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Al largo con lo sceicco: Harmony Collezione
Al largo con lo sceicco: Harmony Collezione
Al largo con lo sceicco: Harmony Collezione
E-book160 pagine2 ore

Al largo con lo sceicco: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Impiegata a bordo del lussuoso yacht dello sceicco Khalid al Busra, l'innocente domestica Millie Dillinger è abituata a lavorare nell'ombra e a non essere notata. Fino a quando i penetranti occhi del sultano non si posano su di lei e Millie soccombe al suo tocco. Sopraffatta dall'intensità del loro incontro, non si renderà nemmeno conto che lo yacht è salpato, ritrovandosi imprigionata tra le lenzuola di seta dello sceicco.
Ma diventare l'amante di Khalid non sarà l'unica conseguenza del loro desiderio bruciante e il segreto di Millie li legherà per sempre.
LinguaItaliano
Data di uscita11 nov 2019
ISBN9788830506596
Al largo con lo sceicco: Harmony Collezione
Autore

Susan Stephens

Autrice di origine inglese, è un ex cantante professionista oltre che un'esperta pianista.

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    Anteprima del libro

    Al largo con lo sceicco - Susan Stephens

    successivo.

    1

    Zaffiri luccicavano abbondanti sulle dita dello sceicco. Alla luce delle candele, le gemme preziose irradiavano una splendida luce blu, affascinando la quindicenne Millie Dillinger. Tuttavia, vedere sua madre avvinghiata allo sceicco sortiva l'effetto opposto. Simile a un rospo e repellente, non si avvicinava per niente all'eroe galante che Millie aveva immaginato quando sua madre le aveva detto che erano state invitate a quella festa.

    La ragazza era appena salita a bordo del super yacht dello sceicco dopo essere stata recuperata a scuola da una limousine e catapultata in quel mondo tanto diverso e spaventoso. Lussuoso, sì. Eppure, come lo sceicco, gli interni della nave erano sinistri, più che eccitanti. Continuò a lanciarsi occhiate dietro le spalle, cercando una via di fuga, consapevole che non sarebbe stato facile andare da qualche parte con quelle grosse guardie armate, vestite con tuniche nere e pantaloni larghi, in piedi accanto a lei.

    Molte cose nella sua vita erano incerte, ma quello era spaventoso. Sua madre era imprevedibile, e toccava sempre a lei cercare di rimettere le cose a posto. Il che voleva dire tirare fuori entrambe da quel posto. Se ci fosse riuscita.

    Si trovava nel gran salone, ma, al contrario delle barche che aveva visto sulle riviste, in cui gli interni erano luminosi ed eleganti, la stanza in cui si trovava era cupa e stantia. Tende pesanti erano state appese alle finestre per impedire alla luce di entrare, e ovunque regnava un cattivo odore. Come quello di un vecchio guardaroba, pensò Millie, arricciando il naso.

    Lo sceicco e i suoi ospiti la stavano fissando, facendola sentire un fenomeno da baraccone, e quella non era una performance alla quale voleva prendere parte. Vedere sua madre tra le braccia di un vecchio era già abbastanza. Poteva anche essere nobile, ma restava comunque repellente. Era Sua Maestà lo Sceicco Saif al Busra bin Khalifa. La madre di Millie, Roxy Dillinger, era stata chiamata per cantare alla festa, e aveva chiesto a lei di accompagnarla.

    Perché?, si chiese Millie.

    Lo sceicco le fece cenno di nuovo, con maggiore impazienza, stavolta. Lei fissò sua madre, nella vana speranza che si congedasse da quella gente e se ne andassero. Ma si rifiutò. Era ancora bella, anche se triste per la maggior parte del tempo, come se fosse stata consapevole che i suoi giorni al sole stessero per finire. Millie avrebbe voluto proteggerla, e tremò per l'indignazione quando alcuni degli ospiti presero a ridere sotto i baffi. A volte si sentiva come se fosse stata lei l'adulta e sua madre la bambina.

    «Vedi, Millie» disse la donna mentre si alzava e si versava un bicchiere di champagne su un vestito che aveva visto giorni migliori. «Questo è il tipo di vita che potrai avere se mi seguirai sul palco.»

