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La pianista mascherata: Harmony History
La pianista mascherata: Harmony History
La pianista mascherata: Harmony History
E-book247 pagine3 ore

La pianista mascherata: Harmony History

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Info su questo ebook

Inghilterra, 1819
Il Masquerade Club è in subbuglio per l'arrivo di una misteriosa pianista che si esibisce mascherata. Nessuno conosce la sua vera identità tranne Xavier Campion, un amico d'infanzia e testimone dell'incidente che le ha rovinato la vita. Deciso a proteggere Phillipa come non ha potuto fare in passato, Xavier l'accompagna a casa ogni notte dopo lo spettacolo, e a poco a poco si innamora di lei. Così, quando i fratelli della fanciulla li scoprono, si offre di sposarla per salvarle la reputazione. Phillipa, però, lo rifiuta senza mezzi termini, convinta che la sua proposta sia dettata soltanto dalla pietà. E a quel punto, per conquistarla, al caparbio gentiluomo non rimane che giocare un'ultima carta.
LinguaItaliano
Data di uscita10 apr 2020
ISBN9788830513679
La pianista mascherata: Harmony History
Autore

Diane Gaston

Diane Gaston's dream job had always been to write romance novels. One day she dared to pursue that dream and has never looked back. Her books have won Romance's highest honours: the RITA Award, the National Readers Choice Award, Holt Medallion, Golden Quill, and Golden Heart. She lives in Virginia with her husband and three very ordinary house cats. Diane loves to hear from readers and friends. Visit her website at: http://dianegaston.com

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    Anteprima del libro

    La pianista mascherata - Diane Gaston

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    A Marriage of Notoriety

    Harlequin Mills & Boon Historical Romance

    © 2014 Diane Perkins

    Traduzione di Mariadele Scala

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-367-9

    Prologo

    Londra, 1814

    «Mr. Xavier Campion» annunciò il maggiordomo di Lady Devine con voce baritonale.

    «Adone è qui!» esclamò una delle giovani sedute accanto a Phillipa Westleigh, mentre le altre si scambiavano sorrisetti furtivi.

    Phillipa sapeva bene chi sarebbe entrato da quella porta: un giovane aitante dai capelli neri come l’ebano, più lunghi dei dettami imposti dalla moda, che incorniciavano un volto attraente sul quale spiccava la bocca sensuale.

    Era tutta la sera che lei e le sue amiche si chiedevano se lui sarebbe venuto al ballo. Xavier Campion era diventato l’argomento principale delle loro conversazioni dal giorno prima, quando l’avevano visto al teatro dell’Opera. «È un Adone» aveva affermato una di loro e da quel momento tutte l’avevano chiamato così.

    Phillipa non era stata all’Opera, ma sapeva che lui era in città. Come le altre, si girò verso la porta.

    Nell’uniforme della Fanteria dell’East Essex, con la giubba rossa e i pantaloni bianchi, Xavier Campion era a dir poco magnifico.

    Prima di entrare, lui si guardò attorno con i luminosi occhi azzurri. Quando vide Phillipa, schiuse le labbra in un sorriso abbagliante e fece un cenno del capo, quindi si girò a salutare i padroni di casa.

    «Ci ha sorriso!» esclamò una delle ragazze.

    No. Ha sorriso a me, avrebbe voluto puntualizzare Phillipa, avvertendo un gran calore al viso.

    Xavier si ricordava di lei? Erano stati amici di infanzia al tempo in cui le rispettive famiglie trascorrevano le vacanze estive a Brighton. Soprattutto l’estate in cui le era occorso quel brutto incidente, avevano trascorso molto tempo assieme.

    Phillipa si toccò la guancia destra, deturpata dalla cicatrice. Nemmeno la piuma che sua madre aveva voluto appuntarle al copricapo nascondeva quell’orribile marchio.

    Era comprensibile che Xavier si ricordasse di lei. Quante ragazze sfregiate poteva conoscere un giovane tanto bello e affascinante?

