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L amante del re: Harmony Destiny
L amante del re: Harmony Destiny
L amante del re: Harmony Destiny
E-book175 pagine2 ore

L amante del re: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Re Rocco è abituato a ottenere tutto ciò che desidera, ma Ottavia Romolo, volitiva cortigiana con cui condivide le notti, non è disposta a scendere a compromessi. Il sovrano la desidera più di quanto si possa immaginare, ma il loro amore è contrastato da giochi di potere, intrighi di corte e attentati alla vita del re, che nel frattempo inizia a percepire l'urgenza di avere un erede. Avrà il coraggio Re Rocco di impegnarsi in una relazione seria con Ottavia e fare della sua amante la propria regina, o gli striscianti sospetti di palazzo prenderanno il sopravvento?
LinguaItaliano
Data di uscita20 set 2017
ISBN9788858970010
L amante del re: Harmony Destiny
Autore

Yvonne Lindsay

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    L amante del re - Yvonne Lindsay

    successivo.

    1

    Lui si trovava lì.

    Lo percepì dal cambio di energia all'interno del castello, che si ergeva silenzioso sull'isola. Ottavia si aggiustò il vestito per la quindicesima volta quel pomeriggio e si ripeté che non era nervosa. Non proprio. In qualità di cortigiana era abituata a interagire con uomini di potere. Un re non sarebbe stato poi così diverso... giusto?

    Il delizioso orologio dorato stile impero sulla mensola del camino continuava a scandire i secondi. Fortunatamente l'attesa non si protrasse a lungo. La porta barocca in legno venne spalancata. Aveva lo stomaco in subbuglio per l'emozione, e sentì un brivido lungo la schiena. Ma, anziché il re, si ritrovò di fronte Sonja Novak, una dei consiglieri reali.

    La donna, come sempre, indossava un impeccabile completo di Chanel, i capelli ingrigiti raccolti in una rigida crocchia. Rivolse a Ottavia quello che doveva sembrare un sorriso.

    «Sua Maestà la riceve subito.»

    «Lo incontrerò qui» rispose Ottavia, decisa.

    Avrebbe dovuto sapere che l'assistente l'avrebbe guardata in cagnesco.

    «Signorina Romolo, è stato il re di Erminia a convocarla, non il contrario.»

    «Allora Sua Maestà rimarrà deluso, giusto?»

    Facendo appello a tutto il coraggio rimastole Ottavia le voltò le spalle per guardare fuori dalla finestra. Prese a contare lentamente per regolarizzare il respiro e placare il battito cardiaco: uno, due, tre... Quando arrivò al sette sentì la donna sbuffare e in seguito allontanarsi con un ticchettio concitato sul pavimento il legno. Poi il silenzio.

    Ottavia si concesse un sorriso trionfante. Sarebbe stato Rocco ad andare da lei. Aveva visto come l'aveva guardata la prima volta che si erano incontrati.

    Certo, non era molto elegante. Come avrebbe potuto, visto che era stata reclusa per diversi giorni senza nemmeno un cambio? Eppure, nonostante avesse indossato gli stessi vestiti per una settimana intera e non fosse truccata, aveva riconosciuto quello sguardo. Rocco la desiderava. E lei era un'esperta nel manipolare gli uomini che incontrava.

    Inoltre era in debito con lei: era stata sua sorella, la Principessa Mila, a rapirla, e le aveva oltretutto rubato i vestiti e l'identità, spacciandosi per Ottavia per poter trascorrere del tempo con il suo cliente.

    L'avevano tenuta prigioniera in una lussuosa suite d'albergo a Erminia, ma questo non sollevava nessuno dalla responsabilità per quello che avevano fatto. E quando era corsa dal re per avvertirlo del piano architettato dalla sorella anche lui l'aveva fatta rinchiudere, nel tentativo di tapparle la bocca e non farla parlare con la stampa. Be', non era servito. La storia era trapelata comunque, anche senza il contributo di Ottavia. Comunque alla fine lo scandalo si era dissolto. E, due settimane prima, era rientrata in possesso dei suoi vestiti. Quindi ora doveva affrontare un solo ostacolo: il re.

    Roteò le spalle nel tentativo di alleviare la tensione che la attanagliava, senza riuscirci. Era irritante dover sottostare a qualcuno. Era una donna abituata a gestire la propria vita, a decidere autonomamente. Non era da lei sentirsi impotente.

    Era così assorta nei propri pensieri che sentì a malapena aprirsi la porta alle sue spalle. Si voltò, immediatamente consapevole dell'aura di potere che emanava da quell'uomo. Nonostante si sforzasse di mantenere un certo contegno non riuscì a contrastare la reazione viscerale che le provocò la vista del re.