    Millie rabbrividì al solo pensiero. Il suo sogno era quello di diventare un ingegnere navale, e quella le sembrava più una notte di Valpurga che uno spettacolo teatrale, con streghe e stregoni pronti a adorare il demonio. Le candele tremolavano sinistre gettando la loro luce sui volti degli ospiti, avvolti da un'aria di aspettativa. Che cosa stavano aspettando?, si chiese. Lei non apparteneva a quell'ambiente, così come sua madre, e se sua madre avesse iniziato a cantare, le cose sarebbero peggiorate. L'approccio noncurante verso la propria salute aveva rovinato la rinomata voce di Roxy Dillinger, che adesso era a malapena in grado di produrre qualche nota rovinata dal fumo delle sigarette per gente alla quale non importava che, un tempo, fosse stata conosciuta come l'Usignolo di Londra.

    A Millie importava, però. Si preoccupava molto per sua madre. «È ora di andare a casa. Per favore, mamma...»

    «Roxy» la corresse lei, lanciandole un'occhiataccia. «Il mio nome è Roxy.»

    «Per piacere, Roxy...» si corresse riluttante Millie. Avrebbe portato entrambe via da lì a qualunque costo.

    «Non essere sciocca» sbottò sua madre, guardando il suo pubblico per niente rispettoso. «Non ho ancora cantato. Anzi, sai cosa ti dico?» affermò cambiando tono di voce. «Perché non canti tu per noi, Millie? Ha una voce adorabile» aggiunse poi, rivolgendosi allo sceicco. «Non forte e pura come la mia, ovviamente» ci tenne a precisare.

    Il modo in cui lo sceicco stava guardando Millie le fece venire i brividi, ma si rifiutò di indietreggiare. «Se vieni a casa con me adesso, potremo fermarci a prendere dei dolci lungo la strada.»

    Una risata sgradevole accolse quella frase. Un gesto dello sceicco azzittì gli ospiti. «A bordo ci sono dei pasticcieri di fama mondiale, ragazzina. Tu e tua madre potrete rimpinzarvi fino a scoppiare, dopo che avrai cantato per guadagnarti il pasto.»

    Eppure Millie sospettava che lo sceicco avesse altro in mente. Con le sue trecce, gli occhiali e l'atteggiamento serioso sarebbe certamente stata una novità per i suoi ospiti sofisticati, che avevano iniziato a canticchiare il suo nome. Lungi dall'essere incoraggiante, come sua madre sembrava pensare, lei era ben consapevole della presa in giro della peggior specie. E si fece rossa per l'imbarazzo mentre pregava: «Mamma, per piacere. Non hai bisogno dei soldi dello sceicco. Farò gli straordinari alla lavanderia...».

    Le risate coprirono la sua voce. Ormai disperata, guardò verso la marina, dove la vita stava certamente trascorrendo nella normalità. Se era così che vivevano i super ricchi, non voleva fare parte di quel mondo. Quella sera la decisione di crearsi una vita che potesse controllare al cento per cento si radicò profondamente dentro di lei.

    «Canta per noi, Millie» farfugliò Roxy.

    Adorava cantare, ed era anche entrata a fare parte del coro della scuola, ma la sua vera passione era scoprire come funzionavano le cose. Una volta che avesse superato gli esami scolastici era determinata a lavorare il più possibile alla lavanderia per poter mettere da parte il denaro da investire nella propria istruzione.

    La folla continuava a cantare: «Millie, Millie, Millie...». Il trucco di sua madre era sbavato e la donna sembrava molto stanca. «Ti prego, mamma...»

    «Tu resti qui» ordinò il rospo sul palco. E, al suo segnale, le guardie circondarono Millie, impedendole ogni via di fuga. «Avvicinati, ragazzina» le ordinò con una voce smielata che la spaventò. «Affonda le mani nel mio vaso di zaffiri. Magari ti ispireranno come hanno fatto con tua madre.»

    Millie trasalì non appena udì un'orribile risata.

    «Tocca i miei zaffiri» continuò lo sceicco con lo stesso tono ipnotico. «Senti la loro fredda magnificenza...»

    «Indietro!»

    Il freddo, improvviso comando fece irrigidire tutti quanti. Millie si voltò a vedere il colosso in abiti da viaggio che stava avanzando a grandi passi in mezzo a loro. Le guardie scattarono sull'attenti al suo passaggio, e persino la bocca viziosa dello sceicco rimase serrata.

    Che uomo devastante, pensò Millie. Molto più giovane dello sceicco, era anche immensamente più bello, e quanto di più simile all'eroe romantico vi fosse nell'ideale di Millie. Mentre il grasso dello sceicco straripava al di fuori dei cuscini, l'altro era atletico e in forma, più simile a un soldato o a una guardia del corpo.

    «Perché preoccuparsi, fratello? Sei un tale puritano.»

