Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Vendetta di San Valentino: Harmony Destiny
Vendetta di San Valentino: Harmony Destiny
Vendetta di San Valentino: Harmony Destiny
E-book147 pagine2 ore

Vendetta di San Valentino: Harmony Destiny

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

La passione un tempo li ha consumati...



Dieci anni prima Lily Fontaine era stata la sua unica ragione di vita, il piatto prelibato di cui ogni notte amava saziarsi. Dopo che lei lo ha lasciato, ogni notte la sua immagine è tornata a tormentarlo. E adesso che Lily è riapparsa in carne e ossa, Jack Dolan non ha intenzione di lasciarsi sfuggire l'occasione di portare a termine il suo piano.



... ma la sete di vendetta ora li può distruggere.



Lily non si aspettava che, dopo aver accettato anni prima un lauta somma per scomparire dalla sua vita, Jack tornasse a corteggiarla come se nulla fosse. E certo non poteva immaginare che sarebbero bastate poche, infuocate carezze a farla scivolare di nuovo tra le sue lenzuola.



La VENDETTA si sta per compiere proprio nel giorno più romantico dell'anno.
LinguaItaliano
Data di uscita10 mar 2016
ISBN9788858946817
Vendetta di San Valentino: Harmony Destiny
Autore

Yvonne Lindsay

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

Leggi altro di Yvonne Lindsay

Autori correlati

Correlato a Vendetta di San Valentino

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Vendetta di San Valentino

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Vendetta di San Valentino - Yvonne Lindsay

    successivo.

    1

    Una lama gelida attraversò il cuore di Lily Fontaine. Lungo la schiena, un brivido agghiacciante e la pelle d'oca.

    Rimasta con la pompa di benzina a mezz'aria, Lily sapeva che non si trattava della brezza pomeridiana.

    Si trattava di Jack.

    Era sempre stato così tra loro. Lily aveva sempre avvertito con straordinaria consapevolezza la sua presenza e, ora che aveva appena rimesso piede nella piccola cittadina di Onemata, in Nuova Zelanda, si scontrava subito con la realtà. Non era cambiato nulla. Dopo dieci anni c'era sempre la stessa elettricità tra loro.

    Quell'uomo era il fantasma di un passato dal quale era scappata a lungo e al quale, per ironia della sorte, aveva finito per tornare.

    Lily sollevò gli occhi, cercando istintivamente conferma a quella sensazione.

    Ed eccolo lì. Jack Dolan. Il suo primo e... ultimo amore.

    Il profumo di una colonia costosa le arrivò prepotente alle narici, sovrastando l'odore della benzina. Esattamente come tanti anni prima, quando Jack l'aveva sovrastata con la sua passione, per poi lasciare che se la vedesse da sola con l'ira di suo padre e le conseguenze di quell'amore.

    Mentre inseriva la pistola nel serbatoio dell'auto a noleggio, inconsciamente irrigidì le spalle.

    «Dunque, sei tu...»

    Il tono basso di quella voce era maturato. Adesso era più profondo e vibrante, ma aveva ancora il potere di inviarle un brivido di eccitazione lungo la schiena.

    Quando lui sollevò una mano per togliersi gli occhiali scuri griffati dal naso aristocratico, Lily se ne rammaricò. Avrebbe preferito che restasse quella pur sottile barriera tra il suo sguardo e quello enigmatico e improvvisamente tempestoso di lui. Delle linee sottili gli incresparono gli occhi quando il sole cocente del febbraio australiano rimbalzò dal cemento chiaro della stazione.

    Erano occhi di ambra liquida. Occhi che la intrappolarono per qualche secondo nel passato, rendendola incapace di muoversi o parlare.

    Lily deglutì a fatica, tentando disperatamente di combattere la secchezza delle fauci. Avvertì all'istante lo spostamento dell'attenzione di lui sui nervi tesi del suo collo. Improvvisamente si sentì bruciare e si dannò per quella sua invariata vulnerabilità.

    «Non sei come mi aspettavo» le disse lentamente.

    «Perché, cosa ti aspettavi?» ribatté Lily sollevando il mento e guardandolo dritto negli occhi.

    All'istante misurò la portata del suo errore. Mai entrare nella tana del lupo. Avrebbe dovuto ignorarlo, pagare per la benzina e andarsene. Non dargli corda.

    «Di certo non una donna in grado di far da sola benzina» la canzonò lui.