    Phillipa distolse lo sguardo, mentre le amiche parlottavano. Udiva il suono delle loro voci, ma non ciò che dicevano. Pensava solo a come sarebbe stato il suo aspetto senza quella brutta cicatrice. Avrebbe voluto avere la carnagione perfetta delle sue coetanee per poter legare i capelli con un semplice nastro, invece di essere costretta a portare quel ridicolo copricapo con la piuma. Avrebbe voluto che Xavier Campion la guardasse e pensasse che era bella come lui.

    A un tratto le sue amiche smisero di parlottare e una voce maschile pronunciò: «Phillipa?».

    Lei si girò di scatto e si trovò di fronte Xavier. «Mi era sembrato che foste voi» l’apostrofò lui. «Come state? È da molto tempo che non ci vediamo.»

    Le altre ragazze li fissavano con occhi increduli.

    «Proprio così» rispose Phillipa, tenendo gli occhi bassi. «So che siete stato in guerra» soggiunse, facendosi coraggio e sollevando lo sguardo. Il sorriso di Xavier le procurò un sussulto al cuore.

    «È bello essere di nuovo in Inghilterra.»

    Una delle sue amiche tossicchiò e Phillipa tornò a toccarsi la guancia mentre faceva scorrere gli occhi da Xavier alle altre ragazze. Ecco perché si era avvicinato. «Posso presentarvi le mie amiche?» domandò.

    Poi le giovani si affollarono attorno a Xavier, subissandolo di domande sulla guerra, e Phillipa si ritrasse in disparte, immaginando che cosa stava frullando nelle menti delle sue amiche. Xavier era il figlio cadetto di un conte, ma il suo aspetto faceva dimenticare che non avesse un titolo. E disponeva anche di una buona rendita.

    Le sue amiche erano a caccia del marito ideale e speravano di incontrarlo prima del termine della Stagione. La loro prima Stagione. Le speranze di Phillipa erano più modeste e non prevedevano di ammaliare il giovane più bello e affascinante presente nella sala. Nemmeno gli uomini scialbi e insignificanti la prendevano in considerazione. Perché Xavier Campion avrebbe dovuto interessarsi a lei?

    A Brighton, al tempo della sua spensierata infanzia, erano stati amici e compagni di giochi. Di qualche anno maggiore di lei, Xavier si era divertito a costruire con lei castelli di sabbia sulla spiaggia e a rincorrerla nel parco del Pavillon. A volte, mentre giocavano, si era incantata a fissarlo, affascinata dalla sua bellezza. E più di una sera si era addormentata immaginando che, quando sarebbe diventata grande, Xavier sarebbe venuto a prenderla in groppa a un cavallo bianco, come il principe delle favole, e l’avrebbe portata in un romantico castello.

    Adesso aveva diciotto anni e la realtà era che nessun uomo voleva una moglie con il viso sfregiato. Non era più il tempo delle fantasticherie infantili.

    «Phillipa, mi fareste l’onore di concedermi questo ballo?» le domandò Xavier, avvicinandosi.

    Lei annuì, incapace di parlare.

    Xavier le prese la mano e la guidò verso la pista da ballo sotto gli sguardi increduli delle altre giovani. Quando iniziò a ballare, le sue gambe presero a muoversi al ritmo della musica, agili e leggere come l’aria. Il suo cuore era gonfio di gioia. Xavier sorrideva a lei, guardava lei, solo lei.

    «Come avete passato il tempo dall’ultima volta che abbiamo giocato insieme sulla spiaggia?» le chiese.

    «Sono stata in collegio» rispose Phillipa, prima che le figure del ballo li allontanassero.

    Il collegio era stata una piacevole esperienza. Aveva conosciuto molte ragazze gentili e simpatiche, e qualcuna era diventata sua amica. Ce n’erano state anche di cattive e crudeli, che si erano divertite a ferirla e umiliarla con commenti offensivi sul suo aspetto. Il ricordo delle loro parole oltraggiose era indelebilmente impresso nella sua memoria.

    «E siete cresciuta» osservò lui con un sorriso, quando il ballo li riavvicinò.

    «Non ho potuto evitare di farlo.» Accidenti! Non poteva trovare una risposta più intelligente?

    «Me ne sono accorto» commentò lui, ridendo.

    Quando tornarono a separarsi, Xavier continuò a guardare verso di lei. La musica li univa. Phillipa non avrebbe dimenticato una nota di quella melodia ed era pronta a scommettere che, una volta tornata a casa, sarebbe stata capace di suonarla al pianoforte senza bisogno di avere lo spartito davanti.