    Era più alto di lei di una quindicina di centimetri, e dovette sollevare lo sguardo per incontrare i suoi occhi color ambra. Aveva una postura rigida, ma quegli occhi... quegli occhi comunicavano forza. Le ricordava un felino pronto a scattare verso la preda. Quell'idea avrebbe dovuto spaventarla, invece inaspettatamente la eccitava.

    Notò soddisfatta che nemmeno Rocco era indifferente a lei. Vide il modo in cui le osservò il collo appena sopra il decolleté, per poi scendere verso i capezzoli che si intravedevano attraverso la seta leggera dell'abito. Gli sorrise impercettibilmente e inspirò a fondo, mettendo in risalto il seno.

    Fece un inchino aggraziato, abbassando il capo – sapeva bene che la gentilezza era un'arma vincente – e attese che il re le consentisse di rialzarsi.

    «La tua deferenza arriva un po' in ritardo, signorina Romolo» disse, la voce profonda che le rimbombava fin nelle viscere. «Alzati.»

    Ottavia ubbidì e lo guardò attraverso ciglia folte, notando le sue labbra serrate, la tensione sul viso. Era contrariato. Era un rischio che valeva la pena correre. Raddrizzò le spalle e rimase in silenzio.

    Quella donna se ne stava in piedi di fronte alla finestra e Rocco ne ammirava la strategia. Non passava inosservata, alla luce del tardo pomeriggio che filtrava dalle vetrate, inondando ogni curva e avvallamento del suo corpo con un riverbero dorato. Tuttavia si sbagliava se pensava che sarebbe bastato quello a irretirlo. Governava Erminia da quindici anni, quindi aveva imparato a usare l'autocontrollo, a livelli quasi sovrumani. Il dovere richiedeva questo e altro.

    Le si avvicinò, e dovette riconoscere che non batté ciglio, nonostante Rocco fosse conscio di avere una presenza che incuteva timore: aveva trascorso una vita intera a far credere alle persone che fosse così. E per quanto l'avesse fatto arrabbiare o divertire l'audacia di Ottavia nel tentativo di farlo pagare per il tempo in cui l'aveva tenuta segregata, non voleva assolutamente darlo a vedere.

    Lanciò un foglio di carta verso di lei.

    «Questo cosa significa?» ringhiò.

    «Credo che sappia cosa sia una fattura, no?» gli disse.

    Ottavia aveva un tono di voce basso e perfettamente modulato, una sorta di carezza vellutata che gli stimolava i sensi. Faceva parte del mestiere?, si chiese. Sedurre un uomo con la voce prima che con le altre armi che indubbiamente aveva affinato con l'esperienza? Arricciò le labbra in segno di sfida. Le avrebbe fatto capire che solitamente non si faceva irretire da una bella donna.

    «Sei mia prigioniera.» Strappò la fattura, lasciandone cadere i pezzi sul pavimento ai suoi piedi. «Non hai alcun diritto di farmi pagare per il tempo che trascorri qui. Anzi, come mia prigioniera non hai diritti.»

    Lo guardò con aria interrogativa.

    «Mi permetto di dissentire. Per come la vedo la sua famiglia mi deve molto.»

    Aveva fegato. Non in molti osavano sfidarlo.

    «Ah sì? Illuminami.»

    «C'è la questione del mio mancato ingaggio per colpa di sua sorella, e del mio sequestro. Come molti dei suoi sudditi ho degli impegni economici, e non posso onorarli se non vengo pagata.»

    La osservò. E non gli riusciva difficile farlo. Aveva un collo lungo e aggraziato che finiva in spalle eleganti messe in risalto dall'abito solo apparentemente semplice. Il color rubino del tessuto si intonava alla leggera abbronzatura della pelle. Si chiese se la sua fosse un'abbronzatura integrale o se nei punti più intimi la pelle fosse candida.

    A Ottavia non piaceva essere ignorata.

    «Mi ha mancato di rispetto e continua a farlo» proseguì. «Mi lasci andare.»

    Pronunciò quelle parole con passione, lo sguardo infuocato. Rocco si rese conto che si divertiva a stuzzicarla.

    «Lasciarti andare?» La guardò attentamente, prendendo in considerazione la richiesta, e vide un lampo di speranza illuminarle lo sguardo. «Non credo. Non ho ancora finito con te.»

    «Non ha finito?» farfugliò. «Non ha nemmeno mai iniziato.»

    «Ah sì, è questo il problema. Hai fatturato il tempo che hai trascorso qui. Immagino l'avrai calcolato in base alle tariffe che usi di solito?» Ottavia inclinò il capo con consumata eleganza. «Allora converrai che mi devi uno sconto per mancate prestazioni.»

    Arretrò di un passo e osservò le emozioni farsi strada in quel volto incantevole. Ottavia si ricompose in fretta e inspirò a fondo.

