Scandalo sulle punte: Harmony Collezione
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Info su questo ebook
Tre milionari assetati di vendetta. Tre matrimoni che faranno gridare allo scandalo.
Il milionario Benjamin Guillem ha ideato un piano perfetto per vendicarsi di coloro che lo hanno tradito: rapire la fidanzata di uno di questi, Freya Clements, e sposarla lui stesso. Nonostante si tratti solo di un matrimonio di convenienza, la fredda e distaccata prima ballerina scatena in lui una passione che gli incendia il sangue nelle vene. Benjamin sa che l'attrazione che lo lega alla sua novella sposa potrebbe compromettere tutti i suoi piani: forse è arrivato allora il momento di cambiarli, e rendere quel matrimonio molto più reale di quanto avrebbe mai immaginato.
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Scandalo sulle punte - Michelle Smart
successivo.
1
Benjamin Guillem lasciò scorrere lo sguardo al di sopra delle teste degli ospiti nel giardino di quella villa nel cuore di Madrid; non gli era difficile, considerato che era ben più alto della maggior parte dei presenti. Unico ospite non accompagnato, era anche il solo a partecipare all'evento senza alcuna intenzione di festeggiare il fidanzamento di Javier Casillas.
Afferrò un calice di champagne da un cameriere che passava e lo bevve in un solo sorso. Le bollicine gli pizzicarono la gola, esasperando quelle contorte sensazioni che si agitavano in lui.
Javier e Luis l'avevano tradito. I fratelli Casillas avevano approfittato della loro amicizia di lunga data per pugnalarlo alle spalle. Tutte le evidenze portavano a quella indiscutibile conclusione.
Sperava di sbagliarsi, che il suo istinto l'avesse ingannato. Doveva essere così.
L'alternativa era troppo nauseante per essere accettata.
Non avrebbe lasciato quel party finché non avesse appurato la verità.
Prese un altro calice e si avvicinò alla fontana per avere una panoramica migliore.
Notò Luis all'estremità del giardino, circondato dalla consueta schiera di leccapiedi.
Javier, il gemello che non gli somigliava per niente, non era in vista.
Di certo quest'ultimo odiava ogni attimo di quel party. Era la persona più antisociale che avesse mai conosciuto. Era sempre stato così, anche prima che suo padre uccidesse sua madre, vent'anni addietro.
Le considerazioni sui fratelli Casillas evaporarono quando una donna dai capelli color mogano comparve in giardino attirando la sua attenzione per l'andatura aggraziata. Aveva alzato il viso al cielo e chiuso gli occhi come se volesse catturare i raggi del sole. I movimenti eleganti, sinuosi, gli fecero dedurre che fosse una ballerina.
In effetti erano presenti diverse ballerine. La nuova fidanzata di Javier era la prima ballerina della compagnia di ballo che i fratelli avevano fondato in memoria della madre. Benjamin si domandò se la giovane sapesse di essere solo un trofeo per lui.
A lui non era mai interessato il balletto o la gente di quel mondo. Questa ballerina tuttavia...
Il sole accentuava la tonalità rossastra dei capelli che le scendevano sulle spalle pallide. I tratti del viso erano interessanti, più che belli in senso classico, addolciti da una bocca generosa...
All'improvviso gli occhi incontrarono i suoi come se lei avesse percepito il suo sguardo fisso su di sé.
Mentre lo fissava, la sconosciuta aveva la fronte aggrottata in una domanda inespressa, un cipiglio che si era attenuato quando la bocca si era incurvata in una piega esitante.
Lo stomaco già contratto di Benjamin ebbe un sussulto.
No, non era bella nel senso classico, ma faceva colpo. Come ipnotizzato, lui non riusciva a distogliere lo sguardo.
E pareva che anche per lei fosse così, in un attimo tutto loro, due estranei con gli sguardi allacciati.
E poi alle spalle della ballerina si materializzò un'ombra e la giovane sbatté le palpebre, il legame tra loro che si dissolveva velocemente così come si era creato.
L'ombra apparteneva a Javier, che si stava avvicinando.
Scorse Benjamin e lo salutò con un cenno del capo mentre con il braccio circondava la vita della giovane in un gesto possessivo.
Benjamin intuì subito che quella ragazza era la fidanzata di Javier.
A quel punto si scosse di dosso le ultime tracce di quell'incantesimo e raddrizzò le spalle.
Non era lì per festeggiare o per lasciarsi incantare. Era lì per affari.