    Quella musica era felicità: la felicità di aver ritrovato il suo amico di infanzia.

    Phillipa ricordò con tenerezza il bambino che Xavier era stato e ammirò l’uomo che era diventato. Quando lui tornò ad avvicinarsi e le sfiorò la mano, ebbe l’impressione che la musica le riecheggiasse dentro e risvegliasse le sue vecchie fantasticherie infantili. E quando i musicisti smisero di suonare, batté le palpebre, come se si risvegliasse da un sogno.

    «Posso portarvi un bicchiere di vino?» si offrì Xavier dopo che l’ebbe riaccompagnata a sedersi.

    «Con piacere, se non vi è di troppo disturbo» rispose Phillipa.

    «Per me è un piacere.»

    Il cuore che le palpitava in petto, Phillipa lo guardò allontanarsi e, quando lui tornò e le porse il bicchiere, riuscì a mormorare solo un sommesso: «Grazie».

    Xavier rimase a parlare con lei, ma Phillipa non si lasciò completamente coinvolgere dalla conversazione. Una parte di lei rimase distaccata, come se stesse giudicando le sue risposte. Purtroppo non possedeva il brio delle sue amiche, ma Xavier sembrò non accorgersene.

    Phillipa non seppe stabilire per quanto tempo avessero parlato. Potevano essere stati dieci minuti, o mezz’ora, ma la loro conversazione ebbe termine quando la madre di Xavier si avvicinò.

    «Come stai, Phillipa?» l’apostrofò Lady Piermont.

    «Bene, milady» rispose, pronta a intrattenersi con lei.

    Lady Piermont, però, sembrava impaziente. «Ho bisogno di te, Xavier» riprese, rivolta al figlio. «C’è una persona che vuole parlarti.»

    «Temo che dobbiamo salutarci, Phillipa» si scusò lui con un inchino.

    Non appena lei rimase sola, la sua amica Felicia la raggiunse. «Oh, Phillipa! Che emozione! Ha ballato con te!»

    Ancora pervasa dal piacere di essere stata in compagnia di Xavier, lei si limitò a sorridere. Temeva che se avesse parlato, l’incanto si sarebbe rotto.

    «Voglio sapere tutto!» esclamò Felicia. In quel momento, però, il suo fidanzato venne a prenderla per ballare e l’amica si allontanò prima che lei potesse dire una parola.

    Un’altra ragazza, a cui poco prima Phillipa aveva presentato Xavier, le andò vicino. «Mr. Campion è stato gentile a ballare con te, vero?»

    «Sì» confermò Phillipa in tono gentile, anche se quella pettegola non era mai stata sua amica.

    «Sono state tua madre e Lady Piermont a chiederglielo» aggiunse la giovane. «Non sono state furbe? Così adesso altri giovanotti balleranno con te.»

    «Mia madre?»

    «Ho sentito che lo diceva mentre ballavi con lui.»

    Era tipico di sua madre fare una cosa del genere, pensò Phillipa, sentendosi soffocare.

    Ballate con lei, caro Xavier, le sembrò quasi di sentirla dire. Se lo farete voi, anche gli altri la inviteranno.

    «Mr. Campion è un vecchio amico» riuscì a rispondere.

    «Mi piacerebbe avere un amico come lui» commentò l’altra, allontanandosi.

    Phillipa si impose di terminare di bere il suo vino, quindi si diresse verso sua madre. «Ho una forte emicrania» mormorò. «Vado a casa.»

    «Phillipa, no! Avevo l’impressione che ti stessi divertendo» protestò Lady Westleigh.

    «Non posso rimanere.»

    «Resta, non lasciarti sfuggire una buona occasione.»

    «Me ne vado» ripeté Phillipa, girandole le spalle e facendosi largo fra la folla degli invitati.

    Sua madre la seguì e la prese per un braccio. «Phillipa! Non puoi andartene da sola. Tuo padre e io non possiamo accompagnarti: la festa è appena iniziata.»

