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Un passato nascosto: Harmony Destiny
Un passato nascosto: Harmony Destiny
Un passato nascosto: Harmony Destiny
E-book150 pagine3 ore

Un passato nascosto: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

In seguito a un grave incidente Xander Jackson ha perso la memoria e non ricorda quindi di essere separato. La moglie, Olivia, coglie al volo quell'opportunità insperata per ricominciare da capo una vita con l'uomo che ancora ama. Lasciar credere a Xander che loro due sono la coppia innamorata di un tempo è un'impresa rischiosa anche perché Olivia deve nascondere tutte le prove della perdita devastante che distrusse la loro relazione. Ma si tratta della più grande scommessa della sua vita... e lei non ha intenzione di tirarsi indietro.
LinguaItaliano
Data di uscita20 giu 2016
ISBN9788858950517
Un passato nascosto: Harmony Destiny
Autore

Yvonne Lindsay

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Un passato nascosto - Yvonne Lindsay

    successivo.

    1

    Detestava gli ospedali.

    Olivia avvertì un tuffo al cuore per l'odore del disinfettante e i ricordi spaventosi che le invasero la mente in un assordante brusio mentre varcava le porte d'ingresso e scorreva con lo sguardo il tabellone che indicava i vari reparti, cercando di capire dove dovesse dirigersi.

    La agitava oltremodo l'idea di rivedere il suo ex marito, anche se, a quanto pareva, era stato proprio lui a chiedere di lei. Erano trascorsi due anni da quando Xander l'aveva lasciata e, ringraziando il cielo, era riuscita a rimettersi in piedi da allora. Oddio, il suo era pur sempre un equilibrio traballante. Quel che era successo l'aveva resa una persona fragile, ansiosa, insicura. E di certo quell'incontro non l'avrebbe aiutata.

    Con un suono metallico l'ascensore si fermò e le porte si aprirono davanti a lei. Reprimendo l'impulso di voltarsi e tagliare la corda, allungò con determinazione un piede davanti all'altro ed entrò, pigiando immediatamente il tasto del piano dove era stato ricoverato il suo ex.

    L'ultima cosa al mondo di cui aveva bisogno in quel momento della vita era incontrare Xander, si ripeteva. Credeva di aver superato il dolore dell'abbandono, seguito alla perdita devastante che aveva spinto due persone che si amavano a dividere le loro strade. Ma quando le era giunta la telefonata dall'ospedale, quella mattina, il mondo le era di nuovo crollato addosso.

    Olivia strinse le dita attorno al manico della borsa. Non era obbligata a incontrarlo, anche se le avevano riferito che si era svegliato da un coma di sei settimane, chiedendo espressamente di lei, implorando addirittura di vederla. Xander conosceva bene il suo punto debole: non sapeva dirgli di no. In questo, aveva giocato d'astuzia.

    Emise un sospiro e uscì dall'ascensore quando le porte si aprirono, poi si bloccò nell'area accoglienza.

    «La posso aiutare?» le venne prontamente in soccorso un'infermiera che abbracciava una voluminosa mole di cartelle.

    «Avrei un appuntamento con il dottor Thomas.»

    «Oh, lei deve essere la signora Jackson. Da questa parte» indicò. «Mi segua.»

    L'infermiera la condusse in una saletta arredata sobriamente, l'anticamera dello studio del dottore che aveva chiesto di incontrarla; poi se ne andò, dicendole che il medico sarebbe arrivato di lì a breve.

    Non riusciva a stare ferma, per cui si mise a camminare per la stanza. Tre passi avanti, tre indietro. Tre avanti, tre indietro... E così via, finché la porta alle sue spalle non si aprì. Piroettò su se stessa, immaginando fosse il dottor Thomas la persona che si trovò davanti, benché le sembrasse troppo giovane per essere uno specialista in neurologia.

    «Signora Jackson, la ringrazio di essere venuta.»

    Olivia salutò il medico con un cenno del capo e gli strinse la mano, notando subito la differenza tra la mano pulita, calda e asciutta del dottore e la sua, così fredda da far dubitare che le fluisse ancora il sangue nelle vene.

    «Mi sembra di aver capito che Xander abbia avuto un brutto incidente?»