«Benjamin, mi fa piacere vederti» esordì Javier. «Non credo che tu conosca la mia fidanzata, Freya...»
«No.» Tornò a guardarla e notò una chiazza di colore sulle sue guance. «Molto piacere.»
In circostanze diverse sarebbe stato un vero piacere, ma adesso l'incantesimo si era spezzato e rimaneva soltanto un certo disgusto per il fatto che lei l'avesse fissato così intensamente quando era fidanzata con un altro.
Poi, esaurita la presentazione che aveva ritenuto necessaria tra il vecchio amico e la fidanzata, Javier chiese subito: «Hai visto Luis?».
«Non ancora, ma spero di vederlo presto.» Quindi, spazzando via quella visione angelica dalla mente, aggiunse: «Dobbiamo parlare. Tu, io e Luis. In privato».
Seguì un attimo di silenzio mentre Javier lo fissava strizzando gli occhi prima di annuire lentamente e attirare l'attenzione di un cameriere. «Trova mio fratello e digli di raggiungermi nel mio studio.» Lasciò cadere la mano che circondava la vita della fidanzata poi, senza aggiungere altro, rientrò in casa.
Due mesi dopo...
Sorridi, Freya, si tratta di un party ed è per una buona causa. Sorridi per le macchine fotografiche, per il tuo fidanzato che non è qui ma che si aspetta che tu esibisca il tuo fascino anche in sua assenza.
Sorridi a tutti questi estranei, fingendo di conoscerli intimamente, permetti loro che ti sfiorino la guancia mentre vi salutate con quei falsi baci senza contatto che ti rivoltano lo stomaco.
Sorridi, c'è anche una telecamera. Sorridi mentre prendi il tuo calice di champagne.
Sorridi al personale che si aggira per la sala con vassoi d'argento e tramezzini deliziosi, ma non essere così... volgare da prenderne uno.
Semplicemente... sorridi.
E lei lo fece. Freya sorrise finché il viso le s'indolenzì, poi sorrise ancora.
Essere la prima ballerina della compagnia di ballo dei fratelli Casillas comportava delle responsabilità che coinvolgevano ben più della danza. Attualmente Freya era l'immagine ufficiale della compagnia di ballo, oltretutto nel momento culminante. Il nuovo teatro che i fratelli Casillas stavano costruendo per la compagnia sarebbe stato inaugurato di lì a poco e sui cartelloni pubblicitari c'era il suo viso. Era lei il perno su cui ruotava il tutto.
Proprio lei, Freya Clements, una ragazza dell'East End, di una famiglia così povera che in inverno c'era sempre la scelta tra scaldarsi o nutrirsi, era la prima ballerina. Era un sogno. Stava vivendo il proprio sogno. Sposare Javier Casillas, comproprietario della compagnia di ballo, sarebbe stata la classica ciliegina sulla torta, ma forse era la metafora sbagliata. O forse la similitudine sbagliata? Non riusciva a ricordare. Si era sempre confusa con quei due termini. Comunque fosse non poteva trovare una metafora, o similitudine, più appropriata per descrivere i propri sentimenti a proposito del matrimonio con Javier.
Javier era ricco. Molto ricco. Nessuno sapeva con precisione a quanto ammontasse il suo patrimonio, ma era raro che sulla stampa, accanto al suo nome, non comparisse la dicitura: multimilionario. Era anche di bell'aspetto. E aveva scelto proprio lei per essere, come aveva precisato, la compagna della sua vita. Guardandolo lo immaginava come il suo Principe Azzurro, ma senza il titolo. O il fascino.
Non aveva importanza che fosse sempre immusonito e assente. Meglio così. Sposandolo poteva offrire a sua madre molto malata qualche possibilità.
Tra una settimana lui sarebbe stato suo marito.
In quel periodo la compagnia di ballo non aveva ancora ripreso le attività per gli ultimi ritocchi al teatro, e Javier aveva stabilito che il matrimonio si celebrasse proprio in quei giorni, in modo che lei non dovesse sospendere l'abituale routine.
Ma dov'era Javier? Avrebbe dovuto essere lì da un'ora. Si era appartata nel bagno delle signore per telefonargli, ma il cellulare non funzionava. Non riusciva a capire cos'avesse quel telefono. Ma non c'era segnale e nessun collegamento Internet. Avrebbe riprovato più tardi, quando avesse avuto un minuto tutto per sé.
