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Pelle contro pelle
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E-book222 pagine3 ore

Pelle contro pelle

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Info su questo ebook

Jackson Duchane ha speso più di un decennio a cercare il relitto di Chimera, un'imbarcazione risalente alla Guerra Civile che la leggenda narra sia colma d'oro. Ora che è vicino alla più grande scoperta della sua vita, con un team rivale alle calcagna, Jackson vuole disperatamente arrivare per primo ed è disposto a tutto pur di raggiungere il proprio obiettivo. Ma una sexy distrazione potrebbe rovinare tutti i suoi piani.

Il più grande incubo di Lorelai Lancaster è sempre stato quello di dover rilevare l'attività di im-mersioni del padre. Per fortuna non c'è nulla come un dio del surf in grado di distrarre una ragazza dalla propria fobia dell'acqua e Jackson è abbastanza sexy da farle dimenticare qualsiasi cosa, compreso il buonsenso. A quel punto Lorelai si dovrà chiedere che cosa sia più pericoloso, se il mare profondo o l'uomo di cui si è innamorata.
LinguaItaliano
Data di uscita20 lug 2016
ISBN9788858952467
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    Anteprima del libro

    Pelle contro pelle - Kira Sinclair

    dividano.»

    1

    Otto mesi dopo

    Lorelai Lancaster cercò di scacciare la sensazione di paura che le attanagliava la gola e procedette lungo il molo.

    Quel maledetto affare si muoveva sotto i piedi, ondeggiando insieme all'acqua. Solo a lei faceva l'effetto di una marea che si preparava a inghiottirla, trascinandola giù nel blu.

    Per il resto del mondo una vacanza alle isole Turks and Caicos era il meglio che la vita potesse offrire. Per lei era un inferno. Si sentiva circondata dall'acqua. E non solo quando si trovava sul molo. Ogni singola finestra da cui guardava aveva una vista sull'oceano.

    Allora? Fai quello che devi fare e smettila di lamentarti.

    Le sembrava di sentire la voce di suo padre, cavernosa e roca. Non era più rassicurante ora di quanto non lo fosse stata quando lui era ancora in vita. E anche allora non l'aveva sentita tanto spesso.

    Crescendo era stata mesi senza avere sue notizie e per quanto riguardava il vederlo... la frequenza era di una o due volte l'anno, se andava bene. Ma, forse, la sua fortuna era stata che lui non l'avesse trascinata nell'esistenza transitoria e idrocentrica che conduceva.

    Forse. A distanza, erano stati entrambi più felici, ciononostante quel pensiero non bastava a sedare il risentimento che lei provava. Dopo la morte di sua madre a causa di un tragico incidente durante un'immersione, suo padre l'aveva depositata sulla terraferma, lasciando che fossero i suoceri a crescerla.

    «Lorelai!» Brian attirò la sua attenzione da una nave a qualche metro dal molo, distanza che a lei sembrò abissale.

    Aveva fatto pochi passi e si trovava ancora all'inizio del pontile quando si era bloccata. I suoi piedi si rifiutavano di muoversi. Non c'erano appigli a cui aggrapparsi per sentirsi sicura. Perché non c'era una ringhiera che impedisse alla gente di cadere in acqua?

    La parte masochista del suo cervello la esortò a guardare, a voltare la testa e a dare un'occhiata verso il basso, ma la parte saggia resistette alla tentazione sapendo che sarebbe stato troppo.

    L'attimo seguente Brian era accanto a lei e abbracciava il suo corpo rigido. Non sembrò accorgersi che era come paralizzata. Il che era un bene. Forse c'era una possibilità che nessuno capisse quanto l'acqua la terrorizzava.

    Si era sempre impegnata a tenere segreta quella sua debolezza.

    Razionalmente si rendeva conto che la sua era una paura sciocca. Centinaia di persone entravano in acqua ogni giorno e non affogavano. Ma la logica non le era mai stata d'aiuto nel superare la fobia che aveva sviluppato dopo la morte di sua madre. Le poche volte che aveva cercato di immergere un piede in una piscina si erano rivelate un disastro. E ora eccola lì, in veste di nuova proprietaria della Lancaster Diving and Salvage. Che cosa diavolo c'entrava lei con una società di recuperi subacquei?

    In special modo con una sull'orlo del fallimento?

    Lorelai si ripeté il discorso di incoraggiamento che si era fatta a Chicago per riuscire a salire sull'aereo. Si trattava di superare le poche settimane necessarie per sistemare tutto, poi sarebbe tornata alla sua vita di sempre. Ce la poteva fare. Ce la doveva fare.