    «La nostra casa è a un isolato da qui. Posso andare da sola» ribatté lei, liberando il braccio e marciando verso l’uscita. Ritirò lo scialle che aveva lasciato nell’ingresso e, quando fu nella strada buia, lasciò che le lacrime le inondassero il viso.

    Che umiliazione! Xavier Campion aveva ballato con lei per pietà. Era stata stupida a pensare che l’avesse fatto per altri motivi. Non si sarebbe più recata ai balli, decise. Non avrebbe più cullato vane speranze di attrarre un corteggiatore. Doveva accettare la realtà, anche se sua madre si rifiutava di vederla.

    Nessun uomo avrebbe mai mostrato interesse per una ragazza con il volto sfregiato. Non un Adone come Xavier Campion, quello era certo.

    1

    Londra, agosto 1819

    «Basta!» esclamò Phillipa, battendo il palmo della mano sul tavolo di mogano.

    L’ultima volta che aveva preso una decisione così drastica era stato cinque anni prima, quando aveva abbandonato il ricevimento di Lady Devine e aveva rinunciato a cercare un marito. Solo pensare che una settimana prima aveva ballato ancora con Xavier Campion, durante la festa organizzata da sua madre, la mandava su tutte le furie. L’aveva di nuovo invitata a ballare per pietà!

    Era chiaro che era stata sua madre a chiederglielo, come l’altra volta. Adesso però era un altro il motivo della sua ira. Sua madre si era rifiutata di rispondere alle sue domande ed era uscita dal salotto sbuffando.

    Le aveva chiesto perché i suoi fratelli e suo padre fossero partiti. Erano assenti ormai da una settimana e la mamma aveva proibito alla servitù di parlare con lei della faccenda, e si rifiutava di darle spiegazioni.

    Prima di sparire, Ned e Hugh avevano avuto una violenta discussione con il padre nel cuore della notte: le loro grida l’avevano svegliata.

    «Non c’è niente di cui debba preoccuparti» aveva insistito sua madre. Phillipa però non riusciva a crederle. Perché non le diceva che cosa era successo?

    D’accordo, negli ultimi tempi si era isolata nella sua musica e aveva trascorso ore al pianoforte a comporre una sonatina. La musica era la sua salvezza, dava senso alla sua vita, ma ciò non giustificava che fosse tenuta all’oscuro di quel che accadeva in casa.

    Perché sua madre si rifiutava di spiegarle il motivo che aveva indotto suo padre e i fratelli a lasciare Londra, tutti e tre insieme? Non era mai accaduto, prima.

    «Sono partiti per un viaggio di affari» aveva spiegato sua madre, evasiva. Quali affari?

    Non era stata l’unica bizzarria, comunque. Prima sua madre e suo fratello Ned avevano insistito che si trasferisse a Londra con loro, mentre lei avrebbe preferito rimanere in campagna, poi c’era stata la sorpresa del ballo organizzato da sua madre e... aveva rivisto Xavier.

    Anche lo scopo di quel ballo l’aveva meravigliata. Sua madre lo aveva organizzato in onore di una persona di cui lei aveva sempre ignorato l’esistenza. Il suo fratellastro.

    Forse John Rhysdale le avrebbe spiegato tutto, pensò Phillipa. Sì. Avrebbe chiesto a lui il motivo della sua improvvisa comparsa e la ragione della sparizione di suo padre e dei suoi fratelli. Doveva esserci un collegamento fra le due cose.

    Nessuno le aveva mai detto che aveva un fratellastro, mentre invece Ned e Hugh lo conoscevano. E perché sua madre aveva dato quel ballo per presentarlo a tutti come un altro figlio di suo padre? Un Westleigh?

    Phillipa conosceva l’indirizzo di Rhysdale perché aveva scritto i biglietti d’invito al ballo. Fra essi, c’era anche quello per Mr. John Rhysdale. Senza indugiare, uscì dal salotto, andò a prendere guanti e cappello e uscì da casa, dirigendosi verso St. James’s Street.

    Aveva conosciuto Rhysdale la sera del ballo. A prima vista, lui doveva avere poco più di trent’anni, come Ned. E aveva occhi e capelli scuri, come i suoi fratelli, ai quali assomigliava parecchio. Doveva assomigliare anche a lei, cicatrice a parte.