    Piccata, Lily non riuscì a trattenere la replica. «È incredibile quanto cambino le persone, eh? Neanche tu sei come mi aspettavo» sentenziò con un'occhiata allusiva al completo grigio impeccabile e alle scarpe di cuoio italiane. Ebbene, sì, lei notava subito quelle cose. Era ciò che l'aveva fatta sopravvivere nel mondo baluginante e superficiale nel quale era vissuta fino ad allora. «Di certo non sei più il ragazzo del benzinaio. Ti ricordi ancora come si fa?»

    Gli occhi di Jack si strinsero, facendole temere la sua reazione. Quando avrebbe imparato a mangiarsi la lingua in certe situazioni? «Sai quello che intendevo, Jack» gli disse con forzato tono indifferente mentre riposizionava la pistola della pompa sul suo sostegno e si allontanava da lui, facendo ticchettare i vertiginosi tacchi delle Manolo Blahnik sull'impiantito della stazione.

    Gli occhi di lui – Lily ne era sicura – continuarono a penetrarle la schiena fino a un attimo prima che lei scomparisse dentro il magazzino. Fu dunque un sollievo quando le porte di vetro scorrevoli si richiusero alle sue spalle.

    Lily non sapeva cosa aspettarsi, lì dentro. Di certo non il moderno bancone e gli stand colorati pieni di dolciumi e giornali che non aveva mai visto prima. Lì il tempo non si era fermato, notò, felice di constatare di non essere l'unica a essere cambiata da quando aveva lasciato quella città, così amata e detestata allo stesso tempo.

    Il rumore delle porte automatiche e il profumo di sandalo che le aveva fatto girare la testa fino a poco tempo prima l'avvisarono dell'arrivo di Jack. Con un sorriso, Lily prese la ricevuta dalle mani del commesso e si girò per andarsene. Ma la strada era sbarrata da un colosso di un metro e novanta, la cui prerogativa era sempre stata quella di non accettare mai un no come risposta.

    «Qual buon vento ti riporta qui, Lily?» le chiese lui, in un tono leggero tradito dalla serietà dello sguardo.

    «Niente di particolare» mentì lei, intenzionata a non rivelargli i suoi disastri finanziari per il prossimo millennio o due. «Ho solo pensato che fosse arrivato il momento di un viaggetto di ritorno.»

    «Dunque non resterai a lungo?» la incalzò lui vago, senza lasciar trapelare i suoi pensieri.

    «Abbastanza a lungo, Jack. Non ho fretta di andarmene, se è quello che vuoi sapere. Soddisfatto?»

    «Andartene di fretta è sempre stata la tua specialità, se non erro. E quanto al fatto se sono soddisfatto o meno...»

    Sentendosi ribollire, Lily raccolse gli occhiali da sole dalla borsa, se li infilò e uscì dalla stazione senza una parola. Quando arrivò all'auto e infilò la chiave nella serratura della portiera, si accorse di tremare. Si rifugiò repentinamente all'interno dell'abitacolo e accese il motore, ma un attimo dopo il toc toc di nocche decise che battevano sul finestrino la fece sobbalzare.

    Jack. Che altro voleva? Tentando di dominare l'irritazione, premette il pulsante del finestrino elettrico. «Sì?» formulò con il tono più tediato e fintamente disinteressato che le riuscì di trovare.

    Un sorriso inaspettato sul viso di Jack le fece perdere involontariamente un battito. Era chiaro che tanti anni di lontananza non avevano cambiato una virgola tra loro. Jack le leggeva ancora dentro come in un libro aperto, e doveva aver perfettamente intuito quanto l'avesse indispettita.

    «È da un secolo che non ci vediamo» le disse piano. «Non cominciamo col piede sbagliato. Mi scuso per quello che ti ho detto lì dentro.»

    «Sì, va bene, Jack. Nessuna offesa. Dopotutto, ne è passata di acqua sotto i ponti. Amici come sempre, okay?»

    Lui non ritirò la mano dal finestrino e Lily, senza lasciare la frizione, premette il piede sull'acceleratore, guardando in modo allusivo quelle dita lunghe e curate. Erano molto diverse da quelle un po' ruvide da apprendista meccanico che avevano accarezzato il suo corpo tanti anni prima. Il solo ricordo la fece fremere di desiderio.

    Tornare era stato decisamente un errore.

    «Ci vediamo in giro» le disse finalmente lui con aria sicura.

    «Sì, certo. Un giorno di questi...» commentò lei con scarsa convinzione.