    Suo padre, oltre a lasciarla unica erede di una società che lei non voleva, le aveva anche procurato i mezzi per cambiare le sorti dell'attività in modo da renderla abbastanza redditizia da attirare potenziali compratori. Era convinto di aver trovato il relitto della Chimera.

    Secondo le fonti storiche, la nave era partita dalle Isole Vergini, diretta a New Orleans per portare approvvigionamenti e munizioni a tutti gli Stati Confederati.

    Ma molti erano convinti che trasportasse ben altro quando a causa di un uragano era affondata tra Haiti e Turks and Caicos. Secondo la leggenda il carico segreto che trasportava era oro. Molto oro.

    Quello che Lorelai aveva trovato storicamente interessante era che, ammesso che le voci riguardo all'oro fossero vere, se la nave non fosse affondata, la guerra avrebbe potuto avere un esito diverso.

    Naturalmente le sue erano solo speculazioni, ma una riserva d'oro fornita dai proprietari di piantagioni che avevano tutto l'interesse che la Confederazione vincesse...

    In veste di storica, l'interesse di Lorelai si era destato nell'istante in cui aveva incominciato a leggere il resoconto delle ricerche effettuate da suo padre sulla Chimera. Non aveva mai saputo che suo padre fosse un appassionato di storia. Era cresciuta convinta che il bisogno di studiare gli eventi passati e di capire come la gente aveva vissuto, che cosa aveva pensato, che cosa aveva amato, che cosa aveva detestato fosse scaturito dal nulla.

    Perché aveva dovuto aspettare che suo padre fosse morto per scoprire che avevano qualcosa in comune?

    Quel pensiero la perseguitava. Ed era la ragione per cui, nonostante il terrore dell'acqua, aveva deciso di recarsi lì e di portare a termine il suo progetto.

    Secondo gli scritti che aveva trovato, suo padre era riuscito a individuare la zona dove, con ogni probabilità, giaceva il relitto.

    Trovare la Chimera avrebbe potuto fare la differenza tra l'ereditare una società schiacciata dai debiti e una società in attivo che le avrebbe permesso di concentrarsi sulla carriera accademica e di ricerca senza doversi preoccupare di guadagnarsi altrimenti da vivere.

    Il problema era che non poteva permettersi di assumere qualcuno che dirigesse l'operazione quando non era nemmeno sicura di riuscire a pagare i sommozzatori. In ogni caso se ne sarebbe preoccupata solo quando, e se, quel sogno fosse diventato realtà.

    Brian le cinse le spalle con un braccio spingendola in avanti.

    Lorelai stava per ringraziarlo poi, rendendosi conto che lui non avrebbe capito per che cosa lo stava ringraziando, rimase in silenzio.

    Il suo corpo continuava a essere teso come una corda di violino, ma se non altro si stava muovendo nella direzione giusta.

    Conosceva quell'uomo da sempre, anche se poteva contare sulle dita di una mano le volte in cui si erano visti faccia a faccia. Brian aveva incominciato a lavorare con la squadra di suo padre a quindici anni durante le vacanze estive e, una volta terminate le scuole superiori, era stato assunto a tempo pieno.

    Da piccola Lorelai era stata un po' gelosa del tempo che suo padre dedicava a quel ragazzo invece che a sua figlia. Ora era grata di avere qualcuno che sapeva come muoversi e che l'avrebbe aiutata a capire che cosa fare.

    Afferrandola alla vita, Brian la sollevò sulla scaletta che portava sul ponte della loro nave, la Emily's Fortune.

    Vedere il nome di sua madre scritto a lettere sbiadite sul lato dell'imbarcazione le provocò una fitta di dolore al cuore.

    In qualche modo riuscì a soffocare anche quell'emozione.

    Fortunatamente Brian la condusse sottocoperta. Sentiva ancora lo sciabordio provocato dalle onde che si muovevano contro l'imbarcazione, ma se non altro non doveva più guardare l'acqua. Chiudendo gli occhi poteva fingere di trovarsi su un treno o su un aereo, nonostante l'odore del sale e le grida degli uccelli marini.

    «La squadra della Trident è già qui.»

    Lasciandosi cadere sulla panca dietro il tavolo che correva lungo la parete della cambusa, Lorelai si massaggiò le tempie. «Come, scusa?»

    «La Trident. La società di recuperi subacquei di cui ti ho parlato al telefono.»

    «Quella che da otto mesi ci sta rubando i clienti?»

    «Esatto. Sono qui.»