    «Sì, ha perso il controllo dell'auto sull'asfalto bagnato ed è andato a sbattere contro un palo dell'alta tensione. Le ferite fisiche sono guarite, e come lei potrà immaginare, non sono quelle il problema. Per fortuna è uscito dal coma ed è stato trasferito dalla terapia intensiva al reparto.»

    «Mi hanno detto che l'incidente è successo sei settimane fa. È stato in coma tutto questo tempo? Non è un po' troppo?»

    «Infatti. Negli ultimi giorni aveva cominciato a riprendere conoscenza e le risposte nervose sembravano promettere bene. Poi, la scorsa notte, si è svegliato completamente e ha subito chiesto di lei, spiazzando il personale, in quanto, come parente più prossimo, avevamo solo il nome della madre.»

    Olivia si accasciò sulla sedia, attonita. Era mai possibile? Xander aveva chiesto espressamente di lei? Il giorno in cui l'aveva lasciata, era stato perentorio nell'asserire che era finita per sempre, che non avevano più nulla da spartire. Stavano parlando della stessa persona?

    «Non capisco» pronunciò alla fine, ritrovando la parola.

    «Ferite a parte, il signor Jackson soffre di un'amnesia post-traumatica. È piuttosto comune dopo una imponente commozione cerebrale. Parecchi studi dimostrano che solo il tre per cento dei pazienti non accusa una perdita di memoria dopo un evento di tale gravità.»

    «E lui non rientra in quel tre per cento.»

    Il medico scosse la testa. «L'amnesia post-traumatica è una fase che molte persone attraversano in seguito a una lesione alla testa come quella che ha riportato il nostro paziente. I sintomi sono confusione, disorientamento e problemi con la memoria a breve termine. Il caso del signor Jackson, tuttavia, è alquanto singolare, in quanto pare abbia invece problemi con la memoria a lungo termine. Mi par di capire che lei non fosse al corrente dell'incidente?»

    «Non frequento più quasi nessuno che sia in contatto con il mio ex marito e devo dire di non essere mai andata tanto d'accordo con sua madre. Non mi sorprende che nessuno mi abbia avvisato. Non vedo Xander da due anni, da quando ci siamo separati. Siamo in attesa della sentenza di divorzio.»

    Un fremito la percorse. Neppure ora riusciva a tenere a bada l'amarezza.

    «Capisco. La faccenda si complica, allora.»

    «In che senso?»

    «Vive da solo, vero?»

    «Per quel che ne sappia, sì.»

    «Be', lui è convinto di tornare a casa con lei.»

    Olivia si irrigidì. «Con me?»

    «Sì. Crede che stiate ancora insieme. Per questo ha chiesto di lei. Le sue prime parole, quando si è svegliato dal coma, sono state: dite a mia moglie che sto bene

    Il dottor Thomas cominciò a spiegarle la natura dei danni fisici e neurologici riportati da Xander, ma le sue parole sulla perdita della forma fisica a seguito del coma protratto e sui disturbi di memoria stentavano a infiltrarsi nella sua mente. Non riusciva a pensare ad altro che all'ex marito che, ripreso conoscenza, aveva chiesto di vederla.

    «Mi scusi, dottore» lo interruppe. «Ma da che periodo in poi non ha più memoria?»

    «Diciamo che i suoi ricordi più nitidi si fermano a circa sei anni fa.»

    «A subito dopo il matrimonio, quindi» disse in preda all'ansia. Il che significava che non ricordava nulla dei lavori di ristrutturazione della loro villa ottocentesca con vista sulla spiaggia di Cheltenham, né della nascita del loro figlio, un anno dopo.

    E neppure della morte di Parker, avvenuta subito dopo il suo terzo compleanno.

    Si sforzò di articolare le parole che le servivano per formulare la domanda successiva.

    «Crede che possa... potrà ricordare il resto?»

    Il medico si strinse nelle spalle. «È possibile. Così com'è possibile che non recuperi più la memoria perduta o che il recupero sia solo parziale.»

    Olivia rimase in silenzio per qualche istante, ascoltando le parole del neurologo. Poi, trasse un respiro profondo. Era giunto il momento. «Posso vederlo?»

    «Certo. Venga con me.»