    «Desidera richiedere i miei servizi?»

    Se gliel'avesse chiesto cinque minuti prima le avrebbe risposto seccamente di no. Quella donna gli aveva causato una serie infinita di problemi. Se non avesse firmato un contratto per fare temporaneamente da... nave scuola al Re Thierry di Sylvain sia il regno di Rocco che quello di Thierry si sarebbero risparmiati parecchi grattacapi.

    Parecchi anni prima Mila, la sorella di Rocco, era stata promessa in sposa a Thierry: un matrimonio combinato. Avendo scoperto l'intenzione di Thierry di avvalersi di una cortigiana Mila aveva sconsideratamente vestito i panni della signorina Romolo, per assicurarsi che il marito non avrebbe desiderato nessun'altra.

    All'inizio il piano aveva funzionato. Tuttavia, nel momento in cui Thierry aveva scoperto l'inganno era andato su tutte le furie, e quando la notizia era arrivata alla stampa aveva annullato il matrimonio. Mila e Thierry si erano ritrovati solo a causa di un drammatico evento che aveva coinvolto Mila. In seguito si erano sposati e adesso erano innamorati e felici. Insomma, alla fine, si era risolto tutto.

    Questo però non gli faceva apprezzare la presenza di Ottavia Romolo, visto che senza di lei tutto ciò si sarebbe potuto evitare. Così non aveva mai seriamente preso in considerazione l'idea di avvalersi delle sue... doti. Non aveva fatto altro che desiderare che se ne andasse da Erminia, liberandolo dal caos che aveva portato con sé.

    Eppure in quel momento, con i sensi in allerta e la mente intrigata, si ritrovò a considerare una risposta ben diversa.

    «Non ho ancora deciso» borbottò.

    «E io non ho fatto nessuna proposta» ribatté.

    Oh, bene: continuava ad aggrapparsi all'orgoglio, anche se la situazione le stava sfuggendo di mano. Ottavia rappresentava una sfida, oltre che una tentazione, e la cosa lo eccitava. Il modo in cui lo faceva sentire lo irritava e lo stimolava.

    «Ti sbagli se credi di poter scegliere, signorina Romolo.»

    Ottavia sollevò il mento in segno di sfida. «Io posso sempre scegliere. Sono felice che abbia distrutto la prima fattura» continuò, con un sorriso.

    Rocco rimase di stucco. Non si era aspettato una simile affermazione.

    «Mi fa piacere sentirlo. Ma perché?»

    «Perché il prezzo è aumentato.»

    2

    Tra loro calò il silenzio. Ottavia fissava il re con aria di sfida, sperando di non far trapelare quanto si sentisse in ansia.

    Gli occhi color ambra di Rocco rilucevano di una tonalità più scura rispetto a quella comunemente associata alla pietra. Quello sguardo comunicava complessità e potere. Così come aveva ordinato di segregarla all'interno di quel magnifico palazzo che si ergeva su un'isoletta al centro di un lago, avrebbe potuto rinchiuderla in una cella per il resto dei suoi giorni.

    Ottavia si rese conto di aver smesso di respirare quando piccole chiazze scure presero a punteggiarle la vista. Si concesse qualche lieve respiro continuando però a fissarlo, quasi ipnotizzata dal suo sguardo. Le chiazze scomparvero lentamente, però la vista più chiara non placò il battito selvaggio del cuore, né la paura che la attanagliava.

    Si era spinta troppo oltre? Aveva sempre fatto in modo di mantenere il vantaggio in ogni relazione. Anche se il fascino di cui disponeva era un'arma letale aveva la sensazione che non avrebbe funzionato con Rocco. Era famoso per i suoi metodi poco ortodossi.

    La irritava che avesse così tanto potere su di lei. Non si era forse ripromessa che nessun uomo avrebbe mai più controllato la sua vita? Eppure adesso era completamente indifesa. Coraggio, si disse, e cercò di ammorbidirsi. Socchiuse le labbra, umettandole con la punta della lingua. Rocco se n'era accorto, notò soddisfatta. Le aveva guardato la bocca.

    Aveva gettato l'amo, ma lui aveva abboccato?

    «Spero per te che ne valga la pena» ringhiò.

    La sua voce era profonda e leggermente roca. Quasi stesse combattendo contro se stesso. Ottavia si concesse di sorridere, abbassando leggermente lo sguardo.

    «Quindi stipuliamo un contratto, mio re?»

    Si soffermò sulle ultime due parole, usando ogni tattica a disposizione per renderle simili a una carezza, a una promessa. Capì di aver fallito quando Rocco reclinò la testa all'indietro esplodendo in una risata che trasformò il suo volto solitamente impassibile, rendendolo ancora più affascinante. La attirava con la forza di un magnete, come non le era mai successo prima.

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