    Lasciando cadere le mani, Lorelai sollevò lo sguardo su Brian. Aveva nove anni più di lei, anche se quando sorrideva sembrava più vecchio. Il tempo passato in mare e l'esposizione al sole gli avevano regalato delle rughe in più intorno agli occhi e sulla fronte. Era molto abbronzato, la sua pelle era molto più scura di quella che Lorelai aveva ereditato da sua madre latinoamericana.

    «Perché?»

    Brian aggrottò la fronte e la ruga tra le sopracciglia divenne un solco.

    «Non ne ho idea, ma la cosa mi mette a disagio.»

    Sì, non piaceva nemmeno a lei.

    Se Brian diceva il vero, e lei non aveva ragione di dubitarne, per mesi la Trident era stata una spina nel fianco di suo padre.

    Il fatto che si fossero presentati lì ora poteva essere una coincidenza?

    No.

    «Maledizione, questo significa che ci faranno concorrenza, non è così?»

    «Probabilmente.»

    Jackson si fermò sul porticciolo tra le numerose persone impegnate in un'attività fervente e si mise a osservare.

    Non aveva mai visto prima la donna che Brian aveva salutato con un abbraccio e un sorriso aperto, ma supponeva che si trattasse della figlia di Lancaster.

    Aveva saputo che James era morto per un attacco di cuore tre mesi prima. Era stato un peccato, ma non una sorpresa. Non aveva un bell'aspetto l'ultima volta che si erano parlati. Forse perché era paonazzo e stava sbraitando.

    James non ci aveva messo molto a rendersi conto che la Trident gli stava portando via un cliente dopo l'altro. Era stato lui stesso a facilitare il compito con la scarsa osservanza delle procedure di sicurezza, eppure aveva fatto irruzione negli uffici della società di Jackson minacciando di denunciarlo per la clausola di non concorrenza che aveva firmato.

    All'epoca, Jackson aveva già scoperto che James era al verde e gli aveva suggerito di rivolgersi a un avvocato, sapendo che non se lo poteva permettere.

    E non si era affatto sentito in colpa. Non quando c'erano in ballo la vita e la sicurezza delle persone.

    L'errore potenzialmente letale che i suoi uomini avevano commesso con gli esplosivi sarebbe potuto costare vite umane e il versamento in mare di milioni di galloni di petrolio.

    Parecchie settimane più tardi la porta della sede della Trident era stata sfondata e i loro uffici messi a soqquadro. L'attrezzatura subacquea e i computer erano stati risparmiati e non mancava niente di valore.

    Insieme ad Asher, Knox e Kennedy, Jackson ci aveva messo parecchi giorni a sistemare i danni. Non c'era modo di provare che i vandali avessero copiato le sue ricerche sulla Chimera o che il mandante dell'irruzione fosse James Lancaster, ma l'istinto gli diceva che era stato lui. E lui aveva imparato a fidarsi dell'istinto. Nelle missioni più pericolose alle quali aveva partecipato, era stato l'istinto a fare la differenza tra la vita e la morte.

    E adesso il suo istinto gli diceva che la presenza della Lancaster Diving a Turks and Caicos non era una coincidenza. Lorelai Lancaster era sparita sottocoperta seguita da Brian che l'aveva esortata posandole una mano sulla schiena senza quasi toccarla. La comunità dei sommozzatori era piccola e lui si era informato sulla Lancaster Diving e sulla donna che aveva ereditato il caos che James si era lasciato dietro.

    Jackson era quasi dispiaciuto per lei, ma non abbastanza da interrompere la sua campagna per escludere la Lancaster Diving dagli appalti e soprattutto per tenerla lontana dalla Chimera. Da dieci anni effettuava ricerche sul naufragio e non avrebbe permesso alla squadra della Lancaster di trovare per prima il relitto, grazie ai risultati delle sue ricerche.

    Lorelai era davvero molto bella, in un modo esotico. Aveva la pelle scura e gli short mettevano in evidenza le curve armoniose e le gambe chilometriche. La maglietta abbondante e leggera le accarezzava il corpo conferendole un aspetto tropicale e spensierato.

    Dalle informazioni che era riuscito a raccogliere, si era aspettato di vedere una ragazza sfrontata e coraggiosa attraversare la passerella che portava all'Emily's Fortune, invece l'aveva osservata muoversi con circospezione, lo sguardo dritto davanti a sé e la postura rigida.

    Perché?

    Non ne aveva idea e non gli sarebbe dovuto importare, ma il soldato che c'era in lui non poteva fare a meno di catalogare e analizzare tutto quello che vedeva.

