuto senza avere prima la possibilità di valutarlo. Con la gente, si fidava sempre del suo istinto. E in fondo era proprio per questo che si trovava lì.
Mentre cercava di capire come distribuire i bagagli, il fusto le si avvicinò. «A me sembra proprio di sì» commentò.
Maggie lo guardò dritto negli occhi dal colore dell’ambra fusa. E fu un errore. Restò senza fiato all’improvviso. Quell’uomo era davvero stupendo, senza contare che la sovrastava di tutta una testa.
«Prego?» obiettò cercando invano di assumere un tono altezzoso. «Lei non è mica...» Si trattenne appena in tempo dal chiedergli se fosse Perry Silver. Mary Rose le aveva detto che Perry portava sempre un berretto e lui aveva la testa scoperta. «È l’uomo più romantico che io abbia mai conosciuto, Maggie. Immagina Gregory Peck da giovane. Mi ha detto che se Raffaello mi avesse incontrata, adesso al Louvre sarebbe esposto il mio ritratto. Non credi anche tu che sia la cosa più dolce da dire?»
«Signorina?»
«Cosa?» Maggie tornò con un sussulto alla realtà. Lo sconosciuto era appoggiato alla macchina e stava guardando incuriosito il contenuto del bagagliaio, pieno di vecchi giornali, un rotolo di corda, una torcia elettrica e un paio di scarpe.
«Come le ho detto, se le serve una mano, io ne ho una libera.»
«La ringrazio» replicò Maggie. «Se potesse portarmi quello» soggiunse indicando il beautycase, «io posso occuparmi del resto.»
Ignorando le sue indicazioni, l’uomo prese la valigia più grande, la custodia con il computer e tutto il materiale per dipingere, lasciando a lei il compito di trasportare soltanto la borsa e il beautycase.
A Maggie non restò altro da fare che seguirlo lungo il sentiero ripido che conduceva alla casa, approfittandone per osservargli le spalle, i fianchi stretti e le gambe.
Se era lui Perry Silver, sarebbe stato meglio abbandonare l’incarico immediatamente. Sarebbe stato impossibile far cambiare idea a qualsiasi donna su un uomo del genere.
«Attenta al selciato. Guardi dove mette i piedi» la mise in guardia lo sconosciuto.
«Sto già guardando» mentì lei, distogliendo a malincuore lo sguardo dal fondoschiena più allettante che avesse mai visto.
«In questo posto ci sarebbe bisogno di una scalinata» commentò lui con un accento dolcemente trascinato, tipico degli stati meridionali.
«O di un ascensore» suggerì lei. Le gambe di lui erano almeno un chilometro più lunghe delle sue, tanto che dovette fermarsi per darle il tempo di raggiungerlo. «È qui anche lei per imparare a dipingere?» azzardò poi. «Io mi chiamo Maggie. Maggie Riley. Credo che per la prossima settimana saremo compagni di corso.»
Ancora diversi passi avanti a lei, lui si girò rivelando un profilo romano perfetto. «Lieto di fare la sua conoscenza, signora.»
Signora? «Non ho capito il suo nome.»
«Ben Hunter. Se la sente di affrontare quest’ultimo tratto?»
Lei adocchiò con apprensione il sentiero ciottoloso. «Credo di sì.» Di certo si sentiva più pronta ad affrontare la scalata di quanto non si sentisse pronta ad affrontare la settimana di corso. Il dépliant informativo descriveva lo splendore scenico del luogo e con tutta probabilità agli allievi sarebbe stato chiesto di dipingerlo.
Maggie guardò il panorama, le montagne nebbiose, la foresta densa, i rododendri in fiore. Non sarebbe stato difficile, si disse con falso ottimismo. Qualche tocco di azzurro, qualche tocco di verde, magari una pennellata di rosa, poi avrebbe definito l’opera il frutto di arte astratta. Chi mai avrebbe potuto contestare?
Guardando davanti a sé, osservò il gruppo già riunito sul porticato. Non si stupì di notare che erano in gran parte donne. Il problema era che tutte sembravano avere superato la cinquantina. Altre sembravano addirittura più anziane. L’unica sua coetanea era una biondina con una maglietta molto scollata. Sarebbe stata un’esca perfetta, se fosse riuscita a convincerla a collaborare.
Oh, in qualche modo si sarebbe risolto tutto per il meglio. Mary Rose era senza dubbio un’ingenua senza speranze, ma Maggie non si sarebbe lasciata ammaliare dagli occhi dolci di Perry Silver.