Un soggetto da studiare (eLit): eLit
Di Patty Salier
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Un soggetto da studiare (eLit) - Patty Salier
successivo.
1
La dottoressa Rachel Smith compose il numero all'apparecchio e attese che le rispondessero. Il segnale che indicava che dall'altro capo del filo il telefono stava squillando si ripeté così tante volte che lei cominciò a perdere la pazienza.
Stringendo il ricevitore con forza, si voltò verso la sua collega e amica, Kim Woods. «Non risponde, Kim. Io riaggancio.»
«Non essere vigliacca» le rispose l'altra, imperturbabile. «Dagli il tempo di venire al telefono. Rilassati.»
Lo studio stipato di libri, che le due donne dividevano all'università, diede improvvisamente a Rachel una sgradevole sensazione di claustrofobia. Anche respirare le riusciva difficoltoso, pensò mentre il segnale telefonico le riecheggiava monotono all'orecchio. Stava per riappendere quando sentì il ricevitore che veniva sollevato dall'altra parte.
«Pronto, casa Farrell» disse una profonda voce maschile, leggermente ansante per l'affanno. «Chi parla?»
«Pro... pronto» balbettò Rachel, incerta. «Vorrei parlare con Zane Farrell.»
«Mi dica» replicò l'uomo, laconicamente.
Rachel lanciò uno sguardo supplichevole in direzione dell'amica che le fece larghi gesti con le mani per incitarla a continuare.
«Sono la dottoressa Rachel Smith» si presentò in tono professionale.
«Spiacente, ma io godo di ottima salute» la interruppe subito l'uomo. «Non ho chiamato nessun medico.»
Rachel si accigliò e Kim le lanciò uno sguardo interrogativo. Lei scosse la testa, rassegnata, poi inserì il viva voce per farle ascoltare la conversazione che si preannunciava tutt'altro che facile.
«Sono ricercatrice presso l'università» spiegò, imponendosi la calma. «La chiamo per un sondaggio che sto eseguendo sul comportamento sessuale maschile.»
«Sta scherzando, vero?» replicò allibito l'uomo all'altro capo del telefono.
Rachel e Kim si scambiarono uno sguardo perplesso. «Signor Farrell, vorrei fissare un appuntamento con lei per un colloquio. Avrei da farle compilare un questionario contenente delle domande sulla sua vita sessuale. Potrei venire a casa sua, se lei permette. Non impiegherei più di un'ora per il primo colloquio» azzardò Rachel timidamente.
«Ehi, ehi, aspetti un attimo, mi faccia capire bene.» Il tono del signor Farrell sembrava decisamente stupito. «Intende dire che vorrebbe venire a trovarmi per farmi delle domande sulle mie preferenze in fatto di sesso?»
«Non ricorda, signor Farrell?» Rachel cominciava a essere più irritata che intimorita dall'atteggiamento ostile del suo interlocutore. «È stato lei a inviare i suoi dati personali per posta elettronica all'università. Abbiamo trovato il suo curriculum nella casella che abbiamo riservato ai volontari della zona di Los Angeles che intendono partecipare al nostro studio.»
«E di che studio si tratta, di grazia?» Ora la voce di Zane Farrell era apertamente ironica e scettica.
«Stiamo conducendo una ricerca per elaborare delle statistiche sul comportamento sessuale degli uomini non sposati degli anni novanta. Mi sono stati assegnati i nominativi di alcuni volontari con cui avrò dei colloqui. Abbiamo preparato dei questionari sulle varie preferenze...»
«Ah, ho capito» la interruppe lui. «State cercando d'incastrarmi per uno di quei programmi di scherzi. È una specie di candid camera, vero?» chiese sollevato.
«Cosa?» strillò Rachel nella cornetta, offesa. «Lei sta dubitando della mia sincerità. Io sono una ricercatrice universitaria!» s'indignò.
«Sì, e che cosa cerca?» replicò lui in tono allusivo. «Lei è una presentatrice televisiva, giusto? Sta cercando di indurmi a raccontare le mie fantasie erotiche che poi trasmetterà per dare un pizzico di pepe alle sue trasmissioni!»