    Il dottor Thomas la condusse in una grande stanza del reparto con quattro letti, di cui solo uno, quello vicino alla finestra, era in quel momento occupato. Si fece forza e avanzò verso l'uomo che aveva amato più di se stessa e dal quale aveva creduto di essere riamata. Il respiro le si bloccò in gola quando vide quel volto familiare e provò una stretta al cuore all'incredibile somiglianza con Parker. Due gocce d'acqua. Si strofinò il petto, in un istintivo quanto inutile tentativo di placare il doloroso vuoto che la opprimeva.

    «Sta dormendo, ma potrebbe svegliarsi da un momento all'altro» dichiarò il medico, consultando la cartella clinica. «Si metta a sedere.»

    «Gra... grazie» rispose come un automa, accomodandosi sulla sedia accanto al comodino, le spalle rivolte verso la finestra.

    Olivia posò lo sguardo sulla figura distesa sotto le coperte, cominciando dai piedi, per poi percorrere la lunghezza delle gambe, i fianchi, risalendo verso il torace e infine il viso. Aveva perso peso e massa muscolare. Era molto più magro di come lo ricordava. Un'ombra di barba gli copriva la mascella un tempo sempre ben rasata, e i capelli necessitavano urgentemente di un taglio.

    Stava ancora male per lui. Detestava sentirsi così vulnerabile ed esposta. Xander era un uomo determinato, dinamico. Abituato a dettare ordini, piuttosto che a subirli. Chissà come soffriva a stare disteso, inerme, in un letto d'ospedale.

    Olivia sussultò quando Xander aprì gli occhi e le sorrise. Avvertì immediatamente quella sintonia che c'era sempre stata tra di loro, prima che si arrivasse al punto di rottura per circostanze al di là del controllo di entrambi. Le sue labbra si curvarono automaticamente in un sorriso di risposta.

    Da quant'era che non vedeva quel sorriso? Troppo tempo. Le era mancato da impazzire. Il sorriso e soprattutto lui. Per due lunghi, terribili anni si era illusa di potersi innamorare di un altro, con la stessa facilità con cui si era innamorata di lui. Aveva mentito a se stessa. Non era come accendere un interruttore. E, soprattutto, non poteva nascondere la testa sotto la sabbia e fingere che Xander non fosse stato la cosa più importante della sua vita sin da quando si erano conosciuti.

    Ebbene sì, lo amava ancora.

    «Livvy?» La voce di lui vacillò un istante, impastata e roca.

    «Sono io» rispose, tremante. «Sono qui.»

    Le salirono le lacrime agli occhi. Con un nodo alla gola, si protese verso di lui e gli prese la mano. Xander emise un sospiro e richiuse gli occhi. Dopo qualche secondo, pronunciò con voce stentata: «Be... bene.»

    Dall'altro lato del letto, il dottor Thomas si schiarì la voce.

    «Xander?»

    «Non si preoccupi. Si è riaddormentato. Ora arriva un'infermiera per tenerlo sotto osservazione. Probabilmente, si risveglierà fra un po'. Ora, se vuole scusarmi...»

    «Oh, sì, certo. Grazie.»

    Si accorse a stento del medico che si allontanava, così come di uno degli altri pazienti che rientrava in camera appoggiato a un deambulatore e scortato da un fisioterapista. Era tutta concentrata sull'uomo a letto di fronte a lei, sui respiri lenti e regolari che gli gonfiavano e sgonfiavano il petto.

    In quel momento, Olivia pensò che Xander avrebbe potuto perdere la vita nell'incidente che gli aveva rubato la memoria, e lei non avrebbe avuto la possibilità di implorarlo di concedere a entrambi una seconda possibilità. Ma per fortuna non era morto.

    E non ricordava più che si erano lasciati.

    Le dita di Xander erano rimaste intrecciate alle sue, come a un'ancora. Si chinò lentamente e poggiò quella mano contro la guancia. Era caldo, vivo. Suo? Lo desiderava con tutta se stessa.

    Il seme della speranza germinava dentro di lei. Che la perdita di memoria potesse concedere loro quella seconda possibilità che lui le aveva così categoricamente rifiutato?

    In quel momento, capì che avrebbe fatto qualunque cosa pur di riaverlo.

    Qualunque cosa.

    Incluso fingere che i problemi passati non fossero mai esistiti?, si domandò. La risposta che le echeggiò nella mente

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