    Aveva le nocche bianche tanta era la forza con cui le stringeva sul volante. Doveva rilassarsi, si ordinò respirando a fondo. Finalmente lui ritirò la mano e l'agitò in segno di saluto. Lily accelerò con un po' troppa foga e uscì dalla stazione di servizio quasi sgommando. Se fosse dipeso da lei, avrebbe fatto volentieri a meno di rincontrarlo. L'acqua che era passata sotto il ponte della loro storia era stata particolarmente turbolenta e piena di detriti. Abbastanza da minarne alla base i fragili sostegni.

    Be', un vantaggio c'era nell'aver rivisto Jack appena messo piede a Onemata. Si era tolta subito il pensiero. Ora non le rimaneva che affrontare suo padre e... rimettere insieme i cocci della sua vita.

    Ah, se solo fosse stato così semplice!

    Mentre attraversava il piccolo centro marittimo, notò i cambiamenti che lo avevano investito. Alcuni lievi, altri consistenti, che le rendevano poco familiare e spinoso quel rientro. Senza menzionare l'ansia che le dava il solo pensiero di rimettere piede nella casa di suo padre, una villa lussuosa di fronte al mare sul lembo finale della penisola. Non ci tornava da quando il suo dispotico genitore aveva infranto la sua storia d'amore con Jack e l'aveva spedita dritta ad Auckland, dov'era rimasta a studiare per un paio d'anni, godendosi l'anonimato della grande città.

    L'incontro fortuito con il direttore di un'agenzia di modelle l'aveva catapultata prima nel mondo di Fashion Week e poi oltreoceano. Tornare a Onemata era sempre stato l'ultimo dei suoi pensieri in quegli anni. Ma era successo qualcosa nella sua vita che l'aveva costretta a fare dietrofront. Una serie di investimenti azzardati erano stati la ciliegina sulla torta di una carriera rovinata da una mononucleosi persistente. Dopo aver perso tutto, non aveva avuto altra scelta che tornare all'ovile.

    Jack restò a guardare a occhi stretti l'auto che si allontanava. Aveva idea Lily di quanto fossero veramente cambiate le cose in città? Sapeva che gran parte di quello che avrebbe rivisto, a partire da quella rimodernata stazione di servizio, ora apparteneva a lui?

    Ne dubitava.

    Il suo corpo emanava ancora il calore che l'aveva infiammato non appena l'aveva vista. Si era illuso che sarebbe stato immune a lei dopo tanti anni. Ma si era sbagliato. Rispondeva a lei nello stesso modo impetuoso di quand'era ancora un ragazzo.

    Lily gli era sembrata più magra e fragile di come la conosceva un tempo e aveva visto una nuova freddezza nei suoi occhi celesti. Una freddezza che gli ricordò, in effetti, di chi fosse figlia.

    Il giuramento che Jack aveva fatto a se stesso, quello che l'aveva portato in vetta all'élite finanziaria del continente oceanico in pochi anni, riecheggiò nella sua mente. La famiglia Fontaine non avrebbe più nuociuto alla sua famiglia. Mai più.

    La mente in febbrile movimento, Jack pensò che quel ritorno inatteso di Lily avrebbe potenziato gli effetti del suo piano. Era da un po' che acquistava sistematicamente beni posseduti da Charles Fontaine, e ora era pronto per il colpo di grazia: la decimazione della Fontaine Compuware. Lily gli sarebbe servita come arma strategica nella battaglia finale. Charles Fontaine sarebbe capitolato. E, con lui, la sua bugiarda figlia.

    Lily sapeva che avrebbe fatto bene a tornare in casa e a mangiare qualcosa in attesa che rientrasse suo padre. Invece continuava a camminare tra le dune di sabbia, lasciandosi alle spalle le luci di quella specie di castello che suo padre aveva eretto come monumento alla sua ricchezza, e godendosi i riflessi della luna sulla risacca, che consumava centimetro dopo centimetro la battigia.

    Quand'era arrivata a casa, la signora Manson le aveva consegnato un biglietto da parte di suo padre. Le diceva di non aspettarlo per cena, dato che avrebbe avuto molto da lavorare.

    Un leggero senso di colpa l'aveva colta nel provare un immediato sollievo per quella notizia. Una liberazione incalzata, tuttavia, dal dispiacere di non trovarlo lì ad accoglierla a braccia aperte dopo tanti anni di lontananza.

    Il distacco emotivo che aveva faticosamente conquistato con la distanza sembrava improvvisamente dissolversi. Quella notte fatidica di dieci anni prima aveva giurato a se stessa, tra le lacrime, che non sarebbe mai più ritornata in quella casa. Suo padre l'aveva mandata via dicendo a tutti che aveva deciso di farle fare l'università ad Auckland. Ma la ragione era stata un'altra. Suo padre aveva scoperto la verità e quel fatto

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1