Rachel guardò il foglio che aveva sul tavolo davanti a sé. «Sto parlando proprio con Zane Farrell?» chiese sospettosa, recitando poi il suo indirizzo e numero di telefono.
«Esattamente» confermò lui. «Visto che siamo in tema, devo anche comunicarle il colore e la taglia delle mie mutande?» domandò in tono scherzoso.
«Come osa prendermi in giro? Lei è un... un...» farfugliò in cerca di un insulto sufficientemente infamante.
Kim le fece cenno di non trascendere. «Non dimenticare che stai rappresentando l'università» le sussurrò all'orecchio.
Rachel sentiva il cuore che le martellava in petto e il sangue che le ribolliva nelle vene, ma fece un respiro profondo per calmarsi e riprese a parlare. «Non sto affatto tentando d'incastrarla per un programma televisivo. Guardi, per dimostrarle che sto dicendo la verità le leggerò il suo curriculum. Ce l'ho proprio qui davanti a me» disse in tono più calmo, cercando di essere razionale e conciliante.
Kim approvò annuendo e, con la punta della matita, le indicò le righe stampate.
«Da quel che leggo, lei si è laureato a Yale a pieni voti a ventiquattro anni» lesse con voce impersonale. «Poi ha seguito un master in economia e un dottorato di ricerca, sempre in economia. Ora è titolare o principale azionista di diverse aziende ed è anche consulente di un organismo internazionale che si occupa di progetti di risanamento economico nei Paesi in via di sviluppo.»
«Davvero ho fatto tutte queste cose?» chiese lui ironico. «Sono strabiliato dalla mia immensa intelligenza.»
Rachel alzò gli occhi al cielo, spazientita. «Signor Farrell, non so perché lei abbia dato la sua adesione al nostro studio. Io accetto il fatto che possa aver timore di rispondere a domande di carattere personale, però mi aspettavo un minimo di collaborazione da parte sua.»
«Timore?» Il tono di voce di Zane Farrell dimostrava la più viva indignazione per essere stato trattato da codardo.
Kim mimò un applauso per la strategia dell'amica che stava facendo leva sull'orgoglio virile dell'uomo. Rachel le strizzò l'occhio; dopotutto non per nulla era tra i più brillanti psicologi dell'università.
«È ancora interessato, signor Farrell?» chiese gongolante per essere riuscita a zittirlo.
«Ci può scommettere, dottoressa» replicò lui in tono deciso. «Potrà mai perdonarmi per aver dubitato di lei?» aggiunse in un tono suadente che le solleticò l'udito.
Rachel immaginò le labbra dell'uomo vicine al ricevitore e allontanò la cornetta dall'orecchio come se scottasse, turbata dalla propria reazione a quella calda voce maschile.
«Non fa niente» mormorò, rabbonita.
«Non so come io abbia potuto dimenticare un progetto così importante» riprese lui, con voce melliflua. «Sarò più che lieto di dare il mio modesto contributo alle sue ricerche.»
Kim scoccò all'amica un sorriso soddisfatto che Rachel non ricambiò. Aveva la netta impressione che Zane Farrell si stesse prendendo gioco di lei. «Quando posso fissare un appuntamento con lei?» domandò, approfittando del suo momentaneo vantaggio.
«Anche adesso» propose lui con un entusiasmo che Rachel giudicò eccessivo.
«Adesso?» ripeté lei trasecolando.
«Perché no? Non vedo l'ora di rispondere alle sue domande sulle mie preferenze sessuali.»
Rachel lanciò un'occhiata titubante a Kim che le diede una gomitata per incitarla a cogliere l'occasione che le si presentava.
«Veramente io...»
«Perfetto! Allora l'aspetto» concluse Zane Farrell prima d'interrompere la comunicazione senza aggiungere altro.
«Non credo che ci andrò» dichiarò Rachel dopo aver riappeso il ricevitore a sua volta.