Quella sera i media erano presenti in forze, pronti per il primo scatto alla coppia perché, oltre al fatto che Javier era figlio della nota ballerina Clara Casillas e di Yuri Abramov, un'unione che si era conclusa in tragedia, stava per sposare una ballerina così dotata da avere una carriera sfolgorante come quella di sua madre. Questo era stato il titolo di una delle riviste spagnole che la sua migliore amica, anch'essa ballerina che condivideva l'appartamento con lei, Sophie, le aveva tradotto, avendo imparato con incredibile facilità quella lingua nei due anni in cui era vissuta a Madrid; qualcosa che Freya le aveva sempre invidiato.
Quella sera erano presenti parecchi dei suoi colleghi del corpo di ballo, in mostra per i mecenati, il cui denaro e appoggio erano necessari. Sophie si era scusata, adducendo una violenta emicrania, un disturbo dal quale era spesso afflitta di recente. Freya avrebbe voluto che fosse lì, al suo fianco. Averla anche solo nella stessa stanza avrebbe arginato l'ondata di panico che minacciava di sommergerla.
Sorridi.
Così sorrise come meglio poté e accettò un altro bacio volante da una delle donne più ricche d'Europa.
Un individuo alto entrò nella sala da ballo dell'albergo in cui si effettuava la raccolta di fondi.
Era lui. L'uomo che aveva incontrato al party di fidanzamento. Benjamin Guillem.
Il nome le balzò in mente suo malgrado.
Un nome che si era ripetuta più volte dopo quel party di due mesi prima. Troppo spesso si era lasciata trasportare dai sogni...
All'improvviso consapevole del rischio cui si sottoponeva, si spostò in modo che lui non la potesse vedere e sorrise a un uomo anziano che si avvicinava.
Non doveva più guardarlo. Se si fosse avvicinato e le avesse rivolto la parola lei gli avrebbe sorriso esattamente come a tutti gli altri, e questa volta avrebbe trovato le parole giuste esprimendosi a voce chiara, come aveva imparato nel corso degli anni, abbandonando l'accento dell'East End in modo che nessuno di quel mondo dorato avesse il minimo dubbio che non fosse anche il suo.
Non le erano mai mancate così le parole come la prima volta che l'aveva visto. Era stata letteralmente incapace di articolare una sola parola e si era limitata a fissarlo come una sorta di idiota.
I sensi erano all'erta e a fatica riuscì a concentrarsi su quanto l'anziano gentiluomo le stava dicendo, qualcosa riguardo a sua figlia che era una brava ballerina, la pelle che le prudeva per l'elettricità.
E poi lui fu lì, a un passo dall'uomo anziano, in attesa di parlarle.
Evitò di guardarlo mentre rideva educatamente a una battuta del gentiluomo. O almeno sperava che fosse una battuta. Non aveva ascoltato.
Lui era stato educato a sufficienza per aspettare una pausa nella conversazione per farsi avanti. «Mademoiselle Clements?»
Inorridita, lei si rese conto di avere di nuovo le corde vocali congelate e non poté far altro che annuire.
«Ci siamo incontrati al party del suo fidanzamento. Mi chiamo Benjamin Guillem, sono un vecchio amico del suo fidanzato.» Aveva quell'accento ricco, tipico francese. Era come miele per i suoi sensi.
Lui non fece alcun tentativo di abbracciarla, si limitava a guardarla con quegli occhi che aveva trovato fastidiosamente splendidi al party del fidanzamento. Pelle olivastra, capelli neri arruffati e una cicatrice sopra il labbro superiore. Le ricordava il protagonista di un film noir, i tratti cupi del viso fantastico che avevano un che di pericoloso. A differenza degli altri ospiti che indossavano lo smoking, Benjamin aveva un abito scuro con camicia nera e una sottile cravatta argento. Un cappello floscio di feltro non avrebbe guastato.
L'unico tratto di colore erano gli occhi. Occhi devastanti, di un verde chiaro che trapassavano la pelle. Occhi cui non sfuggiva niente.
«Lo ricordo» riuscì a dire lei nel tono più indifferente che poté trovare, cercando di calmare il battito impazzito del cuore. «Me l'ha portato via.» Per la verità gli era stata grata per questo.
Javier le aveva circondato la vita con un braccio. Quel contatto l'aveva lasciata fredda.
Si augurò che quando si fossero scambiati i voti, tra esattamente sette giorni, i sentimenti per il proprio fidanzato si sarebbero sgelati