    Una parte di lui avrebbe voluto raggiungerla sul molo e confrontarsi con lei pur sapendo che un confronto non avrebbe portato a niente. Jackson si aspettava che fosse una bugiarda come suo padre, come Brian e come tutti i componenti della squadra della Lancaster.

    Per questo aveva studiato un piano migliore.

    Incrociando le braccia sul petto, si appoggiò alla balaustra e rimase ad aspettare. Era una cosa che sapeva fare bene. Era stato allenato a sopportare quello stato di noia che faceva impazzire la maggior parte della gente e che ora a lui non pesava più.

    Osservò le barche attraccare e allontanarsi dal porticciolo in modo che chiunque lo vedesse pensasse che fosse un turista che si beava del panorama. Nel frattempo non perdeva di vista la nave della Lancaster.

    Fortunatamente l'attesa non fu lunga. Un'ora più tardi Lorelai emerse dall'imbarcazione con Brian incollato al fianco.

    Teneva la testa alta e lo sguardo fisso davanti a sé. Le labbra di Brian si muovevano, ma Jackson non era in grado di sentire che cosa diceva. Non che gli importasse. Lorelai sembrava annoiata o comunque non particolarmente interessata anche perché non si prendeva la briga di rispondere. Le sue labbra erano serrate e il corpo rigido.

    I capelli lunghi e neri erano mossi dalla brezza che si alzava dall'acqua. Per qualche strana ragione si era aspettato che i suoi occhi fossero scuri, invece a mano a mano che si avvicinava, scoprì che erano verdi, come quelli di suo padre.

    Era l'unico tratto fisico che aveva ereditato da quell'uomo.

    Jackson non si prese la briga di spostarsi quando lo raggiunsero. Erano troppo concentrati su se stessi per accorgersi della sua presenza.

    Tuttavia, lo sguardo di Lorelai lo sfiorò soffermandosi per un istante su di lui. Non sul suo viso, ma sul suo fisico. Jackson sapeva che cosa aveva visto. Aveva trascorso anni a perfezionare il suo corpo trasformandolo nella macchina che aveva bisogno che fosse. Per svolgere bene il suo lavoro doveva essere forte e agile.

    Era abituato a essere notato dalle donne e, doveva ammetterlo, il fatto di essere un SEAL e di condurre una vita all'insegna del pericolo e della segretezza aveva contribuito ad aumentare il suo fascino in maniera esponenziale. E negli anni era stato più che felice di approfittare di tale vantaggio.

    Tranne che negli ultimi tempi. Era da parecchi mesi, infatti, che non si concedeva quel genere di distrazioni, troppo impegnato a lanciare la Trident, a farsi una reputazione, una lista di clienti, a condurre ricerche e a trovare i capitali per il recupero della Chimera.

    Lo infastidì notare che Lorelai Lancaster fosse riuscita a far reagire il suo corpo assopito ormai da diciotto mesi.

    A quanto pareva il suo sesso non si stava dimostrando troppo esigente. Per fortuna il suo cervello era più assennato.

    Lorelai gli passò davanti e poi distolse lo sguardo, ma la sensazione che aveva generato in lui rimase in forma di uno strano formicolio sotto la pelle.

    Afferrando la balaustra, Jackson si impose di non voltarsi a guardarla mentre si allontanava. Non ce n'era bisogno. Sapeva esattamente dove trovarla.

    Lorelai aveva bisogno di bere qualcosa. Di forte. Sì, almeno un paio di quei drink arancioni e rosa che ormai tutti i bar servivano. Miscugli di frutta con abbastanza alcool da farle dimenticare che il giorno successivo si sarebbe trovata su una barca circondata dall'oceano.

    Dio, quanto avrebbe voluto che Melody fosse lì con lei. La sua migliore amica si era offerta di accompagnarla, ma alla fine non era riuscita a liberarsi dagli impegni di lavoro. Lei era l'unica persona al corrente della sua fobia. Lorelai non ci teneva in modo particolare a nascondere la sua paura dell'acqua, ma detestava le debolezze, in special modo le sue e considerava il terrore dell'acqua come la peggiore. Negli anni aveva cercato di usare la logica per evitare di farsi sopraffare dal panico ogni volta che vedeva distese di acqua senza tuttavia ottenere alcun risultato.

    Melody aveva scoperto per caso, e parecchi anni dopo che si erano conosciute, della sua paura dell'acqua. E anche allora Lorelai aveva avuto qualche difficoltà ad ammettere la portata della fobia, fino a quando Melody non l'aveva messa con le spalle al muro facendole capire che non avrebbe accettato che lei le mentisse.

    Lorelai

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