    A dire il vero, Rhysdale si era comportato con lei da gentiluomo, non aveva fissato la sua cicatrice, ma l’aveva guardata negli occhi e aveva sorriso. Non aveva critiche da rivolgergli, tranne le circostanze della sua nascita. E la scelta degli amici.

    Perché Xavier Campion doveva essere suo amico? Proprio lui, l’unico uomo che lei voleva evitare.

    Decisa a non pensare a lui, Phillipa si concentrò sull’astio che provava verso la madre. Perché si rifiutava di confidarsi con lei?

    Il suo atteggiamento la indispettiva. Poteva sopportare che nessuno la invitasse a ballare, poteva condividere le preoccupazioni e i problemi di famiglia. Se aveva il volto deturpato da una brutta cicatrice, non significava che fosse una bambina. Non era debole e delicata. Si rifiutava di essere fragile.

    Quando si rese conto che i passanti la fissavano con espressioni che andavano dalla compassione al raccapriccio, Phillipa abbassò la veletta sul viso. Sua madre insisteva a farle applicare velette su tutti i cappelli per evitarle l’umiliazione di essere fissata.

    Quando arrivò davanti alla casa di Rhysdale, esitò un momento prima di bussare, poi sollevò il battente. Dopo un tempo che le parve interminabile, un uomo grande e grosso aprì la porta, la scrutò per un istante e aggrottò le sopracciglia.

    «Sono Lady Phillipa Westleigh» dichiarò. «Voglio vedere Mr. Rhysdale.»

    L’uomo si fece da parte per lasciarla entrare, quindi sollevò un dito e sparì su per le scale, lasciandola sola nell’ingresso, alquanto spoglio e impersonale.

    «Phillipa!» chiamò una voce maschile dalla cima delle scale.

    Lei sollevò lo sguardo, ma non era Rhysdale l’uomo che stava scendendo. Era Xavier. «Che cosa ci fate qui?» le domandò. «È successo qualcosa?»

    «Io... sono venuta a parlare con Rhysdale» rispose lei, imponendosi di non indietreggiare.

    «Rhys non c’è. Siete venuta sola?»

    Era una domanda superflua. Chi avrebbe potuto accompagnarla? Sua madre non avrebbe mai fatto visita al figlio illegittimo di suo marito. «Lo aspetterò. È una questione della massima importanza.»

    Xavier indicò le scale. «Andiamo in salotto.»

    Salirono una rampa di scale e Phillipa sbirciò all’interno di un locale che sembrava un salotto, e scorse diversi tavoli e sedie. «Che cos’è?» domandò.

    «Vi spiegherò» rispose lui, a disagio, precedendola verso un’altra rampa di scale e facendola entrare in un salotto arredato con eleganza. «Accomodatevi» aggiunse, indicando un sofà. «Vado a ordinare il tè.»

    Prima che Phillipa potesse protestare, era già uscito, lasciandola sola con il cuore che batteva all’impazzata e le mani tremanti. È ridicolo, si ammonì. Non doveva lasciarsi turbare da Xavier Campion. Non rappresentava niente per lei. Era stato solo un suo compagno di giochi, tanti anni addietro, ripeté a se stessa mentre sollevava la veletta, decisa a mostrargli il viso.

    «Ci porteranno il tè fra un momento» annunciò Xavier, rientrando in salotto e andando a sedersi di fronte a lei. «Non so quando... o se... Rhys tornerà.»

    «È sparito anche lui?» chiese Phillipa. Che cosa stava succedendo?

    «No, non è sparito» si affrettò a rassicurarla, chinandosi verso di lei e toccandole la mano.

    Phillipa la ritirò. «Dov’è andato?»

    «Passa molto tempo in compagnia di Lady Gale.»

    «Lady Gale?» ripeté lei, sorpresa.

    Era la matrigna di Adele Gale, la fidanzata di suo fratello Ned. Sia Adele sia Celia Gale avevano partecipato al ballo di sua madre. Rhysdale doveva averle conosciute in quell’occasione. Ma quale altro rapporto c’era, fra loro?

    «Non sapete niente di loro due?» si stupì Xavier.

    «Non so niente di niente!» sbottò lei, esasperata. «È per questo che sono qui. I miei fratelli e mio padre sono spariti e mia madre

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