«Devi farlo» insistette Kim. «Zane Farrell è uno dei tre soggetti che ti sono stati affidati. Non puoi rifiutarti d'intervistarlo.»
«Mi sta già rendendo le cose molto difficili e ho la netta impressione che il peggio debba ancora venire» replicò Rachel esasperata. «Kim, è il mio primo incarico di rilievo nei progetti di ricerca e voglio fare un buon lavoro. Perché diavolo hanno voluto affidarmi proprio uno studio sui comportamenti sessuali?» si lamentò.
Kim la fissò incredula. «Non fare la difficile. Quando il rettore ha distribuito i nomi dei volontari ai nostri colleghi, nessuno ha fiatato. Ti rendi conto dell'occasione che ti si presenta? Quando i risultati dello studio saranno pubblicati ci sarà anche il tuo nome sopra!» esclamò.
«Vedere il mio nome su un trattato di sessuologia è l'ultima cosa che desidero» si lagnò Rachel alzando gli occhi al cielo. «Preferisco occuparmi di altri argomenti che trovo più interessanti.»
«Andiamo, dottoressa Smith, potrai imbrogliare gli altri, ma non me.» Kim le puntò un dito sul petto con aria accusatrice. «Anch'io sono psicologa, benché non sia brava quanto te, perciò so perché sei così riluttante.»
«Perché? Avanti, dimmelo, sapientona» la sfidò Rachel con i pugni sui fianchi.
«Perché parlare di sesso ti imbarazza.»
«Assolutamente no!» protestò Rachel con veemenza, diventando dello stesso color cremisi della poltroncina su cui era seduta.
Kim la scrutò. «È ora che dimentichi quello che c'è stato tra te e Kent. È successo due anni fa.»
«Kent è acqua passata, credimi» le assicurò Rachel.
«Allora perché tante reticenze?»
Rachel aprì la bocca per replicare, ma le parole stentarono a uscire. Come sua migliore amica e psicologa, Kim conosceva il vero motivo per cui Kent l'aveva lasciata a soli tre giorni dalle nozze. Però per Rachel la ferita era ancora aperta e l'umiliazione era stata così cocente che non amava riparlarne neppure con Kim.
«È meglio che io non faccia aspettare il signor Farrell» disse alzandosi di scatto. Prese la valigetta, vi sistemò il curriculum e una copia del questionario, poi si avviò alla porta con passo deciso. «Non vedo l'ora di vedere di che colore sono le sue mutande.»
Dopo aver riagganciato il ricevitore, lui si precipitò al piano superiore, salendo i gradini a tre a tre. Attraversò a razzo il corridoio della lussuosa villa di Bel Air e si diresse senza esitazione nella spaziosa stanza padronale. Si spogliò in fretta e furia gettando a terra la tuta chiazzata d'olio e la maglietta sbiadita, poi andò in bagno e si mise sotto la doccia.
«Accidenti, in che guaio mi sono cacciato» si lamentò ad alta voce. «Una ricerca sui comportamenti sessuali!»
Mentre si lavava velocemente, riandò con la mente alla conversazione telefonica avuta con la dottoressa Smith. Non riusciva a capacitarsi del fatto che stesse capitando proprio a lui, lui che non aveva mai discusso della propria vita sessuale con anima viva. Con che faccia tosta una donna si permetteva di andare in giro a porre domande intime su ciò che avveniva sotto le coperte?
Aveva sperato che l'acqua calda lo facesse rilassare, invece uscì dalla doccia più teso di prima. Si frizionò energicamente e andò nella stanza adibita a guardaroba dove prese dal gigantesco armadio a sei ante una camicia pulita e dei pantaloni. Mentre si vestiva si chiese perché avesse accettato impulsivamente di incontrare la dottoressa.
Purtroppo il suo istinto di maschio predatore aveva avuto il sopravvento quando aveva sentito la voce vellutata della donna. Un'attrazione fatale.
Come gli era venuto in mente di accettare?, si chiese rimproverandosi per la propria superficialità. Era uscito di senno? Non poteva permettere alla dottoressa Smith di porgli delle domande sulla vita sessuale di