    Quando lo sceicco biascicò quelle parole, Millie trasalì. Suo fratello? Si assomigliavano talmente poco che non poteva essere possibile. Mentre provava ribrezzo per il primo, il giovane le suscitava reazioni completamente diverse.

    Fece una smorfia quando vide lo sceicco stringere ancora di più sua madre, come se stesse reclamando la sua proprietà in segno di sfida. «Non hai mai giocato a bridge?» domandò al nuovo arrivato.

    «Mi disgusti» ribatté l'altro. «È solo una ragazzina» affermò, lanciando uno sguardo a Millie.

    Quel rapido sguardo, però, si insidiò nel profondo della sua anima. Non lo avrebbe mai dimenticato.

    C'era odio nei suoi occhi, ma anche preoccupazione, e questo la fece sentire al sicuro per la prima volta da quando era salita su quello yacht.

    «Non posso credere che tu sia caduto tanto in basso da coinvolgere una ragazzina nella tua dissolutezza» affermò severo.

    «No?» Lo sceicco scrollò le spalle. «È una cosuccia carina. Perché non ci fai un giro quando avrò finito?»

    «Tu e io siamo molto diversi, fratello.»

    «A quanto pare...» concesse lo sceicco. «Ma non è affar tuo come io spendo il mio tempo libero.»

    «Se metti in cattiva luce il nostro paese lo è.»

    Il fratello dello sceicco aveva attirato l'attenzione di tutti, notò Millie, e senza meraviglia, con quella pelle color bronzo lucido, e quei capelli folti e ondulati, scuri come l'inchiostro. Il suo corpo era potente come quello di un gladiatore, gli occhi fieri e spietati come quelli di un falco, mentre gli zigomi scolpiti e le sopracciglia scure e perfette gli davano il tocco esotico dell'uomo che poteva tenere tutti in pugno.

    «Mi disgusti» ripeté. «Sono appena tornato dopo aver combattuto con le nostre forze armate e ti trovo a indulgere nella più depravata delle maniere immaginabili. Non sarai contento finché non avrai messo in ginocchio il nostro paese.» Lo sceicco annuì, lanciando uno sguardo lascivo a Millie.

    Lei trasalì, mentre il giovane uomo le posava un braccio protettivo sulle spalle. «Non la toccherai» lo avvertì.

    La risposta dello sceicco fu un pigro movimento della mano. «La stai prendendo un po' troppo sul serio, Khalid, come sempre.»

    Khalid.

    Conoscere il suo nome le provocò un'ondata di emozione. Lui rimase immobile tra lei e lo sceicco, per proteggerla. Se solo avesse potuto salvarla anche da sua madre.

    «Non portare qui il tuo cuore dolente» lo liquidò lo sceicco con uno sguardo sprezzante. «Non è apprezzato.»

    «Un cuore dolente perché mi prendo cura della nostra gente?» lo sfidò il principe, allontanandosi da Millie. «Dov'eri tu mentre il nostro paese aveva bisogno di te, Saif?» gli chiese. «Hai lasciato i confini scoperti e la nostra gente in pericolo. Dovresti vergognarti di te stesso» concluse con freddo sdegno.

    «Sei tu che dovresti vergognarti per aver rovinato la serata ai miei ospiti. Dovresti essere tu a scusarti.»

    Scuotendo la testa, il Principe Khalid assicurò a suo fratello che non si sarebbe scusato affatto. «Vieni» aggiunse aspro, rivolgendosi a Millie. «Tu vai via immediatamente. E se hai il minimo buonsenso, verrai via anche tu» aggiunse rivolgendosi alla madre di lei.

    In tutta risposta Roxy voltò il viso verso la spalla dello sceicco, che chiese a Millie: «È questo quello che vuoi?».

    «Sì» esclamò lei. «Ma non me ne vado senza mia madre. Per piacere...» Era inutile. Sua madre non si muoveva.

    «Almeno prendi qualche zaffiro per te» la provocò lo sceicco.

    «Non li toccare!» affermò il principe.

    «Come se volessi!» Stavolta Millie urlò, anche se non era da lei perdere il controllo, ma se pensava anche solo per un momento che si sarebbe lasciata corrompere con degli zaffiri!

    Il Principe Khalid sorrise leggermente mentre la guardava, e nei suoi occhi vi era il massimo rispetto, pensò Millie, come se sapesse che anche lei trovava quella situazione deplorevole tanto quanto lui.

    «Sei una disgrazia per Khalifa» disse il suo salvatore, rivolgendosi a Saif. «Se non fossi il sovrano...»

    «Che cosa faresti?» chiese l'altro con tono untuoso. «Io sono fra te e il trono. È

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